Holly e Benji
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Holly e Benji
ragazzi ke roba!
per i suoi campi di calcio lunhi kilometri?per il suo pallone curvo?per gli okki che scompaiono e ricompaiono?per la palla che si attacca alla rete e gira ancora?interminabili rigori ?25 km di campo?le colline? per la potenza atomica di mark lenders che tira da centro campo....e uccide un difensore...e il portiere ke muore sbattendo la testa al palo della porta?e ferisce un terzino...e disintegra la mano del portiere...e quello ke muore d'infarto?che poi si vedeva una scena tutta buia e le facce di tutte cn espressioni improbabili?
sayonara!!!
per i suoi campi di calcio lunhi kilometri?per il suo pallone curvo?per gli okki che scompaiono e ricompaiono?per la palla che si attacca alla rete e gira ancora?interminabili rigori ?25 km di campo?le colline? per la potenza atomica di mark lenders che tira da centro campo....e uccide un difensore...e il portiere ke muore sbattendo la testa al palo della porta?e ferisce un terzino...e disintegra la mano del portiere...e quello ke muore d'infarto?che poi si vedeva una scena tutta buia e le facce di tutte cn espressioni improbabili?
sayonara!!!
Capitan Tsubasa, manga celebrato e ricordato, è a mio avviso uno dei peggiori fumetti che mai siano stati dedicati ad uno sport.
Tralascio le osservazioni sullo stile di disegno di Takahashi che può piacere o non piacere (a me non ha mai convinto) per parlare del pessimo messaggio educativo e sportivo che trasmette. Sinceramente penso che chi ha potuto progettare o sceneggiare una storia del simile del calcio (e dello sport di squadra in generale) ha capito ben poco.
Il manga (e ancor di più l'anime, che ne esaspera alcuni aspetti) verte essenzialmente sull'aspetto spettacolare delle partite, sull'esasperazione delle movenze, dei dribbling e dei virtuosismi: tutti espedienti che conducono ai tiri che spaccano mani e reti ed al famosissimo campo dove la porta avversaria è oltre l'orizzonte e dove il campione di turno dribbla Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Pelé, Causio, Tardelli, Napoleone e Jeeg Robot prima di tirare in porta.
Le partite, tutte abbastanza ripetitive, sono incentrate sul virtuosismo del singolo asso che si "beve" miriadi di sfigatissimi terzini avversari (ma quanti sono?), mentre i compagni gli corrono ansando al fianco, nella speranza (vana) di ricevere un passaggio.
Questo può per certi versi essere dettato dalla politica editoriale di Shonen Jump (la rivista su cui è stato pubblicato dall'82 al '97) e delle altre riviste giapponesi. Partendo dall’assunto che quella nipponica è una società dove il singolo è spesso annichilito dalla folla, dalla rigida gerarchia sociale, scolastica e lavorativa, le riviste giovanili puntano ad esaltare le gesta di un singolo protagonista che si dimostra in grado di superare tutte le difficoltà, di migliorare se stesso per arrivare al trionfo finale, sia esso contro il nemico che vuole conquistare la Terra o contro l’avversario nello sport. Questa costante, da Mazinga Z a Dragon Ball, permette ai giovani giapponesi di identificarsi in un modello forte.
Sennonché questa logica difficilmente si può applicare al calcio. Al di là della giocata del campione che in alcuni casi può risolvere le sorti di una partita – ed è magari il gesto che rimane più a lungo negli occhi e nella memoria – il calcio è uno sport profondamente di squadra, dove in molti debbono porsi al servizio della stessa causa. La storia, credo, ricorda molte più vittorie di squadre di anonimi sgobboni piuttosto che di squadre scarse illuminate da un unico campione. Gli stessi Pelé, Rivera, Cruyff, Beckenbauer, Mazzola, Maradona hanno vinto quando potevano disporre di gregari all’altezza.
