Ged Senki, edizione italiana

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Mario
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Messaggio da Mario »

Concordo, molto bello... :)
ora gradirei che non mi faceste chiudere anche questo thread... :?
cipeciop
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Messaggio da cipeciop »

Grazie, Shito.
Shito ha scritto:... MALEVOLA violazione delle volontà di un autore...
Shito ha scritto:Niente.
Mi pare di capire che 'qualcuno' ha provato a spiegare la questione all'azienda, ma altre ragioni hanno prevalso.
Da parte nostra, noi potenziali acquirenti non potevamo dire: "Non ti compro il dvd perché il titolo non è corretto". Ma allora, che possiamo fare per il futuro? :roll:
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Shito
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Messaggio da Shito »

Non sei in fallo, Cipeciop.

C'è da dire che la malevolenza era cominciata, per quello sfortunato titolo, a monte. Ovvero col sottotitolaggio veneziano. :(

C'è anche da dire pur a fronte di quel titolo imperfetto, certo non stravolto come altri, la Lucky Red si è realmente adoprata al massimo per darmi libertà d'azione, e ha investito molto sul prodotto. Credo che, in termini di qualità di doppiaggio, si sia ottenuto un buon risultato grazie a questo.

Ovviamente questo non fa che il titolo diventi giusto. Nel mio caso, ha fatto sì che fosse tollerabile lavorare nel mio 'comparto di competenza' senza abbandonare l'impresa essa tutta.

In questo senso, ho 'riconosciuto' le ragioni commerciali del distributore, e pur NON sottoscrivendole, le ho tollerate. Il mio potere è del resto soltando quello di dire "allora non con me", e in questo caso non mi è parso il caso. In altri casi (film di Eva) mi è parso il caso, perché non vi erano le possibilità di fare un buon lavoro, e come dico sempre "se si tratta di fare un cattivo lavoro, è pieno il mondo di gente che può farlo, perché dovrei sporcarmi le mani io?"

Sicuramente la commercilità è terreno di compromesso, sicuramente non è il mio terreno.

Ovviamente, è giusto che la deontologia del professionista a quella dell'acquirente siano in qualche modo disgiunte. Un professinista deve valutare la possibilità che gli viene offerta di svolgere un buon lavoro, l'aquirente deve valutare la qualità del prodotto che gli viene offerto per giudicarlo buono o meno.


Posso dire da acquirente che l'edizione confezionata da Lucky Red, e parlo anche del DVD, poteva ben valere l'acquisto. Sicuramente la cura posta dal distributore italiano nella sostanza dell'adattamento meritava di essere premiata con l'acquisto. Sicuramente è stato, ad oggi, il film di Miyazaki di gran lunga meglio trattato nella sua edizione occidentale, fedeltà del titolo incluso (insieme forse a Laputa, salvo orrido bilinguismo). Peccato per il titolo, ta le poche imperfezioni di quell'edizione. Sarebbe stato bello se l'edizione 'per collezionisti' avesse avuto il titolo diverso, ovvero giusto, e come copertina la locandina originale anziché quell'obbrobrio di collage di marca francese. Così, commercialmente parlando, qualche feticista assoluto le avrebbe pure comprate tutt'e due! :twisted: Ovviamente lo so che sarebbe stata una cosa estrema, insomma oltre che per collezionisti sarebbe diventata un'edizione per 'puristi', no? Beh, se proprio volete saperlo, ho provato a sobillare anche questa possibilità, facendo presente il ristretto ma remunerativo canale distributivo delle 'librerie specializzate' (la nicchia dei fan dell'animazione). Uno ci prova sempre, no? :D

Di mio, sul piano personale ho continuato a NON seguire la scelta del distributore. Chi ha letto il mio 'diario' pubblicato sulla rivista di cinema Ciemme sa che ho continuato a riferirmi al Castello Mobile di Howl, come pure in tutte le cose che scrivo. :)
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yutasuta
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Messaggio da yutasuta »

