Il Lontano Giappone

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Debris
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Debris »

ghila ha scritto:Jazz, tu sei tanto caro e tanto bravo, ma se continui a incensare manga che qui non arriveranno mai, continuando in questo modo a istigare la mia insana curiosità, giuro che scendo a casa tua una notte e faccio le fotocopie di tutto!!! :evil:

Grazie insomma... :prostrare:
Oppure anche di peggio ^__^

Sarà meglio che il buon Colpi NON passi da queste parti.
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Buta
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Buta »

intendi federico colpi?

passa da queste parti??
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Debris
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Debris »

No era una semplice battuta.^_^

Non conosco le frequentazioni di Colpi.
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spaced jazz
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da spaced jazz »

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titolo: Kiseiju (L’ospite indesiderato)
autore: Hitoshi Iwaaki
volumi ed editore: 10, Kodansha
genere: seinen; drammatico, thriller, fantascienza, psicologico, sentimentale

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Che il mercato italiano sia bizzarro è cosa ormai saputa e risaputa, ma nonostante questo le vicende editoriali del manga di Hitoshi Iwaaki riescono comunque a sorprendere. L’inizio della sua pubblicazione nostrana risale infatti a ben dieci anni fa, per Phoenix. Tre volumi, poi la chiusura dell’editore. Diritti rilevati da Magic Press, e stampa dei volumi dal quattro all’otto. Questo circa quattro anni fa, se non ricordo male... e da allora?
Non se ne è saputo più nulla, destino tra l’altro toccato anche a un altro ottimo manga come Dragon Head.
Le solite voci dicono di un’intenzione da parte dell’editore di completare l’opera, ma sinceramente dopo anni di sospensione ormai sono scettico (oltre che con un certo giramento di scatole), per fortuna esistono le edizioni estere o il puntuale aiuto dell’amico web per completare la lettura degli ultimi volumi di un fumetto che merita come pochi altri.

Se non altro la scelta di portare quest’opera in Italia fu assai meritevole, perché Kiseiju è nulla di meno di un capolavoro. E’ raro trovare un fumetto così ricco di temi e sfumature, e che spazia agilmente fra molteplici generi.
Realizzato nei primi anni novanta e serializzato su Afternoon, Kiseiju è un thriller virato alla fantascienza, con deviazioni action, horror e anche sentimentali, ma il motore di tutto è indubbiamente la base psicologica e forse anche filosofica data dall’autore alla vicenda, con la descrizione profonda dei protagonisti e l’interrogativo su destino e ragione dell’esistenza umana.

