Parliamo quindi della recitazione del testo di
La storia della Principessa Splendente.
Come forse saprete, Takahata Isao è forse l'unico regista di animazione giapponese a non registrare il doppiaggio sulle animazioni già realizzate (o quasi), ovvero quello che si chiama 'afureko', da 'after recording', ma registra prima le voci degli attori, e su quelle fa creare le animazioni. Questa tecnica in Giappone si chiama 'puresuko' (da 'pre-scroring'), ed è essenzialmente la tecnica usata nella tradizione animatoria americana.
Questo permette, chiaramente, di creare animazioni che seguono molto precisamente la recitazione degli attori. Si pensa così subito ai movimenti labiali, ma il punto non è questo. Il punto è l'antropologia dei personaggi, i movimenti della testa e il linguaggio del corpo, i movimenti degli occhi e le espressioni. Se da un lato questo genere di attenzione viene spesso usata per creare la cosiddetta "esagerazione espressiva" (sovra-enfasi) nell'animazione americana -quella che Tomino detestava sin da piccolo- nel caso di Takahata tutto volge a un più delicato realismo espressivo. A una veridicità delle espressioni di tutto il personaggio.
Ora, sommate questo da un lato a quel modo di recitare tipicamente 'da maschera della commedia dell'arte', di cui dicevamo, dall'altro lato a un realismo molto spinto di certe altre parti, ci cui pure dicevamo.
Per un verso o per l'altro, ne risulta che i dialoghi sono proprio inchiodati alle immagini. Nelle pause, nei ritmi, nelle parti del discorso. I personaggi si muovono e muovono gli occhi e la testa e il corpo in concordanza a quello che dicono, come e più che delle persone reali filmate. Dico "più" perché nell'animazione, che è simbolismo pre-ordinato, tutto è perfetto e può essere perfettamente ordinato, appunto. Non c'è spazio per il caso, perché i disegni non si disegnano da sé. Se la camera inquadra qualcosa, è stato pensato. Se un personaggio fa un movimento, è stato pensato. Tutto è stato deciso e voluto.
Ovviamente stiamo parlando del giapponese. L'originale.
E per l'italiano?
Scrivere i dialoghi de
La storia della Principessa Splendente è stato più che mai difficile, perché bisognava seguire quanto più tutti questi cenni. In maniera categorica. I ritmi, le micropause, ecco guarda a quel punto il personaggio muove la testa, lì spinge con la voce, vedi gli occhi? Cose così.
Ma questo comporta un pari se non maggiore sforzo in ambito recitativo. Pari perché tutti i dettagli passano dal copione al microfono, e bisogna seguirli per l'appunto pari-pari. Maggiore perché, oltre a dover fare ciò, la recitazione di questa perfezione a posteriori vorrebbe sembrare "spontanea a priori". Ovvero, nel caso del doppiaggio italiano di un anime registrato in originale in "afureko", in Italia si fa quello che si fa in Giappone: loro come noi, noi come loro doppiamo sulle immagine disegnate. Loro sono più liberi e creano i personaggi come gli autori gli indicano, noi seguiamo (dovremmo seguire) la traccia registrata dell'originale come guida assoluta, ma il lavoro è lo stesso. Nel caso di un anime registrato in 'puresuko', invece, gli attori originali hanno recitato sul copione, liberamente, col regista dietro. E sulle loro voci si è creata l'animazione perfettamente incollata all'interpretazione vocale. Quindi, al contrario, noi da un lato dobbiamo seguire la traccia originale con MAGGIORE precisione (perché il disegno è maggiormente attaccato all'espressività vocale), ma dall'altro dobbiamo recuperare un sapore di spontaneità recitativa che nell'originale è MASSIMO.
Sono a tutti gli effetti due istanze contrapposte: la spontaneità recitativa e una precisione certosina nel seguire una traccia.
Quindi essenzialmente il lavoro raddoppia. Si fanno prima varie prove per 'sentire bene l'originale', per trovarne e fissarne tutti i dettagli, e poi altre prove per riproporli,e poi ancora si cerca di rifare tutto in una maniera più personale, più fluida e individuale.