Shito ha scritto:C'è da dire che la malevolenza era cominciata, per quello sfortunato titolo, a monte. Ovvero col sottotitolaggio veneziano.
Anche in questo caso: nei sottotitoli per la proiezione veneziana, il titolo e' stato tradotto come "Racconti di Terramare" ma non so chi abbia deciso la cosa e con quali motivazioni.
Ne ero rimasto sorpreso perche' avevo letto solo l'edizione Nord: io avrei usato Earthsea (che essendo "straniero" potrebbe essere pure piu' commerciale, Mondadori permettendo) ma avrei preferito che tutti gli altri (sopran)nomi come Sparviero e Pannocchia fossero rimasti in italiano per renderne piu' immediato il riferimento.
Lo so, non sembro granche' coerente ma non mi sognerei mai di scrivere "Terradeighiacci" invece di Iceland (o Islanda).
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Mario
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Messaggio da Mario »

yutasuta ha scritto:Lo so, non sembro granche' coerente ma non mi sognerei mai di scrivere "Terradeighiacci" invece di Iceland (o Islanda).
beh in compenso usiamo Terra del fuoco... :)
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Enciclopedia
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Messaggio da Enciclopedia »

Shito ha scritto:
Enciclopedia ha scritto: perchè suonano male o non richiamano alla mente immagini corrette; perchè quando si legge un titolo di un libro, magari su una copertina senza illustrazioni, la prima cosa che fa il cervello è immaginare quel titolo.
Questo è interessante. Il punto è, ovviamente, chi sia decidere quali siano le immagine 'corrette' a doversi associare a un titolo.
Hai ragione. Il cervello crea quell'immagine sulla base dell'esperienza personale. Per cui penso che sia davvero complicato arrivare all'immagine corretta. Se esiste.

Esiste? Non lo so.
Forse è quella del sentire comune della gente che recepisce il titolo?
o quella univoca dell'autore del titolo?

E mi chiedo anche: l'autore stesso accetta o meno l'immagine che proviene dal sentire comune, nel caso in cui differisca dalla sua in qualche modo?

Mi viene in mente la critica dei quadri. Conosco un autore che, ad una mostra delle sue opere si sentito dire che con quel quadro aveva voluto esprimere 'questo' o 'quell'altro'. Lui annuiva, ma in realtà non era vero nulla. Quando gli ho chiesto perchè li lasciava fare, la risposta è stata che con quel quadro voleva esprimere delle emozioni; il critico estrinsecava quelle emozioni dal suo sé, dandogli una forma. E questo per lui andava bene.

Tornando a Terramare; interessanti le questioni sulla 'lingua zero' che mi hanno chiarito meglio il concetto della 'localizzazione', ma se torno all'idea originaria, dell'immaginazione del titolo (non veicolato ad esempio dalla locandina, che troppo spesso in Italia è orrenda e poco attinente), mi trovo davanti ad un 'racconti di Terramare'. Immagino solo un grande punto interrogativo. Chè è Terramare? Vedo l'acqua nel cielo? Tutto confuso? Non capisco. Cos'è? Poi è l'elaborazione che mi deve far accorgere che c'è una 'T' maiuscola e mi deve far capire, se non me ne sono accorto subito, che si tratta di un nome.
Se il titolo è 'I Racconti di Earthsea', non elaborando subito l'inglese, richiamo immediatamente al fatto che Earthsea sia un nome (e addirittura, se lascio andare l'immaginazione al... nome di una ragazza?). Forse è più immediato.

Ma, problema: ad un inglese madrelingua che effetto fa quel titolo? Lo stesso che farebbe ad un italiano 'Terramare'?

Andando tuttavia sul pratico, purtroppo credo che la scelta del titolo sia andata nella maniera più semplice: si sono basati sul titolo del libro dall'edizione (forse) più diffusa, cioè Mondadori. Che magari nella traduzione e adattamento ha pensato fondamentalmente a chi recepiva il racconto, magari (non lo so) un pubblico di teenagers. Ma qui sto solo supponendo.

Preferisco non intervenire sulla questione 'Mobile' o 'Errante'; perchè come dicevo 'errante' mi piace, ma anche 'mobile' non mi avrebbe dato alcun problema.
(qui dico una fesseria, ma in entrambi i casi il titolo mi riporta alla mente una vecchia storia di Topolino il deposito di Zio Paperone montato su ruote che andava in giro da una parte all'altra per non pagare il suolo pubblico su cui si ergeva... non è un castello, ma la mia immaginazione a volte va a parare in punti troppo assurdi)
Shito ha scritto:Ma... aspetta, cosa c'entra il suono [ovvero il 'suonare' delle espressioni linguistica] con la semantica?
Battutaccia 'costruita' decisamente male. Distorsione professionale.
Pietra sopra.
Shito ha scritto:Sarebbe stato bello se l'edizione 'per collezionisti' avesse avuto il titolo diverso, ovvero giusto, e come copertina la locandina originale anziché quell'obbrobrio di collage di marca francese. Così, commercialmente parlando, qualche feticista assoluto le avrebbe pure comprate tutt'e due!
Su questo ne sono convinto. Se avesse avuto l'artbook tradotto in italiano sarebbe andata a ruba, anche sui 40 e passa euro di prezzo. Ma purtroppo sappiamo che in Italia si preferisce non rischiare (la mancanza di edizioni doppio disco degli ultimi DVD Disney, che sarebbero certamente vendute, sono la prova lampante).