In più, da animatore sociale quale sono stato a lungo e quale mi piace pensarmi ancora, ho trovato alcune pagine di “Tsubasa” profondamente diseducative. Ricordo con orrore, in uno dei primi numeri (poi ho smesso di leggerlo!) che il padre di Tsubasa si presentava in panchina e l’allenatore – poiché era il genitore del “fuoriclasse”– invece di cacciarlo con ignominia lo faceva accomodare, a fare il mister aggiunto. A un certo punto, durante la classica azione nella quale il campioncino partiva da casa sua per andare a segnare in Corea, il padre si levava in piedi urlando: “Se non segni non sono più tuo padre”. Eeeeeeehhhhhhh?! Mai sentito niente di più deleterio dal punto di vista educativo.
Tralascio le osservazioni sullo stile di disegno di Takahashi che può piacere o non piacere (a me non ha mai convinto) per parlare del pessimo messaggio educativo e sportivo che trasmette. Sinceramente penso che chi ha potuto progettare o sceneggiare una storia del simile del calcio (e dello sport di squadra in generale) ha capito ben poco.
Il manga (e ancor di più l'anime, che ne esaspera alcuni aspetti) verte essenzialmente sull'aspetto spettacolare delle partite, sull'esasperazione delle movenze, dei dribbling e dei virtuosismi: tutti espedienti che conducono ai tiri che spaccano mani e reti ed al famosissimo campo dove la porta avversaria è oltre l'orizzonte e dove il campione di turno dribbla Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Pelé, Causio, Tardelli, Napoleone e Jeeg Robot prima di tirare in porta.
Le partite, tutte abbastanza ripetitive, sono incentrate sul virtuosismo del singolo asso che si "beve" miriadi di sfigatissimi terzini avversari (ma quanti sono?), mentre i compagni gli corrono ansando al fianco, nella speranza (vana) di ricevere un passaggio.
Questo può per certi versi essere dettato dalla politica editoriale di Shonen Jump (la rivista su cui è stato pubblicato dall'82 al '97) e delle altre riviste giapponesi. Partendo dall’assunto che quella nipponica è una società dove il singolo è spesso annichilito dalla folla, dalla rigida gerarchia sociale, scolastica e lavorativa, le riviste giovanili puntano ad esaltare le gesta di un singolo protagonista che si dimostra in grado di superare tutte le difficoltà, di migliorare se stesso per arrivare al trionfo finale, sia esso contro il nemico che vuole conquistare la Terra o contro l’avversario nello sport. Questa costante, da Mazinga Z a Dragon Ball, permette ai giovani giapponesi di identificarsi in un modello forte.
Sennonché questa logica difficilmente si può applicare al calcio. Al di là della giocata del campione che in alcuni casi può risolvere le sorti di una partita – ed è magari il gesto che rimane più a lungo negli occhi e nella memoria – il calcio è uno sport profondamente di squadra, dove in molti debbono porsi al servizio della stessa causa. La storia, credo, ricorda molte più vittorie di squadre di anonimi sgobboni piuttosto che di squadre scarse illuminate da un unico campione. Gli stessi Pelé, Rivera, Cruyff, Beckenbauer, Mazzola, Maradona hanno vinto quando potevano disporre di gregari all’altezza.
In più, da animatore sociale quale sono stato a lungo e quale mi piace pensarmi ancora, ho trovato alcune pagine di “Tsubasa” profondamente diseducative. Ricordo con orrore, in uno dei primi numeri (poi ho smesso di leggerlo!) che il padre di Tsubasa si presentava in panchina e l’allenatore – poiché era il genitore del “fuoriclasse”– invece di cacciarlo con ignominia lo faceva accomodare, a fare il mister aggiunto. A un certo punto, durante la classica azione nella quale il campioncino partiva da casa sua per andare a segnare in Corea, il padre si levava in piedi urlando: “Se non segni non sono più tuo padre”. Eeeeeeehhhhhhh?! Mai sentito niente di più deleterio dal punto di vista educativo.
Ultima modifica di Heimdall il mar lug 27, 2004 12:04 pm, modificato 1 volta in totale.
- ROBERT WESKER
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- Località: Roma! la città eterna
ECCOMI! Olli e Bengi, Ugo il re del giudo e Lotti mi hanno segnato l' infanzia!Soulchild ha scritto:E pensare che per molti giovani Holly e Benji è l' "anime dell'infanzia" ...