In questo, che dire, Carlo Valli è stato il maestro. Carlo Valli è un attore a 360° e un doppiatore di grande esperienza. E' l'uno e l'altro. Quindi Carlo ha fatto il personaggio come "suo", ma al tempo stesso seguendo l'originale in ogni scena, in ogni passaggio.
Infatti, il punto chiave è che ho fortissimamente voluto che Carlo, e in generale tutti gli attori, doppiassero il film "dritto", ovvero seguendo la cronologia delle parti. Questo spesso non accade, perché il doppiaggio segue spesso la logica dell'accoppiamento delle presenza dei personaggi su scena. Ma nel caso, ho proprio smontato un po' i piani di lavorazione per far sì che ogni attore seguisse la storia del suo personaggio. Questo mi ha permesso di spiegare a Carlo la psicologica di base dell'anziano tagliatore di bambù, le premesse della storia, e poi "andare in scena" con lui.
Accipicchia, che risultato!
Sono molto presuntuoso nel dirlo, ma sono convito che la differenza si senta eccome. Ovviamente tutti i miei sforzi, nello scrivere il copione, nell'organizzare le cose in un dato modo, nel condurre i turni in un dato altro, sarebbero stati vani ovvero improduttivi senza un grande attore come Carlo al leggio, senza una persona come lui, con la sua capacità E disponibilità. Credo sia stato davvero l'attore perfetto per questo ruolo, del tutto cruciale per il film sin dalle intenzioni di Takahata. Non ho parole per ringraziare Carlo, che in più è piemontese, quindi è una persona cortese ma al tempo stesso stringata, fattiva, sinanco bonariamente sbrigativa - adorabile. Soprattutto non vedo l'ora che anche voi sentiate questo risultato.
Allo stesso modo abbiamo lavorato con Chiara Salerno per la narratrice e la signora (la moglie dell'anziano tagliatore di bambù). Poiché l'impostazione vocale è diversa, ho preteso di incidere prima tutta la narratrice, e poi il personaggio della signora. Già la narratrice è molto particolare. Il testo, in primis, è quello originale del Taketori Monogatari, anno 1000 circa, che Takahata ha preso di peso e messo nel suo copione. Ho riflettuto a lungo su come rendere questo giapponese arcaico, di cui si trovano le parafrasi in giapponese contemporaneo (per intenderci). La cosa è strana, perché il "sapore" che si ha da quel testo (ne ho parlato a lungo con la traduttrice, bi-madrelingua) è di una cosa "totalmente strane e antica", ma non "aulica". Una sorta di "lingua volgare antica", potremmo dire. In primisi mi sono quindi rivolto a Dante. Non Petrarca, che è più elevato. Ma entrambi scrivono in poesia. Quindi sono andato verso Boccaccio, ma anche Boccaccio usa una prosa piuttosto colta. Allora mi sono rivolto alla prosa rinascimentale di Vasari. Quando Vasari racconta della vita di Michele Agniolo Bona Rota, pingitore et scultore et architettore, lo fa con un tono pressoché favolistico. E' adorabile, Vasari, perché nella sua prosa si legge tutta la sperticata passione che aveva per la materia che narrava: la storia dell'arte, una disciplina che in effetti gli deve i natali. Quindi leggo Vasari e lo trovo al tempo stesso "antico" ma "semplice". Quindi per la prosa della narratrice mi sono un po' rifatto a quel tipo di italiano. La narratrice, in originale, non ha nulla del "C'era una volta, tanto tempo fa..." - non usa quelle formule zuccherose. E così è in italiano.
"In un tempo passato. Vi era una persona chiamata l'anziano tagliatore di bambù. Il nome a cui egli rispondeva era Sanuki no Miyatsuko. Andando per campi e colline a tagliar bambù, lo impiegava per ogni opera sua."
Questo tipo di fraseggio. Si noti la brevità e la linearità dei periodi, brachilogia e paratassi. E' proprio come l'originale, pieno di punti fermi sui verbi che escono in "-keri" invece che in "-masu".
Ora, parliamo della signora Chiara Salerno.
Il livello di intesa che ho trovato con la signora Salerno è stato quasi incredibile.
