Karigurashi no Arrietty - minuziosamente in italiano

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Shito
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Shito »

Ovvero non puoi arrivare neppure in un cinema della TUA città? Ah, ok.

Miyazaki è 'trattato male' (poverino) perché non viene proiettato in mondovisione fin sotto casa di ciascuno di noi, capisco.
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PeterParker
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da PeterParker »

mikelefree ha scritto:E' una favola, un sogno ad occhi aperti.. Ma non poteva essere altrimenti e la colonna sonora ti prende ti sbalza dalla poltrona e ti proietta dentro la storia trasportandoti in emozioni e sensazioni uniche!! Fa strano vedere il cinema vuoto per un capolavoro simile! Il mio primo Studio Ghibli al cinema!! Qui a Catania sinceramente non ho visto grande pubblicità purtroppo!!..Comunque è bellissimo..domani riandrò al cinema per vederlo ancora con la scusa di portare mia sorella!!.. Inoltre qualcuno sa se si trova già il cd soundtrack?? Domani vorrei comprarlo!! Le musiche e le canzoni sono favolose!!
Su iTunes store c'è già l'intera colonna sonora compresa "Arrietty's song" cantata in italiano, suppongo che se non c'è ancora nei negozi ci sarà a breve. Concordo sul fatto che le musiche siano bellissime e molto adatte al film.
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MANUEL
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da MANUEL »

A Rovigo e provincia in nessun cinema viene proiettato questo film :no:
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genbu
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da genbu »

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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Mirara »

@ Shito:
Adoro Millais! In particolare la sua Cenerentola.
Grazie per queste preziose informazioni! Quando vedrò Arrietty, farò ben attenzione alle scene del giardino.
Ci tenevo a guardare questo film sul grande schermo, oltre che per gustarmi il sonoro, anche e soprattutto per le scene del giardino, perchè il giardino è una costante della mia vita, è uno dei luoghi che ho abitato fin da piccola, che mi è rimasto nel cuore e che ora mi porto dentro (e in quello che scrivo).
Sono un'ignorante in arte, purtroppo, ma non posso non ammirare Millais, Waterhouse e Bougureau per il contesto naturale in cui inseriscono i loro soggetti, specie quelli fantastici.
E' bello sapere che lo studio prende spunto da questi autori: è come se quel frammento di bello che ammiro in un luogo, lo ritrovassi in un altro perchè qualcuno ne è stato attratto insieme a me (non parlo di una contetemporaneità cronologica, ovviamente). Bello!
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"Che pensavi?
Ch’io forse non pigliaria da te anche tutto questo dolore?
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disse l’Amore.
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Shito »

Millais, Waterhouse e Bougereau.

Non avresti potuto citare tre autori a me più cari, in assoluto.
Sono di vasto, partia di Gabriele Rossetti, padre di quel Dante Gabriel.

Inoltre, adoro Waterhouse su tutti. A una recente, rara mostra si Preraffaeliti a Roma c'era in esposizione *un* quadro di W. (Psyche apre la scatola d'oro), in mezzo ai tanti Rossetti e altri, ma proprio dinanzi a quello mi sono incantato.

Ti consiglio di indagare un altro noome (se già non l'hai fatto): Gustave Moreau.
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da batou »

A me è piaciuto per il suo "minimalismo" e per il ritmo lento e pacato , il finale poi è davvero malinconico ed è uno dei migliori dei film Ghibli. A proposito di rimandi e citazioni, a nessuno è venuto in mente Memole?
Ottimo anche il doppiaggio, soprattutto quello dei due protagonisti , è bello ogni tanto non sentire sempre le solite voci.

@ Kiki : se il film è proiettato nella tua città e ti interessa hai il dovere di andare a vederlo,non ci sono scuse. Arrietty ha goduto di una discreta diffusione, bisogna sfruttare l'occasione anche per avere la speranza di vedere altri film d'animazione di qualità.
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da *Kiki* »

@ batou:
Purtroppo il cinema si trova in una zona assai poco sicura la sera, perciò dovendoci comunque andare da sola devo aspettare per forza il DVD... :cry: Nemmeno l'altro cinema sarebbe stato sotto casa, ma lì avrei potuto andarci tranquillamente coi mezzi pubblici anche da sola, si trova in una zona centrale e non ci sarebbe stato pericolo... :roll:


Shito ha scritto:Ovvero non puoi arrivare neppure in un cinema della TUA città? Ah, ok.

