Shito ha scritto:LoL.
Belfaro ha deciso che il verbo "depistare" e e il verbo "sgattaiolare" sono termini "brutti".
Acci, usa persino i caratteri italici! Ma allora devono essere proprio brutti!
Inchinatevi al gusto sovrano di Blefaro! XD
Che nel frattempo predica sull'arroganza altrui, eh! Attenzione!
Ma cosa c'è di più insipiente e arrogante che ergersi a referente assoluto del gusto?
LoL.
Lei chi è per stabilire che non siano brutti? Quale arroganza! Chi è lei per stabilire che, siccome un termine piace a lei o piace ad alcuni, o in alcuni contesti geografici, possa o debba piacere a tutti?
Lei traduce tirando i dadi... ma il linguaggio non segue le logiche deterministiche che lei sostiene di usare (salvo poi smentirsi a più riprese).
Anche ammettendo che il metodo da lei usato sia valido, sia oggettivo -pur se scelto soggettivamente- e sia usato con coerenza (tutto cose che non corrispondono minimamente a realtà) lei connota terribilmente i suoi testi attraverso scelte sintattiche e lessicali estremamente personali.... ma il problema è che quei testi che lei "adatta" non sono i suoi, sono di qualcun altro, che usa un registro e un tono differente dal suo. E che, a differenza di lei, ha senso dell'ironia, del ritmo, capacità di coinvolgimento e, soprattutto, cose da dire. Piuttosto produca dei suoi personali testi, e li connoti come meglio ritiene...
Lei compie in continuazione lo stesso errore, ("strombazzare", "Boyfriend", "belloccio", "pulzelle", "giunta", "qui", "splendida", "più stupendo", "bestia").... trasforma termini neutri in termini connotati, costruzioni sintattiche comuni in costruzioni sintattiche marcate, inutilmente complicate, registri lessicali piani -pur se arcaici- di molti film in registri lessicali barocchi...
Uno dei significati della Città Incantata è l'importanza delle parole, l'importanza del fatto che nessuno se ne impossessi... lei, imponendo termini e costruzioni "shitesi", di cui sopra e in precedenza ho riportato solo un numero limitatissimo di esempi, si appropria del testo originale, lo manipola, lo trasforma, lo caratterizza fino a renderlo cosa sua... e privando lo spettatore della possibilità di ascoltare qualcosa che assomigli all'originale non solo in senso letterale, ma anche nel tono, nel ritmo, nel respiro.
Se il suo metodo è così valido, perché, a quanto mi risulta, lei è l'unico ad utilizzarlo? Perché leggendo Yoshimoto o Murakami nessuno inciampa sul traduttore? (Ad esempio solo un occhio molto esperto riuscirebbe a cogliere differenze significative tra Pastore e Amitrano)
Lei, rifiutando la prassi artigianale, mimetica, paziente, intelligentemente soggettiva, "caso per caso" dell'attività di traduzione (prassi confermata da molte teorie della traduzione) finge di eludere la sua personale soggettività, quando in realtà la eleva all'ennesima potenza: non fosse altro che per il fatto che i risultati prodotti da questo cosiddetto "metodo" sono radicalmente diversi dai risultati ottenuti da qualunque altro traduttore. Se davvero non esistesse questo approccio così vistosamente soggettivo nessuno parlerebbe di "shitese", cosa che fanno anche molti dei suoi sostenitori, nessuno la contesterebbe e, in definitiva, nessuno si interesserebbe granché di lei e del suo lavoro.
connotazióne s. f. [dal lat. mediev. connotatio -onis, der. di connotare «segnare insieme, in aggiunta»]. – In linguistica, elemento accessorio che, insieme con la denotazione, contribuisce a costituire il significato di una parola in un determinato contesto; consiste nelle sfumature di ordine soggettivo, e cioè i valori allusivi, evocativi, affettivi, che accompagnano l’uso della parola aggiungendosi ai suoi tratti significativi permanenti (per es., piccino, bambino, pupo, fanciullo, bimbo hanno uguale denotazione, ma diversa connotazione, in quanto, pur indicando la stessa classe d’oggetti, evocano risonanze affettive e ambientali diverse; nella parola cuore, alla denotazione di organo anatomico si accompagnano nella comune coscienza varie connotazioni, di disponibilità affettiva ed emotiva, di coraggio, ecc.).