Kaze Tachinu - finalmente in italiano

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Shito
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Shito »

Jo3y ha scritto:Appunto, FAN dello Studio Ghibli. Cosa che evidentemente molti del vostro gruppo Facebook non sono, giacchè amano i disegni ma odiano ciò che l'autore vuol far dire a quei personaggi. Ci sta, si può INGANNARSI D'AMARE un quadro senza capirlo, ma allora mettetevi l'anima in pace e godetevelo nella vostra ignoranza senza rompere le balle al prossimo, amen.
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Berek »

...e comunque io continuo a chiedermi qual è il significato dei rumori fatti a voce... una scelta stilistica fine a sé stessa (ma non credo) o c'è qualcosa di più profondo che mi sono perso? :)
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Shun
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Shun »

Berek ha scritto:...e comunque io continuo a chiedermi qual è il significato dei rumori fatti a voce... una scelta stilistica fine a sé stessa (ma non credo) o c'è qualcosa di più profondo che mi sono perso? :)
In questo topic viewtopic.php?f=21&t=1680&start=60 c'è una bella intervista in cui, tra le tante cose, si parla anche dei rumori fatti con la voce in "Si alza il vento"... tra l'altro l'intervista è molto bella e interessante! :)
Poi per altre informazioni riguardo i rumori a voce, non saprei, ma aggiungo che, se non sbaglio, anche Miyazaki fece il provino, ma lo perse! Ahah poverino! XD
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Berek »

Grazie per il link, ho visto che è un articolone bello intenso, vedo di recuperare un po' di tempo da dedicarci sopra :)
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Shito »

La versione tl;dr in merito al tuo punto specifico è che "tanto non era possibile registrare dei veri suoni dei motori d'epoca, allora ci siam detto oh beh, fantasia per fantasia..."

XD
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da micheleg »

Ani-sama ha scritto: Miyazaki ha inteso far parlare i suoi personaggi nella lingua giapponese degli anni '20-'30. Questo è stato trasposto nell'adattamento italiano. Dunque, che problema c'è?

Ciò detto, certo, questo non è un forum di addetti ai lavori. Nessuno verrà censurato, al più riempito di critiche senza pietà. :)
Il problema, se vogliamo chiamarlo così, è la decisione dell'autore di utilizzare nei dialoghi il giapponese degli anni 20-30.
Ho già spiegato perché la ritengo un errore (dà allo spettatore la fuorviante impressione che i personaggi stiano usando fra loro
un linguaggio antiquato, mentre in realtà stanno semplicemente usando il linguaggio corrente, l'equivalente dell'epoca dell'italiano contamporeneo).
Non credo che il muovere una critica ad una scelta di Miyazaki, in modo pacato ed educato, sia un atto di blasfemia o di arroganza da parte mia.
Probabilmente nemmeno lo stesso Miyazaki ha una opinione così alta di sè da ritenere che tutto quello che crea è assolutamente perfetto e in quanto tale esente da critiche.

Premesso questo, voglio precisare che non sono intervenuto allo scopo di muovere la suddetta critica.
Il film è bello e resta bello a prescindere dalla lingua adoperata dei dialoghi.
Lamentarsi di questa scelta sarebbe un po' come cercare il pelo nell'uovo.
Conosco e leggo questo forum da anni ma sono stato sempre un semplice "lurker".
Per questo conosco anche le polemiche e le diatribe sugli adattamenti in italiano.
Ho le mie opinioni da signor nessuno in merito e ho sempre preferito tenerle per me proprio per non entrare in queste polemiche.
Le discussioni erano anche interessanti ma i toni sempre troppo accesi, perché a quanto pare anche in questo forum,
come altrove, troppo spesso vige la regola del "o la pensi come me, o sei un idiota ignorante".

