Il nuovo album e la recente riedizione dei vecchi album in doppio digipack mi ha “obbligato” ad una nuova incetta di materiale dei
Porcupine Tree, e mi dà lo spunto per dire due parole su questo gruppo.
Definirne chiaramente lo stile è un po’ difficile, vista la trasversalità e le mutazioni nel corso del tempo, ma essenzialmente svaria fra rock psichedelico e progressive.
“Guru” del progetto è Steven Wilson, che nei primi anni ’90 iniziava a pubblicare materiale in cui suonava tutto, lo stile del tempo era un palese clone di quello dei Pink Floyd epoca “Dark Side of the Moon”… esempio lampante “Voyage 34”, un concept album strumentale su un trip lisergico in cui il riff del primo brano è preso di peso da “another brick in the wall”, ma anche dalle pesanti influenze ambient-elettroniche.
Con l’aggiunta di nuovi elementi nella band (il tastierista Richard Barbieri, ex Japan e sperimentatore d’avanguardia in duo con Steve Jansen; il duo Colin Edwin – Chris Maitland alla sezione ritmica, tanto efficace quanto egregio tecnicamente) consentiva progressivamente a Wilson di occuparsi solo di canto e chitarre, in album come
Signify e
The sky moves sideways, in cui le influenze floydiane erano ancora presenti ma diluite da originalità, sonorità più pesanti in stile King Crimson e eterei momenti ambient-wave, in brani eccellenti come Waiting, Dark Matter o i 34 minuti della title track di The sky moves sideways… culmine di questo periodo il doppio live
Coma Divine.
Un parziale cambiamento a cavallo del nuovo millennio porta a rendere meno “diluita” la loro musica, con una maggiore aderenza alla forma canzone-rock e influssi metal, in cui però non mancano imprevedibilità e momenti “cosmici”. Il culmine, dopo
Stupid Dream,
Lightbulb Sun e il live
Warszawa (e l’arrivo del nuovo batterista Gavin Harrison), è lo stupendo album
In Absentia, la band ha ormai uno stile indefinibile in cui coesiste rock canonico, progressive, space-rock e spruzzi di chitarroni metal… brani come Trains, Prodigal o Gravity Eyelids nella loro grandezza sono esempi chiarissimi.
Il recente album
Darkwing segue questo stile, anche se non è al livello del precedente, le sonorità sono generalmente più pesanti (anche se non cadono mai nella vuota esibizione tecnica di certo prog-metal) ma anche meno geniali, il duo Halo / Arriving Somewhere è il centro su cui gira il sound, il primo pesante brano metalmelodico, la seconda prog-track da 10 minuti… in quest’album appare anche Adrian Belew dei KC e un componente degli Opeth, band pare amatissima da Wilson (ghila too…^^).