Walt Disney

Discussioni su gli autori e anime/cartoni non-Ghibli

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Heimdall
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Walt Disney

Messaggio da Heimdall »

Ricordo che un po' di tempo fa sul forum, mercè un sondaggio lanciato dal nostro Ani-Sama, ci eravamo impegnati in un'interessante discussione sulla controversa figura di Walt Disney. Credo che poche altre figure nel già complesso mondo hollywoodiano siano capaci di suscitare gli entusiasmi e gli odii profondi mossi dalla sua figura.
Girovagando (vien da dire: cazzeggiando :wink: ) per la rete, mi è capitato di incappare nel sito http://www.leggendemetropolitane.net - un sito che mi pare per altro ben fatto e ricco di altri spunti "curiosi".
Tra i dossier messi in primo piano vi è, appunto, un interessante capitolo dedicato a Disney. Vi sono riportate leggende e dicerie non solo a proposito del creatore di uno dei più grandi imperi multimediali attualmente esistenti, ma anche a proposito di alcune sue realizzazioni nelle quali sarebbero presenti messaggi subliminali di vario tipo.
Il dossier si limita a riportare le leggende metropolitane su Disney, e non entra nello specifico di altri argomenti delicati su cui pure si è dibattuto (era davvero lui il creatore di Topolino, o era solo un abile produttore che si è impossessato del lavoro del suo staff senza scrupoli?, e via dicendo).
Tuttavia, le pagine riportate, a mio parere, non sono prive di interesse. :)
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Ani-sama
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Messaggio da Ani-sama »

Ho letto quell'approfondimento, trovandolo nondimeno interessante. Walt Disney - lo ripeto qui, se pure è arcinoto - ha segnato un quarantennio dell'animazione americana, e la sua azienda è qualcosa che ormai è radicato nell'immaginario collettivo. "Un film Disney", una frase fatta ormai, un marchio, brand.

Nel bene e nel male, certo. La Disney - questo lo penso io - è sempre stata qualcosa, fin dall'inizio, inserita perfettamente nello "studio system": pellicole, quelle disneyane, dirette da perfetti sconosciuti; Disney ci metteva sicuramente del suo, ma non è mai stato regista o sceneggiatore, che io sappia.

Eppure i primi film Disney sono effettivamente dei grandi film, così come invero lo Studio System produceva, in quegli anni, film "live-action" di indubbia qualità ("Via col Vento" tanto per fare un esempio). Con la differenza, forse, che fin da subito il cinema d'animazione è stato in qualche modo inquadrato come "forma di intrattenimento diretto perlopiù ai bambini". Il motivo di questo incasellamento lo devo ancora capire, resta il fatto che da qui è nato e andato rafforzandosi fino a diventare mentalità oltremodo diffusa nella società, cosa che non riesco a giudicare neutralmente, dal momento che questa "mentalità diffusa" è chiara fonte di pregiudizi, uno fra tutti quello nutrito nei confronti dell'animazione nipponica, così bistrattata e che solo di recente sta lentamente diventando una forma d'arte maggiormente conosciuta e meno temuta (mi sento di ringraziare Miyazaki per questo).