Questa volta, però, quando ho letto l'utente shikamaru92 chiedersi:
"Ma come fa la gente ad aspettarsi che in un film, come si Alza il vento, Giapponese ed ambientato negli anni 30-40' si usi un linguaggio identico a quello dell'italiano contemporaneo del 2014?"
non ho resistito alla tentazione di rispondere.
Senza nemmeno entrare nel merito della questione se sia giusto o meno usare l'italiano moderno, è comunque naturale aspettarsi l'italiano moderno.
Perché l'uso dell'italiano moderno nei film in uscita in Italia, che siano ambientati nell'anno 1000 o 2000 o 3000, non è l'eccezione, è la regola.
E, a rigor di logica, è più probabile che venga rispettata la regola, anziché l'eccezione.
Tutto qui.
Se poi Miyazaki (e di conseguenza l'adattatore) ha optato per l'eccezione, va bene lo stesso. Non condivido, ma non per questo Miyazaki perderà la mia stima.
Di certo, però, non si può tacciare di assurdità le aspettative di chi, come me, quando va a vedere un film e non un documentario sulla società giapponese degli anni 30 si aspetta che i dialoghi siano nel linguaggio a lui più familiare. Ed è questo il senso della mia banale risposta alla domanda di shikamaru92.
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Shito »

micheleg ha scritto:
Ani-sama ha scritto: Miyazaki ha inteso far parlare i suoi personaggi nella lingua giapponese degli anni '20-'30. Questo è stato trasposto nell'adattamento italiano. Dunque, che problema c'è?

Ciò detto, certo, questo non è un forum di addetti ai lavori. Nessuno verrà censurato, al più riempito di critiche senza pietà. :)
Il problema, se vogliamo chiamarlo così, è la decisione dell'autore di utilizzare nei dialoghi il giapponese degli anni 20-30.
Ho già spiegato perché la ritengo un errore (dà allo spettatore la fuorviante impressione che i personaggi stiano usando fra loro
un linguaggio antiquato, mentre in realtà stanno semplicemente usando il linguaggio corrente, l'equivalente dell'epoca dell'italiano contamporeneo).
Non credo che il muovere una critica ad una scelta di Miyazaki, in modo pacato ed educato, sia un atto di blasfemia o di arroganza da parte mia.
Probabilmente nemmeno lo stesso Miyazaki ha una opinione così alta di sè da ritenere che tutto quello che crea è assolutamente perfetto e in quanto tale esente da critiche.
Capisco quello che dici: si tratta di una scelta stilistica di 'come rappresentare la finzione'. In dottrina si parla di "quarta parete" del teatro, ovvero quella frapposta tra pubblico e area del palco ove si svolge la rappresentazione. Questa quarta parte invisibile distingue due realtà: la realtà 'interna alla narrazione', dove 'vivono' i personaggi, e la realtà "esterna alla narrazione", dove si trova il pubblico. La quarta parete, ancorché invisibile, opera una sorta di "trasduzione simbolica" tra le due.

Quindi, l'autore può pensare di trascinare il pubblico a contatto con l'ideale "realtà narrativa interna" in vari modi. Può pensare di "mettere simbolicamente i personaggi sul piano degli spettatori", facendogli parlare una lingua contemporanea anche se dal punto di vista dell'interno narrativo non sarebbe logico - certo, è solo un livello di simbolismo.

Oppure può scegliere di mantenere un certo distacco tra narrazione pubblico, per rimarcare una distanza tra i due, un diverso contesto. L'uso di una messa in scena con una lingua "d'epoca" è uno dei modi di questa scelta stilistica, ad esempio. E ce ne sono mille altre.

Per esempio, nel neorealismo (soprattutto il primo momento, direi), la seconda tendenza era molto marcata: il neorealismo veniva dal verismo, e se andavi a vedere "La terra trema" senti dei dialetti stretti da non capirci nulla. In barba alla comunicazione testuale, il regista voleva comunicare una sensazione proprio tramite la straneazione del NON capire, suppongo.

Un regista di questo tipo è Takahata. Lui ama Visconti, il neorealismo, e sin dai tempi di Hotaru no Haka definì l'animazione come "una specie di surrealismo" - il che è geniale, perché "questa non è una pipa", e per quanto realistica la finzione sia, la finzione non è realtà: è una sua rappresentazione, indi è surrealismo in sé. Difatti con Visconti anche il neorealismo andà a parare lì, verso un'archetipalità delle maschere che era un surrealismo simbolico da tragedia classica, o commedia dell'arte. A mio dire questo comincia con Rocco e i suo fratelli e Sergio Leone, figlio del Neorealismo, farà C'era una volta in America allo stesso modo, ma anche i suoi spaghetti Western, in fondo, erano il teatro delle maschere - in un caso sin dal titolo, no?