Il manga inizia con una vicenda da sci-fi classica: subdoli alieni invasori. La loro provenienza e il loro scopo sono misteriosi (ristabilire l’equilibrio sulla Terra?), fatto sta che questi esseri hanno lo scopo di “invadere” il cervello degli esseri umani, diventando dei parassiti che si impossessano dei corpi delle loro vittime.
Questi alieni dunque si adattano alla società umana confondendosi fra noi; hanno il potere di potersi trasformare come forma e consistenza, generarando ad esempio tentacoli con lame taglienti come rasoi, ma soprattutto: si cibano di uomini.
Un destino da parassita sta per toccare anche al liceale Shinichi Izumi, ma il caso vuole che l’alieno invasore un po’ pasticcione non riesca a raggiungere il cervello ma resti bloccato nella mano destra del ragazzo, mano che acquisisce una vita e una volontà propria.
Shinichi dà il nome “Migi” a questa entità, e inizia così la convivenza della strana coppia.
Gli alieni sono freddi e calcolatori, non sanno nulla di emozioni, sentimenti e irrazionalità. Da quel punto di vista, il loro modo di agire è giustificato dalla sopravvivenza, e non dalla morale umana.
Così è inizialmente anche per Migi, il quale deve comunque adattarsi alla convivenza forzata col ragazzo e a proteggerlo, visto che la morte di Shinichi determinerebbe di conseguenza anche la propria: i “due” sono infatti braccati dagli altri parassiti, che vedono non a torto un pericolo in questa unione fra forza aliena e coscienza umana.
La storia non farà mancare colpi di scena.
L’inizio può essere un omaggio ai classici di fantascienza, action e forse anche tendenta alla commedia; ma uno sviluppo originale non tarderà a farsi vedere, prendendo strade drammatiche anche confinanti con l’horror. Ci saranno alcune scene davvero scioccanti (difficile scordarsi l’incursione del parassita nella scuola, o il passato del serial-killer in uno degli ultimi volumi) ma senza intenti da concessione commerciale. La violenza, talvolta grottesca, ha un suo senso sia nella descrizione della fragilità umana, sia nel rendere evidente la differente interpretazione che danno i parassiti alle loro azioni, secondo il punto di vista di un’altra specie vivente.
Ma il succo di tutto il manga, come accennato, è lo sviluppo dei personaggi e il riproporsi degli interrogativi su cosa voglia dire “essere umano”, su quale sia il motivo dell’esistenza. Soprattutto è sottolineata l’evoluzione del protagonista Shinichi nella sua coesistenza con Migi, quando i due troveranno sempre più un terreno comune. Grande importanza è dedicata anche al rapporto sentimentale del ragazzo con la coetanea Satomi Murano, la quale in più punti avrà un ruolo fondamentale.
Il fumetto non presenta cali di sorta, anzi. La sceneggiatura è calibratissima, gli sviluppi della storia emozionanti, talvolta toccanti come solo un autore dotato di grande sensibilità potrebbe creare, altre volte estremamente drammatici.
Iwaaki non solo saprà gestire tutto con grande padronanza e profondità tematica, ma gli darà un gran epilogo che da un lato chiude in modo compiuto il cerchio, dall’altro è di una perfezione notevole.

Graficamente Kiseiju è assai interessante. Il disegno richiama un periodo fine anni ottanta con stilemi seinen piuttosto usuali, ma ha un tratto personale e riconoscibile, anche se sicuramente perfettibile nel tempo (di piede spesso sembrano portare tutti il 34); tuttavia la regia è magistrale, svariando fra azione e fasi introspettive o oniriche basate su inquadrature e rivelatrici scansioni ritmiche, molto usate sono sequenze di due vignette in primo piano dei personaggi col mutare delle loro espressioni e non mancano momenti di incredibile impatto. Di certo uno stile con una potente forza espressiva che deve qualcosa al maestro Tezuka, non a caso citato da Iwaaki fra le principali suggestioni artistiche da cui è stato influenzato.

Da leggere assolutamente!

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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da leo's »

Grazie della segnalazione spaced jazz! Mi aiuti a districarmi tra tutti questi fumetti...
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Debris »

La storia della pubblicazione di questo manga meriterebbe una nota a se stante mi sà.

Oggi - 6 agosto 2008 e non casualmente - è stata pubblicata una recensione del manga: Yunagi no machi, sakura no kuni - su Animeclick...un manga che ha come tema l'esplosione della bomba atomica di Hiroshima...

L'opera è stata pubblicata nel 2004 da Kouno Fumiyo,classe 1968,e proprio per quest'opera nello stesso anno ha ricevuto il Gran Premio del Japan Media Arts Festival.

Narra la vita di tre generazioni tutte e tre testimoni della tragedia di Hiroshima,la citta natale dell'autrice.

http://animeclick.lycos.it/notizia.php?id=19664.

