Normalmente, a questo punto mi dovrei scusare per il ritardo, ma stavolta non lo farò. Cioè, se uno si scusa evidentemente è perché è dispiaciuto di qualcosa, e sottintende che proverà a non ripetere più lo stesso errore: io vado di male in peggio, perciò che senso avrebbe? ^^
Perché allora farsi vivi dopo tutto questo tempo, vista pure la brutta figura, dite? Beh, in effetti me la sono posta questa domanda, ma alla fine mi sono deciso semplicemente perché questo primo messaggio (sì, sono due: condoglianze XD) mi sembra contenere alcuni spunti interessanti per la discussione, mentre l'altro risponde a delle critiche secondo me ingiuste e quindi se non lo scrivessi mi sembrerebbe di trasmettere l'idea di non avere nulla da rispondere al riguardo... Spero che basti, quantomeno per una puranche misera indulgenza... xD
Shito ha scritto:Sono certo che anche all'interno di una colonia di cavallette ci siano Cassandre e santoni che invitano alla moderazione, a non divorare tutta l'erba dell'altopiano, a non eccedere nel proliferare. E poi puntualmente succede.
Ogni colonia di esseri viventi, rimirata da una sufficiente distanza, è parimenti patetica. E parassitica di un qualche profilo ambientale.
Poi muoiono.
"C'è più differenza tra uomo e uomo che tra uomo e animale"
Lo diceva Montaigne. Con buona pace di Descartes, penso avesse quasi completamente ragione, perlomeno basandomi da ciò che so e da quello che ho potuto apprendere direttamente osservando il comportamento di vari animali.
Ma il passo da Montaigne a Swift, per vari motivi, è breve:
"Non posso fare a meno di concludere che la maggioranza dei tuoi simili è la più perniciosa razza di odiosi e infimi bacherozzi che la natura abbia lasciato scrisciare sulla faccia della terra."
In pratica, l'uomo è solo un animale, ma che a causa dei vizi che acquisisce dalla corruzione del suo intelletto (concetto sempre swiftiano), finisce col diventare più che altro un "pessimo" animale.
Quello che voglio dire è che, con questo in mente, già da solo capisco che in fondo è una discreta ingenuità aspettarsi dagli esseri umani un comportamento diverso da quello che naturalmente sono portati ad assumere, e che anzi sarebbe già tanto se si riuscisse ad evitare quegli atteggiamenti che non ci appartengono dalla nascita.
Detto questo io mi chiedo: ma che importanza ha tutto ciò? In che modo questo fatto dovrebbe anche solo minimamente farmi cambiare idea o dovrebbe mettermi in imbarazzo per le analogie con Cassandra?
Io stavo discutendo di ciò che secondo la mia visione è una opzione effettivamente applicabile nelle attuali circostanze e che risulti realmente valida: che poi gli esseri umani decideranno davvero di metterla in pratica o meno, non è un argomento che mi interessava trattare.
Oh, e non c'è niente di sciocco o di infantile in tutto questo.
Si potrebbero fare infiniti esempi per dimostrarlo, ma mi limito giusto ad una manciata...
Persino nell'Iliade, tanto per prendere un testo antico, Omero si auspica la fine della discordia fra gli dèi e fra gli uomini, nonché la sparizione dell'ira "che spinge alla furia anche il più saggio": *mi sembra* che in questi 2700 anni o giù di lì non sia stato frequentemente ascoltato ^^. Ma più in generale, non hanno avuto proprio maggiore fortuna tutti quelli che nei secoli si sono opposti a guerre ed alle tendenze saccheggiatrici e distruttive (mi ronza nella mente de Las Casas, ma sono comunque davvero tanti).
Seneca, tra le varie cose, parlava di come il tempo a nostra disposizione è effettivamente abbondante ma che siamo noi a sciuparlo e più in generale incoraggiava a non temere la morte: ad oggi, la maggior parte degli uomini sono ossessionati dal tempo e dalla propria fine.
