La musica del Forum

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pippov
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Messaggio da pippov »

Articolo dal 'Venerdì' con primo piano del Vostro (Van De Sfroos) :wink:
(immagine di 500k, attenzione)
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Heimdall
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Messaggio da Heimdall »

Ma grazie! :D
Pippov, tu lo conosci VDS, lo hai mai ascoltato?

Tra l'altro, hai visto che l'articolista esordisce con la stessa citazione di Guccini che ho riportato io? :wink:
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pippov
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Messaggio da pippov »

No, non conosco. Ma non potevo evitare di postarlo, la coincidenza era troppo coincidente! Citazione gucciniana compresa... :sorriso2:
Comunque, evidentemente, tanto sconosciuto non deve essere.
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Willow
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Messaggio da Willow »

Nooooooo, Van de Sfroos in tiviiiiiiiii?????
Non ci posso credere, che emozione Immagine

ps: Heimdall dovresti fare il giornalista!!! :wink:
"Una serie di sfortunati eventi può, di fatto, essere il primo passo di un viaggio..."
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Heimdall
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Messaggio da Heimdall »

Willow ha scritto: Heimdall dovresti fare il giornalista!!! :wink:
:offtopic: L'ho fatto per un po' di tempo. Ho anche lavorato per una radio (ora, chiaramente, defunta! :lol:) dove mi occupavo di musica e spettacoli.
Ora ho lasciato, dedicandomi ad altro, sempre nel campo della comunicazione. Purtroppo, allo stato attuale delle cose, è abbastanza difficile entrare in pianta stabile in una redazione. I giornalisti hanno un contratto di lavoro blindato e le testate tendono ad avvalersi sempre più di collaborazioni esterne pagate una miseria. Non vorrei scivolare nel luogo comune, ma pare che ormai per essere assunti come giornalisti si debbano avere i contatti giusti, oppure essere disposti a lavorare in condizione di schiavitù per lungo tempo. :evil:
Adesso continuo a fare l'ufficio stampa a tempo perso, per il mio circolo di scacchi. In futuro, chissà... :)
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Willow
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Messaggio da Willow »

hdibifrost ha scritto:
Willow ha scritto: Heimdall dovresti fare il giornalista!!! :wink:
:offtopic: L'ho fatto per un po' di tempo. Ho anche lavorato per una radio (ora, chiaramente, defunta! :lol:) dove mi occupavo di musica e spettacoli.
Ora ho lasciato, dedicandomi ad altro, sempre nel campo della comunicazione. Purtroppo, allo stato attuale delle cose, è abbastanza difficile entrare in pianta stabile in una redazione. I giornalisti hanno un contratto di lavoro blindato e le testate tendono ad avvalersi sempre più di collaborazioni esterne pagate una miseria. Non vorrei scivolare nel luogo comune, ma pare che ormai per essere assunti come giornalisti si debbano avere i contatti giusti, oppure essere disposti a lavorare in condizione di schiavitù per lungo tempo. :evil:
Adesso continuo a fare l'ufficio stampa a tempo perso, per il mio circolo di scacchi. In futuro, chissà... :)
Ma dai? Deejay Heimdall!!! Immagine
Si vedeva che aveva la stoffa del comunicatore :wink:
Come mai a suo tempo lasciasti il lavoro da giornalista? Oltre alle raccomandazioni "iniziali", anche per fare strada e diventare qualcuno in quel campo ci vogliono spinte?

