Karigurashi no Arrietty - minuziosamente in italiano

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Debris
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Debris »

ali con le ali ha scritto:
Sensatissimo eccome!
La sensazione di "ma daaaai!!!" secondo me é il retaggio di una sorta di "provincialismo linguistico"; nel senso che quando si sente qualcuno parlare o cantare in una lingua straniera sembra sempre che gli argomenti siano grandi verità filosofiche/esistenziali. Che è un po'il motivo per cui le pubblicità di profumi e cosmetici sono in francese o in inglese: ti lasciano vagamente intendere di cosa si sta parlando, ma allo stesso tempo ti abbandonano nel tuo senso di inferiorità di misero volgare ignorante italiofono.
Che shock quando poi ti accorgi che i teenagers sulla Tube sparano le stesse scemenze dei loro coetanei sul 67 in corso Vittorio, e che le grannies londinesi si lamentano del tempo e degli acciacchi come le madamin piemontesi!
Stessa cosa per le canzoni: finché la Corbel canta in francese o giapponese é chic e cool :wink: ...
Credo che tu abbia ragione, ma essendo l'italia soprattutto una enorme provincia ( o per fortuna essendo passato per qualcuna di quelle che chiamano "Città" e non avendole trovate esattamente di mio gradimento...) temo saremo sempre vittima di queste situazioni. Basta in fondo esserne consapevoli.E forse stà li il problema di fondo.
La lettera uccide,lo spirito salva.
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dolcemind
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da dolcemind »

L'ho trovato un ottimo film, di una semplicità ricercata. Una piccola gemma a sé stante.
Una fiaba resa "adulta" (nel senso che aiuta a crescere) dalla caratterizzazione dei due personaggi principali: Shou ed Arrietty.
Arrietty in particolare mi ha colpito per la dicotomia tra la sua giovane età ed i sentimenti
che essa provoca ed il mondo circostante, molto più maturo e carico di preoccupazioni:

Arrietty è eccitata per la sua prima "missione" quasi fosse un'avventura che spezza la monotonia
delle sue giornate ma capisce ben presto il carico di responsabilità che hanno quelle missioni;
i genitori sembrano più dei nonni vista la differenza di età non solo visiva ma anche "emozionale";
è eccitata per l'esistenza di spiller perchè potrebbe significare un nuovo mondo fatto di relazioni quando
poi nel discorso con Shou comprende che la sua razza è a rischio di estinzione.
In definitiva una voglia di vivere che il mondo circostante sembra soffocare.

Anche Shou è un ragazzino che la malattia rende più maturo ed un pelino insensibile, ma giusto un pelino.

Il ritrovarsi assieme da qualcosa ad entrambi (un pò come in Howl), anche se percorrono solo un breve tratto di vita condivisa. Tutti e due alla fine sembrano accettare con maggiore serenità la propria condizione.

Le musiche mi sono sembrate perfette per rendere l'atmosfera.
Ultima modifica di dolcemind il lun nov 21, 2011 2:52 pm, modificato 1 volta in totale.
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Shito
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Shito »

Shito ha scritto:
Uno spunto di osservazione non mio, ma di chi ha da sempre inteso il film più di me, è che in questo film c'è una critica diffusa al possesso delle cose, alla vita consumistica intesa come 'vita per gli oggetti', e le persone punite sono appunto quelle più grettamente attaccate "al loro piccolo mondo materiale", ovvero Haru e Homily. Così l'una così l'altra sono tra l'isterico e il maniaco. La "bella cucina" desiderata dalla madre di famiglia che spende tutta la giornata in casa, e invidiata dalla domestica repressa, diviene una sorta di "robba" di Mazzarò che consuma chi la desidera. Fateci caso: così Haru così Homily sono attaccate alle cose, agli oggetti, ai piccoli lussi che definiscono la loro vita. Homily viene catturata perché si stava trastullando della cucina, e infatti ancora si attacca alla brocca che Haru poi le strappa dalle mani. Pod dice infinite volte alla moglie di lasciar perdere le cose della casa delle bambole, i begli oggetti. Questa differenza di mentalità è vivida. Del resto, Haru tratta Homily stessa come un oggetto (assenza reale di empatia). Anche Shou parte così, pensa che donando l'oggetto (la cucina bella) doni la felicità alla famiglia di Arrietty, ma poi capirà. Svetta la borghese buona, Sadako, che ricorda con nostalgia il padre eccentrico e sorride all'idea dell'ereditarietà dei beni (Shou si sorprende che potrebbe avere la casa delle bambole, Sadako risponde "ma certo!").

