Credo che vi siano, alla base, due fruizioni possibili di un'opera (forse ce ne sono altre, non so):
-Fruisco di un'opera come se "nascesse" in me (impongo il mio "senso" ed il mio "gusto" ad essa)
-Fruisco di un'opera come se fosse il prodotto di qualcuno che non sono io
La prima fruizione è meno faticosa, più piacevole nell'immediato ed è quella che (solitamente?) ci è connaturata quando veniamo al mondo, credo. In fondo, siamo soli con la nostra mente e presumiamo quelle altrui, avendo a che fare con ciò che riteniamo, a ritroso, "conseguenze" di quelle.
La seconda è faticosa, incerta sul lato del piacere (almeno nell'immediato), ed è qualcosa che si costruisce. Credo che questa seconda fruizione abbia due domande collegate.
La prima è: perché dovrei fruire un'opera in questo modo? Del resto, la prima fruizione è comoda e piacevole nell'immediato e non devo costruirla, chi me lo fa fare? Io credo che nessuno lo possa imporre, se non la propria scelta e volontà di comprensione dell'altrui opera [1].
La seconda, banale quanto la prima, è: ne sono in grado? Potrei essere incapace di capire quello che ha fatto un'altra persona e ci può essere la tentazione (più o meno forte, più o meno conscia) di ricondurre qualcosa di non compreso nella categoria del "compreso" e dunque di nuovo nella fruizione di tipo 1. Anche qui, l'obiezione è in realtà un dato di fatto: comprendere non è né facile né sicuro.
Personalmente credo che, per quanto "fragile" possa essere la comprensione stessa, valga la pena intraprendere questa seconda fruizione.
Faccio notare che quanto ho scritto qui sopra è (ok, molto forse
) un tentativo di evidenziare i due tipi di fruizioni che mi paiono delinearsi in questo thread. Tuttavia, è difficile dire se l'animo umano possa essere tanto risoluto da seguire sempre e solo la strada della comprensione o accontentarsi sempre di seguire la sua "naturale" predisposizione (all'egoismo, alla pigrizia, persino all'eccessivo uso dell'economia mentale dell'astrazione).
[1] Non è un atto scontato, e non è un atto "logico": in fondo, come ho già detto sopra, abbiamo a che fare solo con le "conseguenze" di quelli che noi chiamiamo "altri". Pensare che esistano delle menti altrui non è logico, è una scelta (o un atto di "fede", se si preferisce).
[Editato per evitare di fare il male, pensando di fare il bene, mi scuso]
Credo che occorra sforzarsi di ascoltarsi, di ascoltare, comprendere e scegliere.