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ghila
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Re: Van des Sfroos new album!

Messaggio da ghila »

Heimdall ha scritto:
ghila ha scritto:[...]Insomma Heimdall... ce l'hai questo album? l'hai sentito tu? Che ne dici? :wink:
Eh, eh... colpevole assenza la mia! :D Purtroppo questo per me è un periodo di impegno professionale davvero intenso, e -negli ultimi due mesi soprattutto- lo spazio per lo svago si è un po' contratto. E' solo una fase temporanea, poiché si stanno accavallando due lavori: il vecchio che sto terminando, ed il nuovo che già reclama un notevole dispendio di energie.
Certo è che appena avrò un momento di calma ascolterò con la dovuta attenzione il nuovo parto del Nostro e ne darò conto prontamente! :)
O mio Dio Heimdall non dovevi sentirti così accusato! :? ops! Piuttosto... piccolo OT per dirti che sono contento per il tuo nuovo lavoro!
Ritorno in tema dicendo infine che ieri ho cercato di trovare due minuti per ascoltarlo meglio, senza l'affanno dell'ascolto su autoradio. Ci sono alcune canzoni veramene belle, altre forse a volte mancano del calore che contraddistingue l'interpretazione di Davide (caramadona ad esempio). Testi splendidi anche se a volte il nostro indugia troppo su alcune immagini ricorrenti in tutti gli album (il fondo della bottiglia, la notte di ognisanti). E' inutile, anche io devo ascoltarlo bene bene! :wink:
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Soulchild
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Messaggio da Soulchild »

Non so se jazz ne abbia già parlato nelle pagine precedenti, ma ho da poco comprato un bellissimo cd (intitolato Casa), che vede la collaborazione di Ryuichi Sakamoto con Paula e Jacques Morelenbaum nel riproporre dei brani classici di Jobim.

Non sono assolutamente un esperto del genere, quindi non mi avventurerò né in una classificazione di genere né in una valutazione del grado di novità portato dai tre musicisti nell'interpretazione di Jobim. Posso solo dire che, alle mie orecchie, Casa suona raffinatissimo e rilassante, delicato e suadente, soave e malinconico come certa musica brasiliana sa essere. La voce tersa e carezzevole di Paula riempie i morbidi vuoti di un portoghese-brasiliano che non avevo mai avuto l'occasione di ascoltare in musica e che si rivela non lingua musicale, ma musica esso stesso; Jacques insinua nella partitura musicale un violoncello suonato con l'archetto (e non pizzicato) del tutto estraneo (se non prendo un clamoroso abbaglio) alla musica brasiliana: il mix vira sulla malinconia, piuttosto che sulla seriosità ottocentesca che lo strumento potrebbe evocare; Ryuichi, come al solito, stende il suo minimale e virtuoso tappeto sonoro, che ormai abbiamo imparato a conoscere (anche attraverso il riverbero della musica di Hisaishi, che, come ho già avuto modo di dire, ha più di un punto di contatto con quelle di Sakamoto, imho).

Insomma, un ottimo prodotto, ideale da ascoltare ad occhi chiusi in relax, magari in buona compagnia :wink: .
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spaced jazz
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Messaggio da spaced jazz »

Soulchild ha scritto:Non so se jazz ne abbia già parlato nelle pagine precedenti, ma ho da poco comprato un bellissimo cd (intitolato Casa), che vede la collaborazione di Ryuichi Sakamoto con Paula e Jacques Morelenbaum nel riproporre dei brani classici di Jobim.

