Sul genere della pesciolina: come giustamente è stato fatto notare, Sosuke, Risa e chiunque vedono un fantasmino con la faccia di bambina e dicono che è un pesce rosso. Non è il luogo, dico questo film, per farsi simili domande. Semplicemente, in dati punti dati personaggi decidono/sanno che Ponyo è femmina. In giapponese la cosa è anche più sfumata dato che il genere espresso non c'è (nella flessione delle parti grammaticali della lingua).
Dopodiché: autocitazione che risponde al discorso "tema in Miyazaki padre e figlio", e che forse sarà più comprensibile/accessibile a tutti dopo la visione in italiano del film.
Shito ha scritto:
Sì, è vero: Ponyo fa la femmina e Sosuke il maschio, lei vuole raggiungerlo e lui vuole educarla. Lei è vivere e pensare, lui è pensare e vivere. Non è che Miyazaki volesse dire questo con il film, no no, è solo che lui vede così l'umanità, mi pare evidente. Vedete, come diceva Suzuki in un intervista, e come io stesso ho ripetuto alla nausea, Miyazaki vede il mondo in 'maschi e femmine'. Fa ridere che gli italiani presuppongano il 'femminismo' del personaggio di Lisa. O dei personaggi femminili 'forti' di Miyazaki. Non hanno capito nulla, anzi, hanno capito tutto il contrario. Il sessismo di Miyazaki è sempre quello di un matriarcato naturale: le femmine adulte, le donne, portano avanti la vita, mentre i maschi adulti, gli uomini, sono eterni bambinoni. E' sempre così. Ci sono poi le femmine giovani, le ragazze o bambine, che con la loro purezza e candore e debolezza fisica unita a una così tipicamente giovanile incorruttibilità d'animo sono in grado di incantare gli uomini e persino di redimerne il brutto. In genere va così. Miyazaki racconta sempre di donne adulte ormai 'condannate alla vita' (Eboshi, Kushuna, Gina, persino Fujiko), femmine che hanno sofferto e che hanno capito che la vita vissuta è compromesso e pragmatismo, e donne giovani che vivono ancora di quegli idealismi infantili che -in effetti- sono ciò che ogni uomo-bambinone sogna di trovare in un compagna. Quindi Clarice può redimere Lupin, ed è il bacio di Fio a ritramutare Marco Pagot in umando, mondandolo dal suo disgusto per l'umanità.
Detto questo, anche Gake no Ue no Ponyo -che parla ai bambini- parla di 'maschi e femmine'. Ponyo vuole raggiungere Sosuke, Sosuke nel prendersi la responsabilità del suo sentimento per Ponyo diviene 'più grande'. Deve essere molto forte, per un bambino, vedere che Sosuke sa consolare sua madre 'stordita sul letto' dalla delusione coniugale, ma poi pensa alla 'sua' donna: "Io ho promesso a Ponyo che l'avrei protetta..."
Smettetela di parlare di giuramenti e rituali per questo film: Sosuke NON SA NULLA di cosa è chiamato a fare. E' solo che si tratta di vedere la totalità del suo sentimento. "Se l'animo del bambino non avrà esitazioni", dice la madre. Comprensione e accettazione totale dell'altro per una scelta definitiva. In una società in cui l'amore è un gioco con cui gli adulti giustificano perlopiù il loro sporcarsi a vicenda, per un bambino un simile messagio dev'essere forte. La madre di Ponyo, palesemente adulta e divina, chiama Sosuke come 'signor Sosuke'. Un bambino deve notarlo, questo.
Altri spunti: l'idea della donna adulta come madre della vita, tipica di Miyazaki, si unisce qui all'idea del mare come fonte di vita. Si vede nel film e Miyazaki lo spiegava in quel gazebo. I due referenti sono la leggenda giapponese di Otohime (cfr. Kojiki, Toyotama-hime) e un pizzico della Ophelia di Millais, per quanto riguarda l'aspetto esteriore (questo me lo confermava privatamente il buon Suzuki, ma in effetti si vedeva chiaramente).
Miyazaki esplicitava anche l'idea della 'continiutà della vita' tra animali e uomini, le cui esistenze erano percepite come un continuum nei tempi antichi, e solo oggi percepite con grande separatismo. Credo che i pesci preistorici (ma non cercate il Devonenchus, è un'invenzione di Miyazaki stesso) stiano lì perquesto, insieme a tutta la nostalgia della vita Devoniana e Cambriana.
Miyazaki nell'intervista in giardino ha poi esplicitato che l'argomento ecologista non è un tema del film, ma è semplicemente presente in alcuni momenti 'sullo sfondo' del film, così come il problema ambientale è realmente presente 'sullo sfondo' delle nostre vite reali.
Miyazaki nella conferenza stampa spiegava come anche lo tsunami non era stato da lui inserito come elemento anatemico, perché per chi c'è nato -come i giapponesi- è un fatto comunque normale. Un po' come l'acqua alta per i veneziani, dico io. Chi nasce con un problema, sa nativamente conviverci.