Miyazaki è 'trattato male' (poverino) perché non viene proiettato in mondovisione fin sotto casa di ciascuno di noi, capisco.
Non so se ricordo bene, mi pare che tu sia un moderatore, non so se sbaglio, forse potresti essere addirittura uno degli amministratori... Come sai non ho tempo per venire qui spesso, perciò non posso ricordarlo (anche se ovviamente non lo riterrai ammissibile), perché ho tante altre cose più importanti a cui pensare... In ogni caso poco importa, perché non credo proprio che i membri dello staff di un forum abbiano il diritto di avvalersi della loro posizione di autorità e di potere in un forum per rispondere sempre con toni così arroganti ai semplici utenti (non è la prima volta che mi tratti in questo modo), e se ora sono io a sembrarti arrogante hai perfettamente ragione, perché questo atteggiamento assurdo a lungo andare stanca!!! Va bene apprezzare Miyazaki, ma se per vedere un suo film (che fra qualche mese potrò comunque vedere tranquillamente in DVD) devo andare dall'altra parte della città, senza auto ed in una zona poco frequentata e quindi ad alto tasso di delinquenza con il rischio di essere rapinata (perché dovrei comunque andarci da sola, non ho amici che amano questo genere come me, purtroppo)... Tu hai mai subìto una rapina??? Beh, mi spiace molto, ma con tutto il rispetto per Miyazaki con queste prospettive preferisco aspettare... sai, il fatto che apprezzi il maestro non mi ha ancora fatto perdere la ragione, che vuoi farci!
Ora fà come ti pare, se davvero fai parte dello staff e vorrai bannarmi per questa mia motivatissima protesta (dato che, come si dice, hai tu il coltello dalla parte del manico) non sarà per me una sorpresa, dato che ho capito che non imparerai mai ad essere almeno un pò più umile e continuerai sempre a prendere in giro dall'alto del tuo piedistallo tutti coloro che non riterrai alla tua altezza, perché non si comportano esattamente come te o perché magari usano un'espressione leggermente meno elegante in una frase (non mi riferisco all'uso smodato del linguaggio sms, che anch'io tollero appena e che in diversi forum è vietato!!!)! Ed una cosa è certa, io non sono più disposta a tollerare questi toni da professore raccomandato (perché solo i raccomandati sono così arroganti, chi ha faticato per raggiungere la sua posizione non si comporta MAI così, nemmeno con i "cari inferiori", per usare un'espressione fantozziana)!
Ciao e buona notte.
Una casa senza libreria è una casa senza dignità,
ha qualcosa della locanda,
è come una città senza librai,
un villaggio senza scuole,
una lettera senza ortografia.

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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Dax »

Salve a tutti. Vi leggo saltuariamente, ma non avevo mai sentito il bisogno di postare.
Il film l'avevo già visto e apprezzato a Roma, quindi mi sono preparato più che altro a rivederlo in lingua natia. Con me, la mia compagna, che non l'aveva ancora visto e che ha gradito. L'ho visto al Ducale di Milano alle ore 15.00 domenica, in una sala discretamente gremita di bambini sufficientemente silenziosi.

Nota di demerito credo, e spero, solo per la sala: all'inizio del film l'audio mi è parso piuttosto "impastato", soprattutto quando i personaggi pronunciavano le s. Dopo è andato meglio, non so come mai, ma per un attimo mi ero sconsolato: già con Totoro, verso la fine, l'audio ebbe un drastico problema (in un altro cinema).

Vorrei invece spendere due parole nello specifico sulla versione italiana.

A livello di doppiatori, non ho nulla da dire. Direi che voci ed espressività erano decisamente on point. Qualche dubbio, invece me l'hanno lasciato alcuni dialoghi. In primis, l'utilizzo del "noialtri, voialtri, etc". Non che queste parole mi creino problemi di per sè, il punto per me è un altro: cosa diceva il copione originale? Perché se in originale vi era un semplice 'watashitachi', personalmente non condivido la scelta. Mi rendo conto di essere un po' perfettino, tuttavia a mio avviso è importante, quando si traduce, non solo tradurre corretamente la parola, ma inquadrarne anche l'uso in base al comune\meno comune. Per dirla in modo semplice: watashitachi è "noi", ed è "noi" perché l'utilizzo frequente, comune, di watashitachi in giapponese corrisponde per l'appunto al nostro "noi". Per un bambino giapponese, sentire watashitachi è normalissimo, è comune. Per un bambino italiano, sentire 'noialtri', no. E non è una questione di ignoranza, o di scarso registro lessicale, non mi troverei certo d'accordo.
Ad esempio, sempre su questo tema, ricordo un dialogo in cui si parlava di 'sondare' e relativa risposta di Arrietty. Anche quel dialogo mi aveva lasciato perplesso. Se il padre in originale parla con un linguaggio meno comune e più forbito, allora è certamente corretto. Tuttavia, mi chiedo fino a che punto fosse così. C'è anche qualche altro piccolo dialogo di Arrietty che non mi ha convinto appieno, tuttavia, senza DVD non mi è possibile rimembrarlo, e mi prometto di farlo successivamente, se mi sarà ancora concesso, risentendo anche il giapponese :).