Infine vorrei quotare un ultimo punto dal secondo thread che ho trovato chiuso stamani (dovevo consegnare dei lavori stamane e ho tenuto il CPU spento per due giorni e trovo il disastro!):
MaRu ha scritto:Credetemi, sono altre le persone che dovremmo prendere di mira. Democraticamente e nel rispetto delle opinioni, sia chiaro.
Se Gualtiero ha il suo stile da proporre nell'adattamento di anime, colto e ricercato (ma, mi raccomando!, non troppo) NON riesco a immaginare dove stia il problema.
Non ho voluto prendere di mira nessuno, credo che nei primi post ci sia stata eccessiva accoratezza anche dovuta a palesissime incomprensioni.
Detto questo, pietra sopra!
(OK, mi piacciono le frasi ricorrenti, come 'ecco un altro pasticcio in cui mi hai cacciato, Stanlio'!).

Bye, Ency.
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Shito
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Messaggio da Shito »

Ency, davvero avrei poco da aggiungere al tuo bellissimo post, che trovo corretto sotto ogni punto di vista, se dovessi restare sul puro merito della questione.

Ti ringrazio però due volte perché, proseguendo dal tuo intervento, mi porgi un trampolino e mi permetti di toccare degli argomenti che io credo di grande interesse. Forse dovrei piuttosto scrivere quest'articolo sul mio blog invece che qui, e probabilmente dopo una rielaborazione il testo che segue migrerà su quei lidi, ma siccome a rendermi infine in grado di ordinare in forma scritta questi miei pensieri è stato soprattutto il tuo post qui sopra, mi pare anche giusto proseguire qui, tributandoti giustamente della bella spinta che mi hai dato.

Innanzitutto, tu centri un punto davvero cruciale quando parli della questione dell'interpretazione della comunicazione visiva. Parlando di un'immagine evocata da un titolo, tu hai detto:
Il cervello crea quell'immagine sulla base dell'esperienza personale. Per cui penso che sia davvero complicato arrivare all'immagine corretta. Se esiste.

Esiste? Non lo so.
Forse è quella del sentire comune della gente che recepisce il titolo?
o quella univoca dell'autore del titolo?
La prima frase del discorso è veritiera come l'oro colato. Perché c'è un fatto, che spesso nessuno vuole considerare o peggio ammettere, e il fatto è che la fantasia non crea nulla.

Provo a spiegarmi. Come concoderai, la fantasia non può che ricombinare nella nostra mente le immagini che vi sono state introdotte dai nostri sensi, ivi incluso il sesto, ovvero la percezione emotiva. Ciò di cui non si è fatto esperienza non può essere neppure visualizzato nella mente, in alcun modo, salvo farne un surrogato, che in effetti è solo un patchwork di memorie proprie, e tentare di avvicinarlo alla descrizione dell'ignoto data da un altro.

Se tu non avessi mai visto nulla di un dato animale, ad esempio, io non potrei che descrivertelo per referenti a te noti, categorie più ampie (è un mammifero, è un quadrupede...) e più strette (com'è fatto il pelo, come sono i denti), ma tu non potresti 'vederlo' nella tua mente, ne vedresti una tua rappresentazione fatta di pezzi di altri animali.

E pensa alla stessa cosa per descrivere concetti più 'a basso livello' come un sapore. Un colore. Un suono. O un sentimento.

Questo vale, e qui quello che vorrei aggiungere con tutta la pappardella che ho scritto, per tutte le forme di comunicazione.

Torniamo alla tua domanda: esiste un'immagine 'corretta'? Se sì, qual è? Quella più comunemente percepita in ogni dato contesto, oppure quella univocamente intesa dall'autore?