Non sono assolutamente un esperto del genere, quindi non mi avventurerò né in una classificazione di genere né in una valutazione del grado di novità portato dai tre musicisti nell'interpretazione di Jobim. Posso solo dire che, alle mie orecchie, Casa suona raffinatissimo e rilassante, delicato e suadente, soave e malinconico come certa musica brasiliana sa essere.
O mitico Soulchild!!!
Mi pare di averne già parlato (???), più o meno vagamente, ma a parte questo non posso che condividere in modo assoluto il tuo commento sulla qualità del disco, e mi permetto di aggiungere qualche altra nota, non fosse che per il fatto che oltre a H&S amo la musica brasiliana :)

-Casa è il primo disco che vede questa collaborazione artistica, ma è già uscito da un po' di tempo un secondo album, quasi un sequel, intitolato "A DAY in New York", altrettanto bello, e del resto il repertorio di Jobim è talmente sterminato che i capolavori non mancano certo neppure qui (anzi ci sono forse massimi calibri:
Samba de Aviao!
Fotografia!!
Coraçao vagabundo!!!
Insensatez!!!!
Desafinado!!!!!!!)

-Il violoncello (di Morelenbaum e di altri artisti) è strumento tutt'altro che estraneo alla musica brasiliana, in particolare nella bossa nova malinconica di cui Jobim è fondamento storico.
La principale produzione artistica recente dello stesso Morelenbaum, infatti, è legata al suo ruolo di violoncellista e produttore di quel grandissimo artista che risponde al nome di Caetano Veloso, sicuramente il massimo esponenete della musica d'autore brasiliana (e dalle atmosfere affini a quelle che trovi nei M2S) nata sulla scia del movimento "tropicalista" fondato, oltre che da lui, da gente del calibro di Gilberto Gil, Milton Nascimento, Gal Costa e Maria Bethània.

-Se ti è piaciuto Casa, il canto femminile brasiliano e Jobim, non posso esimermi dal consigliarti "Canta Tom Jobim ao vivo", doppio cd di Gal Costa (a mio avviso la migliore cantante brasiliana odierna), un album contenente il meglio del songbook Jobiniano in un concerto dal vivo memorabile, alcune (o tutte?) interpretazioni sono da brivido.
Probabilmente è il mio disco preferito di musica brasiliana :)
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Messaggio da Soulchild »

Accolgo la doverosa correzione sulla presenza del violoncello nella bossa nova e ringrazio il "solito" jazz per i preziosi consigli e in particolare perché, tolti Veloso e Gil, non conosco nessuno degli artisti da te citati. Ottimo :D !
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ghila
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Morgan e De André: un'opinione

Messaggio da ghila »

Non so per quale motivo mi sia venuto in mente di scrivere due righe sull'ultimo album solista di Morgan Castoldi (ex lead voice dei Bluevertigo), il remake musicale del poco noto "Non al denaro, non all'amore ne al cielo" del compianto Fabrizio de'André. Non credo sia per farne una recensione visto che non ho mai ascoltato nulla di questo cantante e non potrei quindi avere pietre di paragoni. E non penso nemmeno per una stroncatura solenne visto il terreno scivoloso con il quale ha deciso di scontrarsi non ha rivelato essergli fatale. Mi accingo forse a scrivere queste righe perchè grazie a questo album ho riscoperto un capolavoro della musica d'autore che avevo sepolto da troppo tempo negli archivi dei miei cd poco ascoltati. A ben pensarci la collaborazione di Fabrizio con un ventitreenne Nicola Piovani (oscar per OST di "La vita è bella"), unito con un superbo attore/cantante/scrittore come Bentivoglio alla caccia di giuste chiuse su immagini rubate da Spoon River di Lee Master, ha dato alla storia della musica italiana uno dei suoi album più ispirati! E con questa premessa i rischi di un'operazione anticommerciale (per questo lodevolissima!) di Morgan erano due: pubblicare un album che spezzasse la magia e l'incanto musicale-melodico con degli arrangiamenti astrusi e moderni o pubblicare un clone inutile che ha il pregio d'avere ottimi suoni.

Beh, direi che il nostro Morgan si è difeso bene cercando di non cadere mai da questo rasoio. Aiutato da ottimi musicisti e da una sua buona preparazione musicale, sforna un disco, suonato in presa diretta (finalmente!) davvero notevole! Certo, spudoratamente fotocopiato negli arrangiamenti principali (siano essi di Piovani o della PFM Live), ma mai banale; a volte con un gusto troppo enfatico nel proporre le melodie, ma mai con un canto fine a sé stesso.