Miyazaki è molto meno di così, in questo senso. Lui usa questo "finto realismo" a sprazzi, per dare una sensazione. Ashitaka parla antico perché è un Emishi, è il buon selvaggio della preistoria, ma non è mica realismo. E' solo una connotazione. Con Kaze Tachinu si è *sforzato* di essere più realistico che potesse, e ovviamente ancora non è realismo, ma si è sforzato - e allora hai stranieri che parlano la loro lingua senza essere sottotitolati, hai cartelli in giro con kanji d'epoca (poi eliminati dopo la Seconda Guerra), e hai questi 'intellettuali idealizzati' che parlano un po' all'antica, ma neppure troppo. :-)

Si intenda: tutta questa scelta stilistica può piacere o non piacere a ciascun membro del pubblico. Legittimamente. Tu puoi benissimo riconoscere la libertà di Miyazaki di fare i suoi film come preferisce, ma parimenti non apprezzarli, in ogni comparto: dal disegno, alla storia, a cose di stile come quelle suddette.

----

Nota: nella mia teoria, la traduzione, o doppiaggio, è un'ulteriore "quinta parete", ovvero proprio una "quinta trasparente" posta tra la quarta parete e il pubblico (straniero rispetto all'opera). Questa "quinta" filtra e trasduce -in modo schiettamente simbolico- la lingua della finzione originale (nota: che potrebbe già essere simbolicamente filtrata e trasdotta dalla quarta parte!).

La trasduzione della "quinta parete", a mio giudizio, dovrebbe essere più trasparente e "verista" possibile. Nella realtà dei fatti, come dicevamo prima per una scelta registica, si potrebbe trasdurre in modo più o meno "immersivo" della finzione verso il pubblico. Ma il mio punto è che se un regista può liberamente scegliere quale livello di finzione adottare, essendo un autore creatore della sua opera originale, un traduttore/adattatore non ha scelta: l'opera c'è già e lui non ne è l'autore, né sta creando un'altra opera. Indi, un traduttore/adattatore dovrebbe essere obbligato a operare una trasduzione quanto più "vera", quanto più limitata al *solo* contenuto linguistico, mai sconfinante nell'adattamento culturale o peggio "di gusto".

Certo, questo comporta che la fruizione di un'opera straniera tradotta si aggravi intrinsecamente di un velo di difficoltà, innaturalità aggiunta. Ma la reaktà è che un'opera straniera è straniera, che le culture sono diverse, che se si sceglie di fruire un'opera straniera lo si è scelto, non lo ordina il medico, e non si può chiedere che l'opera straniera, ancorché parlare nella nostra lingua -poiché trafdotts- sia pure bastardizzata al gusto all'uso e al consumo della propria cultura. Sarebbe una negazione di realtà pressoché distopica.

Un inganno crudele e dannoso, per l'opera violata, impoverita, e per il pubblico ingannato.

Si ricordi sempre: l'amore per la diversità non è il suo appiattimento, ovvero la vile negazione dell'esistenza della diversità stessa. L'amore per la diversità è il riconoscimento schietto e sincero della sua esistenza, e la sua valorizzazione per interesse e conoscenza reale.

Amare il diverso (xenofilia) non è dire "siamo diversi, ma siamo uguali".

Amare il diverso è dire "siamo diversi e va bene così, anzi mi piace".

Aprite gli occhi: fingere di accettare la diversità mentre surrettiziamente la si nega è la più viscida, schifosa, culturalmente indotta forma di xenofobia.

E' la neolingua orwelliana, davvero: nega l'evidenza e sentiti migliore in questo.

Come quella pubblicità che diceva: "sterilizzare il tuo gatto è un atto d'amore".

