Shito ha scritto: Non ti aspetteresti qualcosa di estremamente profondo e documentato e argomentato in ambito di psicologia, vero?
Essere in un luogo in cui si parla di cartoni animati giapponesi non giustifica banalizzazioni del genere, soprattutto quando sono accompagnate a derisioni e spocchiosa saccenteria come ho visto qui in risposta al commento di bocchan, dal quale sono partito.
Shito ha scritto: Sì, ci sono cose e pensieri superficiali, specie nella loro esternazione sommaria. Inevitabilmente, nella loro esternazione sommaria, si caricano di un'aura di lapidaria assolutezza, ma che dobbiamo farci?
Non accade
inevitabilmente, ma solo quando il concetto viene espresso come una verità assoluta, senza margine di dubbio.
Se io dico che la nostalgia non è necessariamente l'unica componente della fascinazione rispetto ad un'opera e tu in risposta lo neghi con frasi fatte e giudizi
tranchant, l'impressione che mi faccio di te è quella di una persona poco aperta alla riflessione e legata a schemi piuttosto rigidi.
Shito ha scritto: "Brutta bestia, la nostalgia. Annebbia le nostre capacità di giudizio."
Io credo sia vero, sai? Perché la nostalgia è un elemento tipicamente emotivo/sentimentale del nostro pensiero, una componente irrazionale. La nostalgia spesso fiorisce sopra a cognizioni assorbite prima della piena maturazione critica del soggetto, da cui il conflitto con la mente razionale adulta, credo.
Io credo che voler tracciare una linea di separazione tra razionalità ed irrazionalità sia non solo difficile ma forse anche insensato: la mente è il risultato dell'attività neuronale, sostanzialmente un ordinato marasma elettromagnetico, e dal mio punto di vista in qualunque "operazione" della mente (un pensiero, un ragionamento, un'emozione, un sogno) concorrono sia elementi razionali che irrazionali, in misura naturalmente diversa a seconda dei casi. Anche nell'esecuzione di un calcolo matematico una parte della mente opera in maniera irrazionale, non siamo macchine.
Quando io ascolto una canzone, leggo un libro o guardo un film le emozioni che provo derivano da un insieme di sensazioni, ricordi, associazioni e tanto altro, una parte dei quali costituiscono quel che per comodità definiamo
"nostalgia", ma non è che sia tutto ascrivibile a questo.
Quanto alla ricerca dell'obiettività, e riguardo alla capacità di giudizio, mi sentirei di dire che è un'ottima cosa prendere coscienza delle proprie memorie infantili e nostalgiche, come hai scritto anche tu, ma la ricerca dell'emancipazione dalle stesse può diventare essa stessa un vincolo costrittivo: sarebbe ideale riuscire a trascendere anche quella.
E magari - mi scuso per lo scontato gioco di parole - anche trascendere il desiderio di trascendenza!