Il problema della Disney di adesso è, credo, il problema di un po' tutto il cinema americano di stampo holliwoodiano del giorno d'oggi: cioè il voler legare indissolubilmente l'arte cinematografica al profitto commerciale. Nulla di nuovo, beninteso: i grandi artisti, spesso e volentieri, campavano con i guadagni delle commissioni che ricevevano, o con le vendite delle loro pubblicazioni. Quello che differenzia loro da un'azienda come la Disney è, credo, l'approccio. Infatti, pare proprio che il cinema americano (meglio: quel cinema americano) esista esclusivamente per il profitto che garantisce. Insomma, "arte" che si fa SOLO per profitto. Un profitto, questo, che deve essere massimo. Quindi, non è tanto la ricerca dell'estetica, quanto piuttosto - credo - lo studio delle tattiche migliori per catturare più denaro possibile, la finalità di quel cinema. Tanto per fare esempi pratici: si mette insieme un film di quelli "tanto fumo e niente arrosto", o - disneyanamente pensando - il classico filmetto con la morale spiattellata e spalmata con cospicui quantitativi di melassa; in seguito, lo si pubblicizza all'inverosimile, al punto che diventa un tormentone, al punto che tutti sanno cosa sia; prima, durante e dopo l'uscita del prodotto si sfrutta la "carica" per mettere sul mercato prodotti "collaterali", i gadgets tanto per intenderci; dopodiché, al momento dell'arrivo in Home Video, si ripropone, magari un po' attenuato, il precedente battage pubblcitario. [Se poi mandare un film al cinema è troppo costoso, è ancora più facile mandarlo direttamente in Home Video, magari optando per un seguito e non un per film del tutto nuovo, così è più "pubblicizzabile"]

Se tutto ciò che ho appena riassunto è la nuova finalità di quel determinato cinema, si capisce come la vera Arte, quella che ha in primis finalità estetiche e non certo commerciali (che puranche ci sono, beninteso, ma vengono dopo) sia mortificata.
Eppure è proprio verso l'Arte la naturale tensione di ogni essere umano. E nella dis-umanità del "commerciale" nasce forse la voglia di una...rivoluzione.

E ora, in conclusione, mi permetto una personalissima congettura: e se quei presunti messaggi subliminali di cui parla l'approfondimento del sito internet di cui sopra non fossero altro che l'implicito esplicitarsi di quella... voglia di rivoluzione? I disegnatori disneyani, costretti come sono a lavorare nell'inqudratissima ottica del "cinema politically correct", hanno forse voluto dare un segno della loro irrealizzazione? Della necessità di un'Arte veramente libera?
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Soulchild
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Messaggio da Soulchild »

Ani-sama ha scritto:Il problema della Disney di adesso è, credo, il problema di un po' tutto il cinema americano di stampo holliwoodiano del giorno d'oggi: cioè il voler legare indissolubilmente l'arte cinematografica al profitto commerciale. Nulla di nuovo, beninteso: i grandi artisti, spesso e volentieri, campavano con i guadagni delle commissioni che ricevevano, o con le vendite delle loro pubblicazioni. Quello che differenzia loro da un'azienda come la Disney è, credo, l'approccio. Infatti, pare proprio che il cinema americano (meglio: quel cinema americano) esista esclusivamente per il profitto che garantisce. Insomma, "arte" che si fa SOLO per profitto. Un profitto, questo, che deve essere massimo. Quindi, non è tanto la ricerca dell'estetica, quanto piuttosto - credo - lo studio delle tattiche migliori per catturare più denaro possibile, la finalità di quel cinema. Tanto per fare esempi pratici: si mette insieme un film di quelli "tanto fumo e niente arrosto", o - disneyanamente pensando - il classico filmetto con la morale spiattellata e spalmata con cospicui quantitativi di melassa; in seguito, lo si pubblicizza all'inverosimile, al punto che diventa un tormentone, al punto che tutti sanno cosa sia; prima, durante e dopo l'uscita del prodotto si sfrutta la "carica" per mettere sul mercato prodotti "collaterali", i gadgets tanto per intenderci; dopodiché, al momento dell'arrivo in Home Video, si ripropone, magari un po' attenuato, il precedente battage pubblcitario. [Se poi mandare un film al cinema è troppo costoso, è ancora più facile mandarlo direttamente in Home Video, magari optando per un seguito e non un per film del tutto nuovo, così è più "pubblicizzabile"]