E non era 1984 - era la televisione italiana. Davvero.
Ultima modifica di Shito il gio set 25, 2014 2:17 pm, modificato 1 volta in totale.
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shikamaru92
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da shikamaru92 »

micheleg ha scritto: Se poi Miyazaki (e di conseguenza l'adattatore) ha optato per l'eccezione, va bene lo stesso. Non condivido, ma non per questo Miyazaki perderà la mia stima.
Di certo, però, non si può tacciare di assurdità le aspettative di chi, come me, quando va a vedere un film e non un documentario sulla società giapponese degli anni 30 si aspetta che i dialoghi siano nel linguaggio a lui più familiare. Ed è questo il senso della mia banale risposta alla domanda di shikamaru92.
Avevo capito che ce l'avessi esclusivamente con L'adattatore scusa, Che in questo contesto non può fare altro che assecondare le scelte del regista. Poi va benissimo che tu preferisca un linguaggio più contemporaneo, è un tuo gusto personale. A me invece i dialoghi del film sono piaciuti perchè aiutano ad entrare in contatto con l'atmosfera del Giappone di qualche anno fa. Ed essendo un film storico e biografico è una buona cosa.
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Ash
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Ash »

micheleg ha scritto:
shikamaru92 ha scritto:Ma infatti i personaggi di "Si alza il vento" parlano un italiano perfetto mi pare.
Davvero, io posso arrivare a capire ( anche se non condivido) che vi lamentiate di alcune frasi un po' strane che si sono sentite in alcuni ( pochi ) film dello studio. Anche a me SOGGETTIVAMENTE un paio frasi o terminologie in Kiki o Mononoke non mi sono piaciute molto. Però visitando anche la vostra pagina Facebook, cavolo, vi lamentate proprio di tutto :). Sinceramente, non puoi incolpare l'adattatore se il regista sceglie determinate e volute terminologie. Ripeto, Miyazaki conosce la parole " fratellone" o " sorellona" che a te piacciono tanto, le ha anche usate. Io credo che se le avesse utilizzate anche in questo film, Shito le avrebbe tradotte come tali, no ?
Temo che ci sia stato un equivoco... non uso Facebook per lamentarmi, non amo particolarmente le parole "fratellone" o "sorellona", e non sto incolpando di nulla l'adattatore. Sto solo difendendo la mia posizione di spettatore italiano del 2014 che vorrebbe ascoltare i dialoghi dei film in un italiano del 2014 dall'accusa di assurdità.
Premesso che l'autore del film ha tutto il diritto di scegliere la lingua che preferisce per i suoi personaggi, fosse anche il Klingon o il Dothraki, da semplice spettatore pagante credo di poter comunque esprimere il mio dissenso se non condivido questa scelta. Dal mio modesto punto di vista, la decisione di far parlare ai personaggi un giapponese degli anni 30 nulla aggiunge al film, anzi. Il periodo di ambientazione delle vicende è inequivocabile, non serve ribadirlo con il registro dei dialoghi. E' un eccesso di zelo, fuorviante. Fuorviante perché i personaggi fra di loro usano il linguaggio corrente, mentre l'impressione per me è che usino un linguaggio antiquato. E alla lunga questa impressione risulta fastidiosa.
In definitiva, "Si alza il vento" resta un bel film ma sarebbe stato più godibile se l'autore avesse deciso di fare quello che si fa nella stragrande maggioranza dei casi: non importa se il film è ambientato nella Cina del 1200, o su Marte in un lontano futuro, o nei Caraibi del 1600, i protagonisti parlano nello stesso modo degli spettatori, a prescindere da ogni distanza geografica e temporale.
Per questo non mi sento un cretino ad aspettarmi che nel film si parli l'italiano contemporaneo.
Dai, su, ma qui siamo al delirio: lo spettatore italiano che, siccome paga, pretende che Miyazaki - consapevole dei noti gusti degli spettatori italiani paganti - faccia parlare i suoi personaggi con un linguaggio del 2014 anche se il film è ambientato circa 90 anni prima.
Non sei un cretino, sei solo un po' troppo abituato ad ascoltare i medesimi registri linguistici, da non capire che i linguaggi, a qualunque latitudine, hanno un'evoluzione. Immagino che tu non abbia mai visto "L'armata Brancaleone"....
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Shito
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Shito »

Se posso spezzare un'altra lancia a favore di Micheleg, io trovo che finché una persona dice "questi sono i miei gusti, che non impongo o pretendo seguiti dall'autore", mi sembra una dignitosissima posizione di membro del pubblico.

