Ho capito bene il tuo punto di vista, l'hai espresso chiaramente. Come spero tu abbia compreso, parimenti, dalla mia esposizione, ritengo che la tua interpretazione delle regole sia errata, perché il costrutto "penso sarebbe giusto" esprime secondo un aspetto verbale di opinione. Ritengo già in special modo perché l'uso del condizionale *enfatizza* la componente di opinabilità che passa da reggente a oggettiva.
Ovvero, se in un costrutto impersonale e quindi in qualche modo "aoristo", come:
"sarebbe giusto che tu riconoscessi"
concordo sulla necessità del congiuntivo imperfetto (l'assolutismo inteso nella forma impersonale minimizza l'espressione di opinabilità)
al contrario con costrutto completo:
"penso sarebbe giusto che tu riconosca"
tutto torna a essere personale, quindi un'opinione, e ritengo sia più corretto l'uso del congiuntivo presente.
Torno a quotare quanto adducevi prima:
La regola è che quando nella reggente c'è il condizionale presente di un verbo di opinione ecc., il verbo della subordinata oggettiva va al congiuntivo presente (penserei che sia)
Nel nostro caso, la "reggente" è un costrutto perifrastico a sua volta composto di principale+subordinata, ovvero "penso sarebbe giusto che".
L'uso del verbo al condizionale nella subordinata interna al costrutto è stato da me ricercato e intesto proprio per dare un torno di retorica, persino affettata opinabilità al contenuto dell'oggettiva successiva. D'altro canto, l'opinabilità altro non è che 'incertezza'. Non esistono, in effetti, "verbi di opinione", ma "costrutti verbali dall'aspetto di incertezza ovvero opinabilità".
Ovvero; "Penso che ho fame" (lo penso e sono certo di quel che penso), "penso che sia la mamma" (che ha suonato alla porta, lo penso nel senso di "lo immagino, lo suppongo, lo credo per intuizione") - vedi? Stesso verbo, aspetto diverso, diversa reggenza di modo verbale nella subordinata.
Allo stesso modo, un costrutto come "penso sarebbe giusto che" senza dubbio esprime un aspetto di opinabilità quanto "penserei che". Il fatto che nel secondo il condizionale sia sul verbo "penso" mentre nel secondo sul verbo "sarebbe giusto" subordinato a "penso" assolutamente non cambia l'aspetto verbale del costrutto, anzi, forse nel secondo l'aspetto di "opinione" è ancora più forse che nel primo.
Ovvero direi che "penserei che
sia"
equivalga a "penso che sarebbe giusto che
sia".
Ancora: non esistono semplicemente "verbi di opinione"
tout-court, una tale idea manualistica è brutalmente sconfessata proprio dagli esempi minimi sugli usi del verbo "penso", ma anche sul verbo "credo". Diresti "credo fermamente che dio esiste" o "credo fermamente che dio esista". La seconda frase non esprime alcun senso dogmatico, ma al contrario esprime implicitamente un dubbio. Infatti la prima fase sarebbe quella di un fervente religioso, la seconda quella di un agnostico che, tormentato da dubbi inconsci, cerca di convincersi con una frase che è in effetti intrinsecamente ossimorica nei sui modi verbali. Pertanto, un ateo direbbe "i musulmni credono fermamentre che dio esista", perché i musulmani lo credono, l'ateo che parla no - quindi riporta l'altrui opinione come un'opinione, non come una certezza. In summa, penso con convinzione che a connotarsi come portatori di aspetto verbale sono [<- indicativo] i costrutti verbali nel loro contesto, non i verbi bruti in quanto tali.
Oltre a ciò, c'è anche la questione dell'indeterminazione del soggetto della secondaria oggettiva finale (nel nostro caso reale non "tu" ma "l'incaricato settimanale" ovvero una persona, non ora e in un caso determinato, la in ogni indeterminato caso a venire), che una volta di più mi fa propendere per la correttezza del congiuntivo presente, laddove il congiuntivo imperfetto mi pare sempre appuntare maggiormente il contenuto dell'opinione a un caso reale e definito nel futuro in discussione.
Ma d'altro canto, come ho scritto già più volte, è questo un caso su cui si intrecciano varie logiche di concordanza temporale, modale e "di aspetto" verbale, e si creano inevitabilmente delle zone di conflittualità tra le varie regole, indi di discutibile. Infatti ti ringrazio ancora e una volta di più perché, se come ti dicevo fino a prima avevo sempre mantenuto un ambito di dubbio sulla mia scelta finale, dopo questo riesame a cui mi hai "costretto" me ne sento davvero convinto.