Ho molto gradito la canzone finale, tuttavia personalmente mi sarei divertito a fare alcune modifiche:
"È solo me che stanno ad aspettar… " l'ho trovata musicalmente poco efficace. Io avrei provato a riformularla in un altro modo, magari senza il solo.
"Nel mio piccolo mondo personale" -> l'avrei cambiata in "E il mio piccolo mondo personale" ma non sono sicuro dal punto di vista della traduzione.
mentre "Non che lo detesti o che, Ma a proposito di te" è stato semplicemente geniale :prostrare: perché era davvero difficile riproporre la rima restando fedeli, lì. Peccato, ehm, per la pronuncia della Corbel, ma si fa quel che si può, lo so.
"Là fuori tutto un altro mondo c'è" forse l'avrei cambiata in qualcosa di più armonioso come "Fuori ùùn altro mondo c'è".
"Allo splendere del sol, circondata da mille fiori" personalmente invece non l'ho capita. Se l'avessi fatta così, mi sarei fatto una piccola concessione e avrei cambiato 'fiori' in 'fior' per rispettare la rima dell'originale. Il punto comunque è che mi sembra che in originale Taiyo no shita de sia "Sotto al sole", dove de è qui peraltro particella di stato in luogo no? :? Tuttavia, credo che per creare una rima qui ci vogliano non poche ore di ragionamento.
In ultimo, "Così sentendo nel mio cuor" l'avrei rifatta con "Col ricordo nel mio cuor", non vedendo verbi (peraltro mi chiedo se la frase non sia in realtà anch'essa collegata con quella dopo, visto che non vedo verbi.In tal caso credo che il senso sarebbe una cosa del tipo 'portando con me queste memorie\sentimenti' )

Ricordo, invece, in quel di Roma, i brividi (reali) che mi attraversarono nella scena del kowagaranaide. E' davvero un peccato che tale scena non si sia potuta riproporre allo stesso modo in italiano. Non mi si fraintenda, io l'avrei tradotta nello stesso identico modo, non v'era scampo: semplicemente, ho notato che in giapponese risulta a mio avviso più d'impatto con una parola secca, non so se sono l'unico ad averlo "sentito" :P . Direi che è la mia "top scene" del film.

Con questo, spero di aver gettato qualche buon sassolino, ho rinunciato volentieri a qualche ora di sonno.

Ah, ho visto, sopra, quel video di Cinematografo. Agghiacciante, a dir poco. La donna che parla all'inizio si esprime pressappoco come una ragazzina che ha appena cominciato le superiori. L'anziano signore che commenta a 1.47 poi, boh, mi fa credere che sì, in fondo forse l'umanità è senza speranza. Il fatto che i bambini sono abituati a film "ben più rozzi, vivaci, violenti" dovrebbe essere una nota di demerito per il film? Boh. Peraltro, invece, il dialogo tra Arrietty e Sho nel giardino è secondo me molto forte. Direi che quel dialogo da solo è ben più intenso che le "vivaci scene" di, chessò I Puffi 3D, che credo sia uno dei film più insignificanti dell'anno, se non della decade. Braccia rubate all'agricoltura, ma per davvero. Chissà cosa ne penserebbe oggi il signor Peyo...
Se si usa la ragione il carattere s'inasprisce, se si immergono i remi nel sentimento si è travolti. Se s'impone il proprio valore ci si sente a disagio. E' comunque difficile vivere nel mondo degli uomini. N.S.
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Shito »

No, Kiki, non sono un moderatore, non sono un amministratore, non lo sono mai stato e non vorrei esserlo.

Ma sono arrogante e sgradevolmente spigoloso e un sacco di altre brutte cose. Nessuno è perfetto, eh!

Non ti eri spiegata, avevi solo detto che il cinema era nella tua città, ma dall'altra parte. Non avevi detto fosse nel Bronx. Ovviamente, non penserei mai che qualcuno debba rischiare per vedere un film.

Sì, ho subito un tentativo di rapina. A Bologna, ero un universitario fuori sede. Di notte, mentre tornavo a casa. Non fu gradevole.

Anch'io non ho una macchina, uso solo mezzi pubblici, anche quando lavoro. Per doppiare Terramare, ad esempio, sveglia giornaliera alle 5:30 -> doccia e cose, -> treno alle 6:30 -> a Roma alle 7:00 -> metropolitana & autobus -> in Studio verso le 8:xx (non sopporto di arrivare meno che in anticipo al lavoro). Per gli ultimi film sveglia sempre alle 6:15 perché lo stuio è più vicino, sono fortunato.