Le parti migliori dell'album sono, secondo me, i lenti. Se infatti "dormono sulla collina" ha una salita d'archi pre-ritornello miracolosa che sfocia nel celebre ritornello (con raddoppio di voci... mmh non mi piace), "un chimico" soffre di una esecuzione poco caratterizzata e troppo incline a sfruttare gli ottimi arrangiamenti di Piovani, tutto questo nonostante il cambio di tonalità e espressione a metà canzone. Invece, rimandendo fedelissimo alle strutture armoniche dell'originale e giocando di sola agogica e dinamica (grande pregio della "presa diretta") uno splendido pezzo come "un malato di cuore" viene così celebrato come si conviene. In questo continuo andirivieni fra remake poco felici e intuizioni geniali si snoda il percorso dell'album, che sa trasmettere le emozioni e cerca sempre di essere al servizio del racconto narrato. E questo è sicuramente il merito più grande del lavoro di Morgan sul disco di de Andrè. Aver avuto l'umiltà di accettare l'eredità delle canzoni, l'azzardataggine sublime degli arrangiamenti originali, il gusto retrò della batteria suonata a trentaduesimi nei fill, la volontà di produrre un album che sarà sempre fuorimoda!

Che cosa aggiunge però oggi giorno alla musica italiana? Dal punto di vista degli arrangiamenti pressochè nulla perchè Morgan ha scelto di seguire fedelmente le partiture originali (e due suoni sintetizzati usati come bassi non mi fanno cambiare idea!). Le idee melodiche sono splendide, ma il cantante non aggiunge una virgola (giustamente!). Armonicamente l'originale era così avanti che ancora oggi certe armonizazzioni suoneranno ardite all'orecchio di un ascoltatore avezzo alla putrida canzone italiana contemporanea... dunque perchè un album siffatto? Beh, Morgan darà i suoi, voi i vostri, ma, secondo il mio modesto parere, già creare un'operazione anticommerciale che punta alla riscoperta di canzoni immortali e legatissime alla realtà contemporanea è di per sé un ottimo perchè!

Due parole infine sul canto di questo nostro artista italiano. Se da un lato non può certo vantare il timbro scuro e baritonale del giovane Fabrizio nel lontano 1971, Morgan sa gestire bene le melodie e gioca come vuole con i compressori dietro al microfono. Dal punto di vista tecnico è notevolemente carente e questo gli causa delle difficoltà di emissione, soprattutto sugli acuti e nei pianissimi, creando quella sensazione di sforzo fisico che può dare fastidio. Eppure dove sforza di più è proprio su quel "malato di cuore" che tanto bene gli è riuscita (sentitevi l'inizio e confrontatelo con il giovane de André); è singolare che proprio nella canzone tecnicamente più scoperta egli compia un capolavoro... forse complice è l'impulso temporale irregolare, la melodia sognante o forse il testo sublime o una storia che ha un sapore di romanticismo tedesco di fine '800. O forse per trasmettere emozioni attraverso il canto umano non sempre la tecnica perfetta può essere un veicolo necessario.

Un disco di cui non si sentiva la mancanza. Ma ora che esiste ci si rattrista che non sia uscito prima. In un panorama asfittico e moribondo come la quello del pop italiano d'esportazione, operazioni artistiche del genere sarebbero richieste ogni giorno! :)
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Messaggio da spaced jazz »