Se tutto ciò che ho appena riassunto è la nuova finalità di quel determinato cinema, si capisce come la vera Arte, quella che ha in primis finalità estetiche e non certo commerciali (che puranche ci sono, beninteso, ma vengono dopo) sia mortificata.
Eppure è proprio verso l'Arte la naturale tensione di ogni essere umano. E nella dis-umanità del "commerciale" nasce forse la voglia di una...rivoluzione.
Suvvia, che paroloni :) !
Si tratta pur sempre (e in primo luogo) di intrattenimento, una parola con poche pretese (infinite meno di Arte con la "A" maiuscola) e che oltretutto si rivela niente affatto incompatibile con le possibilità di vantaggio (economico o di altro tipo) che un'economia basata sull'altrui divertimento consente da che mondo è mondo.
Mi sembra che, in questi termini, oggetto e contesto risultino assai più omogenei, rendendo inoltre superfluo lo sdegno indirizzato sia ad un'arte che rinnega sé stessa (opposizione in parte o in tutto fittizia "ancient Disney" vs. "modern Disney"), sia ad un'arte che fornica con le sporche logiche di mercato (opposizione in tutto fittizia "arte per l'arte" vs. "arte retribuita").

Il punto, caro Ani, é che Disney e Arte sono due parole che, più che andare a braccetto, sgomitano. Le possibilità mi sembrano solo due: o tu sopravvaluti i frutti creativi della macchina-Disney o sottovaluti il concetto di Arte. E non di poco, in entrambi i casi.
Perché a me non risulta che possano a buon diritto chiamarsi Arte operazioni di banalizzazione e financo di svuotamento culturale (altro che melassa!) quali quelle perpetrate ai danni delle favole dei Grimm (o di Tezuka o di chissà quale altra tradizione locale o opera d'ingegno). Perché a me non risulta che bastino le gags di un topo, un papero o un pappagallo danzereccio ad incorniciare tout court il concetto di Arte. Perché a me non risulta (per venire ai tempi più recenti e solo apparentemente più sporchi della "modern Disney"), che l'Arte conosca il plagio e la subdola sottrazione del già creato.
Giusto per citare qualche esempio.

Mi sembra invece che si possa, in tutta onestà, elogiare la tecnica pionieristica, la fantasia di certi espedienti, la particolare compiutezza di certi personaggi e di certe situazioni narrative (o visuali), il brio di certi sketches, il geniale connubio di musiche ed immagini in movimento.
E via discorrendo.

Ma il fatto, a mio avviso, è che il "prodotto Disney" nasce naïve e tale rimane. Assai gradevole quando conscio della propria ingenuità ed insufficienza speculativa (e non parlo di sistemi, ma anche solo di meri spunti di riflessione), che conferma nell'incrollabile fermezza eulogistica di ogni "lieto fine". Nauseante quando pretende di disconoscere la sobria linearità creativa cui può permettersi di aspirare con una sbrigativa "spalmata" di ostentato moralismo.

Ma sempre di favolette senza troppe pretese si tratta, prive di ogni sincera volontà comunicativa intrinseca, strutturale, e non rabberciata con la faciloneria dei buonismi sempre uguali a sé stessi, da sovrapporre (sovra-strutturalmente) in carta velina ad ogni storia. E senza volontà comunicativa non può sussistere Creazione. E senza Creazione non c'è Arte. E le sorelle di Cenerentola continuano a vedere...
Ani-sama ha scritto:E ora, in conclusione, mi permetto una personalissima congettura: e se quei presunti messaggi subliminali di cui parla l'approfondimento del sito internet di cui sopra non fossero altro che l'implicito esplicitarsi di quella... voglia di rivoluzione? I disegnatori disneyani, costretti come sono a lavorare nell'inqudratissima ottica del "cinema politically correct", hanno forse voluto dare un segno della loro irrealizzazione? Della necessità di un'Arte veramente libera?
Per tornare "in topic" dopo la lunga digressione, ho l'impressione che quei messaggi subliminali siano davvero troppo presunti per poterci pontificare sopra alcunché :roll: .