Dai Heimdall! Torna a fare il deejay!! La mia radio sarebbe sempre sintonizzata su quella frequenza!!! Immagine :sorriso2:
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Heimdall
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Messaggio da Heimdall »

È uscito in questi giorni il nuovo album di Enzo Jannacci, che porta il titolo di 30.06.2005. Il grande cantautore milanese festeggia in anticipo la data del suo settantesimo compleanno compiendo un balzo di quarant’anni nel passato e regalandoci una grande opera.
Nel cd Jannacci reinterpreta alcune delle sue più vecchie canzoni in dialetto milanese corredandole nel libretto allegato con un'opportuna traduzione in italiano (anche se spesso il dialetto di Jannacci è solo un gergo italiano con alcune influenze lessicali e verbali del dialetto milanese).
Le storie di Jannacci offrono uno spaccato dell’Italia del dopoguerra degno di un film neorealista, con la stessa amara “verità” dei personaggi che, pur sconfitti dalla vita, sono dei vincenti per ironia e forza d’animo. L’ironia è un tratto consueto dello spirito meneghino più popolare, interpretato dal guitto Jannacci con la consueta maestria cabarettistica. Se ci si pensa viene dalla stessa scuola che ha prodotto mostri sacri come Gaber e Fo e, in seguito, Cochi e Renato, Teocoli, Paolo Rossi.
Le canzoni spaziano da alcune perle ormai difficili da ritrovare (“Andava a Rogoredo”, la sua prima, spassosissima canzone dolceamara; “Ti te se no” ("Tu non sai"), un amaro quadro della povertà di periferia) a classici del repertorio jannaccesco e milanese: “Ma mi”, scritta dal grande Giorgio Strehler, “Ohé sun chi” ("Ohé sono qui"), una dichiarazione d’amore del "terùn" Jannacci (è lui stesso, figlio di pugliesi, a definirsi così) alla sua città adottiva, Milano. Per finire con due autentici capolavori: “L’era tardi”, commovente dialogo tra un reduce della guerra bisognoso di un prestito (che non osa chiedere apertamente, per dignità) ed un suo ex commilitone che finge di non capire ("Sì ma abbiamo fatto la guerra assieme, sotto le bombe, contro le fucilate: ma oggi vale più un bel mille lire dimenticato in una tasca..."); “El purtava i scarp del tennis”, che sta a Jannacci come “La locomotiva” sta a Guccini, e “Luci a San Siro” a Vecchioni: il vero e proprio manifesto poetico del cantante milanese, la storia di un clochard che vive in un suo mondo ideale e che sceglie di morire per strada, "sotto un mucchio di cartone": un inno alla libertà senza moralismi e senza rimpianti.
Gli arrangiamenti sono curati dal figlio Paolo, e risentono della formazione jazzistica di quest’ultimo, il cui tocco al pianoforte è oramai personalissimo ed inconfondibile. Il risultato è un mélange di musica popolare milanese, con influenze marcate degli chansonnier francesi e del più classico jazz anni Cinquanta.
Il cd si trova in vendita in edicola allegato a “Sorrisi e canzoni” o nei supermercati e negozi di dischi a 10 euro. Per questa cifra, direi che vale la pena rischiare un acquisto, cosa ne dite? :D
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Soulchild
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Messaggio da Soulchild »

Vorrei consigliare a tutti il mio ultimo acquisto. Se il Natale risveglia in voi un qualche religioso sentire, potrebbe essere l'occasione giusta per avvicinarsi a Dio in uno dei modi più belli: cantando. Un modo di avvicinarsi a Dio per mezzo del diavolo, si potrebbe dire con mentalità medievale... Se invece (come me) siete fra quelli per i quali il dio dei cristiani è uno dei tanti, allora avrete l'opportunità di vivere un'esperienza "culturale" (in senso molto lato) di ampia portata, viaggiando nello spazio e nel tempo, fino a ritrovarvi ad errare sugli Apennini, più o meno nel Medioevo, diciamo.
Soul, la smetti di tirarla per le lunghe :roll: ? Ok :oops: ...

Eccoqua:

Ferretti-Sparagna, Litania, Finisterre-Baracca&Burattini 2004, distribuito da Edel (libro + cd).