Ma sono un maschio, e quindi credo che vada tutto bene -anche il tentativo di rapina subìto- sulla mia pelle.

Tu sei una femmina, e quindi personalmente dico che se la zona è brutta, fai bene a non rischiare!
Sarebbe bello se tu potessi trovare un amico o parente con cui condividere la visione, piuttosto.

Domanda, se posso: di dove sei? Non hai altri ghibliani in zona? :)
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Shito »

Dax ha scritto:Salve a tutti. Vi leggo saltuariamente, ma non avevo mai sentito il bisogno di postare.
Il film l'avevo già visto e apprezzato a Roma, quindi mi sono preparato più che altro a rivederlo in lingua natia. Con me, la mia compagna, che non l'aveva ancora visto e che ha gradito. L'ho visto al Ducale di Milano alle ore 15.00 domenica, in una sala discretamente gremita di bambini sufficientemente silenziosi.
Benvenuto! Almeno da parte mia.
Nota di demerito credo, e spero, solo per la sala: all'inizio del film l'audio mi è parso piuttosto "impastato", soprattutto quando i personaggi pronunciavano le s. Dopo è andato meglio, non so come mai, ma per un attimo mi ero sconsolato: già con Totoro, verso la fine, l'audio ebbe un drastico problema (in un altro cinema).
Il problema sul'ultimo rullo di Totoro era imho proprio in stampa delle pellicole, anche se nessuno me l'ha mai voluto confermare. In questo caso, invece, spero fosse una questione di regolazione audio in lettura. Meno male che l'hanno sistemato!
A livello di doppiatori, non ho nulla da dire. Direi che voci ed espressività erano decisamente on point.
Lieto che questo ti abbia soddisfatto.
Qualche dubbio, invece me l'hanno lasciato alcuni dialoghi.
Indaghiamo!
In primis, l'utilizzo del "noialtri, voialtri, etc". Non che queste parole mi creino problemi di per sè, il punto per me è un altro: cosa diceva il copione originale? Perché se in originale vi era un semplice 'watashitachi', personalmente non condivido la scelta. Mi rendo conto di essere un po' perfettino, tuttavia a mio avviso è importante, quando si traduce, non solo tradurre corretamente la parola, ma inquadrarne anche l'uso in base al comune\meno comune. Per dirla in modo semplice: watashitachi è "noi", ed è "noi" perché l'utilizzo frequente, comune, di watashitachi in giapponese corrisponde per l'appunto al nostro "noi". Per un bambino giapponese, sentire watashitachi è normalissimo, è comune. Per un bambino italiano, sentire 'noialtri', no. E non è una questione di ignoranza, o di scarso registro lessicale, non mi troverei certo d'accordo.
Erano generamente dei 'watashitachi', che è già abbastanza pulito (oggigiorno anche la maggioranza delle femmine usano il bokutachi, per dire). Il punto però è per me stato un altro: nel giapponese dicendo watashitachi all'interlocutore era molto chiaro 'noi che non siamo voi'. Si parla spesso di due razze, noi e loro. Al contrario, tipicamente quando Arrietty parla a Shou nel dialogo apicale, 'noi' sembra spesso confodere le cose includendo l'interlocutore. Da cui il primo punto della mia scelta: ho inteso demarcare quello spartiaque. Inoltre, c'è una questione di lunghezze. 'watashitachi' ha una lunghezza molto maggiore di 'voi'. E se per coprire quella lunghezza mi si chiedesse sianco di 'aggiungere cose che in orginale proprio non ci sono', allora preferisco piuttosto usare un termine non comunissimo come il più comune, ma ancora corretto sul contenuto. E questo è il secondo punto della mia scelta. Che resta però una scelta, e quindi è una cosa questionabile e discutibile come tu legittimamente la discuti. Se ti va, mi piacerebbe conoscere le tue idee a seguito delle esplicazioni sopra fornite.
Ad esempio, sempre su questo tema, ricordo un dialogo in cui si parlava di 'sondare' e relativa risposta di Arrietty. Anche quel dialogo mi aveva lasciato perplesso. Se il padre in originale parla con un linguaggio meno comune e più forbito, allora è certamente corretto. Tuttavia, mi chiedo fino a che punto fosse così. C'è anche qualche altro piccolo dialogo di Arrietty che non mi ha convinto appieno, tuttavia, senza DVD non mi è possibile rimembrarlo, e mi prometto di farlo successivamente, se mi sarà ancora concesso, risentendo anche il giapponese :).
Capisco cosa dici. Il linguaggio usato in Arrietty è a volte un filo antico, ma non forbitissimo. Ad esempio, 'signorino' è 'bocchan', che è come le domestiche chiavamano i figli delle famiglie nobili a fine '900. E' una cosa che sta sul crinare dell'educato e del sarcastico, c'è un libro di Natsume Souseki (quello che Miyazaki leggeva ai tempin di Ponyo) che si intitola prorpio così. Diciamo che i dialoghi di Arriety hanno un po' un alone di retrò, a volte. Anche le caratterizzazioni dei personaggi lo sono parecchio. Pod non è certo un padre moderno, sembra un padre di una famiglia giapponese degli anni sessanta, e anche questo è dichiarato dagli autori. Anche in questo senso, dargli un po' una caratterizzazione linguista 'da libro cuore', con termini non aulici ma neppure da Cesaroni, un po' desueti, mi è parso coretto. Cosa ne pensi? Era inteso che Pod sembresse un padre all'antica, non un padre contemporaneo. Ho tenuto presente anche questo, sempre però mettendo la fedeltà contenutistica al primo posto.
Ho molto gradito la canzone finale, tuttavia personalmente mi sarei divertito a fare alcune modifiche:
"È solo me che stanno ad aspettar… " l'ho trovata musicalmente poco efficace. Io avrei provato a riformularla in un altro modo, magari senza il solo.
In reakltà, come credo capirai, l'originale è molto semplice: "watashi wo matteiru" -> "stanno aspettando me"