Siccome io non credo che un traduttore/adattatore debba essere un autore che sovraimpone un suo livello di stile all'originale, come adattatore non sono chiamato a scelte autoriali. Indi non ho la libertà che ha l'autore dei film su cui lavoro. E infatti, il mio punto è che io non devo *far piacere* Miyazaki Hayao, o chi altri, a nessun mio connazionale. Io devo presentare in italiano i film di Miyazaki Hayao nella maniera più fedele che mi riesce, perché solo così i miei connazionali, potranno *legittimamente e veritieramente decidere* SE gli piace Miyazaki Hayao. :-)
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Sayonara no Natsu »

Infine, con un -non esattamente- elegante ritardo, sono finalmente riuscito a rispondere.
Shito ha scritto:Sulle piramidi ti sei perso perché la seconda parte del ragionamento è indebita e l'hai aggiunta tu.
Nessuno ti ha detto che le piramidi, come gli aeroplani, siano aggravate dal destino diventare strumenti di morte. Quelli sono gli aeroplani.
Ma gli questi e quelle sono frutti della tecnologia umana atta a soddisfare il sogno dell'uomo di ascendere al cielo, ovvero di trascendere le proprie radici terricole.
Ogni tentativo in questo senso, ogni realizzazione di questa vanità, richiamerà una caduta. Gli aerei saranno abbattuti, Babele sarà distrutta dall'Ira di Dio, le ali di Dedalo si scioglieranno, Laputa sarà spazzata dalla furia del vento. Vedi?
Ma come diceva Muska, poiché Laputa [il distacco dalla terra] è "il sogno stesso dell'umanità, essa/o risorgerà innumerevoli volte, intentando l'infinito ciclo delle ascese e delle cadute dell'uomo. Perché [come diceva Sheeta] "per gli uomini vivere separati dalla terra non è possibile".
Qui, oltre a ringraziarti per le delucidazioni, ti devo anche dare pienamente ragione.

Però, cambiando discorso (e film), devo ammettere di avere qualche riserva quando dici:
Alla fine con la Fucina contro il Bosco del DioBestia Miyasan aveva infine capito che questo conflitto non solo è insanabile, ma ineluttabile.


Secondo me, Miyazaki, sebbene abbia capito e quindi cercato di trasmettere quanto la "convivenza" tra uomo e natura sia difficile, non crede che questo conflitto sia ineluttabile perchè ha inserito in Mononoke hime due elementi che indicano che una qualche compatibilità tra le due forze ci può essere (o, perlomeno, io ho interpretato così). La prima è che, gli Emishi, nonostante (o siccome, dipende dai punti di vista) siano prevalentemente cacciatori, hanno un rapporto estremamente stretto con la natura. Si sostentano grazie a ciò che la foresta gli "dona" (selvaggina e frutti) e, per questo, ne hanno una concezione sacra (esemplare il fatto che, nonostante le svariate attenuanti del caso, Ashitaka sia stato esiliato dalla comunità per aver ucciso un nume della montagna). Quindi, mentre tutte le altre comunità che compaiono nella storia vivono (chi più chi meno) miseramente abbarbicate ai loro desideri di potere e di dominio, l'unico popolo che viene tratteggiato positivamente e che trascorre una vita serena (rispetto agli altri, ovvio) è, guarda caso, l'unico che ha imparato a vivere rispettando la natura. Tutto questo mi porta a pensare che, in un certo senso, Miyazaki stesso intendesse trasmettere una cosa del tipo "Vedete? Un modo per stare bene esiste! Semplicemente lo si cerca nelle cose sbagliate." (Perdonatemi per la frase forse un pò troppo stucchevoleXD).
La seconda cosa che mi porta a pensare che Miyazaki non era (è?) cosi pessimista al riguardo di questo conflitto è il finale della storia. Come tutti sappiamo, Mononoke hime termina con San che ritorna a vivere nella foresta e Ashitaka che rimane con gli abitanti della fucina. Ora, per quanto mi riguarda, questa è la conclusione a cui è arrivato Miyazaki. Il separamento dei due ragazzi, di cui ho la sensazione che si tratti anche di una metefora, mi porta a pensare che, effettivamente, uomo (o meglio, l'uomo dell'era industriale) e natura non siano più realmente compatibili. Però, come è vero che i due non potranno restare insieme perchè nessuno dei due vuole (o può) rinnegare le proprie origini, è vero pure che continueranno a cercarsi per sempre poichè, citando la tua citazione con un'acrobazia degna di un saltimbalco, "[come diceva Sheeta] "per gli uomini vivere separati dalla terra non è possibile" che, sebbene è una frase usata in contentesti molto diversi, ha una parte del concetto di base (il non poter vivere lontano dalle proprie origini) che mi sembra adattarsi abbastanza bene a questo discorso (e, in particolare, ad Ashitaka ed agli abitanti dell fucina). Perchè, in fin dei conti, reputo che l'era industriale (di cui Eboshi ed i suoi sono portavoce), che nel film è ancora agli albori, non sia altro che una variante di Laputa (se vogliamo rimanere in ambito Ghibliano), il sogno dell'umanità che, come ci ricorda Sheeta, è destinato inevitabilmente a fallire perchè l'uomo, per farla sviluppare, deve necessariamente andare contro le proprie origini selvatiche.