Tolstoj è critico verso quella continua ricerca di benessere materiale tipica dei cittadini, e ne, tanto per fare un nome, "La morte di Ivan Il'ič", mostra anche la continua insoddisfazione del protagonista per la classe sociale a cui appartiene nonostante più volte salga di grado nel corso della storia. In pratica, spingeva affinché gli esseri umani imparassero a vivere felicemente anche nella semplicità. Non ci sarebbe bisogno di un commento, ma lo faccio lo stesso: un po' di tempo fa vidi una pubblicità di una catena commerciale di elettrodomestici che concludeva con lo slogan "voglio il mondo"...
Il pensiero di Takahata, come dici tu stesso, che filtra dalle sue opere è: "Non fuggire dalla vita". Sbaglierò, ma da quello che da italiano posso capire, mi viene da pensare che non sia stato particolarmente ascoltato dai suoi connazionali.
E in fondo, tu stesso non hai forse più e più volte ferocemente criticato tante delle follie che tutti noi possiamo osservare, non ti sei parecchie volte espresso contro il consumismo più becero, contro il buonismo più ipocrita o, volendo, anche semplicemente contro le insensate alterazioni/interpolazioni che tanto spesso possiamo trovare nelle traduzioni di opere straniere? Non mi sembra che ci siano stati evidenti miglioramenti, eppure tu continui a muovere le tue accuse.
In pratica, anche se penso che si sia capito dove voglio arrivare, a ben vedere nella storia dell'umanità si può riscontrare una certa tendenza ad ascoltare principalmente i più inetti, folli, stupidi e/o volgari tra gli esseri umani (vi assicuro che ho scritto queste parole senza pensare a nessun caso in particolare, e comunque ben prima delle elezioni americane), mentre sia i veri intellettuali sia semplicemente coloro che tentano di usare correttamente il buon senso finiscono, chi più chi meno, con l'essere messi in un cantuccio. Ciò non di meno, nonostante questa consapevolezza, non mi pare che tutti gli individui che riescono a scorgere le assurdità della propria epoca si esimano dall'esternare la loro visione critica.
Dunque, considerando pure che le problematiche che ho scelto di portare come esempio in fondo scaturiscono, allo stesso modo della questione che si è sollevata in questa nostra discussione, dai naturali istinti umani esasperati fino anche all'inverosimile dalla "corruzione del nostro intelletto" (e con ciò intendo che la guerra è il "frutto" della violenza, l'ossessione della morte quello dell'istinto di sopravvivenza, la bulimia di beni materiali quello della ricerca di stabilità e sicurezza, e il rifiuto da "viziati" delle brutture della vita è il frutto dell'adattabilità dell'uomo all'ambiente circostante), allora non capisco proprio perché io dovrei evitare a priori di ragionare su quale siano le scelte migliori, o anche semplicemente meno dannose che converebbe prendere (ma ben intenso, a scanso di equivoci, che la mia visione non ha in alcun modo influenzato la mia interpretazione del film).
E se la tua unica obiezione è che non ha senso farlo perché l'uomo è proprio impossibilitato (praticamente allo stesso modo di, che so, vivere senza nutrirsi) a riuscire in qualcosa di simile, direi che non è sufficiente per farmi cambiare idea. Nonostante tutto quello che ho detto e penso, l'essere umano ha ancora, diciamo così, il fuoco donatogli da Prometeo e, stando al Protagora di Platone, il senso del giusto che Zeus distribuì indiscriminatamente. Miti a parte, ciò che voglio dire è che, se fosse come tu scrivi solo una questione di scala, ogni mucca dovrebbe essere nostra pari, e ogni balena nostra padrona: così non è. Diciamo perciò che, tolta loro qualsiasi perfezione divina, praticamente tutti gli esseri umani (dunque, non solo qualche Cassandra o santone) hanno comunque le potenzialità di raggiungere almeno un qualche livello minimo di autocoscienza. Lo stesso Eraclito, che come ben saprai non era esattamente un amante del popolo, scriveva "A tutti gli uomini è data la possibilità di conoscere sé stessi e diventare saggi". Una
possibilità di ragionare, dunque, ma proprio su quella possibilità, nonostante tutto lo scetticismo di questo mondo, io ancora mi baso per fare i miei ragionamenti e per muovere le mie critiche (e volenti o nolenti, tutti, e sottolineo tutti, coloro che muovono le proprie critiche devono riconoscere questa base, poiché si può sensatamente criticare qualcosa soltanto quando c'è la reale possibilità che le cose possano andare in un'altra maniera).