Il momento più bello del film, a mio dire, è quando Homily supera questo e si accorda al marito nell'affrancare il senso di colpa della figlia, poco prima dell'epilogo.

E aggiungo: Arrietty più che la ristrettezza del suo mondo, credo si senta sola. I buffi grilli sono in coppia, e persino il mini-Ohm (aka "porcellino di Sant'Antonio) ha il suo simile. Arrietty no. Il suo simile non è Shou, ma Spiller. Che alla fine le fa dono di un bene consumabile, un alimentare. Non un oggettino scolpito da lui, non un memento. Un lampone.

Shou: nella sua crescita è capire la differenza tra fare del bene in modo strumentale, egoistico, per sentirsi bene lui stesso (il bene non richiesto, inopportuno) e fare del bene davvero, rispondendo con empatia genuina all'appello accorato dell'altra. Questa è una pagina di educazione da manuale. Ci credo che poi gli sia scaturito il coraggio di vivere! :)
Bump. :)
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da dolcemind »

E’ una chiave di lettura. Onestamente però non vedo una critica generalizzata al possesso delle cose, alla vita consumistica intesa come '”vita per gli oggetti”.
C’è si una distinzione tra oggetti utili ed oggetti disutili ma forse questa distinzione è nel nome stesso che caratterizza i nostri piccoli protagonisti. Si prende in prestito perché non se ne può fare a meno, e ciò rimanda all’utilità. Desiderare l’inutile è contrario alla propria razza. Aggiungo che anche il vivere in una situazione sempre di emergenza e pronti a trasferirsi o a scappare dovrebbe favorire gli oggetti che soddisfino bisogni reali (Lampone, zolletta, spillone ecc…).
Homily non mi sembra Mazzarò che sacrifica i sentimenti per il mero possesso materiale. E’ attaccata non solo alla cucina ma a tutta la casa e si preoccupa quando pensa che dovranno trasferirsi. Vedo in lei la tipica casalinga che s’identifica nella cucina. Generalmente le "femmine" sono molto gelose delle loro cucine, mi è quindi parso un atteggiamento naturale. Ovviamente Pod non condivide. Come potrebbe? E’ un borrower e di genere "maschile".
Haru invece è punita per la sua grettezza ma è anche l’antagonista, è forse così solo per esigenze di copione.

Arrietty sicuramente si sente sola. E’ distante da tutto ciò che la circonda in effetti. Con Shou riesce a vivere ciò che le agita dentro per poi accettare Spiller.
Shou è esattamente come lo hai descritto.
A me pare che entrambi “crescano”, entrambi facciano tesoro dell’esperienza per andare avanti con rinnovata energia.
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Shito »

Volevo farti notare che la tua contro-osservazione si risolve nel fatto che la logica consumistica si basa PROPRIO sulla vendita (e indi sul possesso) del superfluo, dell'inutile - in ogni ambito.

Se dici 'il possesso delle cose strettamente utili' è OK, allora sta stralciando il consumismo per sé.

Peraltro: hai notato che Pod lavora sempre, sempre intento a far qualcosa (anche col la caviglia infortunata intreccia canestri), mentre la moglie è piena dei suoi vezzi di cui a volte si vergogna persino (come quando chiede una cosa 'triviale' come lo zucchero da usare per fare il famoso succo di perilla)? Inoltre, la moglie è molto legata alla sua casa perché 'è bella'. Viene ripetuto infinite volte. Così come poi dice che la cucina bella se la sognava, e Haru le dirà "questa è proprio una bella cucina, eh?". C'è un attaccamento all'aspetto materiale, effimero, che in Pod è del tutto assente, sinanco negato e spregiato.
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da dolcemind »

intendevo che per una donna la casa, la cucina non sono solo oggetti sono estensioni del se.
Insomma nell'atteggiamento di Hom(e)ily non vedo un atteggiamento diverso da quello che mi capita di notare
in tante madri di famiglia e per questo mi è apparso naturale. Non ti è mai capitato che in una casa la padrona di casa
era fiera del suo "set da fonduta" piuttosto che del nuovo "aggiungere a piacere"? Un uomo sorride di queste cose, generalmente.
La critica c'è, ma non mi pare una critica al consumismo, ma una critica alla sua incapacità di comprendere la gravità che la
posizione della sua razza richiede. In generale Homily manca proprio di sensibilità. Lo si nota dalla scena in cui lei ed Arrietty stendono il
bucato.
Pod invece mostra sia nell'aspetto che negli atteggiamenti un comportamento consono al suo ruolo di "precario" nel mondo oltre che di capo-famiglia.
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Shito »

Invero il discorso della critica al consumismo era stata proprio dichiarata dalla studio, Yonebayashi in testa (anche a Roma).

