Provo a dirlo in maniera diversa, però l'ultima volta, sennò rischio di diventare veramente noioso...
Ambito territoriale: zone a rischio (come da mappa non allegata).
Prevenzione:
- case di nuova costruzione: DEVONO rispettare le norme (siano esse antisismiche, di sicurezza, ecc... quelle che vi pare). Ovvio, ma credo sia già così, che il responsabile dei lavori (o l'impresa, non so, non me ne intendo) abbia una qualche responsabilità nel caso di "guai" (cedimenti, mancanza o inadeguatezza delle strutture, ecc...).
Non credo che responsabilità maggiori portino automaticamente a maggiore attenzione, questo per rispondere a Raghnar.
Non ha MAI funzionato, non vedo perchè debba funzionare in questo ambito...
- case già esistenti: DEVONO essere messe a norma, se necessario. Nei paesi colpiti dal terremoto ci sono squadre di VDF e Ingegneri che, casa per casa, su prenotazione, visitano e bollano come agibile o inagibile. Beh, secondo me in ogni casa di ogni paese o città a rischio dovrebbe essere fatto quel lavoro. Edificio ok, o edificio da adeguare in tempi definiti. Non credo che collegare a quel bollino una responsabilità di chissà quale tipo porterebbe le squadre di controllo a lavorare meglio o peggio.
Per come la vedo io, l'individuazione di un responsabile, in campo edile, è quanto di più "superfluo" possa esistere. Le case normalmente sopravvivono a chi le costruisce. E normalmente anche a chi le ristruttura. Potete ricollegare tutte le responsabilità che volete al "capo", al "controllore", a chi vi pare, ma se con un terremoto crolla un palazzetto dell'800 o una casa di inizio secolo (o anche un brutto palazzo degli anni '60 che ospita la casa dello studente), secondo me l'unica cosa che si può fare è tentare di prevenire quel crollo sottoponendo ogni palazzo a controllo periodico ed eventualmente a ristrutturazione coatta.
Poi, a questo punto, può avere senso individuare un responsabile dei lavori: nel momento in cui i lavori sono obbligatori e tutti devono adeguarsi, pena l'abbattimento o la chiusura coatta dell'edificio!
Ma la PRIMA cosa, e questo dico io, deve essere un forte intervento su ciò che domattina può sbriciolarsi, non la corsa al colpevole.
Per tornare all'intervento di Betty da cui è partito tutto: mi dite che se ci fosse la pena di morte per il tecnico che ha detto "tutto ok, potete restare", non sarebbe morto nessuno? E' probabile.
Ma in un posto che tremava da 6 mesi, quante case avrebbero fatto evacuare a quelle condizioni? Quante case avevano crepe più o meno evidenti? Quante persone sarebbero state disposte ad abitare in strada o in albergo in assenza di un rischio reale e tangibile?
La verità è che in un posto a rischio sismico tanto elevato quel palazzo, così costruito, non ci deve essere (o deve essere ristrutturato immediatamente!). Le casette del '400 o di inizio secolo devono essere mantenute in condizioni eccellenti (o abbandonate!). Partendo da questo principio banale, chi si occuperà dei lavori avrà, ovviamente, tutte le responsabilità del caso. Ma se nessuno si preoccupa finchè non succede il patatrack, la firmetta sul foglio non risolve assolutamente nulla, secondo me. Non solo non riporta in vita i morti - e questo è talmente banale che nemmeno l'ho pensato - ma non evita nemmeno che certe situazioni si ripetano.
Il problema è che i terremoti distruttivi sono talente rari, talmente remoti nella mente delle persone, che nessuno si preoccupa. Penso che anche con pene severissime e responsabilità altissime, chiunque non avrebbe difficoltà a mettere firme. Un terremoto distruttivo ogni 200 anni è un rischio matematicamente accettabile, no Raghnar? E senza terremoto un palazzo decentemente costruito regge tranquillamente... Perchè mai un ingegnere dovrebbe preoccuparsi di una firma che lo responsabilizza per un evento che, al 99%, non si verificherà mai durante la propria vita? Anche questi sono "calcoli" che rientrano nel computo dell'economicamente conveniente, della massimizzazione del profitto...
In Giappone, per quello che ho visto, non esistono situazioni paragonabili a quelle de L'Aquila. Il concetto di "centro storico" semplicemente non esiste. Le grandi città sono costruite di cemento armato, qualche palazzone, e milioni di casette a 2 piani. Sfido chiunque ad abbatterle! In Italia quella situazione semplicemente non potrebbe essere mai riproposta.
Sul "nuovo" sicuramente si, ma la struttura urbanistica dei 2 paesi mi sembra leggermente diversa...
E con questo "polpettone" chiudo. Leggerò sicuramente con interesse eventuali repliche, ma credo di non poter aggiungere nulla a quanto già scritto. ^^