E' uno spendido soggetto, quello che metti in piazza, e debbo ringraziarti per aver colto così pienamente il centro di quel mio post, un punto focale che avevo intenzionalmente collocato in periferia dello stesso, solingo, per chi l'avessevoluto scorgere.
Quand'ero più giovane dicevo: amore è nessuna cosa e tutte le cose insieme.
In un tempo in cui non avevo ancora sistematicizzato la teoria del linguaggio personale (ognuno attua inconsciamente una PROPRIA associazione di significanti-significati), da cui discente la quasi impossibilità di comunicazione interpersonale reale (ovvero la necessità diffusa di un certo livello di ermeneutica comunicativa), dico in un tempo per me ancora tanto acerbo, avevo in primis individuato intorno alla concetto, ovvero all'idea, ovvero alla parola di 'AMORE' un primo fulgido esempio di questo problema.
Pensavo: ciascuno dice 'ti amo' intendendo quello che LUI pensa come 'amore', ma ciascuno sentendo quella dichiarazione intende quello che lui altro, a sua volta, intende come 'amore'.
Si possono fare infiniti esempi anche molto semplici. Per esempio, nella nostra cultura (diciamo quella occidentale) l'amore comporta un certo grado di esclusività, mentre in quella araba, dove esiste la poligamia, quanto meno non necessariamente. Ragionando con i canoni di un occidentale, dovremmo dunque forse dire che nessun arabo ama le sue mogli? Credo si tratterebbe di un giudizio molto presuntuoso e del tutto infondato. Semplicemente, come è sempre così difficile da accettare, esistono realtà diverse dalle nostre.
Dunque ai quei tempi avevo diciamo 'riletto' la norma morale kantiana, anzi la speculazione essa tutta, nell'ambito amoroso: "o l'amore esiste ed è unico, oppure non esiste". Quindi, poiché un amore unico non può esistere, allora l'amore non esiste, ovvero è nessuna cosa, ovvero è potenzialmente qualsiasi cosa.
Questo quand'ero molto più giovane...
Poi ovviamente continuai a riflettere, continuai ad andare alla ricerca di un comune denominatore, e di un differenziale,anche.
Mi venne di nuovo in soccorso la norma kantiana "agisci sempre come se il tuo prossimo fosse il fine del tuo agire, e non il mezzo".
Questa norma formalistica e non sostanziale, che ancora mi pare spropositata nel tentare di definire una generica 'morale', meglio mi pare adattarsi all'idea di 'morale amorosa'.
Forse amare significa relazionarsi a un altro oggetto riconoscendone la soggettività, ovvero interpretarlo come fine del nostro agire (volto alla felicità/realizzazione di lui) e non come mezzo del nostro agire (volto alla felicità/realizzazione di noi stessi).
Ovviamente si dirà che, nell'amore, la felicità dell'amato si riflette in quella dell'amante, ed è vero. Non sono forse i pietosi e i caritatevoli, ovvero coloro che 'amano tutti' (vi ricordo Schopenhauer: "ogni amore puro e sincero è pietà") i più egoisti, perché facendo il bene degli altri perseguono il proprio, secondo le inclinazioni del propio animo?
Sicuramente sì.
Tuttavia, credo che i dualismi 'buono/cattivo' come 'altruista/egoista' siano fasulli e ingannatori, sono modi semplicistici, direi anche religiosi e soprattutto cristiani, di percepire la realtà complessa degli affetti e dei valori.
Io credo che un padre veda nel figlio non solo lo strumento di realizzazione del sé, ma anche un soggetto la cui vera felicità gli sta a cuore. Io credo che così sia per un artista che dipinge un quadro, e in esso proietta il suo animo appassionato, o nel pigmalione che scolpisce, nell'Abelardo precettore e amante di Eloisa. Cose così.
Per me l'amore MASCHILE è sempre il tentativo di proiettarsi in un altro ente, rendendolo quanto più perfetto secondo il proprio sistema di valori, e felice in quel perfetto sistema.
L'amore del maschio, ovvero, del maschio che NON PUO' creare la vita (prerogativa femminile) è sempre un amore artistico-filosofico. L'uomo ama, al suo meglio, come un artista filosofo che 'crea' il suo 'parto mentale'.
Avete mai riflettuto sul fatto che Athena nasce dalla TESTA di Zeus?
All'uomo, dico al maschio, non sono ammessi che parti MENTALI. E' questa per me l'arte filosofica: il disperato tentativo di creazione del maschio, un essere 'sterile' in vita, per il quale la 'creazione' è un atto semmai DIVINO.
Ovvero, l'amore dell'essere umano maschio, creatore di vita impotente, è il tentativo di parto mentale, è la filosofia artistica ovvero l'arte filosofica, è il prometeico e disperato tentativo di raggiungere l'atteggiamento del dio: quello creativo.
Fu sicuramente un maschio a scrivere: in principio era la parola, o verbo che dir si voglia.
Quando un uomo ama dunque una donna, che non può 'mentalmente partorire' dal nulla, l'amore divverà allora senso di mentale possesso, desiderio di educare la donna al proprio sistema ovvero di assoggettarvela e circondarvela, per lei e per sé.
Sono quasi convinto che una volpe, nata fennec, mi darebbe ragione.
La logica dell'amore maschile segue dunque uno canale del tutto diverso da quello della morale: l'amore maschile cerca la potenza, non l'atto. La potenza di poter divenire la migliore delle opere, non l'atto dell'essere una meravigliosa opera.
In questo, credo che gli uomini 'consumatori' che cercano psichi ben formate, autoincensandosi nella falsa virtù dell 'rsipetto dell'altra' e anzi evitando con cura qualsiasi ingerenza mentale siano solo dei pavidi mammoni che non sopporterebbero la RESPONSABILITA' che viene intrinsecamente con l'AUTOLEGITTIMAZIONE dell'amore.
L'amore, come l'educazione, è violenza puramente autolegittimata.
Edè per questo che i sistemi educazionali 'comuni' si rifanno a enti superiori quali una religione e una 'morale comunediffusa', o anche solo il valore della tradizione o degli usi.
Perché l'amore vero è fare l'altra come piace a me SEMPLICEMENTE perché così piace a me, e averne totale COSCIENZA e onesta RESPONSABILITA'.
Come dire: sii come io voglio perché lo credo, e credi ciò che io dico perché lo voglio. Se tu ne sarai infelice, sarà la mia morte, perché ti amo. Ogni ragione ulteriore è fasulla e autoingannavole. Questa è la mia sola vita, sul tuo sorriso io la metto in gioco.
E ora suppongo che dovrei dire anche dell'amore femminile, già che il cielo ècomposto da due metà, per per adesso direi che basta così. E poi la seconda parte della speculazione è, naturalmente, ben più speculativa, indi metterla a punto assai più delicato.