La triste vita di chi ama gli Anime
Inviato: mer mar 18, 2015 3:52 pm
Sono stanco. Lo confesso.
Deve esserci qualcosa che non va in me, non si spiega, se ogni qualvolta che qui, nella propaggine più meridionale dello stivale, a distanza di un decennio compro un "cartone animato" vedo stampate sulle facce dei negozianti risatine o condiscendenza. Non che non c'abbia fatto il callo in vent'anni di professione, dato che chi fa il mio mestiere e cera d'essere onesto, passa per fesso nella migliore delle interpretazioni, o per incapace, nella peggiore.
Ma devo dirlo. Sono stanco. Come in quel film in cui pletora di commensali defecava al tavolo allegramente in tight e abiti da sera, mentre si nutriva seminascosto in un bugigattolo, forse sono io ad essere sbagliato per la vita moderna, trovando consolazione in deads poets e volendo seguire una strada non battuta dai vieppiù.
Ma sono stanco.
Forse troppo presto, forse troppo tardi, forse e basta, mi chiedo se esser nato in questo tipo di mondo non sia il mio samsara, non un premio.
La bellezza ciaciona e provocatoria celebrata in questo angusto, asfittico e prolisso paese, meditabondo solo di palle sferiche ed ovali che siano, è troppo distante dal mio sentire, stancante. Fastidiosa.
Di questo Paese, ormai, pregio e apprezzo pochi, alcuni qui scriventi, la maggiorparte passati a miglior vita.
Qui non c'è spazio per merito, memoria, bellezza e dolcezza, non c'è spazio per conoscenza e virtù. Dante aveva torto, Petrarca si illudeva. L'unico ad aver ben descitto il nostro fondamenntale Essentia temo sia stato Cecco Angiolieri.
Resisteremo a lottare contro simili masse di derelitti? O ci faremo conquistare dalle Defilippi? "ai posteri l'ardua sentenza". Io dico "basta". Sono stanco. Sono quasi vecchio. Il resto del mondo correva mentre da noi si camminava. Forse, chissà, fra vent'anni riuscirò a farmi piacere questo Paese. Vecchio anch'io, mi ritroverò bene in questo millenario ospizio.
Deve esserci qualcosa che non va in me, non si spiega, se ogni qualvolta che qui, nella propaggine più meridionale dello stivale, a distanza di un decennio compro un "cartone animato" vedo stampate sulle facce dei negozianti risatine o condiscendenza. Non che non c'abbia fatto il callo in vent'anni di professione, dato che chi fa il mio mestiere e cera d'essere onesto, passa per fesso nella migliore delle interpretazioni, o per incapace, nella peggiore.
Ma devo dirlo. Sono stanco. Come in quel film in cui pletora di commensali defecava al tavolo allegramente in tight e abiti da sera, mentre si nutriva seminascosto in un bugigattolo, forse sono io ad essere sbagliato per la vita moderna, trovando consolazione in deads poets e volendo seguire una strada non battuta dai vieppiù.
Ma sono stanco.
Forse troppo presto, forse troppo tardi, forse e basta, mi chiedo se esser nato in questo tipo di mondo non sia il mio samsara, non un premio.
La bellezza ciaciona e provocatoria celebrata in questo angusto, asfittico e prolisso paese, meditabondo solo di palle sferiche ed ovali che siano, è troppo distante dal mio sentire, stancante. Fastidiosa.
Di questo Paese, ormai, pregio e apprezzo pochi, alcuni qui scriventi, la maggiorparte passati a miglior vita.
Qui non c'è spazio per merito, memoria, bellezza e dolcezza, non c'è spazio per conoscenza e virtù. Dante aveva torto, Petrarca si illudeva. L'unico ad aver ben descitto il nostro fondamenntale Essentia temo sia stato Cecco Angiolieri.
Resisteremo a lottare contro simili masse di derelitti? O ci faremo conquistare dalle Defilippi? "ai posteri l'ardua sentenza". Io dico "basta". Sono stanco. Sono quasi vecchio. Il resto del mondo correva mentre da noi si camminava. Forse, chissà, fra vent'anni riuscirò a farmi piacere questo Paese. Vecchio anch'io, mi ritroverò bene in questo millenario ospizio.