Aggiungo una annotazione secondo informazioni provenienti da Asian World

http://www.asianworld.it/forum/index.php?showtopic=5104

ed IMDB
http://www.imdb.com/title/tt0997193/

ha una sua versione live uscita nel marzo 2008 in versione DVD. Il sito ufficiale.

http://www.yunagi-sakura.jp/

Il Trailer - secondo indicazioni del forum Asian World è nell'ultimo bottone in alto.
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Re: Il Lontano Giappone

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titolo: Undercurrent
autore: Tetsuya Toyoda
editore: Kodansha; volume unico (300 pagine)
genere: seinen; drammatico

“Spesso preferiamo delle piacevoli bugie alla verità”

Appena uscito in Francia per l’editore Kana.
Bene, ve lo dico subito: un volume davvero bello. Come del resto anticipava Jiro Taniguchi (ben conosciuto sotto la Torre Eiffel) nella vistosa fascetta di presentazione: “Se oggi c’è un manga da leggere, è questo qua!” e beh, in effetti non aveva torto.
L’autore, Tetsuya Toyoda, è uno di quelli che ha trovato la strada principale irta d’ostacoli. Nato nel 1967, a venti anni proponeva delle opere alla Kodansha con scarsi risultati, tanto che poi finiva impiegato in una ditta fino al 2003; quando ecco che, spinto da una passione mai sopita, vinceva il premio Afternoon e finalmente conquistava il ruolo di mangaka professionista. Questo Undercurrent è di due anni dopo.
Per fortuna il talento di Toyoda è stato recuperato, peccato per il tempo perso, in cambio possiamo affermare che, pur avendo pubblicato pochissimo, ci troviamo davanti ad un autore che è tutto fuorché alle prime armi.
Questo Undercurrent è infatti un lavoro raffinato, originale e di classe fumettistica sparsa a piene mani. Anche il genere è obliquo, di che parla? Probabilmente di quanto conosciamo veramente le persone, una storia su quanto mentiamo a noi stessi e alla vita, un po’ malinconica, un po’ thriller e soprattutto messa in scena benissimo.

Kanae Sekiguchi è una trentenne che è succeduta ai genitori nella gestione dell’azienda di famiglia, i bagni pubblici “Tsuki no Yu”. Da alcuni anni è sposata con Satoru, conosciuto all’università, ma ecco che improvvisamente il marito sparisce senza lasciare la minima traccia. Mentre la polizia indaga, la vita va comunque avanti e Kanae deve chiedere aiuto all’associazione di categoria per reperire un lavoratore temporaneo (hanno le caldaie a legna). Costui si rivelerà essere Hori, un coetaneo della ragazza, un tipo che sembrerebbe a posto ma non troppo socievole. Successivamente Kanno, un’amica della protagonista, suggerisce di affidare le ricerche anche ad un investigatore privato, tale Yamazaki.
La storia andrà dunque avanti con questi e altri attori, balzando fra la quotidianità del lavoro, un notevole approfondimento psicologico dei protagonisti, interrogativi sul presente, dubbi esistenziali risvegliati dal drammatico passato (perché Kanae sogna sempre di essere strangolata e trasportata da una corrente subacquea? Hori è davvero giunto allo Tsuki no Yu per caso?) e una magistrale risoluzione. E’ uno di quei manga, in effetti, che appagano sia la voglia di contenuti sia di una narrazione convincente.

La maturità artistica di Toyoda è ben evidenziata anche dalla parte grafica di quest’opera... stilisticamente ha un tratto seinen misurato e preciso, non a caso “afternoonoso” vista una certa affinità con lavori apparsi su quella rivista; ma è la regia che fa la parte del leone, una scansione temporale magistrale, scene per immagini e attenzione ai particolari, gli stacchi (o non-stacchi) sono sempre pensati con cura: l’indulgenza “statica” è un pericolo sempre in agguato quando ci si dà al manga riflessivo, Toyoda lo sa e il ritmo prevede dunque qualche breve parte da commedia e un po’ di tensione, tanto che le 300 pagine scivolano via che è una bellezza.
Molto belli e caratterizzati i personaggi, dicevamo… ottimi i protagonisti (Hori e Kanae) ma per una volta voglio spendere delle parole d’esaltazione per due comprimari, Yamazaki e Nonno Sabu. Yamazaki è il detective strampalato, sembra più un reduce dei Blues Brothers che un uomo affidabile (memorabile la scena al Karaoke, uno dei punti più Alti del fumetto ^^) ma alla fine avrà la sua parte; Nonno Sabu è lo scroccone del quartiere con dimora ballerina, vive d’espedienti alternati all’esternazione di perle di saggezza.