Insomma, tutto questo per dire che si, uomo e natura sono difficilmente riconciliabili ma no, non penso (e credo che neanche Miyazaki lo pensasse) che lo scontro sia ineluttabile poichè l'uomo finirà semplicemente con l'auto-distruggersi facendo tutto da solo :D ( no, ok, ora sto semplificando un pò troppo XD)

Dopo aver scritto questa accozzaglia di pensieri, mi metto in attesa della lapidaria risposta di Shito :D
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Shun »

Mi intrufolo quatto, quatto nella discussione, per provare a dare un mio parere.

Innanzitutto premettiamo che nel finale del manga di Nausicaa, si sottolinea che le scelte dell’uomo inevitabilmente scontenteranno qualcuno.
Per fare degli esempi concreti, magari un po’ banali, il fatto che più o meno un secolo fa non si usava il telefono, anzi, non c’era proprio la rete telefonica, ed invece pian piano si è sviluppata la PSTN e poi con la liberalizzazione delle telecomunicazioni abbiamo oggi diverse organizzazioni che competono tra loro per fornire servizi internet e di telefonia, evidenzia il divenire della società. O ancora, poco più di mezzo secolo fa, in alcuni paesi d'Italia non c’era il bagno in casa, e si facevano figli come se non ci fosse un domani, per far sì che questi aiutassero in casa, facendo lavori come i pastori o i contadini (a mano eh, senza macchinari!).
Però prima della civiltà industriale l'inquinamento era nullo, o comunque molto minore.
È giusto o sbagliato? Era meglio prima o meglio adesso?
Ciò che si evince è che le scelte, in ogni caso portano con se dei seguiti e dei cambiamenti.
Per fare le reti di tlc, è stato necessario montare centrali telefoniche, o ancora il vivere in città ha portato ad una mutazione del territorio, così come evidenziato ad esempio in Pompoko. L’adattamento evidenziato da Takahata è un fattore importantissimo, non è che puoi fare come ti pare, devi cercare il tuo equilibrio adattandoti al mondo circostante. Tu (in quanto singolo) puoi comunque fare la tua scelta, nonostante le difficoltà che ci sono intorno a te.
E se Nausicaa parlava dell’ineluttabilità di ciò che una scelta comporta, Mononoke Hime ci parla di una ricerca di convivenza. Ciò non esclude comunque lo scontro. Perché in ogni caso se per fare una città devi cementare, allora necessariamente le piante le devi togliere. Ma la questione non è: "non distruggere la foresta perché ci sono affezionato", la questione è: "sono importanti le foreste? è importante salvaguardare le biodiversità?". Poiché queste cose sono importanti, per la stabilità del pianeta (es. gli alberi contro le frane, l'ossigeno, l'equilibrio climatico, le api e l'impollinatura, etc.) allora, l'uomo deve costruire la civiltà in modo tale da convivere con l'ambiente, ad esempio si può fare una città intelligente che sfrutti le risorse in modo sostenibile ed ecocompatibile (perché in ogni caso, a meno che non vogliamo vivere in caverne, l’uomo un po’ di risorse deve comunque sfruttarle), ad esempio utilizzando le energie rinnovabili, le smart grid, le smart city e così via. Poi ci sono le riserve naturali, terrestri e marine, ci sono le protezioni contro le specie in via d'estinzione che siano piante o animali, e così via.
Ciò che si può fare è cercare di capire sempre di più cosa è importante e perché, e cosa si può fare per migliorare o perlomeno per salvaguardare il mondo e la vita, ad esempio, per fare un esempio stupido, se so che la crosta bruciata della carne o della pizza è cancerogena, magari evito di mangiarla; se so che le sigarette non sono una panacea, magari posso evitare di divenire fumatore; se so che una rete di tipo smart grid ha meno impatto ambientale rispetto ad una rete normale, allora magari è meglio quella. In ciò vi è chiaramente una presa di responsabilità del singolo e della società essa tutta.
Chiaramente bisogna essere sempre vigili, sperimentare (per quanto possibile nella vita) per diventare un po’ più consapevoli, pur fermo restando che una cosa che fa contenti tutti in senso assoluto non esiste e alla fine qualche compromesso lo si dovrà accettare comunque.

