Ovvero: giusto-sbagliato, buono-cattivo (per un personaggio), freddo-caldo (non ci sono più le mezze stagioni!), onesto-disonesto, bianco-nero, egoista-altrista, bello-brutto, ...Shito ha scritto: BUON DOPPIAGGIO - CATTIVO DOPPIAGGIO
Mi chiedo, nella mia totale estraneità e ignoranza verso la questione dei doppiaggi, se non ci possa essere una gradualità nella valutazione, come esiste per la maggior parte delle cose, del tipo (invento):
- Buon doppiaggio, con qualche traduzione discutibile che però non preclude la corretta comprensione dell'opera.
- Doppiaggio molto fedele al copione, con belle voci che però sono troppo diverse dalle originali.
- Buon doppiaggio, fedele al copione, ma con una voce tipo Lana.
- Idem, ma con una recitazione nel complesso piatta.
- Doppiaggio un po' meno fedele, ma voci simili all'originale e ottima recitazione.
- Doppiaggio fedele nel complesso, ma con un solo grave errore che rischia di compromettere la comprensione.
- Doppiaggio non troppo fedele, ma che comunque non inventa nulla.
- Doppiaggio molto fedele al copione, ma con scarsa "orecchiabilità".
- ...
Mi chiedo, parlando in generale, quale utilità ci sia nell'affrontare la realtà con un ragionamento impostato sugli estremi, che poi non può essere applicato. Ragionando per estremi, un doppiaggio deve essere perfetto, altrimenti è irrimediabilmente cattivo. Esiste un limite di tolleranza per cui un doppiaggio può ancora essere considerato buono? Qualcuno, tra quelli che considerano Conan un cattivo doppiaggio, mi può spiegare quali aspetti, oltre alla voce di Lana, lo rendono tale?
Comunque, riflettevo anche su un'altra questione, su cui mi piacerebbe, Shito, avere la tua opinione professionale. La mia idea è che la traduzione non sia, passami il termine, una "scienza esatta". Tradurre dal francese all'italiano, lingue imparentate, può essere relativamente semplice, ma com'è tradurre dal giapponese? Mi domando: una stessa battuta non può essere tradotta in diversi modi? Inoltre, correggimi se sbaglio, quando la si traduce non bisogna anche fare i conti con il tempo? Cioè, il concetto deve stare in bocca al personaggio. Può accadere che una frase in giapponese diventi più lunga o più corta una volta tradotta e che quindi debba essere adattata in qualche modo per rientrare nei tempi? E infine, nel far questo non è che ogni traduttore ha magari un suo "stile", una sua particolare attenzione verso certi aspetti del dialogo piuttosto che altri, che magari da un collega può venir considerata in modo negativo?