L’edizione Kana, nella collana autoriale “Made In” è ben fatta, 15x21 con un’ottima carta rilegata a filo, un difetto è rappresentato dall’assenza di pagine a colori -- il quartino iniziale -- e questo è un peccato (...vista la splendida copertina?) ma non so quanto ci sia di imputabile all’editore francese o ai materiali originali.
In conclusione un volume consigliato, ritenetelo imperdibile se vi piace Inio Asano o il recente Taniguchi nostalgico-thriller (La ragazza scomparsa, Un cielo radioso).
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Re: Il Lontano Giappone

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Una piccola deviazione... nella Lontana Corea :sorriso2:

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Ecco un altro interessante autore coreano che ho "scoperto" di recente, dopo la coppia Byung Byun-jun e Kim Dong-hwa.

Si tratta di Kim Hong-mo e del suo "Boy's Life", uscito in Francia come "La vie des gosses".
E' una raccolta di storie brevi (4 più un epilogo) dal tema abbastanza classico nel fumetto d'autore, e cioè vicende adolescenziali più o meno autobiografiche intrise di malinconia (e qui anche di sottile ironia). Hong-mo è del 1971, quindi siamo nei primi anni ottanta in una cittadina al confine fra le due Coree. Questo è un particolare importante, perchè le vicende sono virate ad un tono agreste e anche influenzate dal clima esistente fra i due paesi.
Nella prima storia, un ragazzino intento a rintracciare il numero mancante della sua rivista preferita, Bomulseom, sorta di Shonen Magazine coreano. Disavventure con amici e maestre (mai disegnare Hulk e Wonder Woman mentre fanno le porcellate!) e un amore nascente per il fumetto stile Takao Yaguchi nel suo volume su Tezuka.
Nella seconda, la raccolta (?! ehm, il furto) delle castagne nei campi di un proprietario buzzurro.
La terza, "Il generale Tol", cartone animato d'epoca di propaganda anticomunista e le sue suggestioni nella mente del giovane protagonista: inondazioni minacciate da parte dei nordcoreani, americani difensori e complottisti domestici in un ritratto sarcastico di un'epoca.
La quarta e più corposa, nostalgiche avventure sul fiume ghiacciato di una banda di ragazzini, il futuro (e gli scambiatori di calore della nuova centrale nucleare) cambieranno il paesaggio.
Chiude un epilogo (una vignetta per pagina): disegni *sulla* neve.

Sono circa 150 pagine in grande formato, quasi tutte a colori (bicromie, acquerelli, o le poche a sfumature di grigio) con uno stile che va dal minimalismo a scenografie da quadretto impressionista.
E' un fumetto ricco di ironia e suggestioni consigliatissimo ai cultori del genere.
Da Kana nella collana "Made In".
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titolo: Usagi Drop
autrice: Yumi Unita
volumi e editore: 4 in corso, Shodensha
genere: josei; commedia, slice-of-life, psicologico

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Uno dei primi volumi dell’interessante ma sfortunata linea editoriale MangaSan, un paio di anni fa, mi aveva già fatto conoscere questa interessante autrice - sto parlando del divertente e alternativo Guardami (Sukimasuki). La Unita è nata nel 1972 e pubblica le sue opere da una decina di anni, segnalandosi per una certa obliqua freschezza nel campo del fumetto nipponico un po’ più d’avanguardia che parla del quotidiano.
Guardami era un seinen, questo Usagi Drop un josei pubblicato su Feel Young ma la differenza sta solo nei termini.

Daikichi è un trentenne, single e con una vita abbastanza tranquilla e senza scossoni. Muore il nonno materno, ritorno alla casa natale per i funerali e qui la sorpresa, l’arzillo 79enne aveva con sé una figlia di sei anni, all’insaputa del resto della famiglia: la piccola Rin. La madre non si sa chi sia.
Che farne? Nessuno vuole accollarsela, chi per semplice egoismo, chi perché stufo di fare sacrifici per gli altri.
Daikichi, stanco di questi discorsi, decide di prenderla lui e inizia così una strana convivenza.