Questo è quanto: Giovanni Lindo Ferretti è il salmodiante leader dei CCCP-C.S.I.-PGR; Amborgio Sparagna è un cantante etnomusicologo. Il cd è la registrazione dei canti liturgici e paraliturgici intonati il 16 ottobre 2004 nel Tempio Valdese (in Val Pellice), integralmente eseguiti con gli strumenti della tradizione musicale appenninica. Molto è cantato in latino (dal Magnificat al Te Deum), ma non manca l'inserimento di pezzi (i più consoni, ovviamente) che risalgono al periodo CCCP-C.S.I e che quindi portano il marchio creativo-compositivo Ferretti-Zamboni-Maroccolo.
Sicuramente starete pensando che il ciddì è un palla assurda, ma vi posso assicurare che non è affatto così. Certo, devo ammettere che a me piace particolarmente la musica medievale ed il canto gregoriano, ma sono convinto che certe esecuzioni potrebbero toccare gli animi anche dei più scettici fra di voi.
Oltretutto, sono solo 15 euro (un'ora e dieci minuti di ottima musica, per un totale di 22 tracce, tra cui alcune bellissime letture), è c'è anche un bel libricino con copertina rigida, contenente i testi e qualche lacera considerazione di Giolindo. Regalatevelo (e regalatelo), sicuramente meglio di tanta paccottiglia easy-listening :wink:.
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Muska
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Messaggio da Muska »

Heimdall ha scritto:È uscito in questi giorni il nuovo album di Enzo Jannacci, che porta il titolo di 30.06.2005......
Di fronte a siffatta "promozione" a Giggione verranno i lagrimoni...
:lol:
"Pur sprovvisto di soldati, e solo, combatteva il mondo e i suoi vizi in questo luogo". (Yasushi Inoue).
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Heimdall
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Messaggio da Heimdall »

Il mio ultimo acquisto musicale è "Elegia" di Paolo Conte. Per definire il Grande Astigiano oramai non bastano più gli aggettivi né, del resto, si può pretendere di fare una "recensione" di un suo album.
"Elegia" è il primo album che Conte pubblica da nove anni a questa parte, se si escludono le incisioni dal vivo (sempre all'altezza) e l'atipico "Razmatazz", un musical con testi in inglese e francese.
Da tempo Conte aveva dichiarato di essere più interessato a riarrangiare i suoi vecchi pezzi piuttosto che a comporne di nuovi, quasi che questo rifugiarsi nel passato gli desse una sorta di sicurezza che nel presente (o nel futuro) non sa riconoscere più. E poi arriva questo "Elegia", pubblicato in maniera inattesa, dove Conte ci stupisce ancora una volta. Si avverte subito il taglio particolare dell'album: canzoni brevi o brevissime. Come ho letto da più parti pare che siano solo dei suggerimenti, degli accenni, come se l’autore avesse paura di disturbare.
E poi manca lo swing, mancano gli arrangiamenti suonati con le big band: c’è tanto pianoforte, che dialoga spesso e volentieri con un malinconico oboe, e poi il corno francese, il bandoneon, il violino. È un album intimo, una riflessione sulle piccole cose di una vita ormai lunga, sui sentimenti dolorosi e semplici, su amori lontani, su intuizioni di città familiari o mai viste (“Frisco l’etrusca”), che tanto spesso Conte ha cantato, ma qui riprodotte in versione minimalista.
Ma del Conte consueto qui c’è il superbo gioco linguistico: in pochi come lui sanno gestire una lingua complicata dal punto di vista metrico come l’italiano. Conte utilizza con fare divertito le zeppe più orribili, che messe in bocca a qualsiasi altro cantante ci farebbero sobbalzare sulla sedia (“il mondo colonial/si crede spiritual”).
Non mancano le canzoni che fanno eco alla primissima maniera del cantautore piemontese. Ascoltate “La vecchia giacca nuova” per credere: sembra presa di peso dal suo primo album.
La melodia più bella dell’album, e il testo che più di tutti mi dà i brividi è “Sonno elefante”, una preghiera perché un sonno dolce venga, lasciandolo “senza pensare più/ senza capire più”…
Non c’è molto altro da aggiungere: solo che Paolo Conte va ascoltato – molte volte –, capito col cuore, col corpo, prima ancora che con la mente. Un suo tocco di pianoforte vale mille volte più di tutte le parole usate per descriverlo.
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ghila
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Messaggio da ghila »

Heimdall ha scritto:Ma grazie! :D
Pippov, tu lo conosci VDS, lo hai mai ascoltato?

