Cinema, arte, passatismo

Film, al cinema o a casa

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Ani-sama
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Cinema, arte, passatismo

Messaggio da Ani-sama »

Propongo qui un mio thread, già iniziato sul forum della mia scuola. A voi!

Scrivo qui su "cinema", avrei potuto anche scrivere altrove, l'argomento riguarda comunque l'Arte in genere.

Dunque, il problema è: il colonialismo culturale. C'è, innegabilmente, ed è americano. La gente va a vedere Batman Begins, Sin City, Star wars, La guerra dei mondi. La maggioranza della gente. Non tutti, però. E chi è in cerca di qualcosa di più, di qualcosa che pellicole di questo tipo non possono dare, ancorate come sono ad una mera finalità di profitto unita alla logica perbenistica "politicamente corretta", nonché autocelebrativa del popolo americano, dove va? Io, che voglio qualcosa di più, dove cerco?

In film usciti di recente? Difficile.
Nel passato, nei capolavori? Ecco, lì.

Ed è strano come si voglia evadere dal presente per tornare ad un tempo in cui, pare, i capolavori veri c'erano. I film di Kubrick, i film italiani neorealisti, per fare esempi. E se non è nel passato, è comunque altrove che si cerca: Kitano, Wong Kar Wai, cinema orientale. Per me Miyazaki, cinema d'animazione orientale. Perché là ci sono capolavori e qui no?

Ma è poi davvero così oppure è solo una nostra ottusa visione delle cose? Cerchiamo nel passato o in luoghi lontani, ma cosa manca qui e ora?

Forse, quando il presente di ora sarà il passato di poi, molte cose verranno riscoperte. Forse no.

Forse è proprio vero che l'Arte occidentale ha esaurito le idee...

Che ne dite?
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Hols
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Messaggio da Hols »

Potrebbe solo essere cambiato il senso della parola "capolavoro".
E' possibile che, abituandosi a prodotti mediocri, piatti, ben confezionati ma poveri (in tutti i campi dello scibile), i "veri" capolavori risultino incomprensibili e perciò biostrattati.

Se in un anno leggo solo due libri e uno è quello dei Fichi d'India e l'altro quello delle barzellette di Totti, difficilmente potrò apprezzare un Tolstoj o anche solo un Pennac. Anzi, manco mi avvicinerò a roba del genere.
Anzi, correrò a comprare la'utobiografia di De Luigi e, sicuramente, la troverò "un capolavoro". :sorriso2:

Se l'informazione è indistinguibile dal gossip, se il divorzio della Ferilli ruba lo spazio allo sgombero dei coloni a Gaza, potrei considerare "approfondimento su temi politici" anche Porta a Porta. :sorriso2:

Se Vacanze di Natale è il campione d'incassi ogni anno, nonostante la continua clonazione, potrò mai apprezzare un C'era una volta in America?
O preferirò piuttosto sbambolarmi il cervello con un Van Helsing?

Se la mediocrità è la regola, il prodotto "passabile" diventa in automatico "il capolavoro".

E prodotti oggettivamente validi risulteranno alieni e distanti.

P.S. Eh, sì, anch'io sono un nostalgico! :sorriso2: :sorriso2: :sorriso2:
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Buta
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Messaggio da Buta »

e' un discorso complicato....

sicuramente l impoverimento artistico della nostra cultura e' lo specchio di come viviamo....la generazione del dopoguerra e' vissuta giocoforza con altri valori...

Adesso che viviamo nella cultura dell immagine e del fare soldi...non mi sembra cosi' incomprensibile il tendersi verso i gusti della massa...

Purtroppo il "sacrificarsi" verso un prodotto di qualita'...e' lasciato ad un gruppo di persone che si costruiscono da sole...e che' per avere cmq una certa visibilita' devono essere fortunate ad incontrare un gruppo di persone..che possano permettergli di esprimersi....

il livello adesso..magari fosse mediocre...e' osceno....


Nella mia testa c e' sempre quella vocina che mi dice che la poverta' materiale e' la ricetta per la ricchezza di tutto il resto...
Ultima modifica di Buta il gio ago 25, 2005 8:13 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da yutasuta »

Hols ha scritto:Potrebbe solo essere cambiato il senso della parola "capolavoro".
Se Vacanze di Natale è il campione d'incassi ogni anno, nonostante la continua clonazione, potrò mai apprezzare un C'era una volta in America?
O preferirò piuttosto sbambolarmi il cervello con un Van Helsing?

Se la mediocrità è la regola, il prodotto "passabile" diventa in automatico "il capolavoro".