Usagi Drop è un manga discretamente originale. Lo spunto iniziale è sfruttato in due modi: dal lato della commedia presenta il più classico degli stratagemmi, mettere assieme due persone che più diverse non si può e osservarne i risultati. Dal lato psicologico, l’idea della nuova “famiglia” consente invece la definizione dei personaggi nel loro nuovo ruolo, con lo sviluppo di tematiche sulla relazione genitore/figlio.
Daikichi è un “tipo qualunque” ma distante da sfigati o istrionici fannulloni tipici di tante produzioni; non è spaventato dalle nuove responsabilità ma indubbiamente l’improvvisa paternità gli cambia completamente le prospettive sia sulla semplice quotidianità (ritmi e orari) che sulla scala dei valori: diventano importanti cose che prima erano insignificanti quando non sconosciute.
Rin invece è una bambina indipendente e matura per la sua età, ma soffre delle conseguenze del suo passato solitario, di una madre che l’ha abbandonata, dell’egoismo delle persone che vede intorno. Inizialmente si fida solo di Daikichi, in cui rivede un po’ il padre (di faccia sono uguali...) ma la sua “apertura” nei rapporti con le altre persone è uno degli argomenti del manga.
Aggiungiamo poi un altro paio di variazioni, quella più virata al lato drammatico con la ricerca della madre di Rin e dei motivi che l’hanno portata all’abbandono della figlia; e il tocco probabilmente tendente al sentimentale dell’incontro fra Daikichi e la madre divorziata di uno dei compagni di asilo di Rin.
Usagi Drop non è un manga dal ritmo pedante, le malinconie sono stemperate dall’ironia di fondo; anzi la sua tendenza alla serenità da slice of life potrebbe quasi farlo accostare a Yotsuba&!, anche se quest’ultimo è narrato più dal punto di vista di “scoperta della vita” della bambina mentre UD è nell’ottica del genitore.

Stilisticamente è uno di quei manga che sfuggono alle famigerate catalogazioni di target, Feel Young non è certamente la rivista femminile più convenzionale (basta guardare le autrici pubblicate) ma quest’opera va anche oltre nell’essere neutra e universale; anzi a leggerla a “zero a zero” passerebbe per seinen, sia per il ruolo del protagonista, sia per le sensazioni date da una certa regia grafica sobria e pulita.

Visto il fallimento di Yotsuba&! una pubblicazione italiana sembra più utopia che altro, ma per chi volesse una cartacea edizione c’è la “solita” Francia, dove si intitola “Un drole de père” ed esce per Delcourt nella collana “johin”, 15x21 con anche qualche pagina a colori.

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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Debris »

Molto belle come proposte ambedue.

Ed è un vero peccato che nell'affollato ma si dovrebbe utilizzare un'altra parola oramai - mercato italiano - non lo vedrebbe proprio nessuno....

Si perderebbe nel vuoto di senso delle tante troppe uscite inutili che vedo in giro.
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Re:

Messaggio da Tuffgong »

Hyuma ha scritto:Sto leggendo le scans in inglese de Yuunagi no Machi.
un capolavoro! Ringrazio spaced jazz per queste segnalazioni!

Continua così, vado pazzo per questo tipo di manga!
Segnalo che sono reperibili anche quelle in Italiano. Non so quanto possa essere accurata la traduzione ma confermo l'assoluto valore del manga. :prostrare:
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"Ciò che ho realizzato è definita un'eresia da alcuni fan di Lupin, ma io penso che tutte le opere su Lupin, a parte quelle realizzate da noi, siano insignificanti!" H.M
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da spaced jazz »