Onestamente non capisco cosa c'entri il messaggio educativo o l'attendibilità di un tiro in porta con il fatto che a un bambino possa piacere un cartone (anzi direi che questa voglia di messaggi educativi è alla base di molte delle schifezze che oggi vediamo in tv...).
Certo oggi non riuscirei a vederlo, troppo ripetitivo e banale, ma 15 anni fa vedere i tiri, i tuffi dei portieri, i mille avversari ognuno col proprio colpo di grazia, Bruce che da terzino scarsissimo arriva in nazionale, PATTY, mi divertivano moltissimo...
Volete dirmi che nessuno di voi ha mai voluto provare il tiro del falco (del capitano tedesco) oppure la catapulta dei gemelli, o il tiro a due piedi che Holly e Tom fanno durante una delle mille finali? Non ci credo.
Forse l'unico difetto stava nella lunghezza esagerata delle partite: passavano giorni e giorni prima che un tiro arrivasse in porta, ma a parte questo:
CAPOLAVORO!
Robert che facciamo, lo assolviamo o lo consegnamo al MdRR??pippov ha scritto:ECCOMI! Olli e Bengi, Ugo il re del giudo e Lotti mi hanno segnato l' infanzia!Soulchild ha scritto:E pensare che per molti giovani Holly e Benji è l' "anime dell'infanzia" ...
Onestamente non capisco cosa c'entri il messaggio educativo o l'attendibilità di un tiro in porta con il fatto che a un bambino possa piacere un cartone (anzi direi che questa voglia di messaggi educativi è alla base di molte delle schifezze che oggi vediamo in tv...).
Certo oggi non riuscirei a vederlo, troppo ripetitivo e banale, ma 15 anni fa vedere i tiri, i tuffi dei portieri, i mille avversari ognuno col proprio colpo di grazia, Bruce che da terzino scarsissimo arriva in nazionale, PATTY, mi divertivano moltissimo...
Volete dirmi che nessuno di voi ha mai voluto provare il tiro del falco (del capitano tedesco) oppure la catapulta dei gemelli, o il tiro a due piedi che Holly e Tom fanno durante una delle mille finali? Non ci credo.
Forse l'unico difetto stava nella lunghezza esagerata delle partite: passavano giorni e giorni prima che un tiro arrivasse in porta, ma a parte questo:
CAPOLAVORO!
- ROBERT WESKER
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Sì, scusa. Dovevo scappare al lavoro e sono stato criptico.Soulchild ha scritto:Puoi spiegarti meglio? Temo di non aver capito ...atchoo ha scritto:non erano altrettanto assurde le giustificazioni che assolvevano i cattivi "bravi" di Ken? Tutte quelle menate sul destino immutabile, ecc. ecc.?
Molti "cattivi" di Ken il guerriero sono davvero bastardi, ma magicamente vengono sempre assolti per motivi non meno assurdi delle stravaganze di Holly & Benji. Sto rileggendo il manga e personaggi come Yuda, Souther, Raoul e tanti altri sono una contraddizione unica. E il bello è che alla fine sembrano "buoni" pure loro!
Infatti ecchime qua!atchoo ha scritto:Non ditelo alla Betty, che lo adora!
non sono d'accordo con hdibi perchè in tante partite il messaggio finale è il valore della squadra.
E Holly lo fa capire anche a Lenders, Santana e tutti le altre teste calde che si ritrova come avversari.
Dopotutto lui non è attaccante ma centrocampista quindi si può dedurre che regia del gioco ha + valore della giocata del singolo.
é certamente esagerato il fatto che nel cartone la dedizione al calcio sia l'unica ragione di vita. Poco ci manca infatti per la frase "la palla è la mia migliore amica e preferisco andre a letto con lei che con Patty"
Però nel rovescio della medaglia insegna ai pimpi di lottare in quello in cui credono.
Quindi tutti sti messaggi negativi non li vedo, o perlomeno ci sono tante altre trasmissioni che fanno davvero male alle giovani menti dei padawan. Grande Fratello su tutte.
Concordo che sia una cavolata che segue leggi della fisica propria e dire che lo adoro è un po' esagerato.
Però mi diverte.