E prodotti oggettivamente validi risulteranno alieni e distanti.
Il fatto e' che nei cinema certe produzioni non trovano quasi piu' spazio, stritolate tra blockbuster e remake vari.
Bisogna ricorrere (e rincorrere, visto che spesso restano in cartellone ad orari assurdi o per il tempo di una serata) a cineforum e rassegne varie, sperare nella programmazione dei cinema del Circuito MEDIA/EUROPA CINEMAS o nell'home video, magari d'importazione.
Il tutto partendo dalla premessa (per nulla scontata) che si sappia cio' che di volta in volta esce sul mercato...
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Messaggio da D84 »

[quote="Buta"]
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Buta
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Messaggio da Buta »

non fa' una grinza. :wink:

Il non possedere il televisore pero' e' una cosa che non capisco.....e che magari invidio....
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Messaggio da D84 »

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Messaggio da Buta »

non fa' di nuovo una grinza......
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Messaggio da ghila »

Mmmh, no ani... i capolavori ci sono eccome, solo che, ancora di più di quei tempi, li danno in pochissimi cinema e pochi li conoscono.

Quando esce un film come "Collateral" capisci che se eiste un K. Kurosawa che ci parla del noir orientale nel 2000 con "Cure", l'occidente ha M. Mann come illustratore di noir inusuali eppure tanto occidentali! E Ciprì e Maresco? Beh, in fondo anche Gianni D'Amelio gira che è una meraviglia e se prima avevamo un Poeta che volava con Gesù secondo Matteo ora abbiamo un cantante che pare prometta bene con il suo nuovo film (no, non Ligabue anche se ammetto che m'ha stupito...), Cronenberg lavora ancora alla sua mostruosa poetica comparabile a quella di Takashi Miike, no? Ed Herzog è in mostra con un nuovo documentario. Jeunet e Arcand hanno una splendida e personale visione del mondo e, caspita, non vorrei dimenticare il Forster di "Monster's Ball" (Neverland caso a parte)... Va beh, Eastwood fa capolavori ogni volta che si mette dietro una macchina da presa, ma è un caso a parte... intanto però Sean Penn sta imparando gran bene! Kiarostami è un nuovo Rossellini e riguardo sempre con piacere le trovate registiche di Weir in "Hanging Rock" e...

AAAAAAAAAAAH!!! BASTA!

Insomma, non sono i capolavori che mancano... non è che semplicemente noi siamo più attenti al panorama orientale per un istintivo quanto romantico piacere dell'esotico? :)
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Buta
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Messaggio da Buta »

ma...ti diro' abbiamo concetti di capolavori abbastanza diversi..
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Messaggio da D84 »

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ghila
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Messaggio da ghila »

Buta ha scritto:ma...ti diro' abbiamo concetti di capolavori abbastanza diversi..
Effettivamente non tutto quello che ho citato è sinonimo di masterpiece che verrà ricordato come caposaldo cinematografico, ma non mi sembravano tanto male :wink:

Poi c'è chi come me che resta affascinato dalle atmosfere cupe e allora vede in una ricerca artistica come quella di Cronenberg una profondità pari a quella di Takashi Miike. Conosco gente che ritiene film estremi e sadomaso come MUZAN E (okkio ai contenuti) di Daisuke Yamanouchi i veri monumenti su cui si costruirà il cinema di genere di domani (mah). Come già si diceva il concetto di capolavoro può variare da persona a persona; solo che Ani mi sembrava un pò troppo svelto nel declassare l'arte occidentale come "oramai priva di idee" anche se è chiaro che il problema, e D84 è chiarissima qui, esiste!

Magari se vuoi essere più preciso, possiamo discuterne meglio. :) Ciao
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Messaggio da Heimdall »

Aggiungerò una mia considerazione, forse banale, di stampo squisitamente relativistico.
La percezione di un decadimento della qualità (degli uomini, delle opere, delle imprese) rispetto al passato è una percezione talmente radicata nell'animo umano da essere un topos, un archetipo fin dai tempi dell'Iliade.
Mettere d'accordo tutti è difficile, se non impossibile. L'Odissea o la Divina Commedia sono capolavori conclamati? Forse, ma a nessuno di noi interessa più porre in discussione questo fatto. Non apriremo mai nessun topic chiedendoci se sono più auliche le Stanze di Poliziano o il Canzoniere di Petrarca. Potremmo invece (l'abbiamo fatto) scannarci affermando che Matrix è/non è un capolavoro. Ma potremmo ancora chiederci se Totò era un genio, un buon caratterista oppure neanche quello.

Gli è, a mio modesto avviso, che guardando al passato vediamo dei capolavori che sono conclamati come tali anche perché esistono, e sono sotto gli occhi di tutti ormai da diversi anni. Anche chi non avesse mai visto o apprezzato un'opera di Kurosawa Akira potrebbe ben dire di conoscerne il nome, salvo poi constatare che dal Giappone non è più arrivato nessun talento come il suo e lasciando ai propri figli e nipoti l'onere di conoscere un certo Miyazaki, oggi sconosciuto ai più e domani - magari anni dopo la sua morte - unico alfiere della cultura nipponica nella limitata percezione dello spettatore medio. Quanti artisti del resto hanno visto riconosciuto il proprio valore solo parecchio dopo la loro scomparsa?

