Betty ha scritto:Non penso che i genitori scriteriati fino a questo punto abbondino!
Ecco, su questo, visto che un po' di esperienza ce l'ho, mi permetto di non essere d'accordo. Coi bambini ci ho lavorato, a lungo e in maniera professionale, da animatore e, incidentalmente anche facendo l'arbitro di calcio. Non pretendo che la mia visione esaurisca l'argomento, ma quando ne parlo, lo faccio a ragion veduta. Di genitori scriteriati ce ne sono,
eccome!
Betty ha scritto:Non mandare in onda Holly e Benji solo per pochissimi casi che si contano sulle dita di una mano rispetto alle situazioni famigliari normali?
Ragazzi, ma cosa ci leggete nei miei post?
E sì che su questo forum ci scrivo da un po': ma vi pare che
io possa bandire una crociata contro Holly e Benji?!
Ho invitato a riflettere sul valore educativo di determinati atteggiamenti,
soprattutto dei genitori.
Sono, o spero di essere, molto lontano da coloro che, sulla base esclusiva della propria esperienza e dei propri convincimenti, intendono approvare e vietare quello che i figli, loro e degli altri, possono o non possono vedere. "Capitan Tsubasa" non è sicuramente il diavolo, ed ha avuto la meritoria funzione di far trascorrere ore divertenti a molte persone che sicuramente non ne hanno patito danni irreversibili.
La mia osservazione voleva soltanto essere il punto di partenza per una riflessione sulle aspettative e sull'atteggiamento scriteriato che molti adulti hanno verso i propri figli, e sui danni che
questo atteggiamento può provocare. Mi sembra solo che l'autore di Tsubasa sia una persona che, come molti giapponesi, esaspera la competitività e la ponga come valore sul quale costruire un rapporto educativo. E' perfettamente legittimo. Io però la penso diversamente. Non è una scoperta mia la frustrazione di generazioni di giovani giapponesi per le continue, difficilissime prove cui sono continuamente sottoposti.
Io, dal mio punto di vista invoco un atteggiamento di comprensione per le debolezze degli adolescenti; "Tsubasa" esalta i vincenti in una maniera che a me, da educatore, e quindi da persona che conosce molte delle paure e delle debolezze degli adolescenti, non piace.
Vi ricordate il discorso che abbiamo fatto a proposito di Kiki? Kiki è un'adolescente intimorita proprio dalla sua incapacità di essere la migliore (o anche solo all'altezza) in qualcosa. E l'assunto del film di Miya è proprio che lei
non diventerà la migliore proprio in niente. Crescerà, e questo è tutto quello che ci si può (e ci si deve) aspettare da lei.