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Il nuovo album e la recente riedizione dei vecchi album in doppio digipack mi ha “obbligato” ad una nuova incetta di materiale dei Porcupine Tree, e mi dà lo spunto per dire due parole su questo gruppo.
Definirne chiaramente lo stile è un po’ difficile, vista la trasversalità e le mutazioni nel corso del tempo, ma essenzialmente svaria fra rock psichedelico e progressive.
“Guru” del progetto è Steven Wilson, che nei primi anni ’90 iniziava a pubblicare materiale in cui suonava tutto, lo stile del tempo era un palese clone di quello dei Pink Floyd epoca “Dark Side of the Moon”… esempio lampante “Voyage 34”, un concept album strumentale su un trip lisergico in cui il riff del primo brano è preso di peso da “another brick in the wall”, ma anche dalle pesanti influenze ambient-elettroniche.
Con l’aggiunta di nuovi elementi nella band (il tastierista Richard Barbieri, ex Japan e sperimentatore d’avanguardia in duo con Steve Jansen; il duo Colin Edwin – Chris Maitland alla sezione ritmica, tanto efficace quanto egregio tecnicamente) consentiva progressivamente a Wilson di occuparsi solo di canto e chitarre, in album come Signify e The sky moves sideways, in cui le influenze floydiane erano ancora presenti ma diluite da originalità, sonorità più pesanti in stile King Crimson e eterei momenti ambient-wave, in brani eccellenti come Waiting, Dark Matter o i 34 minuti della title track di The sky moves sideways… culmine di questo periodo il doppio live Coma Divine.
Un parziale cambiamento a cavallo del nuovo millennio porta a rendere meno “diluita” la loro musica, con una maggiore aderenza alla forma canzone-rock e influssi metal, in cui però non mancano imprevedibilità e momenti “cosmici”. Il culmine, dopo Stupid Dream, Lightbulb Sun e il live Warszawa (e l’arrivo del nuovo batterista Gavin Harrison), è lo stupendo album In Absentia, la band ha ormai uno stile indefinibile in cui coesiste rock canonico, progressive, space-rock e spruzzi di chitarroni metal… brani come Trains, Prodigal o Gravity Eyelids nella loro grandezza sono esempi chiarissimi.
Il recente album Darkwing segue questo stile, anche se non è al livello del precedente, le sonorità sono generalmente più pesanti (anche se non cadono mai nella vuota esibizione tecnica di certo prog-metal) ma anche meno geniali, il duo Halo / Arriving Somewhere è il centro su cui gira il sound, il primo pesante brano metalmelodico, la seconda prog-track da 10 minuti… in quest’album appare anche Adrian Belew dei KC e un componente degli Opeth, band pare amatissima da Wilson (ghila too…^^).
Ultima modifica di spaced jazz il lun set 05, 2005 12:40 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da ghila »

spaced jazz ha scritto:Porcupine Tree [...]Opeth, band pare amatissima da Wilson (ghila too…^^).
Come sempre completo e perfetto anche nel cogliere i gusti personali :wink: .

VIsto il tuo interessamento... PRENDI!

A grande richiesta tornano in Italia per due shows i PORCUPINE TREE, guidati da Steve Wilson e Richard Barbieri. Ecco i dettagli delle date:

24/11 Roncade (Tv), New Age
25/11 Trezzo (Mi), Live Club

Biglietti in vendita su http://www.ticketone.it e rivendite abituali a breve.

Ciao :)
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Messaggio da Scuotivento »

Mi unisco ai fans dei Porcupine Tree e degli Opeth... :P
Se i primi sono riuscito a vederli live ben due volte quest'anno (la prima a Milano ad Aprile e la seconda qui a Roma, Centrale del Tennis, a Luglio) ora aspetto che la band di Michelino Akerfeld arrivi in Italia per la promozione del loro ultimo album (che, tanto per cambiare, vede la collaborazione del signor Wilson e che, sempre per cambiare, è in heavy rotation sul mio lettore cd dal giorno in cui mi è arrivato in mano) a dicembre.