Sono solo alcuni di quei parassiti che, peccando tipicamente di narcisismo, si percepiscono come 'altro' dall'ambiente che parassitano e al tempo stesso costituiscono - definendosi in un dualismo egotico del tutto ridicolo.
E' chiaramente un discorso che vale anche in generale, ma data la situazione non posso fare a meno di pensare che queste parole siano indirizzate principalmente a me. Se ho ragione a pensarla così, ti voglio far notare che io ho parlato dell'uomo che, da entità esterna, entra in conflitto con la natura", essenzialmente soltanto quando ho parlato del film, e tutt'ora in questo senso non riesco a vederla diversamente. Ed in effetti, tu stesso, in un intervista rilasciata durante l'Etna comics 2014, parli esplicitamente di conflitto tra "l'umanità e la natura intesa come natura a parte gli umani"...
Concludo così:
I parassiti SONO PARTE del loro ambiente. Ne sono uno dei tanti agenti. Anche il loro 'distruggere l'ambiente' è parte dell'ambiente.
Gli esseri umani non sono che una specie che parassita questo sasso, anzi granello di polvere, nel cosmo.
Lo so bene, e d'altronde io stesso ho espresso un concetto simile. Ti faccio notare però che io non ho mai impostato la discussione semplicemente sul problema della distruzione dell'ambiente in sé, bensì sui problemi che la distruzione dell'ambiente provoca all'uomo. Forse tu intendi che anche ciò sia il risultato di un processo del tutto normale e che di conseguenza non sia niente di realmente tragico. Tecnicamente penso tu abbia ragione, e da nichilista, da persona che reputa sinceramente che la vita non abbia il benché minimo valore o importanza, potrei effettivamente limitarmi ad osservare questo problema allo stesso modo di qualsiasi altro mutamento naturale. Ma temo mi sentirei un ipocrita (oppure come dicevo un bimbetto con fantasie libresche), perché nei fatti, nella vita d'ogni giorno - e dunque non nelle discussioni sui massimi sistemi -, come tutti anche io cerco di evitare i pericoli più evidenti e, se possibile, anche di risolverli o contenerli (se c'è un pezzo di muro cadente, penso sia preferibile sistemarlo o buttarlo giù personalmente, piuttosto che attendere che cada da solo senza sapere i danni che potrebbe causare...).
In effetti, mi viene da pensare che anche Zadig si trova di fronte a questa duplice visione di ciò che ci circonda (inizio a terminare gli scritti di Voltaire da citarti XD):
Ammirava quei grandi globi di luce che appaiono agli occhi nostri come deboli scintille, mentre la terra, che in natura è nei fatti soltanto un punto impercettibile, sembra alla nostra cupidigia cosa tanto grande e nobile. Allora si raffigurava gli uomini quali in effetti sono: insetti che si divorano reciprocamente stando su un piccolo atomo di fango. Questa vera immagine pareva che annullasse i suoi mali, raffigurandogli il nulla del suo essere e di Babilonia. Ma quando poi, restituito a se stesso e rientrato in cuor suo, pensava che Astarte era morta probabilmente per lui, l'universo scompariva ai suoi occhi, e vedeva nell'intera natura unicamente Astarte morente e Zadig sventurato.
Benjamin was the only animal who did not side with either faction. He refused to believe [...] that the windmill would save work. Windmill or no windmill, he said, life would go on as it had always gone on– that is, badly.
Animal Farm