In questo mix di questioni, trovo molto giusto anche quanto detto da Shito, riguardo le diversità:
Amare il diverso (xenofilia) non è dire "siamo diversi, ma siamo uguali".
Amare il diverso è dire "siamo diversi e va bene così, anzi mi piace".
Mantenere integre le diversità per quel che sono, non per quel che vogliamo, altrimenti è appiattimento.

Quindi per rispondere al tuo dubbio: dal mio punto di vista, non credo che Miyazaki volesse indicare che vivere come un Emishi sia "wow, funziona!", perché banalmente, parliamoci chiaro, non è che sia "wow che vita fighissima!", però è altrettanto vero che non è nemmeno meglio da altri punti di vista la vita industriale evidenziata dalla città del ferro. E quindi? Trova l'equilibrio tu singolo e tu società, per una convivenza. Eboshi ricostruirà la città del ferro, San farà lo stesso con la foresta. Ashitaka sarà colui che farà da mediatore, colui che cerca la convivenza. Perché la civiltà è importante, ma parimenti lo è la natura (l'ossigeno, le altre razze). L'uomo in quanto specie razionale ha la possibilità di gestire le cose su più livelli, ma è chiaramente un percorso notevole, che richiede consapevolezza, partecipazione, adattamento e tante altre cose.
Scusate il post un po' OT.

PS: scusate se ho fatto un calderone, ma penso che al di là del film di Miyazaki, questo sia comunque un tema molto importante, proprio nella nostra quotidianità.
Ultima modifica di Shun il sab set 27, 2014 8:47 am, modificato 2 volte in totale.
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da micheleg »

Shito ha scritto: ma anche i suoi spaghetti Western, in fondo, erano il teatro delle maschere - in un caso sin dal titolo, no?
Già... "Il buono, il brutto, il cattivo".
shikamaru92 ha scritto: Avevo capito che ce l'avessi esclusivamente con L'adattatore scusa, Che in questo contesto non può fare altro che assecondare le scelte del regista. Poi va benissimo che tu preferisca un linguaggio più contemporaneo, è un tuo gusto personale. A me invece i dialoghi del film sono piaciuti perchè aiutano ad entrare in contatto con l'atmosfera del Giappone di qualche anno fa. Ed essendo un film storico e biografico è una buona cosa.
No anzi scusami tu... se più di un utente ha pensato che la mia fosse una critica all'adattamento o che io fossi un iscritto al gruppo di facebook che critica gli adattamenti evidentemente il mio primo intervento è stato così laconico da risultare poco chiaro. In realtà volevo ribadire il tuo stesso concetto... c'è chi come te preferisce un linguaggio contemporaneo ai personaggi, perché rende meglio l'atmosfera in cui è ambientato il film e c'è chi come me preferisce un linguaggio contemporaneo agli spettatori, perché rende più facile l'immedesimazione nei personaggi. Sono due posizioni legittime e secondo me di pari dignità.
Alla fine, come dici tu, scegliere l'una o l'altra è solo una questione di gusti personali.