P.S. Un saluto a tutti dopo la lunga assenza da queste pagine :sorriso2: !
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Messaggio da ghila »

Ani-sama ha scritto:Nulla di nuovo, beninteso: i grandi artisti, spesso e volentieri, campavano con i guadagni delle commissioni che ricevevano, o con le vendite delle loro pubblicazioni.
Verissimo e Takashi Miike è l'esatta personificazione di questa logica (cfr. il mediocre commerciabile "One missed call" con l'estetica elettrizzante della violenza in Ichi o della vendetta in Izo). Quoto anche il resto tranne il finale che ritengo però un'ottima provocazione (in fondo non fanno lo stesso i programmatori Windows con i giochi nascosti in Office?); bravo Ani :wink: e bentornato a Soulchild (evviva!). :)

Ottimo intervento anche il tuo Soul soprattutto sull'analisi delle sgomitate Arte-Disney, che io amplificherei comunque a moltissima produzione considerata sconsideratamente capolavoro di genere, non solo americana. Comunque è uscita una biografia recentissima di Mariuccia Ciotta intitolata "Walt Disney, prima stella a sinistra" ed. Bompiani; dove smentisce luoghi comuni e soprattutto il mito disneyano. Avevo sentito un'intervista a Radio3 dell'autrice e mi era parsa molto informata e soprattutto imparziale. Ciao :)

PS: scusate la scrittura di questo post fatta a più riprese. :roll:
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Messaggio da Heimdall »

Ancora sui presunti richiami subliminali: come si dice, la malizia è nell'occhio di chi guarda. Difficile pensare che in una società sessuofoba come quella americana prima o poi non salti fuori qualcuno disposto a girare, rovesciare, ritagliare, fermare le immagini per vederci, ecco, se fissate benebene, massì lì in fondo in fondo, no, non è un gioco di ombre: è un organo genitale!
Probabilmente in questo gioca anche il ruolo ostentamente immacolato della Disney: fabbrica dei sogni "di regime". La tentazione, per molti, di abbatterne il piedistallo deve essere forte: tantopiù che, quanto più grosso è il bersaglio, tanta più polvere solleva cadendo, e può capitare che un perfetto sconosciuto, o una minuscola, sedicente, associazione per la difesa dei pargoli, trovi il suo quarto d'ora di celebrità nel denunciare il re leone che, oddìo, incita al sesso i nostri ragazzi.
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Messaggio da ghila »

Heimdall ha scritto:Ancora sui presunti richiami subliminali: come si dice, la malizia è nell'occhio di chi guarda.
Verissimo, ma l'immagine della donna nuda senza testa in Bianca e Berny che Beppe Grillo ha mostrato nel suo ultimo spettacolo "beppegrillo.it" mi sembra poco inequivocabile :? , ma ancora... io a Beppe credo di principio, ma avere le prove CERTE è un pò diverso.

Comunque lo spettacolo e relativo intervento disneyano è rintracciabile in un DVD appena uscito e acquistabile solo su web nel Blog del comico genovese. :) (e scusate la pubblicità... :oops: )
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Ani-sama
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Messaggio da Ani-sama »

Soulchild ha scritto:Suvvia, che paroloni :) !
Si tratta pur sempre (e in primo luogo) di intrattenimento, una parola con poche pretese (infinite meno di Arte con la "A" maiuscola) e che oltretutto si rivela niente affatto incompatibile con le possibilità di vantaggio (economico o di altro tipo) che un'economia basata sull'altrui divertimento consente da che mondo è mondo.
[...]
Il punto, caro Ani, é che Disney e Arte sono due parole che, più che andare a braccetto, sgomitano. Le possibilità mi sembrano solo due: o tu sopravvaluti i frutti creativi della macchina-Disney o sottovaluti il concetto di Arte. E non di poco, in entrambi i casi.
Forse quello che sopravvaluto sono le mie aspettative nei loro confronti, non la loro offerta in sé. Sarà che vorrei, dentro di me, poter vedere la parola "intrattenimento" come... EFFETTO di quella che si chiama Arte. E, per la miseria, creazione artistica deve essere per forza staccata dal "divertimento"? Un'Arte che abbia "effetti divertenti" esiste, può esistere. Sarebbe forse questo che mi piacerebbe vedere nei film Disney.
Soulchild ha scritto:Perché a me non risulta che possano a buon diritto chiamarsi Arte operazioni di banalizzazione e financo di svuotamento culturale (altro che melassa!) quali quelle perpetrate ai danni delle favole dei Grimm (o di Tezuka o di chissà quale altra tradizione locale o opera d'ingegno). Perché a me non risulta che bastino le gags di un topo, un papero o un pappagallo danzereccio ad incorniciare tout court il concetto di Arte. Perché a me non risulta (per venire ai tempi più recenti e solo apparentemente più sporchi della "modern Disney"), che l'Arte conosca il plagio e la subdola sottrazione del già creato.
Giusto per citare qualche esempio.
[...]
Ma il fatto, a mio avviso, è che il "prodotto Disney" nasce naïve e tale rimane. Assai gradevole quando conscio della propria ingenuità ed insufficienza speculativa (e non parlo di sistemi, ma anche solo di meri spunti di riflessione), che conferma nell'incrollabile fermezza eulogistica di ogni "lieto fine". Nauseante quando pretende di disconoscere la sobria linearità creativa cui può permettersi di aspirare con una sbrigativa "spalmata" di ostentato moralismo.