Questa è una domanda importantissima. Su questa domanda, che si lega a filo doppio con i limiti intrinseci dell'atto comunicativo, si fonda tutto il senso dell'arte e della comunicazione essa tutta.

Innanzitutto io vorrei dire che ci sono varie forme d'arte, ovvero forme d'arte il cui 'canale comunicativo' si intende più o meno univoco. Per assurdo, potremmo pensare a un arte figurativa di mero 'stimolo' al pari della macchie di Roscher [si scrive così?]. Ma non credo.

Non credo perché io penso che l'arte sia una forma estetica di veicolazione di contenuto, e dico che senza il contenuto non c'è arte, ovvero c'è arte vuota, che non considero arte.

Sicuramente un compito dell'arte, soprattutto di quella lirica (sia essa pittorica o verbale), è quello di stimolare l'intelletto di colui che ci si pone dinanzi. Ma se questa stimolazione avviene senza la veicolazione di un messaggio che almeno vorrebbe avere una sua quantopiù univoca lettura, ovvero in assenza di un tentativo comunicativo di contenuto e non di mera forma, allora finirà che saranno i lettori a priempire l'arte del loro proprio contenuto, e questo uccide a mio dire l'idea stessa del valore dell'arte. A pensarla così, l'arte diventa un esercizio ononistico di stile per l'artista, e di lettura e riempimento inconscio per il lettore. Diviene insomma pornografia dell'intelletto: chi la fa 'finge' di mettere un significato nei suoi atti, chi la consuma ce lo mette fittiziamente. Non è mica tanto bello, io dico.

Dunque, prendendo a prestito un pochino Kant (che pure non mi sta simpatico), io devo dire che "o il messaggio veicolato esiste ed è univoco, ovvero quello dell'autore, oppure non esiste affatto", perché siamo in un ambito in cui un'ammissione di molteplicità risolve in zero un valore.

Dunque a questo punto rispondo al tuo legittimo interrogativo sostenendo, per mia credenza, che sì, nell'arte vera un messaggio univoco dell'autore c'è. Altrimenti non la chiamerei 'arte vera'.

Rintraccerai in questo un elemento di giudizio sul valore dell'arte. In questo senso io dico spesso che i libri, dico quelli che meritavano di essere scritti e meritano di essere letti, studiati, ricordati, tentano di veicolare dei significati, ovvero concetti e sentimenti. E sono i soli libri che meritano di essere letti, ovvero studiati.

Perché bisogna rendere EFFICACE la comunicazione artistica, indi non basta fruire l'arte con leggerezza, no. Bisogna studiare l'opera artistica. E anche così la questione non è affatto semplice.

Perché a questo punto arriva il problema dell'interpretazione dell'arte, o ancora più semplicemente della sua lettura, ovvero della sua fruizione.

Insomma il problema a questo punto è diventato: posto che vi sia, si può davvero riuscire a cogliere il messaggio che un autore ha posto nella sua opera?

Perché come dicevamo la fantasia non crea nulla. E ogni comunicazione si appoggia su quella per far arrivare nella mente del ricevente un idea del mandante.

Se vogliamo, allora, l'arte articolata, ovvero quella linguistica, è la più disperata di tutte. Almeno con un'immagine si può veicolare direttamente un'immagine. In questo senso, i canali comunicativi multimediali sono molto più efficaci di quelli monomediali.

Se parliamo dunque di arte articolata, i libri che veicolano soprattutto concetti sono libri tipicamente saggistici, dal forte intento didascalico. Sono libri meravigliosi. Mi viene subito in mente "Il mondo come volontà e rappresentazione".

Altri libri, di più ostica lettura (sebbene si creda il contrario, generalmente), metaforizzano il loro contenuto sotto il tentativo di veicolazione emotiva. La lettura [intendo: comprensione reale con massima approssimazione al concetto limite di comprensione totale] di questi è difficilissima.

Di fatto, se non si è vissuto un sentimento almeno consimile a quello che viene narrato dall'autore, leggerli è praticamente impossibile.

Non si può capire appieno Lewis Carroll senza avere amato una bambina. I fiumi di inchiostro scritti dai glossatori, dagli analisti, dagli adulti sciocchi sciocchi e soprattutto ONANISTI che cercano di trovare il sense nel nonsense sono solo vanità e sfogo d'impontenza, ovvero 'cattiva sublimazione', per dirla con Freud. Il critico d'arte in questo senso è un pochino un nevrotico.

