"Culture"
Inviato: sab dic 11, 2010 12:06 am
Vorrei lanciare una piccola provocazione, scaturita da una mia riflessione personale.
Prendiamo un individuo che ha studiato moltissimo la letteratura e la filosofia. Uno davvero bravo nel suo campo, eh! Uno che fa riflessioni mai banali sul pensiero dei vari autori, che - se volete - ha addirittura impostato una sua personale filosofia. Uno che, se volete, insegna anche all'università, etc. etc.
Tutti, ma tutti, sono d'accordo nell'affermare che questo individuo è un uomo colto, un uomo di cultura. Si tratta sostanzialmente del tipico umanista.
Poi, prendete un fisico. O un chimico, un biologo. O un matematico. Anche in questo caso, uno davvero bravo nel suo campo, uno che ha al suo attivo decine di pubblicazioni, se volete fate che sia addirittura un premio Nobel o una medaglia Fields.
Non è usuale sentire definire un tale individuo come uomo di cultura. Semmai, tutti sarebbero d'accordo nel dire che si tratta di un validissimo scienziato.
Bene, adesso estremizziamo un po' i nostri prototipi. Supponete che il primo individuo (l'umanista) non sappia veramente niente, ma niente di matematica, o di fisica. Che l'operazione più profonda che sia in grado di fare sia una banalissima percentuale. Ecco, nonostante ciò, ditemi forse se non continuate a ritenerlo un uomo colto, anzi coltissimo. Perché è vero, non conoscerà nemmeno lontanamente la relatività speciale, però ti racconta l'Odissea come pochi (anche meglio di Shito ). Quasi non saprà com'è fatto un tetraedro regolare, ma è in grado di scrivere trattati filosofici profondissimi e molto innovativi. Nessuno lo additerà perché conosce poco la Scienza! Nemmeno gli scienziati, nemmeno io (per davvero)!
Ecco. Ora prendete uno dei più geniali matematici (o fisici, o chimici...) del giorno d'oggi, e supponete che non sappia nemmeno chi sia Omero, che abbia al più una vaga idea su chi sia Ulisse. Quanti di voi direbbero che questo è un uomo colto? Vi assicuro, persino io farei fatica a definirlo tale. Perché insomma, viene da pensare anche a me, non si possono non conoscere certi capolavori assoluti dell'umanità.
Poi però... ci ripenso un attimo e mi dico che, be', anche la relatività di Einstein è un capolavoro assoluto dell'umanità. Che l'algebra astratta è una svolta del pensiero così come lo sono le opere di Nietzsche.
Però, l'umanista che non sa nulla di matematica e di fisica è sempre un uomo colto. Lo scienziato che non sa nulla di letteratura, invece, è soltanto al più un valido "tecnico", uno abile nel suo campo. Trovo che questo punto di vista, ancorché diffuso, sia intrinsecamente e profondamente sbagliato.
Prendiamo un individuo che ha studiato moltissimo la letteratura e la filosofia. Uno davvero bravo nel suo campo, eh! Uno che fa riflessioni mai banali sul pensiero dei vari autori, che - se volete - ha addirittura impostato una sua personale filosofia. Uno che, se volete, insegna anche all'università, etc. etc.
Tutti, ma tutti, sono d'accordo nell'affermare che questo individuo è un uomo colto, un uomo di cultura. Si tratta sostanzialmente del tipico umanista.
Poi, prendete un fisico. O un chimico, un biologo. O un matematico. Anche in questo caso, uno davvero bravo nel suo campo, uno che ha al suo attivo decine di pubblicazioni, se volete fate che sia addirittura un premio Nobel o una medaglia Fields.
Non è usuale sentire definire un tale individuo come uomo di cultura. Semmai, tutti sarebbero d'accordo nel dire che si tratta di un validissimo scienziato.
Bene, adesso estremizziamo un po' i nostri prototipi. Supponete che il primo individuo (l'umanista) non sappia veramente niente, ma niente di matematica, o di fisica. Che l'operazione più profonda che sia in grado di fare sia una banalissima percentuale. Ecco, nonostante ciò, ditemi forse se non continuate a ritenerlo un uomo colto, anzi coltissimo. Perché è vero, non conoscerà nemmeno lontanamente la relatività speciale, però ti racconta l'Odissea come pochi (anche meglio di Shito ). Quasi non saprà com'è fatto un tetraedro regolare, ma è in grado di scrivere trattati filosofici profondissimi e molto innovativi. Nessuno lo additerà perché conosce poco la Scienza! Nemmeno gli scienziati, nemmeno io (per davvero)!
Ecco. Ora prendete uno dei più geniali matematici (o fisici, o chimici...) del giorno d'oggi, e supponete che non sappia nemmeno chi sia Omero, che abbia al più una vaga idea su chi sia Ulisse. Quanti di voi direbbero che questo è un uomo colto? Vi assicuro, persino io farei fatica a definirlo tale. Perché insomma, viene da pensare anche a me, non si possono non conoscere certi capolavori assoluti dell'umanità.
Poi però... ci ripenso un attimo e mi dico che, be', anche la relatività di Einstein è un capolavoro assoluto dell'umanità. Che l'algebra astratta è una svolta del pensiero così come lo sono le opere di Nietzsche.
Però, l'umanista che non sa nulla di matematica e di fisica è sempre un uomo colto. Lo scienziato che non sa nulla di letteratura, invece, è soltanto al più un valido "tecnico", uno abile nel suo campo. Trovo che questo punto di vista, ancorché diffuso, sia intrinsecamente e profondamente sbagliato.