Miyazaki nella conferenza stampa spiegava come il film non sia coscientemente ispirato alla fiaba di Andersen, in quanto lui stesso si è reso conto solo dopo aver steso la trama delle effettive somiglianze tra le due opere. Però, ripensandoci, si è reso conto che la Sirenetta fu il primo libro (favola?) che lesse da bambino, e che proprio non gli andò giù l'idea che gli esseri umani avessero un'anima, mentre le sirene no (fatto che risulterà inedito per chi conosce La Sirenetta solo tramide la riduzione animata disneyana). E così, ha soggiunto, forse da questo senso di frustrazione, da questa 'domanda irrisolta' (come ha confermato nell'intervista privata) è nato questo soggetto. Ovviamente il 75% della stampa nostrana continua a titolare che Ponyo è *ispirato* alla Sirenetta, o addirittura che ne è una riscrittura ad opera di Miyazaki. Certo.
Nell'intervista privata, Miyazaki ha anche esplicitamente confermato che no, il film non ha come elemento focale le donne o la femminilità, ma semmai la famiglia, che è tra i temi del film. Ovviamente la stampa (ma anche i pubblico) nostrano vede femminismo dapperttutto. Mi chiedo piuttosto che abbia davvero guardato il film. Ma ovviamente, suppongo si veda sempre quel che si vuole vedere. Ovviamente.
Infine, due note mie:
La prima è sulle anziane. Miyazaki, per chi si fosse perso Howl, è diventato anziano. E' diventato anziano dopo Mononoke Hime, essenzialmente. Da anziano, riflette sulla condizione di anzianità, e la mette anche in scena. Il personagio di Toki, la vecchina acida, è tra i personaggi chiave del film. Come si intende seguendo il secondo special 'The Professional' della NHK dedicato a Miyazaki, quel personaggio è un po' un avatar della madre del regista, scomparsa per tisi dopo una lunga degenza quando il regista era circa quarantenne, e che ora il regista pensa di 'poter rincontrare' (era stato dichiarato in una delle molte interviste lette sul tema). All'inizio della conferenza stampa, Miyazaki ha ribadito quel che già aveva detto sui media giapponesi, ovvero che si sente ormai vicino al momento in cui si riunirà con la madre, e allora -si chiedeva- che cosa mai potrà dirle/raccontarle? Il film è nato anche da questo sentimento, e il meraviglioso brano "Himawari no Ie no Rinbukyoku" (Il rondò della Casa dei Girasoli), presente in versione cantata (da Mai!) sull'Image Album di Ponyo, mi pare esprimere perfettamente il medesimo sentimento.
La seconda nota è per Fujimoto. Non so voi, ma io continuo a vedere in Fujimoto il prototipo dell'otaku. E' la prima volta che questo fenotipo psicologico fa la sua comparsa in un film di Miyazaki, ovvero la seconda, ma con Marco Pagot tutto era troppo dissimulato sotto il romanticismo. Però, dico, un uomo che rifiuta il compromesso della vita umana, pur essendo umano, sino a 'gettare via la sua umanità'... così Marco Pagot, così Fujimoto... certo può apparire bello ed eroico e romantico, ma è comunque un modo per viziarsi come un bambino. Per non accettare la bruttura (sinonimo di sporcizia, ab initio, in latino come in giapponese) della vita, e allora 'chiamarsene fuori', fuggire. Nigecha damenjanai no ka? Anno se lo diceva sempre. Fujimoto fugge, come un otaku, si rifugia nel suo 'mondo di isolatria', dove invece che modellini e bamboline gioca con la vita marina 'bella e pura', ma non cambia molto. Vorrebbe fermare il tempo, quello di sua fuglia ("se solo potessi restare piccola e pura per sempre..."), che è sempre da otaku. E anche la paura dell'incontro con sua 'moglie', donna adulta, è tipicamente da erotofobia preadolescenziale (ancora: otaku), così come il suo 'non essere a suo agio' con le altre persone (la stramberia), o il suo lasciarsi prendere dal panico, e tante altre cosette. Fujimoto è un personaggio Verniano (l'erdità di Verne essendo stata da Miyazaki stesso riconosciuta sempre in sede di intervista privata), e Verne, del resto, ha sempre fatto libri di otaku e da otaku.
Io personalmente ho molto empatizzato con Fujimoto. E' proprio un adorabile otaku chiuso nel suo mondo, come potrei non capirlo?
Forse Miyazaki si è reso conto che anche fare animazione come si faceva vent'anni fa -alla fine- è il SUO modo di essere otaku, di giocare con matite e acquerelli, di fare bellissimi film di mondi ideali, mentre sua moglie -a casa- cresceva suo figlio, quello di carne e ossa.
Mi sembra che i conti tornino parecchio.