Credo che nel film l'essere paranoico di Homily (non c'entra niente con la parola 'home', se non nelle nefaste follie di Salani), così come quello di Haru, siano proprio legati al loro vivere in un mondo recluso, il loro piccolo mondo non piccolo per dimensioni, ma per prospettiva. Che porta un po' sempre alla monomania, sì.

In questo senso, è simbolico che l'assai bilanciata Sadako non si faccia scrupolo di nominare subito la 'cessione del bene' (la discendenza della Cada delle Bambole verso Shou), e al tempo stesso critichi la madre di Shou - divorziata e dedita al suo lavoro prima che al figlio.

Non so, io sento tutte queste cose, seppur individualmente solo accenate, tutte perfettamente concordi in un senso che alla fin fine è molto chiaro.
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da dolcemind »

Shito ha scritto:Invero il discorso della critica al consumismo era stata proprio dichiarata dalla studio, Yonebayashi in testa (anche a Roma).
Le mie sono impressioni. Se l’intento è dichiarato non ho motivo per dubitare che sia così, ma a parte la facile battuta donna uguale casa, a me resta l’impressione che questa critica, ancor di più se voluta, appare accennata ed anzi, al limite dell’appiccicaticcio.
Mi mancano troppe cose per recepirla.
Shito ha scritto: Credo che nel film l'essere paranoico di Homily (non c'entra niente con la parola 'home', se non nelle nefaste follie di Salani), così come quello di Haru, siano proprio legati al loro vivere in un mondo recluso, il loro piccolo mondo non piccolo per dimensioni, ma per prospettiva. Che porta un po' sempre alla monomania, sì.

In questo senso, è simbolico che l'assai bilanciata Sadako non si faccia scrupolo di nominare subito la 'cessione del bene' (la discendenza della Cada delle Bambole verso Shou), e al tempo stesso critichi la madre di Shou - divorziata e dedita al suo lavoro prima che al figlio.
Non so, io sento tutte queste cose, seppur individualmente solo accenate, tutte perfettamente concordi in un senso che alla fin fine è molto chiaro
Questo è un discorso condivisibile. Ma mi manca sempre il concetto di vita per gli oggetti,dei bisogni inessenziali creati ad arte e ritenuti indispensabili.

Homily sogna una cucina nuova ma si adatta alla vecchia tranquillamente. Chiede una zolletta di zucchero ma solo se non è troppo pericoloso. E’ sempre in ansia per i propri cari. La nuova cucina le arriva indipendentemente dalla sua volontà.

Ne vogliamo fare una consumista incallita perché tiene alla sua casa sogna una cucina nuova e si permette di fantasticare su di un succo di Perilla?
Non ha abiti all’ultima moda, non sogna diamanti, non ha l’ultimo modello di TV/FRIGO/Lettore multimediale, non fa Shopping compulsivo, la casa è una casa normale.
Sto ovviamente esagerando, ma dov’è la critica ai bisogni fittizi e visti come indispensabili(e qui penso alle file interminabili per comprare il nuovo modello di (aggiungere a piacere) oppure al GRA bloccato ore ed ore per una svendita di elettronica nel nuovo centro commerciale) e creati ad arte dalle fabbriche di bisogni?
La casa non è un bene necessario? La cucina nuova non è una fantasticheria? Certo l’importante è che lei ed i suoi cari stiano bene ma questo viene prima di tutto per tutti credo.
A me pare più una colpa la distanza dalla figlia, il suo essere incapace di avere un atteggiamento consono alla gravità della propria condizione, il suo non essere capace di dare un contributo concreto al “ménage” familiare.
E' quasi l'inverso di una classica donna Miyazakiana così come Pod è quasi l'inverso di un classico uomo Miyazakiano.
Al limite vedo maggiore una critica al capitalismo moderno che al consumismo. Il vero capitale per i Borrowers è il saper fare
piuttosto che il possesso (Spiller è un campione in questo).
Insomma qualcosa non mi quadra. Ma questo potrebbe essere tranquillamente solo un mio problema.
Proverò a rivederlo in quest'ottica che suggerisci. :)
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Shito »

Credo sia una questione di scala. Per lei la sua casa è bella, persino lussuosa (nella scala di prendimprestito). Homily fatica a staccarsi dalle suppellettili, è un fatto. Il marito la rimbrotta per questo. Non dico che sia del tutto monomaniaca come Haru, ma la strada è la stessa. La tragedia sarà per lei una buona medicin: quando dice alla fuglia "noi tre insieme, costruiamo una fantastica nuova casa!" mostra una maturazione verso la psiche realmente 'familiare' che le è mancata con la figlia in tutto il film. :)

