Vi parlo oggi dei provini.
Come dicevamo, i personaggi da provinare sono ben sette. Si tratta di selezionare tre candidati per ogni ruolo, e provinarli su scene appositamente selezionate da Studio Ghibli. Poi i provini verrano inviati, insieme a commenti da me redatti, sempre allo Studio, con i responsabili del quale si sceglieranno gli attori per ciascun personaggi. Questa è la procedura standard seguita per tutti i film dello Studio Ghibli.
Devo dire che la selezione delle voci candidate per
Karigurashi no Arrietty è particolarmente ostica. Il problema principale è la quadratura tra l'età visiva dei personaggi, la loro età 'narrativa', la loro età vocale e l'età dei doppiatori originali - che per Studio Ghibli andrebbe sempre tenuta come riferimento.
Mi spiego. Arrietty ha quattordici anni. Sembra forse un po' più grande, in aspetto e ragionamenti, di una quattordicenne italiana attuale. Questo perché oggi come oggi credo che le quattordicenni siano perlopiù un po' come delle bambinette che si atteggiano maldestramente a 'grandi' (sembrando quindi ancora più bambinette), mentre Arrietty è una adolescente 'antica', nel senso idealmente collocata in una società molto più antica, con tempi di crescita diversi (le cose che piacciono a Miyazaki, insomma). La doppiatrice originale di Arrietty ha diciassette anni. Ora, il problema è che nella 'nostra tradizione di doppiaggio' simili ruoli sono 'coperti' da delle trentenni. Funziona così: le cinquantenni doppiano le trentenni superfighe, le trentenni doppiano le adolescenti liceali in crisi puberale, e via a scendere. E' chiaramente una cosa grottesca, ma è abbastanza difficile trovare eccezioni funzionali a un simile diffuso canone.
Lo stesso problema si ripropone per il personaggio di Homily, la mamma. Per l'aspetto e la voce che ha, in Italia gli si assegnerebbe subito una doppiatrice over 50, anche vicina ai 60. La doppiatrice originale è tra i trenta e i quaranta - voci che da noi, ripeto, ancora doppiano le tizie da liceo americano (quella bionda è la star, quella mora è la cupa con un'interiorità grande così, e stereotipi a seguire).
Non so come se ne verrà fuori, ma per fortuna il dialogo con Studio Ghibli è sempre ottimo, e sono certo che qualche soluzione si troverà.
Frattanto, ormai calatomi nella scrittura dei testi, sto cogliendo qua e là aspetti interessanti del film. Alcuni dialoghi sono effettiviamente belli. Suppongo che il personaggio di Shou, forse l'unico moderno e figlio di Yonebayashi, sia il punto narrativo più interessante del film (il cardine?). Peraltro, molte scene con Arrietty e famiglia tradiscono palesemente le tendenze del primo Miyazaki (autore del soggetto); tipo: Arrietty che rientra con le foglie prese da rischiose escursioni, con la mamma che la sgrida ma non troppo (conviente), e lei con la sua stanza giardino ricorda molto Nausicaa che riporta l'occhio di Ohm a inizio film. In effetti, Arrietty fa anche molto Sirenetta di Andersen, a pensarci. E se proprio vogliamo, l'idea dell'equilibrio tra umani e prendimprestito (i secondi sopravvivendo 'raccogliendo' cose triviali per i primi) fa molto Earthsea -> equilibrio.
Beh, staremo a sentire...
Alla prossima!
-G.