Dovendo mettere più sillabe, l'ho interpretata nella logica della ragazzina che guarda fuori dalla finestra il mondo esterno che le è negato, e a cui lei anela.
In questo senso un po' personalizzante, un po' egocentrico in un modo adolescenziale, è come se tutto ciò che le è probito stesse "là fuori ad aspettare solo lei", non so se mi spiego.
Ma anche qui c'è della scelta stilistica, non si mette in dubbio. E come tale sempre discutibile.
"Nel mio piccolo mondo personale" -> l'avrei cambiata in "E il mio piccolo mondo personale" ma non sono sicuro dal punto di vista della traduzione.
Il legame tra i due versi è implicito. "Sou kawaru koto no nai, watashi no chiisai sekai". Entrambe le rese, la mia e quella che proponi, sarebbero di certo accettabili. Ho inteso la specificazione di 'nel' perché lei ora sta parlando di quel mondo, e quindi quello è il tema del rema -> non cambia mai nulla. Ho inteso rendere chiaro questo legame, ovvero "cavolo, nel mio piccolo mondo non cambia mai niente, vorrei evadere". E' un sentimento molto palpabile nel film, credo.
mentre "Non che lo detesti o che, Ma a proposito di te" è stato semplicemente geniale :prostrare: perché era davvero difficile riproporre la rima restando fedeli, lì. Peccato, ehm, per la pronuncia della Corbel, ma si fa quel che si può, lo so.
Tra l'altro, è uno dei versi più letterali in assoluto sull'originale, anche come resa morfologica e tono. :)
Sicuramente il verso meglio reso di tutto l'adattamento metrico.
"Là fuori tutto un altro mondo c'è" forse l'avrei cambiata in qualcosa di più armonioso come "Fuori ùùn altro mondo c'è".
Un po' si trattava di rendere sempre l'anelito adolescenziale all'evasione dal misero dentro al vasto fuori, un po' volevo allontanare l'idea di 'altro mondo' come l'altro mondo, l'al di là.

Che fuori ci sia un altro mondo è ovvio, "betsu no sekai" perè è anche un mondo diverso, nel senso di tutta un'altra cosa. C'era anche bisogno di far sentire l'attrativa, la suadenza di questa diversità. Quindi ho pensato a "tutto un'altro mondo" come "wow, tutta un'altra cosa!", sai, è implicitamente positivo. Fa sentire l'aspirazione, il senso da 'sirentetta' che ambisce la terra ferma: tutta un'altra cosa che stare sempre sotto al mare! :)
"Allo splendere del sol, circondata da mille fiori" personalmente invece non l'ho capita. Se l'avessi fatta così, mi sarei fatto una piccola concessione e avrei cambiato 'fiori' in 'fior' per rispettare la rima dell'originale.
In originale non c'è rima tra quei due piedi: "Taiyou no shita DE, hana ni KakomareTE". Solo allitterazione. Mettere 'fior' avrebbe tolto una sillaba e non avrebbe rispettato la metrica, salvo cambiare tutto il vero. Inoltre, onestamente non amo quel genere di troncameno -è veramente misero, dannato accento tonico italiano!- e l'ho usato solo dove non ho potuto farne a meno.
Il punto comunque è che mi sembra che in originale Taiyo no shita de sia "Sotto al sole", dove de è qui peraltro particella di stato in luogo no? :? Tuttavia, credo che per creare una rima qui ci vogliano non poche ore di ragionamento.
"Taiyou no shita de" è un'espressione un po' idiomatica che significa "sotto il sole" nel senso di "alla luce del sole". Come per noi 'stare al sole' significa esservi esposti.