Tra l'altro, hai visto che l'articolista esordisce con la stessa citazione di Guccini che ho riportato io? :wink:

Mi permetto di scrivere il primo post su questo topic e andare praticamente OT :oops: ma dato che mia moglie è una fans di Davide praticamente mi trovo a casa tutti i libri! Vi consiglio fra i vari che ha scritto "Capitan Slaff", ai tempi era introvabile; oggi i fans aumentano e pertanto anche le richieste e se 1+1 fa 2 beh... (insomma, speriamo che anche la Buenavista si renda conto!!!). E' un poema epico in rime scritto in comasco, senza pretese di morale o etica profonda, ma più un bella storia da raccontare ai ragazzi davanti al fuoco prima di andare a dormire. Letta dallo stesso Van des Sfroos nel CD allegato al libro, il cantautore si dimostra (come era prevedibile), più abile nella recitazione che nel canto. :)

http://www.cauboi.it/html/davide/capitanslaff.php

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CIAO!

ops... forse un pò grande la foto :oops:
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Messaggio da spaced jazz »

Recentemente sono usciti due nuovi dischi di artisti senza dubbio fra i miei “favoriti” in ambito musicale.

Il primo è quello dei Madredeus, “Faluas do Tejo”.
Il gruppo era già attivo da diversi anni quando giunse alla ribalta internazionale grazie al film di Wim Wenders “Lisbon Story”, di cui era autore della memorabile colonna sonora ed anche interprete.
Il punto di partenza delle sonorità dei Madredeus è la tradizione portoghese, il Fado, ovviamente anche reinterpretando in chiave più moderna e personale tali stilemi musicali.
Nel corso del tempo la formazione è mutata anche come strumentazione, per giungere all’attuale incentrata sulle due chitarre classiche di Pedro Ayres Magalhaes e Josè Peixoto ed ovviamente sulla sublime voce della straordinaria Teresa Salgueiro, e completata da baso acustico e (discrete) tastiere.
Autori di album eccellenti come “Ainda” (in pratica la colonna sonora di Lisbon Story), “O Paraìso”, “Movimento” o i doppi live “Lisboa” e “Oporto”, giungono ora a questo disco che se non offre nulla di rivoluzionario, contiene comunque pezzi pregiati come l’iniziale “Lisboa, rainha do mar”, la stessa title track, “Na estrada de Santiago” (bellissima, con i testi recitati e doppiati al canto in sottofondo), e la finale “O canto da saudade” che strizza l’occhio alla bossa nova.
Un bel cd, anche se ai neofiti interessati consiglierei prima di recuperare album come Ainda o O Paraìso, tra l’altro spesso rintracciabili a basso prezzo.

Il secondo è il nuovo album del Pat Metheny Group, “The way up”.
Sul chitarrista del Missouri penso che non serva spendere molte parole, è un personaggio che si è ritagliato ormai un suo spazio nella storia del jazz, autore dallo stile che va oltre la definizione dei generi.
Il "Group" è sempre stato la formazione nella quale si vedeva il Metheny diciamo "fusion", mentre da solista variava dall'ortodossia jazz, alla sperimentazione, alle colonne sonore.
Quest'album è però leggermente differente e di meno facile digestione rispetto all'ultimo periodo di "Imaginary Day" e "Speaking of Now", non fosse altro che per il fatto di essere composto da un'unica lunghissima suite di 70 minuti, divisa in 3 parti più un opening.
Sia chiaro, a livello sonoro siamo sempre lì, una commistione di jazz-rock, musica immaginifica, ricerca armonica e una spruzzata di world music, ma la struttura è più aperta e slegata dai confini rappresentati da brani definiti di lunghezza standard, anche se la "part one" può in effetti ricalcare questo concetto di brano visto che il tema principale ricorre diverse volte, ma è pur sempre "anomalo" coi suoi 25 minuti di lunghezza e le innumerevoli deviazioni.
La formazione vede l'immutabile nucleo storico, coi due mostri sacri Metheny (ad ogni sorta di chitarra -- elettrica, acustica, synth, slide) e Lyle Mays alle tastiere, col raffinatissimo Steve Rodby ai bassi acustici ed elettrici, e le due aggiunte dell'ultimo periodo, il poliedrico batterista Antonio Sanchez e Cuong Vu, trombettista ben addentro la scena avanguardistica americana e che già apprezzavo da tempo.
Un ottimo disco.
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Sanremo: quando la capiranno?