Comunque capitalismo e consumisno sono la stessa cosa, dato che il capitalismo basandosi sulla sovraproduzione ha *bisogno* di indurre il sovraconsumo (questo è ovvio).
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da *Kiki* »

Non ho letto molte critiche del film (che comunque mi è piaciuto moltissimo, anche se leggendo solo la trama non mi convinceva più di tanto :lol: ), ma non riesco a capire come si possano accomunare in qualche modo la povera Homily (che è tanto simpatica, non è affatto consumista, è semplicemente una tipica casalinga e come tale non poteva non subìre il fascino di quella cucina) e quella befana (di certo ultracomplessata, pare uno scherzo della natura! :scered: ) di Haru!!! :shock:
La scena con loro 2 mi ha fatta sentire davvero male, anche perché è tristemente vero che spesso noi esseri umani siamo anche gratuitamente crudeli nei confronti di tante piccole creature... :( anche magari senza rendercene completamente conto, come accade ai bambini che hanno a che fare con farfalle ed insetti... :no:
Comunque alla fine Haru voleva sentirsi importante e diventare famosa per aver trovato gli gnomi, era solo cattiva o solo ribambita? :? Ho visto il film 2 volte fra ieri ed oggi, ma sinceramente non l'ho capito... magari verrà fuori che è il personaggio più riuscito dell'intero film, ma io non la sopporto! :grrr:
Stavolta ho guardato con attenzione anche le immagini associate ai titoli di coda, ma proprio stavolta sono meno esplicative riguardo al futuro dei protagonisti (qualcuno non approverà, ma avrei voluto sapere qualcosina in più anche su Sho, anche se è Arrietty la protagonista :oops: )... Beh, pazienza, va bene lo stesso, anzi, chi mi disapprova sempre dirà che è meglio così! :sorriso2:
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da adrmb »

*Kiki* ha scritto:Non ho letto molte critiche del film (che comunque mi è piaciuto moltissimo, anche se leggendo solo la trama non mi convinceva più di tanto :lol: ), ma non riesco a capire come si possano accomunare in qualche modo la povera Homily (che è tanto simpatica, non è affatto consumista, è semplicemente una tipica casalinga e come tale non poteva non subìre il fascino di quella cucina) e quella befana (di certo ultracomplessata, pare uno scherzo della natura! :scered: ) di Haru!!! :shock:
La scena con loro 2 mi ha fatta sentire davvero male, anche perché è tristemente vero che spesso noi esseri umani siamo anche gratuitamente crudeli nei confronti di tante piccole creature... :( anche magari senza rendercene completamente conto, come accade ai bambini che hanno a che fare con farfalle ed insetti... :no:
Comunque alla fine Haru voleva sentirsi importante e diventare famosa per aver trovato gli gnomi, era solo cattiva o solo ribambita? :? Ho visto il film 2 volte fra ieri ed oggi, ma sinceramente non l'ho capito... magari verrà fuori che è il personaggio più riuscito dell'intero film, ma io non la sopporto! :grrr:
Stavolta ho guardato con attenzione anche le immagini associate ai titoli di coda, ma proprio stavolta sono meno esplicative riguardo al futuro dei protagonisti (qualcuno non approverà, ma avrei voluto sapere qualcosina in più anche su Sho, anche se è Arrietty la protagonista :oops: )... Beh, pazienza, va bene lo stesso, anzi, chi mi disapprova sempre dirà che è meglio così! :sorriso2:
Credo che l'operazione andrà bene dal momento che all'inizio della pellicola parla in prima persona, quasi rievocando un ricordo della fanciullezza :wink:
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da *Kiki* »

Hai ragione, avevo prestato poca attenzione a questo dettaglio essenziale! :lol:
Allora è ovvio che non venga mostrato nulla, è tutto fin troppo chiaro fin dall'inizio, e l'ho pure visto 2 volte... :oops:

Beh, dato che non trovo il topic ed ora devo staccare uso questo per fare gli auguri di buona Pasqua a tutti! :wink:
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Shito »

Beh, magari la 'voce pensiero' iniziale è quella di uno Shou morente giusto un anno dopo, che so, per complicazioni. Si dice che quando si sta per morire tutta la vita ripassi dinanzi agli occhi del morituro, no? Magari e lui in un letto di ospedale con fili e tubi proprio negli ultimi momenti prima dell'oblio. Anche questa è una possibilità. :)
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Re: Arrietty - edizione italiana

Messaggio da Willow »