Arrietty sta dicendo che non ne può più di stare al chiuso, e sogna quindi di stare 'sotto al sole', nel senso di sotto ai suoi raggi, alla sua luce, nel giardino circondata dai fiori. E' insomma l'immagine della scena di saluto a Shou. E c'erano comunque quei battiti da riempire, da cui la mia scelta di adattamento.

I
n ultimo, "Così sentendo nel mio cuor" l'avrei rifatta con "Col ricordo nel mio cuor", non vedendo verbi (peraltro mi chiedo se la frase non sia in realtà anch'essa collegata con quella dopo, visto che non vedo verbi.In tal caso credo che il senso sarebbe una cosa del tipo 'portando con me queste memorie\sentimenti' )
Omoi è sicuramente 'sentimento', qui. Ma 'omoi' è sentimento nel senso di pensiero, di quel che si sente dentro. Il 'kono' credo si riferisca a quanto detto prima, ovvero a quel desiderio di stare all'aperto. Per questo 'così sentendo' (avendo questo sentimento) più che una memoria.
Ricordo, invece, in quel di Roma, i brividi (reali) che mi attraversarono nella scena del kowagaranaide. E' davvero un peccato che tale scena non si sia potuta riproporre allo stesso modo in italiano. Non mi si fraintenda, io l'avrei tradotta nello stesso identico modo, non v'era scampo: semplicemente, ho notato che in giapponese risulta a mio avviso più d'impatto con una parola secca, non so se sono l'unico ad averlo "sentito" :P . Direi che è la mia "top scene" del film.
Sicuramente quanto inesorabilmente quella battuta resta ben più poderosa in giapponese, sì. C'è che in quella battuta in giapponese la voce di Shou è anche piùadulta (hanno barato ^^).

Personalmente, la mia top scene è nel nichilismo di Shou quando dice "tu lo sai quanti esseri umani ci sono a questo mondo?". Se lo guardi bene, sembra ridere per quanto ridicolo è il fatto in se stesso. Sono miliardi. Guardati dalla giusta distanza, è un grottesco brulicare di formiche.
Con questo, spero di aver gettato qualche buon sassolino, ho rinunciato volentieri a qualche ora di sonno.
Idem, per entrambe le cose. :)
Ah, ho visto, sopra, quel video di Cinematografo. Agghiacciante, a dir poco. La donna che parla all'inizio si esprime pressappoco come una ragazzina che ha appena cominciato le superiori. L'anziano signore che commenta a 1.47 poi, boh, mi fa credere che sì, in fondo forse l'umanità è senza speranza. Il fatto che i bambini sono abituati a film "ben più rozzi, vivaci, violenti" dovrebbe essere una nota di demerito per il film? Boh. Peraltro, invece, il dialogo tra Arrietty e Sho nel giardino è secondo me molto forte. Direi che quel dialogo da solo è ben più intenso che le "vivaci scene" di, chessò I Puffi 3D, che credo sia uno dei film più insignificanti dell'anno, se non della decade. Braccia rubate all'agricoltura, ma per davvero. Chissà cosa ne penserebbe oggi il signor Peyo...
Tutto sottoscrivibile, in particolare sulla scena che citi, non a caso la mia top scene. ;)
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da pippov »

*Kiki* ha scritto:... se davvero fai parte dello staff ...
Mavà, Mario - l'Admin - ha buon gusto e buon senso! :sorriso2:

E' un dato di fatto che, nonostante l'ottima distribuzione, esistano zone fortunate e zone sfortunate. E non credo si possa fare una colpa a qualcuno se non se la sente di andare in trasferta (quali che siano i motivi) per vedere un cartone animato.
Vivete e lasciate vivere. E' tanto complicato?
Si tratta della mia filosofia di vita. Io rispetto tutti, se qualcuno dice che Mourinho non e' meglio di lui sono d'accordo. Ma non posso vivere in questo mondo competitivo pensando che qualcuno sia meglio di me - Jose' Mourinho
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Heimdall »

Dax ha scritto:L'ho visto al Ducale di Milano alle ore 15.00 domenica, in una sala discretamente gremita di bambini sufficientemente silenziosi.
Ohibò. Eravamo esattamente nello stesso posto, fila I, tre ragazzi e una ragazza. :D Sei di Milano o dintorni?
Ah, approposito, benvenuto e complimenti per il bell'intervento di esordio! ;)
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Dax »