Ma sempre di favolette senza troppe pretese si tratta, prive di ogni sincera volontà comunicativa intrinseca, strutturale, e non rabberciata con la faciloneria dei buonismi sempre uguali a sé stessi, da sovrapporre (sovra-strutturalmente) in carta velina ad ogni storia. E senza volontà comunicativa non può sussistere Creazione. E senza Creazione non c'è Arte. E le sorelle di Cenerentola continuano a vedere...
Se però è come dici tu, cioè che è il mero e ingenuo intrattenimento il vero fine di queste opere filmiche, mi sorgono spontanee alcune domande, anzi una: PERCHÉ? Forse perché l'uomo, oltre a necessità artistiche-creative ha bisogni molto meno speculativi, bisogni grettamente ludici? Può anche darsi, anzi è sicuramente così. Anche se, lo ripeto, rimango della ferma convinzione che "Arte e divertimento" non costituisca necessariamente un'antitesi.
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Messaggio da Soulchild »

ghila ha scritto:Ottimo intervento anche il tuo Soul soprattutto sull'analisi delle sgomitate Arte-Disney, che io amplificherei comunque a moltissima produzione considerata sconsideratamente capolavoro di genere, non solo americana.
Certamente!
Sai, "capolavoro di genere" può ancora andar bene, a mio avviso, una volta individuato, per l'appunto, il genere ed il suo campo di pertinenza. Voglio dire, diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Disney quel che è di Disney: non sarò certo io a minimizzare la portata storica del suo personaggio e del suo lavoro, né ho intenzione di velarmi gli occhi di fronte alla qualità effettiva di certi prodotti d'animazione che portano il marchio di Topolino. Quello che mi riesce difficile trovare nei corti- e lungometraggi disneyani è quel percorso creativo (e dunque espressivo, comunicativo) che segna lo stacco tra una bella favoletta (e non uso volutamente il termine favola o fiaba, poiché ciò presupporrebbe un'operazione di impegno culturale non indifferente, che la Disney non ha mai intrapreso) e un'opera in grado di trascendere i proprio limiti strutturali per arrivare all'ormai celeberrima "comunicazione di sé stessi all'altro" (ghila docet :D ).

Non è un caso che dietro ai prodotti Disney non ci sia un'unica testa creante ("la Disney" e non, per dirne una, "Hideaki Anno"; né "Disney" è etichetta metonimica intercambiabile con Walt Disney, mentre invece la commutazione è spesso effettuabile tra "Gainax" e "Hideaki Anno", per dirne un'altra), una figura unificante in grado di portare avanti un discorso espressivo coerente a sé stesso e di lasciare il segno in ogni lavoro.