Il film mi ha talmente emozionata che ho deciso di condividere con voi il mio pensiero in proposito. Non mi sono approcciata al film carica di aspettative, mi aspettavo un "niente di che" sapendo tra l'altro che la regia del film non fosse di Miyazaki. E forse il mio sorriso finale è stato in parte dovuto anche all'ironico pensiero di come spesso la realtà non rispecchi le aspettative e sia invece sorprendente quando meno ce lo aspettiamo, combinato al restante carico di emozioni.
A caldo mi sembra una delle opere migliori in cui Miyazaki abbia messo lo zampino negli ultimi anni, una semplicità ed una puntualità disarmante seguono ad una serie di lavori dove forse i contenuti più complessi e le trame eccessivamente arzigogolate facevano si che ci si spingesse troppo oltre scadendo a volte nell'eccesso, lasciando a volte allo spettatore un sapore di insoddisfazione ed un senso del non detto dovuto probabilmente a tutta una serie di discontinuità presenti nelle sceneggiature.
La non banalità di Miyazaki tanto decantata io penso che venga esaltata in modo perfetto in questo film: pensate al gioco dei buoni e dei cattivi. Io la vecchietta esagitata che chiama immediatamente l'agenzia di derattizzazione l'ho *adorata* perchè espressione di una umanità lampante. E' rappresentata magnificamente: e non mi sembra cattiva mi sembra semplicemente umana nel voler trovare a tutti i costi questi folletti che si nascondono nella sua casa. Io da piccola speravo sempre di incontrare delle case abitate dagli gnomi, non certo per avere la conferma di un sospetto sulla loro esistenza bensì per poterci giocare, per poter costruire loro una casa, per poterci fare amicizia, per poter dire a tutti (con il loro consenso): i folletti esistono! Dall'altra parte ho adorato la vecchina gentile pur nelle sue brevissime apparizioni: forse trovo che il momento più bello del film sia quello in cui lei trova la foglia di tè nella teiera, evento che da finalmente anche a lei la conferma che i folletti ci siano, ma scatenando in lei come un senso di gratitudine e nostalgia più che di rincorsa. Stesso discorso anche per il gattone... nella prima scena l'ho odiato! Era cattivissimo, ciccionissimo, nel cercare di rincorrere Arrietty ed ho pensato questo sarà il gattomostro del film. Ovviamente son stata poi ampiamente smentita da quello splendido paciocco Niya che abbiamo visto alla fine emozionato dalla carezza di Arrietty. Stessa cura del se c'è una cosa che è immorale, è la banalità, si riscontra nella trama. Nel finale con quel sapore *così* agrodolce, spiegato in maniera lampante ed efficacie ancora una volta grazie a musica, gesti, immagini e storia. E' assolutamente chiaro che Arrietty si senta sola ed anche a me questo è stato trasmesso soprattutto dai mini ohmu onischi che ho immediatamente anche io ricollegato alla nostra amata valle del Vento. E pur nella tristezza dell'addio tra Arrietty e Sho, sono stata infine amaramente contenta del regalo di Spiller e del sorriso rincuorato di Arrietty: sospiro, andremo a vanti.
A differenza di alcuni precedenti lavori i ritmi sono incalzanti, non ho trovato nessun momento del film superfluo o eccessivamente lento, a differenza di altre opere del passato, tanto che a volte mi sono trovata a pensare: mi sarebbe piaciuto ci si soffermasse di più su questa emozione! Saranno state le musiche eccezionali: una più bella dell'altra, di nuovo un connubio perfetto tra immagini e musica.
Inutile parlare del punto di vista grafico. Anche qui ho trovato la cura maniacale del dettaglio fantastica ed assolutamente appropriata: quello che più piace a bambini ad adulti nelle case delle bambole, è la cura maniacale dei dettagli. Ho adorato le mega gocciolone d'acqua (non avevo pensato che per loro sarebbero risultate così grosse), e mi sono chiesta se avrebbero difficoltà a berla, se la maggiore densità non dia loro fastidio...
Sarò troppo emozionata? Questo film avrà risvegliato la mia antica voglia di incontrare i folletti? Sarà che Arrietty mi somiglia e finalmente ho la soddisfazione di pensare che una delle eroine di Miya mi somigli?
Meraviglioso. Per chi ancora dovesse vederlo, consigliatissimo:) Penso proprio questo film sarebbe piaciuto moltissimo ad un pubblico molto più ampio, peccato che se io stessa sono arrivata a fruirne dopo tanti anni, chissà quando tante altre persone riusciranno a fare lo stesso...
Un saluto a tutti quanti :)
"Una serie di sfortunati eventi può, di fatto, essere il primo passo di un viaggio..."
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