Personalmente, ritengo Ponpoko uno dei film più belli in assoluto dello Studio Ghibli.
C'è poco da fare, Takahata ha una delicatezza e un intelletto che Miyazaki non avrà mai.
Miyazaki, ne sono sempre più convinto, è un vecchio otaku che disegna meccanismi, ragazzine e mondi fantastici - ovvero il regno del sua escapismo.
E fa questi fumettoni tanto sensuali e 'magici' che 'ti rapiscono', ovvero sono buoni per otaku che vogliono fare escapismo.
Eventualmente oggi come oggi otaku ipocriti che vogliono fare escapismo senza ammetterlo, anzi dandosi un tono.
Quando eravamo nel 1979, e si parlava non di 'moe' ma schiettamente di 'lolicon' (i tempi di Azuma, per intenderci), Clarice balzò in testa alle classifiche di Animage.
Fu scalzata solo cinque anni dopo, manco a dirlo, da Nausicaa.
Mi fa ridere che Miyazaki ai tempi si lamentasse che tutti i suoi personaggi diventassero 'lolicon gokko' (soggetti da lolicon), perché -beh- sono esattamente i personaggi che disegna: queste ragazzine pure e virginali, quasi troppo ingenue per l'amore stesso, che con la loro purezza, debolezza fisica ma forza d'animo, possono redimere gli animi nei dei brutti vecchi maschi/cretini che giocano e non vivono.
Ok, e non sono queste le ragazzine 'moe' degli otaku? I soggetti lolicon perfetti?
Certo che lo sono.
Lo sono tutte. Lo è Clarice, lo era Lana prima ancora, lo è Nausicaa, lo è Sheeta, lo è Satsuki, lo è Kiki, lo è Fio. Eccetera eccetera.
Fio poi è il massimo del ridicolo/esagerato, perché è questa loli che è pure appassionata come un maschio di roba da otaku (gli aerei bellici che tanto piacciono all'otaku-miyazaki), ci passa le notti insonni (come un otaku), ma poi si 'mette in gioco' come una donna-oggetto, una bambolina da vincere in una sfida, nel vero senso della parola.
Sono tutte 'kore' nel senso greco, le ragazze pure. Quelle da mettere su un piedistallo, adorare e non sporcare (significa: masturbarsi all'idea di loro piuttosto che farci le cosacce vere).
Insomma, i tipici idoli da erotofobia adolescenziale idealistica da otaku, ovvero da ragazzino. Si può confrontare con tutta la vena di orfismo che corre nell'arte occidentale, se si vuole.
O col fenomeno delle 'idol' giapponesi. O col lolicon. O col moe.
E' sempre la stessa storia.
E non sorprende che Miyazaki da giovane fosse rimasto affascinato dalla Nausicaa omerica, che è una kore perfetta: così moe!
Mica Circe, eh! Mica Penelope! Nausicaa!
E intanto M. si compiace di mettere le kore in queste situazioni di crisi, pianto, stupro-dietro-l'angolo. Lana minacciata di essere marchiata a fuoco, e poi messa sulla passerella della morte. Clarice presa per il mento dal bruto, tenuta prigioniera, vittima drogata di un matrimonio non voluto. Nausicaa lasciamo perdere, avvolta da tentacoli e insetti come nel peggiore degli ero-doujin. Sheeta sollevata per una treccia dal bruto, che poi le fa saltare le trecce a pistolettate. La crisi isterica prima e di pianto di Satsuki. Kiki che mostra panty-shot ogni tre per due. Fio che come dicevamo si mette in palio, e che siccome è nervosa si spoglia beata per andare a tuffarsi manco fosse Conan. Eccetera, eccetera, eccetera.
Fa ridere che Miyazaki, dopo ANNI, disse "prima credevo di usare sempre ragazze come protagoniste perché avere una ragazza protagonista è più drammatico, ma forse è solo perché mi piacciono le ragazze". EH, NON CE NE SI ERA ACCORTI! (lol)
Che poi Miyazaki mette affianco a queste kore/nausicae sempre delle penelopi/circi, ovvero Monsly, Fujiko, Kushana, Gina, Eboshi... ecco le controparti di donne vissute e sporcate dalla vita, che alla fine l'eroe abbraccerà avendo giustamente 'non voluto sporcare' la kore di turno (cft finale di Cagliostro, di Porco Rosso, etc).
Alla fine è tutto un filo ipocrita. Tanto Marco Pagot torna Marco Pagot per un bacio di Fio, mica di Gina. E giustamente Gina gli dice che è uno sleale/vigliacco. Credo che non esista un anime più otaku e APOLOGETICO dell'essere otaku di Porco Rosso, davvero. Per arrivare a una riconsiderazione onesta delle stesse cose M. è dovuto diventare vecchio e fare Ponyo, dove il novello Marco Pagot, qui Fujimoto, parimenti schifato dall'umanità e rinchiuso nella sua idolatria, invece che essere un antieroe romantico figo e vincente è uno sfigato allampanato che teme sua moglie e si imbarazza come un bambino davanti alle femmine (Risa), per non dire che è un padre odiato e abbandonato dall'amata figlia e che rimane da solo in un lieto fine triste solo per lui.
Takahata non ha nulla di questa escaplogia, di questa trasognanza da otaku.
Takahata è un intellettuale vero ma delicato, che è bellissimo, perché solo un giapponese poteva riprendere certe cose del neorealismo e spogliarle di tutta la pornografia che hanno sempre comportato nel vecchio continente.
Anche Kondo era delicato allo stesso modo. E' un drammatico peccato che la morte gli abbia impedito di dirigere altro che Mimi wo Sumaseba.