Infine, propongo il mio riassunto concettuale.
Per intenderci:
Mononoke Hime:
"In questa epoca di contrasti, il conflitto tra umanità e natura è inevitabile, perché le loro parimenti legittime istanze di esistenza sono destinate a scontrarsi. COn la comprensione si può solo tentare di cercare una via di coesistenza più moderata, ma sarà comunque conflitto."
Sen to Chihiro no Kamikakushi:
"La moderna società consumistica stordisce grandi e piccini, ma i piccini -pur storditi- continuano a essere portatori di una potenzialità, che pure gli è ignota, ma che eventualmente potranno mostrare. E' importante che i piccoli imparino ad affermare la loro identità."
Howl no Ugoku Shiro:
"Il crollo degli affetti familiari, e la solitudine che ne determina, sta -nella moderna società- deprivando le persone del tempo della loro età, e indi della loro vita. E' un problema, che eventualmente va a risolversi nell'affetto della coppia e della famiglia nucleare."
Gake no Ue no Ponyo:
"In questa epoca di schizofrenia sociale, in cui sembra quasi di essere a un passo dal collasso di affetti e umanità, solo nell'affetto di un maschio per una femmina (e viceversa) si trova la naturalezza della crescita. Finché nasceranno bambini ci sarà speranza."
La mia impressione è che, pur rivolgendosi a un pubblico molto molto più giovane, Miyazaki Hayao abbia comunque affrontato lo stesso tema psicosociale che il figlio Goro affrontava con Gedo Senki. "ome si può crescere in dei validi adulti in un simile mondo?" Tuttavia, piuttosto che cercare una risposa e una soluzione ovvero una cura, per gli ammalati di oggi (gli adolescenti), sembra che Hayao provi piuttosto a vaccinare con anticipo i probabili ammalati di domani (i bambini). Mi sembra una posizione condivisibile. A me sembra che Miyazaki dica ai bambini (ricordate: inevitabilmente ogni educatore parla soltanto agli educandi del suo stesso sesso): "Sì, il modo è in crisi e non è facile, ma imparate a prendervi cura e responsabilità per una bambina speciale, e tutto prenderà un senso."
Una cosa infine mirabile che ho veduto nel film è come Ponyo cambi in seguito all'incontro con il neonato. Sembra che l'incontro risvegli il suo istinto materno, che poi viene fuori nel consolare 'il suo uomo', quando questo crolla (non si trova Lisa, Sosuke pinage, Ponyo pacata soggiunge: "Cerchiamo Lisa", e calma Sosuke, dopo aver raccattato la barchetta e 'fatto quel che c'era da fare'). Anche questo è molto significativo, a mio dire. E il fatto che a doppiare la giovane madre del neonato ci sia la fu doppiatrice di Chihiro (Hiiraghi Rumi) sembra confermare questa idea della 'crescita femminile', da bambina in madre, che è forse inedita per Miyazaki. La ritengo il vero elemento di novità insieme al fenotipo psicologico di Fujimoto, finalmente 'uscito allo scoperto'.
PS:
Nota di demerito e infamia per l'organizzazione del Festival che ha accesso le luci sui titoli di coda, de factu forzando un regista a voltare le spalle ai credits del suo stesso film. Come forse già sparete, Miyazaki teneva molto a quei credits, per i quali ha implementato una innovazione stilistica già sperimentata negli ultimi quattro corti per il Museo. Ovvero: sono solo 1:30 minuti in cui sono elecante tutte "Le persone che hanno fatto questo film" (è il titolo dello staff roll, che non è un roll), in ordine alfabetico, SENZA menzione di carica/titolo, ma solo con un disegnino per ciascuno, concepito e realizzato dallo stesso Miyazaki. Sotto al gazebo Miyazaki era molto intristito dal fatto che gli avessero 'tagliato' questo minuto e mezzo in qui si era sforzato di infialre 240 nomi dello staff, neonati e gatti inclusi, con un disegnino speciale per ciasuno. Ci faceva notate come per Suzuki Toshio avesse usato un borsellino. Io mi vergognavo da morire, e mi sono scusato semplicemente "in qualità di italiano", ammettendo di essermi io stesso vergognato e arrabbiato durante la proiezione. Un film finisce quando lo decide il regista, non il pubblico. In Ponyo, dopo i titoli, c'è scritto 'FINE', ma nessuno a Venezia lo sa. Perché quando il film dovesse finire l'avevano deciso loro.
Vergogna.
PPS:
La critica più bella che ho sentito sul film è giunta dalla mia sorellina, manco a dirlo. "Sì, ok, ma perché Ponyo vuole fuggire dal padre che le vuole bene? Allora è una cretina!" Parole che pronunciate da una femmina riescono a far sognare persino il vecchio otaku che l'ama. Ci sono un paio di momenti nel film che empatizzo così tanto con Fujimoto che mi viene quasi da piangere, in effetti...