Per la questione della priorità non c'è molto altro da dire. È una scelta che va operata a seconda delle riflessioni di ciascuno.
Shito ha scritto:
Non esiste l'oggettività secondo qualcuno. L'oggettività è, per definizione, una cosa che vale per tutti.
Ne sei sicuro?
Il semplice fatto che io abbia detto il contrario è un esempio che l'oggettività sia relativa. Se l'oggettività fosse "perfetta" allora io concorderei con te nel dire che "Non esiste l'oggettività secondo qualcuno", ma io non concordo. Ma vorrei trovare un esempio differente per farti intendere quello che voglio dire.
Supponi che due persone stiano giudicando un'animazione. Tizio A dice: "L'animazione di Toshiki è più fluida di quella di Jeffrey." Tizio B dice: "L'animazione di Jeffrey è più fluida di quella di Toshiki."
Ora, chi dei due ha ragione? Ciò che stanno valutando è un parametro oggettivo, prendendo atto che entrambi, per fluidità, intendono la quantità di fotogrammi presenti nell'animazione in un dato numero di secondi che ne annullano la scattosità conferendo morbidezza e distensione e donando quindi all'animazione un aspetto più uniforme, scevro da scattosità. Entrambi, Tizio A e Tizio B, sono degli incompetenti. Nel senso che parlano per sensazione personale, non sono andati a controllare l'effettiva oggettività dell'animazione appurando quale delle due è più fluida.
Tizio A dice che OGGETTIVAMENTE è come dice lui. Tizio B dice che OGGETTIVAMENTE è come dice lui.
L'oggettività, in tutto ciò, esiste. Il problema è che uno dei due Tizi, A e B, è un pessimo giudice. Quale dei due? Supponiamoche non esista il modo per controllare la veridicità delle loro impressioni, perché tutto il mondo è collassato e sono rimasti in vita solo Tizio A e Tizio B in un'isola deserta con un tubo catodico e un lettore DVD attaccati alla corrente che mandano in loop l'animazione. Verificare diventa piuttosto complicato, se non impossibile; entrambi credono però di avere ragione. Se ci fossero altre persone allora queste potrebbero concordare col parere dell'uno o dell'altro, alimentando da un punto di vista statistico quale dei due potrebbe avere ragione. Se ci fossero i mezzi per eseguire un fermo immagine e avanzare fotogramma per fotogramma, il verdetto sarebbe definitivo.
Il fatto è che nella realtà non sempre ci sono i mezzi per appurare l'oggettività. Lei c'è, è lì, ma noi siamo tutti stupidi e imperfetti e non è detto che abbiamo delle buone facoltà di giudizio.
La matematica si è avvalsa nel tempo dei mezzi per verificare l'oggettività di concetti astratti, ma durante il corso della storia quanti scienziati ci sono stati che hanno detto delle scempiaggini che spacciavano per oggettive?
Noi stiamo parlando di arte, cosa che, in effetti, non ha mezzi di verifica particolarmente accurati.
Io pronuncio un'oggettività. Tu ne pronunci un'altra. Uno dei due ha ragione, non possiamo sapere con certezza chi.
Parentesi a parte, per ciò che riguarda il "ridere" degli spettatori: io ho per convinzione personale l'idea che una traduzione, più che essere fedele ai contenuti, debba essere fedele alla sensazione che quei contenuti scaturiscono negli spettatori del pubblico della lingua d'origine di un dato prodotto (questo pur mantenendo coerenza alle idee). E "Shishigami" non fa ridere i giapponesi. Pensa allo Studio Ghibli che assiste ad un pubblico di italiani che guarda "La principessa Spettro". Arrivati al punto di pronunciare "Il Dio Bestia" (senza vederlo in viso, solo sentendo il nome) 7 spettatori scoppiano a ridere. Allora lo Studio Ghibli mormora tra sé e sé: "Che c'avranno da ridere questi?"