Aggiungo a questa una constatazione degna del più trito postmoderno in versione take-away: la velocità di circolazione delle informazioni ha accresciuto la disponibilità di stimoli fino al punto critico di superare la loro fruibilità da parte dei singoli. All'epoca di Dante o di Leonardo era ancora possibile conoscere più o meno tutto lo scibile umano: oggi sarebbe follìa il solo pensare di conoscere tutto di una determinata materia. All'epoca del Barocco, o dell'Impressionismo era possibile assistere al nascere e morire di una scuola artistica o filosofica la cui parabola durava molti anni.
Con tutto che, con il procedere del tempo, avere idee nuove diventa sempre più difficile, oggi l'effetto moltiplicatore dato dall'orgia mediatica brucia sempre più voracemente scuole, idee, opere d'arte a ritmi vertiginosi, senza neppure permettere che noi ce ne si renda conto, e dando luogo a quello smarrimento che ci fa lamentare la decadenza dei tempi e la mancanza di capolavori che, con tutta probabilità verranno riconosciuti solo a bocce ferme, tra qualche anno o decennio: il tempo necessario a che la storia e la cultura facciano giustizia delle mode lasciando ciò che merita di essere lasciato.
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E'
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Messaggio da naushika »

a mio parere è da ritenere ingannevole mettere a confronto gli autori del passato e gli autori di oggi...Dante appartiene ad un mondo in cui le informazioni e la cultura erano appannaggio di pochi che potevano permettersi di portarsi in casa i libri...libri che allora erano dei veri e propri beni artistici e autentici tesori più da esporre che da usare e chi deteneva la cultura erano le accademie reali o comunali e i monasteri e le biblioteche ecclesiastiche...i sapienti non arricchivano la propria mente per sè e solo per sè ma per usare la cattedra e la penna per criticare e polemizzare e denigrare e demonizzare in nome o del sovrano o del Papa. Il fermento culturale che per secoli ha caratterizzato e ha fatto l'occidente moderno aveva il suo perchè proprio dal fatto che le masse erano indifferenti concedendo ai gruppi e fazioni di contendersi la supremazia dello scibile umano essenziale per la legittimazione del poteri costituii che siano laici o religiosi...quando le masse sono entrate nella società e hanno iniziato ad informarsi un poco, la cultura delle accademie e delle scuole si è dovuta trasformare da mezzo di lotta delle aristocrazie a veicolo di propaganda della borghesia emergente e dominante e livellante. Il nuovo potere per legittimarsi ha bisogno di sradicare ogni legame dei sudditi con il territorio e con le tradizioni ( legami con minipoteri locali come città e parrocchie ) presentando un nuovo tipo di conoscenza che mascherato di conoscenza individuale e democratica ha reso tutte le componenti sociali un unico popolo cementato, grazie all'informazione di massa, con i valori nazionali e politici completamente avulsi dalla storia ( l'Italia è un concetto ideologico più che una realtà storica al momento dell'Unità ). Quindi è una cultura completamente NUOVA che nulla a che fare con la cultura accademica del passato...parlare di manipolazione delle menti è giustissimo ed è sempre esistita questa esigenza per i poteri costituiti. I registi del passato elaboravano idee influenzate dal momento politico in cui vivevano ( ad esempio Totò o Peppone in pieno clima di coesistenza della DC e PC oppure i film di De Sica padre sulla necessità di presentare valori e modelli di riferimento durante la grande ricostruzione post-bellica ).La cultura cinematografica attuale è il nuovo campo di battaglia fra fazioni politiche in questo caso i critici del potere USA ( più per invidia che per consapevolezza in molti casi ) e fautori del potere Yankee ( più per comodità che per convinzione ) che usando le cattedre e i titoli di critici autorizzati cercano di convincere le masse di accettare le loro opinioni e di boicottare i prodotti del "nemico" ( europa o USA che sia ) finchè al livello politico sarà conveniente ( avete notato come la critica USA sia molto aperta ultimamente ai titoli europei? è perchè ora per le classi dirigenti è comodo farsi amici i dirigenti europei in vista di altre avventure ). Il valore artistico di un prodotto sarà dato dai critici più influenti al momento e poi subito messo in discussione dalla fazione più vincente ( pensa a come Totò quando era vivo era ferocemente odiato dai critici di sinistra che solo dopo la sua morte lo hanno riabilitato in ossequio al concetto gramsciano di egemonia culturale ( leggete Gramsci che è ancora oggi attualissimo ). L'arte occidentale continua e continuerà ad esistere ma sempre proiettata nel futuro con le basi del presente e a seconda dell'evoluzione degli schemi politici del momento.
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