Chiara è, oserei dire, più un'attrice che una doppiatrice. Ha assoluta bisogno di comprendere a fondo una battuta, i suoi motivi e le sue emozioni, per renderla. Anche io credo che senza di questo sia impossibile pronunciare una battuta in modo significativo, ma talvolta ci sono doppiatori molto tecnici che trovano magari le mie spiegazioni ridondati, tediose. Non Chiara. Al contrario, Chiara vuole capire sempre di più. E' quel misto di talento e inclinazione personale che a volte ho riscontrato dei più grandi professionisti oppure negli interpreti infantili geniali. Chiara è anche una persona di grande cultura, ed è stato davvero bello e piacevole e arricchente parlare con lei delle varie dottrine della recitazione, dei personaggi, dello stile, del film e del teatro. Sentire voi la narratrice e la signora, in questo film, e avrete a che commentare la prova di Chiara. Anche a lei vanno i miei sentitissimi ringraziamenti. Non avrei potuto avere un'interprete più appropriata per questo ruolo.
Un po' di quanto detto sinora lo potete saggiare qui:
http://www.youtube.com/watch?v=RZCTLu_Ftrw#t=84
Il che ci porta quindi alla nostra Principessa Splendente.
La Principessa Splendete di questo film è il vero punto di verismo contemporaneo. I suoi sentimenti, le sue espressioni. Assolutamente da evitarsi era un doppiaggio di maniera, quindi lo Studio Ghibli ci teneva molto ad avere una interprete giovane come l'originale, dalla vocalità fresca, non costruita. In più, quel modo di essere a tratti violento, proclive agli attacchi d'ira, ma al tempo stesso capace di comporsi in tonalità distaccate. Che posso dire? Ovviamente abbiamo condotto dei provini, ma Lucrezia Marricchi mi ha davvero sorpreso! Sin dal provino, che ha meritatamente vinto, si vedeva che era in grado di cogliere molto del personaggio. Conoscevo Lucrezia sin da quando, allora piccolina (tipo: undici anni) aveva interpretato una delle bimbe rapite dai Mamma Aiuto in Porco Rosso (ma il primo doppiaggio, quello Buena Vista mai pubblicato). Mi era poi capitato di dirigerla per delle "piccole parti" qua e là, ma non l'avevo mai avuta al leggio per una protagonista. Ci voleva questo film! Lucrezia è stata super ligia, super dedita, super impegnata sul ruolo. Senza mai risparmiarsi, a seguito ogni sfumatura dell'originale sia col suo intuito d'attrice, sia secondo le mie indicazioni a latere. Il risultato ha superato le mie più rosee aspettative. Ero un po' preoccupato per il ruolo della protagonista, perché nella fascia d'età di Lucrezia non abbiamo molte attrici-doppiatrici di spicco. Fortunatamente, non ce ne sarebbe servita nessun altra.
A fare da controparte maschile di Lucrezia, un vero genio del leggio: Falvio Aquilone. La parte di Flavio, ovvero Sutemaru, non è molto presente nel film - ma è cruciale. Sutemaru rappresenta l'alternativa di vita per Gemma di Bambù / Principessa, ed è cruciale che parli con una voce più schietta, più vera possibile. Quindi: Flavio Aquilone. La sua intelligenza è pari solo al suo talento, e agognavo da una vita a lavorare con lui - lo conosco sin da piccino, ma non mi era mai capitata una parte adatta. In questo caso, benché provinato, ero quasi certo che l'avrebbero scelto. In Giappone come in America o a Timbuctù, era semplicemente troppo perfetto per il ruolo. Infatti. Null'altro da aggiungere.
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E questi sono i quattro componenti "provinati" del film. A seguire, tutti i comprimari. Vorrei cominciare ricollegandomi al quarto turno del Principe Ishitsukuri, ovvero Giorgio Borghetti, che ho colpevolmente lasciato in sospeso nel mio racconto (era in effetti il primo turno di incisioni).
Ma adesso devo andare a prepararmi per andare a Lucca Comics! ^^;
Vi chiedo scusa e vi rimando a una prossima puntata di questo "diario di lavorazione a posteriori".