Non ho inteso, come pure mi pareva di aver espresso esplicitamente, alcuna provocazione. Io non penso mai che altri possano pensare di provocarmi, non sono così egocentrico. Penso che ciascuno, normalmente, parli più che altro per se stesso. Quindi non preoccuparti di questo. Quanto al mio tono, la mia violenza espressiva vuole sempre rispondere alla violenza della verità che io sento fluire in ciò che esprimo, e semmai al disgusto riluttante che provo dinanzi a un mondo intero che mi pare ormai governato dall'autoinganno, dal distacco dalla vita, dallo stordimento sociale, dall'ottenebrazione del sentimento e della sensibilità.ali con le ali ha scritto:Tralasciando il tono della tua risposta, che ritengo semplicemente inopportuno (mi dispiace se hai inteso la mia ultima frase come provocazione, non voleva esserlo-e lo dico sinceramente), cerco di rispondere a mia volta, per quanto mi é possibile.
Tutto questo violentemente credendo, le mie estroiezioni possono risultare violente. Ringrazio Marseius per la buona opera di contestualizzazione dimensionale. Direi che non fosse fuori luogo.
Solo una femmina potrebbe 'stare tanquilla' dicendo 'non c'è spiegazione'. Un uomo non accetterà mai una realtà per la sua esistenza, ma solo per la causa della sua esistenza. Solo questa èla causa del 50% di litigi, incompensioni, e discomunicazioni maschio/femmina.Eh, hai ragione...ma A ME essere chiamata "femmina" dà a pelle un certo fastidio, che ci vuoi fare? Non c'é spiegazione.Se una donna, a questo punto, ha problemi a sentirsi chiamata 'femmina', ovvero si sente offesa, avrei solo da compatirla? Quale malcelata insofferenza della propria femminilità si cela dietro una simile riluttanza semantica? La donna è la femmina ADULTA di razza umana, la ragazza è la femmina giovane di razza umana, la bambina è il cucciolo femmina di razza umana. Che problema, o peggio ancora insulto, dovrebbe essere inteso nella limpida verità?
Non a caso, la psicanalisi l'hanno inventata i maschi (e mi fa ridere quando la praticano le femmine, che hanno stili di masturbazione mentale ben diversa).
Quindi pur non trovando qui luogo per discuterne, ti dico solo -da maschio-: un motivo ci sarà, dovrà pur esserci, DEVE esserci. Ma se non ne senti il motivo, non ricercarlo. Mai scoperchiari potenziali verminai di Pandora se non in stretta necessità di farlo.
Sulle tue disquisizioni filosofiche a proposito dell'amore, mi limito a rilevare che la pensiamo in modo diverso, e che non c'é nulla da fare in proposito.
Sì.Fammi capire una cosa: secondo te l'amore, come l'arte, non é alla portata di tutti, ma solo di quelli che ne comprendono la vera essenza ?
La stragrande maggioranza delle persone mi appare totalmente impossibilitata anche solo a sfiorare i più alti livelli del sentimento amoroso.
Esistono vari stati del sentimento amoroso, proprio a livello ontologico.
Come esistono vari stati della coscienza:
Materia inerte
Stadio vegetativo
Stadio sensibile incosciente
Stadio sensibile cosciente
Stadio sensibile autocosciente
E altri ancora. Ci sono infiniti veli, sipari di Maya da squarciare per arrivare a posare gli occhi sulla verità.
Allo stesso modo, per i sentimenti. E per l'arte, certo.
C'è chi sarà impossibilitato per la vita a sviluppare sincera empatia con la più alta letteratura, a sentire vibrare il suo corpo e il suo animo nella tragedia, c'è che continuerà a dire, con un sorriso amaro che palesa soltanto malsublimata percezione della pochezza del sé: "ma questa è filosofia...!"
Vale per la mente e per lo spirito.
Nabokov fece dire a H.H. che "la più blanda delle mie polluzioni notturne eclussiva di gran lunga la più energica delle produzioni ginniche dell'amante mondano". Quanta verità, quanta empatia.
La sensibilità è un modulo. Si potrà parimenti soffrire e gioire di quella intensità a seconda del segno (vettorialmente: verso) che gli sarà attribuito.
Ma questa è storia del mondo.
E' facile ingannarsi di amare qualcuno dicendo di 'volere il suo bene', e in realtà non far altro che compiacersi dell'immagine di se stessi in questo ruolo di docenti. Questo è egotismo vano, non è amore, è mero narcisismo (ci si può ancora fare della buona arte, ma non amare qualcuno).Sinceramente, non ho proprio capito. Rispiegamelo per esteso, per favore, perché non sono in grado di interpretare da sola questa frase a meno che non rispunti il mio prof di filosofia ad aiutarmi.Il mashio umano mette ogni giorno in dubbio la bontà del suo sistema in base al riscontro reale che misura nella sua femmina umano.
Questa continua e onesta necessita di feedback marca la differenza dell'oggettivazione finalistica della femmina invece che meramente mediatica (nel senso di 'come mezzo').
Anche il più verticale dei docenti, però, se è veritieramente innamorato della sua pupilla, non potrà che vedere lei come fine e non come mezzo del suo stesso essere. Per questo, anche nel mente della formazione di lei, continuerà a mettere sempre sotto accusa e critica il suo stesso sistema, in base al riscontro che trae dalla discente stessa.
Nella coppia, a rischiare l'errore, e così la vita, è lui.