Shito ha scritto: Erano generamente dei 'watashitachi', che è già abbastanza pulito (oggigiorno anche la maggioranza delle femmine usano il bokutachi, per dire). Il punto però è per me stato un altro: nel giapponese dicendo watashitachi all'interlocutore era molto chiaro 'noi che non siamo voi'. Si parla spesso di due razze, noi e loro. Al contrario, tipicamente quando Arrietty parla a Shou nel dialogo apicale, 'noi' sembra spesso confodere le cose includendo l'interlocutore. Da cui il primo punto della mia scelta: ho inteso demarcare quello spartiaque. Inoltre, c'è una questione di lunghezze. 'watashitachi' ha una lunghezza molto maggiore di 'voi'. E se per coprire quella lunghezza mi si chiedesse sianco di 'aggiungere cose che in orginale proprio non ci sono', allora preferisco piuttosto usare un termine non comunissimo come il più comune, ma ancora corretto sul contenuto. E questo è il secondo punto della mia scelta. Che resta però una scelta, e quindi è una cosa questionabile e discutibile come tu legittimamente la discuti. Se ti va, mi piacerebbe conoscere le tue idee a seguito delle esplicazioni sopra fornite.
Mh, ora riesco a comprendere il ragionamento dietro. Il fatto è che in realtà rammento questo utilizzo anche in Terramare e Ponyo, e mi ha sempre lasciato perplesso. Nel caso specifico, in realtà il tuo ragionamento non fa una piega, dal punto di vista del metodo. Tuttavia, ed è semplicemente una scelta, io lascerei un po' più di sforzo empatico allo spettatore premiando una maggiore fedeltà linguistica nella "resa". Riguardo al sync, mmh, credo comunque che watashitachi in giapponese venga pronunciato piuttosto rapidamente, o comunque credo si possa prolungare il noi, non saprei :P

Capisco cosa dici. Il linguaggio usato in Arrietty è a volte un filo antico, ma non forbitissimo. Ad esempio, 'signorino' è 'bocchan', che è come le domestiche chiavamano i figli delle famiglie nobili a fine '900. E' una cosa che sta sul crinare dell'educato e del sarcastico, c'è un libro di Natsume Souseki (quello che Miyazaki leggeva ai tempin di Ponyo) che si intitola prorpio così. Diciamo che i dialoghi di Arriety hanno un po' un alone di retrò, a volte. Anche le caratterizzazioni dei personaggi lo sono parecchio. Pod non è certo un padre moderno, sembra un padre di una famiglia giapponese degli anni sessanta, e anche questo è dichiarato dagli autori. Anche in questo senso, dargli un po' una caratterizzazione linguista 'da libro cuore', con termini non aulici ma neppure da Cesaroni, un po' desueti, mi è parso coretto. Cosa ne pensi? Era inteso che Pod sembresse un padre all'antica, non un padre contemporaneo. Ho tenuto presente anche questo, sempre però mettendo la fedeltà contenutistica al primo posto.
Sì, ho letto Bocchan, è uno dei miei libri preferiti. Anche qui (ma è un po' sterile da parte mia discuterne senza originale), personalmente, tenderei a restare semplicemente fedele ai dialoghi. Sulla "resa" del personaggio ci si lavora a livello di espressività del doppiatore (e qui direi centro perfetto), per il resto, se si tratta di un papà anni '60, dovrebbe (vedi parentesi precedente) venir fuori da sè traducendo l'originale. Di nuovo, questo è solo il mio metodo personale (che poi, non faccio questo di lavoro, anche se certamente mi piacerebbe parecchio :si: )
Dovendo mettere più sillabe, l'ho interpretata nella logica della ragazzina che guarda fuori dalla finestra il mondo esterno che le è negato, e a cui lei anela.
In questo senso un po' personalizzante, un po' egocentrico in un modo adolescenziale, è come se tutto ciò che le è probito stesse "là fuori ad aspettare solo lei", non so se mi spiego.
Ma anche qui c'è della scelta stilistica, non si mette in dubbio. E come tale sempre discutibile.
Comprendo, e rileggendola ha senso.
Il legame tra i due versi è implicito. "Sou kawaru koto no nai, watashi no chiisai sekai". Entrambe le rese, la mia e quella che proponi, sarebbero di certo accettabili. Ho inteso la specificazione di 'nel' perché lei ora sta parlando di quel mondo, e quindi quello è il tema del rema -> non cambia mai nulla. Ho inteso rendere chiaro questo legame, ovvero "cavolo, nel mio piccolo mondo non cambia mai niente, vorrei evadere". E' un sentimento molto palpabile nel film, credo.
Ecco, è che il mio dubbio era proprio questo. Cioè, non mi era chiaro se il legame fosse invece "watashi no chiisai sekai, kirai janai no" e la prima frase fosse "da sola" cosa che spesso accade nei brani. Io l'avevo inteso così, ascoltando il ritmo del brano. Ma potrei essere in errore. Unicamente da qui la mia scelta di non usare il "nel". :)
Un po' si trattava di rendere sempre l'anelito adolescenziale all'evasione dal misero dentro al vasto fuori, un po' volevo allontanare l'idea di 'altro mondo' come l'altro mondo, l'al di là.