Messaggio da ghila »

Sono solito disprezzare il carrozzone sanremese, ma quest'anno ho intravisto alcune canzoni della sola serata del venerdi: quella dove gli artisti hanno POTUTO essere più sè stessi, sentirsi più liberi, non avvinghiati da una orchestrazione barocca, dispersi in arrangiamenti di fine 800.
Ecco quindi il mio parere non vincolante: basta con l'orchestra obbligata! Basta con i violini e i gran coda! Con i maestri di musica che leggono partiture dal sapore antiquato!
La musica di oggi sta cambiando! E spero che grazie alla serata di venerdi se ne siano accorti tutti della differenza di pathos presente in sala! Un esempio su tutti: sono bastati 2 chitarristi straordinari per trasformare una canzone inutile come quella della Ruggero in un vero e proprio EVENTO di improvvisazione e carisma musicale! -_-
Ma sto facendo scadere il topic. Scusatemi!
Meglio riprendersi. Adesso mi ascolto l'ultimo singolo degli Afterhours che rifanno "Gioia e Rivoluzione " degli immortali Area e piango a sentire lo spaventoso studio dello spettro sonoro fatto per il Mastering della canzone da quei pazzi del Nautilus di Milano... :cry: :wink:
CIAO
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Van des Sfroos new album!

Messaggio da ghila »

Come è che Heimdall non ha riferito circa l'uscita del nuovo album di Davide Van des Sfroos?
Katya (mia moglie) è andata a vederlo al Palacreber a Bergamo ed è rimasta estasiata. Ha portato a casa due occhi che luccicavano e un cd particolarissimo, semplice nei suoni, ma a suo modo ricercato negli arrangiamenti. Canzoni degne di Davide. Devo ancora ascoltarlo bene, ma la scelta di non andare ad incidere da Dario (Ravelli, il curatore del nostro primo album e da sempre il mixerista degli album da studio di Davide), ma di farlo nella cantina di casa sua è quanto meno una scelta coraggiosa. Scelta che denota una volontà di ricerca compositiva e d'arrangiamento menefreghista nei confronti delle ferree logiche di mercato e del bilancino spese-ricavi; un album senza l'assillo dei costi di uno studio professionale insomma (ma con mastering naturalmente al celeberrimo Nautilus di Milano! Mica scemo! :wink: ). Stessa scelta usata da noi per la produzione del promo. Scelta obbligata per chi osa entrare nella produzione di musica senza un produttore vero e proprio.
Insomma Heimdall... ce l'hai questo album? l'hai sentito tu? Che ne dici? :wink:

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Re: Van des Sfroos new album!

Messaggio da Heimdall »

ghila ha scritto:[...]Insomma Heimdall... ce l'hai questo album? l'hai sentito tu? Che ne dici? :wink:
Eh, eh... colpevole assenza la mia! :D Purtroppo questo per me è un periodo di impegno professionale davvero intenso, e -negli ultimi due mesi soprattutto- lo spazio per lo svago si è un po' contratto. E' solo una fase temporanea, poiché si stanno accavallando due lavori: il vecchio che sto terminando, ed il nuovo che già reclama un notevole dispendio di energie.
Certo è che appena avrò un momento di calma ascolterò con la dovuta attenzione il nuovo parto del Nostro e ne darò conto prontamente! :)
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