Ash ha scritto:
Dai, su, ma qui siamo al delirio: lo spettatore italiano che, siccome paga, pretende che Miyazaki - consapevole dei noti gusti degli spettatori italiani paganti - faccia parlare i suoi personaggi con un linguaggio del 2014 anche se il film è ambientato circa 90 anni prima.
Non sei un cretino, sei solo un po' troppo abituato ad ascoltare i medesimi registri linguistici, da non capire che i linguaggi, a qualunque latitudine, hanno un'evoluzione. Immagino che tu non abbia mai visto "L'armata Brancaleone"....

Come ha già giustamente sottolineato Shito, il mio sarebbe un delirio se fosse una pretesa, mentre invece è la semplice espressione una preferenza. Se Miyazaki cambiasse idea e realizzasse un altro film, sicuramente andrei a vederlo, anche se ripetesse la scelta di non utilizzare nei dialoghi il linguaggio corrente.
Ho visto "L'armata Brancaleone" ma se lo hai portato come esempio di "realismo linguistico" suppongo che tu non sappia che il linguaggio usato nel film è una mera (e geniale) invenzione degli sceneggiatori a fini comici. In pratica l'esatto contrario del giapponese usato da Miyazaki in questo film.
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Muska »

micheleg ha scritto:Ho visto "L'armata Brancaleone" ma se lo hai portato come esempio di "realismo linguistico" suppongo che tu non sappia che il linguaggio usato nel film è una mera (e geniale) invenzione degli sceneggiatori a fini comici. In pratica l'esatto contrario del giapponese usato da Miyazaki in questo film.
Ma credo invece Ash intendesse con quell'esempio non tanto riferirsi ad un realismo linguistico, quanto alla legittima scelta di un autore di usare un linguaggio ben diverso dall'italiano corrente, che tu prediligi, pur se fantasioso e non coerente al tempo dell'azione, però casomai sentiamo Ash direttamente... :D
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Re: Si alza il vento - finalmente in italiano

Messaggio da Shito »

Sayonara no Nastu ha scritto:
Però, cambiando discorso (e film), devo ammettere di avere qualche riserva quando dici:
Alla fine con la Fucina contro il Bosco del DioBestia Miyasan aveva infine capito che questo conflitto non solo è insanabile, ma ineluttabile.


Secondo me [...]

Dopo aver scritto questa accozzaglia di pensieri, mi metto in attesa della lapidaria risposta di Shito :D
Stai prendendo un grosso granchio.

Ashitaka è un emishi per pura fantasizzazione - è il "nobile guerriero dei tempi antichi". Gli emishi non esistevano più da secoli nell'epoca Muromachi. In un modo di pura finzione fantastica. Miyazaki fa arrivare il suo "eroe ingenuo" da una sorta di arcadia segreta.

Inoltre, il "modello Emishi" non è un modello e non è neppure un modello alternativo, dico nel film. Non è una terza via. E' solo l'occhio onesto (le famose pupille non offuscate) che si muove in mezzo al caos inevitabile.

Così in Mononoke Hime, così nel finale di Nausicaä (il manga), che sono coevi e rappresenta il punto a cui Miyazaki era giunto col suo pensiero, non c'è possibilità di convivenza tra umani e natura, e soprattutto non c'è possibilità di imporre un "umano progetto" alla reazione naturale contro l'azione umana.

Il punto di Mononoke Hime è che le parimenti legittime istanze di sopravvivenza di uomo e natura sono competitive, non possono essere diversamente e non saranno altro. Tuttavia, anche in mezzo all'infuriare del conflitto, esistono cose meravigliose per cui vale la pena di vivere, come la possibilità che un ragazzo "comprenda l'animo" di una ragazza.

Gli emishi e il loro modello sono il passato, sono in effetti pressoché gli indigeni della preistoria giapponese (epoca Jomon), e vivevano da raccoglitori-cacciatori perché erano pochi. Il Giappone del Muromachi è pieno di gente in lotta tra loro forse prima ancora che con la natura per la sopravvivenza.

Il finale della storia viene affidato a Jiko-bou per una ragione: non c'è un disegno da imporre al corso degli eventi, non si può fare. Sarebbe solo un umano delirio, come alla fine è tutto in Nausicaä.

Quindi, intanto: "Vivi!"
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)