E non è un caso se, storicamente, sono stati proprio i prodotti Disney (rinunciatari in partenza nei confronti di qualsivoglia aspirazione espressiva, e per questo già destinati allo scaffale, non alla riflessione, all'intrattenimento facile, non all'arte) a settare l'equipollenza (poi smentita dagli anime) animazione = svago per pre-adolescenti.

Mancano insomma i prerequisiti minimi per ogni autentico afflato artistico. All'assenza di una qualsivoglia poetica (non politica!) disneyana si contrappongono i percorribili percorsi creativi di un Miyazaki, di un Takahata o di un Oshii, che (proprio come i grandi della letteratura, della pittura o del cinema) hanno saputo creare una costellazione di tematiche a loro care, un universo che porta la loro inconfondibile impronta creativa, un mondo esplorabile sotto il segno unificante di un preciso intento artistico. Se i frutti della loro fatica saranno degni di essere chiamati Arte forse è ancora presto per dirlo, ma i presupposti ci sono tutti.
ghila ha scritto:Comunque è uscita una biografia recentissima di Mariuccia Ciotta intitolata "Walt Disney, prima stella a sinistra" ed. Bompiani; dove smentisce luoghi comuni e soprattutto il mito disneyano. Avevo sentito un'intervista a Radio3 dell'autrice e mi era parsa molto informata e soprattutto imparziale. Ciao :)
C'è anche un intervento di Miyazaki :tongue: .
Ultima modifica di Soulchild il lun ago 08, 2005 12:35 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Soulchild »

Ani-sama ha scritto:E, per la miseria, creazione artistica deve essere per forza staccata dal "divertimento"?
No, certo :). Ma non è il caso della Disney, a mio avviso.
Ani-sama ha scritto:Forse perché l'uomo, oltre a necessità artistiche-creative ha bisogni molto meno speculativi, bisogni grettamente ludici?
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Messaggio da spaced jazz »

Soulchild ha scritto: C'è anche un intervento di Miyazaki :tongue: .
Perchè metti una sign del genere senza neanche un commentino-ino-ino nel topic? :P :P :P
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Messaggio da Soulchild »

spaced jazz ha scritto:
Soulchild ha scritto: C'è anche un intervento di Miyazaki :tongue: .
Perchè metti una sign del genere senza neanche un commentino-ino-ino nel topic? :P :P :P
Perché sono conscio della mia prolissità quando parlo di ciò che mi piace :P .

(vabbè, vedrò di farci un pensierino, magari cogliendo l'occasione per rivedermi il film... ma solo perché sei tu :) !)
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Messaggio da Ani-sama »

Soulchild ha scritto:It's called business, man.
"Bambino dell'anima", ogni volta che discuto con te mi ritrovo a dover rivedere pesantemente il mio sistema di valori... ad interrogarmi su cose che davo per scontate, per assunte. :D :)

L'uomo ha l'atavico bisogno di Arte, di Filosofia... di intrattenimento, anche, sì. Altrimenti non si andrebbe allo stadio a vedere le partite di calcio, credo.

Mi scontro con questa consapevolezza e ne provo dolore: significa che molte delle 'creazioni' umane - anche di elevata qualità - non sono quelle "estroiezioni introiettive" (Shito docet) con cui si potrebbe in due parole definire l'Arte; significa che esiste anche l'eventualità di una creazione nata come ludus, al ludus finalizzata.
O forse dovrei aggiungere anche quella 'creazione' che viene fatta per il solo profitto, non per Arte né per divertimento. Solo che il profitto qui va a soddisfare i soli 'creatori', e a stordire i poveri uomini-consumatori.
Che discorso complicato! Ne vale un topic apposito, secondo voi?
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Messaggio da Soulchild »

Ani-sama ha scritto:"Bambino dell'anima", ogni volta che discuto con te mi ritrovo a dover rivedere pesantemente il mio sistema di valori... ad interrogarmi su cose che davo per scontate, per assunte. :D :)
Apperò, mica male :lol: !
Ani-sama ha scritto:Che discorso complicato!