Che fuori ci sia un altro mondo è ovvio, "betsu no sekai" perè è anche un mondo diverso, nel senso di tutta un'altra cosa. C'era anche bisogno di far sentire l'attrativa, la suadenza di questa diversità. Quindi ho pensato a "tutto un'altro mondo" come "wow, tutta un'altra cosa!", sai, è implicitamente positivo. Fa sentire l'aspirazione, il senso da 'sirentetta' che ambisce la terra ferma: tutta un'altra cosa che stare sempre sotto al mare! :)
Comprendo :si:
In originale non c'è rima tra quei due piedi: "Taiyou no shita DE, hana ni KakomareTE". Solo allitterazione. Mettere 'fior' avrebbe tolto una sillaba e non avrebbe rispettato la metrica, salvo cambiare tutto il vero. Inoltre, onestamente non amo quel genere di troncameno -è veramente misero, dannato accento tonico italiano!- e l'ho usato solo dove non ho potuto farne a meno.
Ouch, non me n'ero accorto. Mi spiaceva solo si perdesse quel tipo di gradevolezza da rima, ecco.
"Taiyou no shita de" è un'espressione un po' idiomatica che significa "sotto il sole" nel senso di "alla luce del sole". Come per noi 'stare al sole' significa esservi esposti. Arrietty sta dicendo che non ne può più di stare al chiuso, e sogna quindi di stare 'sotto al sole', nel senso di sotto ai suoi raggi, alla sua luce, nel giardino circondata dai fiori. E' insomma l'immagine della scena di saluto a Shou. E c'erano comunque quei battiti da riempire, da cui la mia scelta di adattamento.
Direi a posto così, dunque.
Omoi è sicuramente 'sentimento', qui. Ma 'omoi' è sentimento nel senso di pensiero, di quel che si sente dentro. Il 'kono' credo si riferisca a quanto detto prima, ovvero a quel desiderio di stare all'aperto. Per questo 'così sentendo' (avendo questo sentimento) più che una memoria.
Personalmente avevo interpretato il 'kono' semplicemente riferito come 'questo nuovo bagaglio di sentimenti' (nato dal rapporto con Sho), non tanto con il desiderio di stare all'aperto, dunque. Tuttavia, rileggendo in questo preciso momento il testo, mi rendo conto che la tua interpretazione potrebbe essere invece quella giusta. In tutta onestà, non lo so. :P Personalmente però quel 'così sentendo nel mio cuor' faccio fatica a interpretarlo in maniera immediata (in maniera lucida, ok) nel modo inteso, ma è soggettivo, credo.

Grazie per le precise risposte.
Heimdall ha scritto:
Dax ha scritto:L'ho visto al Ducale di Milano alle ore 15.00 domenica, in una sala discretamente gremita di bambini sufficientemente silenziosi.
Ohibò. Eravamo esattamente nello stesso posto, fila I, tre ragazzi e una ragazza. :D Sei di Milano o dintorni?
Ah, approposito, benvenuto! ;)
Ohibò, ero esattamente nello stesso posto. Nel senso che ero nella stessa fila :sorriso2: Fila I, posti 5 e 6, io e la mia ragazza :loool: . Tengo sempre i biglietti del cinema. Sono di Monza anche se lavoro a Milano, e grazie.
Se si usa la ragione il carattere s'inasprisce, se si immergono i remi nel sentimento si è travolti. Se s'impone il proprio valore ci si sente a disagio. E' comunque difficile vivere nel mondo degli uomini. N.S.
pippov
Tanuki
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Iscritto il: dom apr 13, 2003 11:59 am

Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da pippov »

E adesso scoprite che lui era quello che ha sgranocchiato rumorosamente per tutto il tempo patatine e pop corn e l'altro è quello che commentava ogni passaggio ad alta voce con gli amici! Se ti banna (dal forum, non dai cinema), la prossima volta mastica meno rumorosamente... :sorriso2:
Si tratta della mia filosofia di vita. Io rispetto tutti, se qualcuno dice che Mourinho non e' meglio di lui sono d'accordo. Ma non posso vivere in questo mondo competitivo pensando che qualcuno sia meglio di me - Jose' Mourinho