Non si può neppure capire davverp Lolita (non dico tutto Nabokov, ma sono tentato, quello era un collezionista di farfalle!) senza aver concupito, e POI amato, una fanciulla. E avere assaporato il dolore dell'amore in ritardo, che è la cosa più brutta del mondo, perché l'amore spesso non ammette ritardi.

Non si può capire il dolore e l'amore di Eloise e Abelard se non si è stati padroni di una giovane serva, e dico padroni intellettuali, padroni della vita, perché i 'giochi BDSM' vanno bene per dei poveracci che usano nel sentimento una semantica anglofona, e davvero peste li incolga: sono i più autoingannati e storditi di tutti.

Ma se tutte le persone che si pongono di fronte all'arte senza una possibilità di reale COMPRENSIONE EMPATICA con il messaggio veicolato non possono leggerne il reale contenuto, allora che cosa ci leggono?

In questo, i credo che i libri, la letteratura, l'arte essa tutta funzioni –prendo a prestito proprio Carroll– come uno specchio.

Posti davanti allo specchio, d'acchito le persone non vedono che la loro immagine riflessa. Normalmente le persone riempiono la letteratura di loro stessi, delle cose che loro non riescono a esprimere, e vi leggono parte di loro stessi nel confronto inconscio a cui si è sottoposti nel confronto dell'io estroiettato sotto apparente forma di altrui pensiero.

Ma così non dico che l'arte non servirebbe a nulla, dico che servirebbe a poco. Sarebbe solo una sorta di confessionale dell'animo. Siamo tornati a quel caso che dicevo prima, quello dell'arte vuota e quindi finta. L'essere fruita come arte vuota è possibile anche per l'arte piena, anzi capita spessissimo così.


Ma questo ènon insegna nulla di nuovo a nessuno, non insegna semmai che a conoscersi un pochino di più, ovvero è utile per le persone dalle ridotte capacità intellettive, che hanno bisogno di leggere libri di autoanalisi per saper dialogare con sé stessi, e scoprire su testi scritti da 'americani che hanno viaggiato in India o hanno incontrato un cinese' cose che onestamente io facevo da solo a otto anni, e che invece altri imparano come "straordinarie e innovative tecniche di training autogeno di provenienza orientale". La gente pensa che Leopardi sia grande e non capisce quanto grande Foscolo fosse. La gente pensa che The Catcher in the Rye sia un libro davvero profondo, perché -ehi- c'è il giovane Holden che pensa con la sua testa! La gente pensa che Julien Soriel sia un vincitore, un figo, un forte.

Io dico che stanno solo giocando con l'arte tra il loro ego, il loro esse e il loro superego, e non apprenderanno nulla di nuovo, nulla di esterno, ovvero stanno solo perdendo un po' di sperma sullo specchio che l'arte è.

Dunque fruire davvero l'arte significa, io credo, sforzarsi per andare ATTRAVERSO LO SPECCHIO. Attraverso lo specchio c'è il mondo di un'altra persona: l'autore. In un universo monadistico di animi chiusi e isolati in cui ogni comunicazione è in effetti un tentativo, uno sforzo di veicolare un messaggio da monade a monade nonostante la reciproca repulsione, l'arte è il più disperato tentativo intellettuale di rendere questa comunicazione possibile. produrre arte è il violentissimo, viscerare tentativo di mettere qualcosa di sé fuori di sé. Per contro, leggere l'arte dovrebbe essere il durissimo tentativo di mettere realmente dentro di sé qualcosa che sta fuori di noi.

Per questo leggere l'arte è difficile, e bisogna impegnarcisi. Una lettura dell'arte vera significa calarsi nella mente dell'autore. Cosa voleva dire, DAVVERO? Cosa PROVAVA, nello scrivere questo? Chiaramente un simile approccio vale SOLO per le opere di reale contenuto. Uno studio documentato del pensiero dell'autore è assolutamente imprescindibile per la comprensione dell'arte. Anche un'approccio un tantino ermeneutico a livello della semiotica usata dall'autore. E poi ancora, del contesto endemico vissuto dall'autore. Siamo così tornati un po' sui banchi di scuola: si studia la vita, il pensiero, l'opera e la poetica di un autore per capirne anche una sola poesia, ad esempio.

Smettiamola, io dico, di credere che l'arte vera possa essere consumata ignorantemente. Non è un panino. Bisogna applicarsi. Io dico sempre che esistono solo libri che meritano di essere studiati oppure libri che non meritano di essere neppure letti, se ci intendiamo.