E, già che ci sono, colgo un riferimento fatto qualche post fa, riguardante il brasiliano Antonio Carlos Jobim. Mi è capito, sempre qui a Roma, un paio di mesi fa, di assistere ad un concerto veramente emozionante. Il protagonista era un certo Eumir Deodato, nome che i fans di Jobim associeranno al pianista brasiliano in quanto arrangiatore di molti dei suoi dischi (tra cui Stone Flowers e Tide), noto anche nell'ambiente jazz-fusion per una famigerata trasposizione in ambito funk di Also Sprach Zarathustra.
Il brasiliano si è presentato con una ensemble di musicisti italiani ben rodati ed ha riproposto in un'ora e mezzo di concerto una serie di brani dai suoi album più famosi: Prelude e Deodato 2. Che dire... io lo conoscevo relativamente, e dopo il concerto non ho potuto fare a meno di acquistare i due dischi in questione, che consiglio CALDAMENTE a tutti gli amanti del genere. Deodato è un bravo pianista, ma l'apice lo raggiunge come arrangiatore: il gusto con cui scrive le partiture per fiati ed archi è veramente raro nel suo genere.

Colgo infine l'occasione, a chi dovesse interessare, per segnalare una gallery di foto dai vari concerti ai quali ho avuto il culo di assistere negli ultimi mesi. I commenti sono graditi ;)

http://www.ankh-morpork.it/frittomisto/ ... e=livepics
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Messaggio da jobi1 »

Ho ancora il concerto degli U2 di Milano addosso...(visto che eravamo in tema di concerti :wink: )
Immagine Genio matematico, marito ideale nonché maestro jedi jobi1 Kenobi :king: Immagine Immagine
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Ale K
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Messaggio da Ale K »

Non li avevo mai sentiti nominare ( :oops: ), ed ho comprato il loro ultimo album praticamente a scatola chiusa dopo aver sentito la pubblicità su Radio Capital, ma devo dire che questo "Takk..." dei Sigur Ros è veramente uno dei migliori album che abbia mai acquistato!

Per qualche motivo a me ignoto la seconda traccia dell'album rende bene solo in cuffia... ho provato ad ascoltarla in auto, con lo stereo e con la radio/CD di mia mamma, ma niente... il finale sembra solo una gran confusione inascoltabile!
In cuffia invece sembra trasformarsi, i suoni diventano tutti piu nitidi, e non finirei mai di ascoltarla!!
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spaced jazz
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Messaggio da spaced jazz »

Ghila, ho visto che sono usciti - un doppio live degli Spock's Beard; - un album solista di Neal Morse... li hai sentiti o ne sai qualcosa di più?
Ah... ti piacciono gli IQ? :tongue:
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Messaggio da ghila »

spaced jazz ha scritto:Ghila, ho visto che sono usciti - un doppio live degli Spock's Beard; - un album solista di Neal Morse... li hai sentiti o ne sai qualcosa di più?
Ah... ti piacciono gli IQ? :tongue:
Scusami jazz... vedo solo ora :oops:

Dunque "?", il nuovo album solista di neal morse è suonato divinamente e ha tutti i crismi per essere un buon lavoro, ma... ma non sfonda! Le solite melodie, armonie e arrangiamenti! Non c'è una sola novità degna di nota! Chiaramente il nostro si destreggia sempre bene nell'arte di scrivere belle canzoni, ma oramai credo non basti più (questo almeno a me!). Sul live degli SB resto un poco perplesso
1 - non essendoci più NM in pratica sono diventati una copia di una band che ora non esiste più
2 - i live o sono ben fatti (riarrangiati e ripensati!) o li lascio perdere a priori!

Mettila cosi jazz: il miglior album degli Spock (a parte i primi storici) rimane lo straordinario SNOW e il miglior album di Neal solista TESTIMONY! Questi due li consiglio a tutti! Il resto è nulla di più di quello che qui trovereste (peccato! :? ).

IQ... mai sentiti :oops: Come sono?!

