algid ha scritto:Tutto molto bello in teoria. In pratica la verità è che la traduzione non è una scienza esatta. Non è proprio una scienza.
Le tue traduzioni non sono migliori per le ragioni che hai elencato. Non esiste nessun "eteronimo" (= sinonimo di un termine in una lingua diversa). E' come l'unicorno.
Ci si può avvicinare, ma non sarà mai uguale all'originale. Di originale c'è solo l'originale. Il tuo operato non è l'originale, tu non sei l'originale.
Credo di avere ribadito queste cose io stesso fino allo sfinimento.
Rifiuti un dato importante e necessario: il linguaggio non è asettico. Le langage est source de malentendus, proprio perché il segno linguistico è arbitrario e non universalmente intelligibile. Tu scegli arbitrariamente di ignorare stile e funzioni del linguaggio. Sono dati soggettivi? Perfetto, il traduttore deve anche diventare sociolinguista e intuire dai dizionari (che non sono in ogni caso strumenti oggettivi, come al contrario sostenevi) qual è il registro e lo stile più adatto.
No, non scelgo affatto di ignorarli. Opero su di essi secondo un'etica, dei dettami e dei risultati che, a quanto pare, generalmente non ti aggradano. Ma, come hai anche espresso definendo 'inutili' altri pareri e dialoghi, sei tu che riduci a 'valor zero' il valore di ciò che diverge dal tuo livello di apprezzamento.
Che differenza c'è fra te e un adattatore fantasioso allora? Per me, nessuna. Perché invece di inventare il contenuto, inventi il contenitore: non accetti alcuna variazione semantica, ma ti inventi una lingua inesistente (pseudo-italiano) per veicolare i contenuti originali. Questo è forse meno arbitrario di ciò che demonizzi? A me non sembra.
A me sì.
In primo luogo: accetto eccome variazioni semantiche. Se non lo facessi, non farei alcun adattamento [localizzazione, in senso lato] dato che perfetti sinonimi tra lingue diverse non esistono. Non esiste reale corrispondenza biunivoca tra significanti di lingue diverse, come tu stesso dicevi - e giustamente.
Chiamare polpetta qualcosa che polpetta non è, non vuol dire tradurre. SIA BEN CHIARO A TUTTI.
Non lo è ad autori di 'testi accademici' sulla *traduzione* che ho avuto per le mani, dove cose ben più nefande di quella alterazione vengono passare come 'traduzione'. Posso recuperai i titoli di detti testi, adottati in ambito universitario, se vuoi.
C'è un'etica anche nella traduzione, a mio avviso. Almeno io ci credo.
Io ci credo e la pratico. Ho una mia serissima etica, e una deontologia molto poco proclive al compromesso.
Solo, non è da te condivisa.
Quindi non mescoliamo le carte in tavola solo per portare l'acqua al proprio mulino e sventolare fantasmi minacciosi per ottenere consenso. L'alternativa a Shito non sono i gelati al posto delle crêpes o i nomi in italiano al posto dei nomi giapponesi. Chi legge, sappia che QUELLO non si chiama tradurre e Shito lo sa bene La domanda è: perché finge di non saperlo e mescola le cose? Preferisce confondere chi legge per avere legittimità? Spero di no.
Perché nella mia esperienza privata e professionale circa il 95% delle 'traduzioni' sono fatte a quel modo, e come dicevo ci sono persino testi accademici che legittimano e incensano simili tendenze.
Vuoi un florilegio di esempi nefandi? Ho tenuto simposi su simili argomenti, e tengo lezioni e seminari sul tema, ne ho una borsa piena.
Non sono casi sparuti. Sono la norma, credimi. Sono la norma (che è un concetto meramente statistico, non di valore o merito).
E' bene essere onesti e dire: ci sono alternative, ma io ho scelto questa strada. Se a voi non piace, fatevene una ragione. Questa è la risposta che forse, Shito, dovresti avere il coraggio di dare. Fai delle scelte? Perfetto, prenditene le responsabilità. Fra le tante (a volte poche) possibilità hai operato una selezione. Non è vero che non avevi alternative. Non è vero che l'alternativa è dannosa o ripugnante.
Io ho sempre dichiarato, oltre che dimostrato, la strada che ho scelto.
Non ne ho mai fatto mistero.
Ho anche dichiarato le ragioni, i modi, i motivi della mia scelta.
A me pare che sia proprio tu a continuare a chiedere 'ammissioni' di ciò che non solo è *da sempre* stato ammesso, propugnato, e dichiarato, ma soprattutto che la cosa non ti vada proprio giù.
Io sono profondamente convinto di avere scelto la strada più corretta, per la ragioni che ho più volte esposto qui ed altro, alla nausea e allo sfinimento.
Continuerò a seguire questa strada sino a quando non la dovessi rienere la più corretta.
Cosa che non è detto che accada, ma non è neppure impossibile che accada. Allo stato attuale non vedo ragione per cui dovrebbe accadere, ma del resto nessuna riconsiderazione appare probabile prima di realizzarsi.