E anche con tutto questo studio, sia bene inteso, la comunicazione resta un tentativo. La compresione perfetta dell'altrui messaggio è come un asintoto a cui la curva della comunicazione tende, e quindi intrinsecamente non raggiungerà mai. La comprensione perfetta dell'altrui messaggio è un concetto ideale, è un limite irraggiungibile. Ovvero, l'interpretazione dell'arte è il tentativo di rendere la malinterpretazione del messaggio veicolato un limite che tende a zero.

Da questo punto di vista, consideranto i limiti intrinseci della comunicazione interpersonale, e soprattutto le sue tremende difficoltà, persino nella mai perfetta coincidenza relazionale di quella biunivocità di significante-significato che si chiama ‘linguaggio’... considerando la sempre presente impossibilità di trasmettere un’emozione o una sensazione tramite la parola se non a qualcuno che l’abbia già provata egli stesso, almeno qualitativamente, potendo così stabilire un’assonanza empatica con l’autore… ebbene, sicuramente dovremo ammettere che proprio l’arte articolata, la letteratura essa tutta, e anzi sopratutto quella parte dell'arte articolata che pone enfasi sul contenuto didascalico e allergorico più che su quello puramente lirico, ebbene proprio quest'arte vive di una componente assolutamente eroica in senso pre-romantico, ovvero neoclassicamente eroica: l'anelito alla comunicazione reale.
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Messaggio da entity »

Ency, hai riassunto tutto quello che ho detto in un mese di discussione.
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Messaggio da ghila »

shito, hai riassunto tutto quello che ho riflettuto in 29 anni di vita.
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Messaggio da Debris »

Bel post shito,mi ci vuole un pò per digerirlo e non oggi,una breve segnalazione dalla terra di Francia,sfuggitami in questi giorni,da Catsuka...a quanto pare anche in Francia arriverà gedo Senki - però con il marchio Buena Vista -

http://www.catsuka.com/news_detail.php?id=1166136014

con una data abbastanza precisa,lo 11 aprile...

C'è anche il titolo: "Les Contes de Terremer"... sbaglio o più o meno è equivalente a "I racconti di terramare" ?
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Messaggio da Shito »

Ritorno in pieno IT per confermare, come infrascritto da Muska altrove, l'inizio dei lavori per l'edizione italiana di Ged Senki.

Com'è del resto palese dall'edizione originale, dove 'Cob' si chiama 'Kumo' (ragno) e cose simili, si tratta di localizzare la 'lingua zero' (mi riferisco alle precedenti dissertazioni di 'teoria della traduzione e della localizzazione').

Come spiegavo, sono favorevole a questa linea. Anche il solo nome 'terramare' rimanda al dualismo terra-acqua (mondo degli umani) e aria-fuoco (mondo dei draghi).

Dunque, abbiamo Terramare, su cui si muovono lo Sparviere, arcimago realmente nomato Ged, e Tenar, Therru/Tehanu, a poi... Cob e Hare.

Devo ancora trovare i nomi italia di questi due personaggi, dato che ci è stato richiesto (dallo studio Ghibli) di riferirici alla traduzioni italiane dei libri.

A parte questo, mentre studio ilfilm e mi documento in merito, si incomincia a pensare alle voci dei protagonisti...
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Messaggio da Vampiretta »

Non posso che augurarti BUON LAVORO!!! :!:

Ci starebbe bene anche un "facce sognà" ma non vorrei esagerare! :lol: :wink:
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qu
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Messaggio da qu »

Lancio un'idea un po' curiosa:

sarebbe simpatico un sondaggio sui nomi dei personaggi secondari.

Shito, che ne pensi?

Tanto per lasciare una traccia del forum, e perchè no, per valutarne il gradimento. Che non fa certo danno al film ;)
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Debris
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Messaggio da Debris »

Se può interessarvi Catsuka segnala il poster dell'edizione francese...

La news con il Poster ed alcune immagini...

http://www.catsuka.com/news_detail.php?id=1170422412

Il titolo è le contes de terramere ...titolo del tutto equivalente al nostrano i Racconti di terramare...
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Messaggio da Vampiretta »

Alcune immagini sono belle ma trovo qualcosa di curioso nei loro visi.

A me da l'idea come se abbiano fatto visi quasi identici con capelli diversi, bha che strana impressione!
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