Piuttosto ecco una novità veramente interessante; un live DEGNO, pensato, ben strutturato, ben suonato e d'alta classe (a parte alcune espressioni VOLUTAMENTE truculente degli strumentitsti... sono proprio meRdallari, citando il concerto dei Fantomas a Milano!):
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PAIN OF SALVATION - BE (live)

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Una grande band! Ne sono convinto!
Infine OPETH... ma l'avete ascoltato l'ultimo lavoro GHOST REVERIES? Ragazzi, a mio avviso è un vero C A P O L A V O R O! :si:
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Messaggio da Scuotivento »

spaced jazz ha scritto:Ghila, ho visto che sono usciti - un doppio live degli Spock's Beard; - un album solista di Neal Morse... li hai sentiti o ne sai qualcosa di più?
Ah... ti piacciono gli IQ? :tongue:
Riguardo al nuovo live degli Spock's Beard (uscito un paio di mesi fa) ti rimando alla recensione che feci per l'uscita:
http://www.ankh-morpork.it/frittomisto/ ... &tb=1&pb=1

Quanto al disco di Neal Morse... come al solito una orda di ospiti (il consueto Mike Portnoy, Jordan Rudess, il fratello Alan, il grande Steve Hackett dei genesis) anche se, sinceramente, non mi è piaciuto come il suo predecessore One.
Forse non è tanto il disco, che propone il solito mix di prog melodico con testi cristiani (che ci volete fare, questo ha visto la luce) di Neal, ma il fatto che ormai la formula tanto collaudata comincia a stancare. Sarebbe ora di rinnovare qualcosa...

Sinceramente io trovo molto più spontanei gli Spock's Beard di Nick che il Morse solista, ora come ora... E dal vivo, sinceramente, spaccano di brutto :D

Concordo invece per il disco degli Opeth: un capolavoro con tutte le carte in regola, e sto rosicando come un bastardo perchè non riuscirò a vederli dal vivo.
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Messaggio da spaced jazz »

ghila ha scritto: IQ... mai sentiti :oops: Come sono?!
Gli IQ sono una delle prog-band che preferisco. Gruppo nato nei primissimi anni '80 come uno dei principali esponenti (assieme ai Marillion) della "nuova onda" del progressive inglese dopo i fasti degli anni '70, erano chiaramente influenzati dai Genesis era-Gabriel, sia musicalmente che per la teatralità delle performance live... ma chiaramente oggi, dopo quasi 25 anni, non sarebbero imho i migliori portabandiera di un certo sound se non avessero avuto grandi e personali idee musicali e ottima perizia tecnica.
La formazione ormai consolidata da tempo vede Peter Nicholls alla voce, Martin Orford alle tastiere, Mike Holmes alle chitarre, John Jowitt al basso e Paul Cook batteria.

La discografia è piuttosto vasta... i primi album, Tales From the Lush Attic e The Wake impongono la band come una realtà nel panorama dell'epoca, ma sono seguiti da una parziale virata artistica a seguito dell'abbandono del cantante, c'è un svolta parzialmente più "leggera" in due album come Nomzamo e Are You Sitting Comfortably? , che vedono un predominio di brani più brevi e facilmente fruibili, anche se non manca qualche gemma come la suite "Nostalgia/Falling apart at the seams"... ma dai primi anni '90 torna nella band Peter Nicholls e riprendono il cammino interrotto sfornando i dischi migliori... Ever del '93, il doppio live For Ever Live, il doppio concept album Subterranea (che come ultimo brano contiene le melancoliche tessiture dei 20 minuti dello splendido "the narrow margin", forse il loro brano che preferisco) a cui fa seguito un doppio live dell'intero album (Subterranea: the concert), nel 2000 esce the Seventh House, davvero eccellente, e un paio di anni fa l'ultimo Dark Matter.

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Un gruppo che consiglio agli appassionati di progressive rock. E, naturalmente, se ti interessano... :wink:
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Scuotivento ha scritto:
spaced jazz ha scritto:Ghila, ho visto che sono usciti - un doppio live degli Spock's Beard; - un album solista di Neal Morse... li hai sentiti o ne sai qualcosa di più?
Ah... ti piacciono gli IQ? :tongue:
Riguardo al nuovo live degli Spock's Beard (uscito un paio di mesi fa) ti rimando alla recensione che feci per l'uscita:
http://www.ankh-morpork.it/frittomisto/ ... &tb=1&pb=1
Grazie per il link... ho visto che apprezzi i Genesis e quindi hai un mio gran plauso ^^
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