Già, non posso proprio darti torto :roll: ...
Se posso permettermi, ti consiglierei di lasciare perdere quelle "astruse astrazioni" che hanno il brutto vizio, ad un certo punto, di farti "girare a vuoto", per così dire. Certe volte è meglio stare sul punto, aggrapparsi all'oggetto concreto, definito, tangibile delle proprie riflessioni e chiedersi con la massima onestà intellettuale come, in merito a quella determinata questione, gira il mondo ipo-uranico, che (detto incidentalmente) è anche quello in cui noi tutti esistiamo e viviamo, con buona pace di Platone.
Insomma, anche fare l'amore (e non l'Amore) è un bisogno atavico dell'uomo, non credi?

Storicismo docet :wink: ...
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Messaggio da Ani-sama »

Soulchild ha scritto:Già, non posso proprio darti torto :roll: ...
Se posso permettermi, ti consiglierei di lasciare perdere quelle "astruse astrazioni" che hanno il brutto vizio, ad un certo punto, di farti "girare a vuoto", per così dire. Certe volte è meglio stare sul punto, aggrapparsi all'oggetto concreto, definito, tangibile delle proprie riflessioni e chiedersi con la massima onestà intellettuale come, in merito a quella determinata questione, gira il mondo ipo-uranico, che (detto incidentalmente) è anche quello in cui noi tutti esistiamo e viviamo, con buona pace di Platone.
Insomma, anche fare l'amore (e non l'Amore) è un bisogno atavico dell'uomo, non credi?

Storicismo docet :wink: ...
Eh, in realtà mi piace tanto la speculazione, il pensiero per ideali, per sistemi cosmologici-gnoseologici ed anche etici, in un vorticoso turbinare d'impulsi elettrici in qualche modo organizzati nel mio cervello che mi danno il pensiero e la successiva... masturbazione mentale. :lol: Che vuoi farci, è la combinazione tra la mia età e anche la specificità del mio stesso essere... se amo trascinarmi in queste discussioni così 'meta-'...

Chiudo l'off-topic e rilancio su Disney:

Si è parlato, brevemente ma intensamente, del valore dell'operato disneyano, nonché del valore dell'arte e dell'intrattenimento. Ma vorrei far notare, ora - se pure è un'ovvietà - come i film Disney abbiano segnato un'epoca, tre quarti di secolo praticamente. Si tratta comunque sia, arte o non arte, di un fenomeno sociale di portata immensa. Quello Disney è un marchio, dicevo nel primo post. Ciò che mi chiedo qui e ora è: che ne sarà in futuro? Per quanto ancora durerà il marchio 'Disney', ora che le nuove generazioni cominciano ad avvertire, forse, una 'saturazione' per quanto riguarda l'offerta?
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Messaggio da RøM »

Soulchild ha scritto: Non è un caso che dietro ai prodotti Disney non ci sia un'unica testa creante ("la Disney" e non, per dirne una, "Hideaki Anno"; né "Disney" è etichetta metonimica intercambiabile con Walt Disney, mentre invece la commutazione è spesso effettuabile tra "Gainax" e "Hideaki Anno", per dirne un'altra), una figura unificante in grado di portare avanti un discorso espressivo coerente a sé stesso e di lasciare il segno in ogni lavoro.
Aspetta un attimo! E' ovvio che se metti in un unico calderone tutto quello che è stato prodotto sotto il marchio Walt Disney Productions hai buon gioco a dire che non c'è "un'unica testa creante" dietro.
Se si vogliono trovare le figure "in grado di portare avanti un discorso espressivo coerente a sé stesso e di lasciare il segno in ogni lavoro" bisogna almeno fare lo sforzo di cercarle.
Basta isolare all'interno del calderone, per esempio, il lavoro di regista di Jack Kinney e il "discorso espressivo coerente a sé stesso" lo trovi.

la commutazione è spesso effettuabile tra "Gainax" e "Hideaki Anno"
Mica vero... Gainax è anche Hiroyuki Yamaga, o Kazuya Tsurumaki. Anno è solo il nome più "pubblicizzato" .