Hisae Iwaoka è nata nel 1976 e attiva con pubblicazioni a proprio nome dai primi anni 2000. E' un'altra di quelle autrici donna che finiscono per fare principalmente seinen, come Kei Tome, Yuki Urushibara e altre, rendendo così i propri lavori molto trasversali come tematiche e sensibilità ma sicuramente personali a livello stilistico. Come punti di contatto mi sembra una versione più lieve ed eterea di un certo stile alla Inio Asano. Fino ad oggi i suoi lavori si concentravano sulle storie brevi e raccolte in volume singolo come Yumenosoko, Hana boro o Shiroi kumo, abbastanza snobbate dal fandom internettiano anche se alcuni racconti si trovano, in Francia l'editore Kana con buon fiuto artistico ha già pubblicato da tempo i primi due citati ed ora compie un passo ulteriore iniziando Dosei Mansion (La Cité Saturne) che è la prima serie lunga della Iwaoka, pubblicata sulla rivista di seinen alternativo Ikki.

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titolo: Dosei Mansion
autrice: Hisae Iwaoka
genere: seinen; slice-of-life, fantascienza
editore e volumi: Shogakukan, 5 in corso.

Se lo stile è l'usuale dell'autrice, il soggetto è invero originale. Siamo in un futuro in cui la Terra è stata dichiarata zona ecologica protetta e la popolazione mondiale si è trasferita in una gigantesca stazione spaziale, in pratica una struttura tubolare ad anello che circonda tutto il pianeta lungo l'equatore, ad un'altezza di 35 chilometri, come uno degli anelli di Saturno.
Ovviamente la società umana ha trasferito vizi e virtù anche in orbita, dunque non sorprende che ci sia un'organizzazione a "livelli" coi bassifondi in... basso, un livello intermedio e quello superiore di ricchi e possidenti che possono rimirare con maggior libertà il panorama.
L'immensa colonia siderale ha anche le classiche necessità di manutenzione, come la pulizia delle superfici vetrate che illuminano l'interno. In pratica... il lavaggio delle finestre, ed è qui che entrano in scena i protagonisti. Il principale è Mitsu, un ragazzo che ha appena finito gli studi, orfano di un pulitore di vetri deceduto in servizio (Aki) e perciò allevato come cocco dell'associazione di categoria. Ora anche lui ha deciso di seguire le orme paterne guidato dall'esperto Jin.
Il lavoro è pericoloso, per la bassa pressione e la temperatura che impongono l'uso di tute apposite, a cui vanno aggiunti rischi dovuti a detriti vaganti o le cadute in seguito a raffiche di vento stratosferico (pare che a 35000 metri di quota ci sia ancora vento, non chiedete a me).
Ma è un mestiere che consente di tenere ancora ben saldi i vincoli con le origini, potendo osservare quotidianamente il pianeta sottostante. "Perché ci siamo allontanati solo di 35 Km? Perché dentro di noi non vorremmo mai lasciare la Terra". Inoltre, per sua natura stessa, il pulitore di vetri "sbirciando" entra in contatto con vite e quotidianità di clienti e persone. Dosei Mansion è dunque essenzialmente uno slice-of-life spaziale, in cui convergono i soliti temi introspettivi sui personaggi e le loro emozioni, con originali riflessioni sulla società e il rapporto dell'uomo con la Terra e la nostra collocazione nell'universo in generale.
Sotto certi aspetti ha contatti con seinen di recente pubblicazione italica come Mushishi o Gaku, che fondono soluzioni introspettive con ambientazioni inconsuete e caratterizzanti, di diverso non ha quella struttura episodica in quanto la storia è unica e ogni capitolo è la diretta prosecuzione del precedente.
Capitoli (8) che in questo volume presentano luoghi e personaggi, oltre Mitsu e Jin, la famiglia che ospita il ragazzo, Tamachi, l'ex compagno di lavoro del padre licenziato in seguito all'incidente; Makoto, altro ex collega che non sopporta Mitsu; la strana ragazza addetta al rattoppo degli impatti meteorici che vive costantemente all'esterno in una specie di camper semovente, clienti vari spesso bizzarri.
La sceneggiatura è piacevole e il ritmo complessivamente dinamico per uno slice of life, giusto un paio di capitoli presentano vicende che virano a quella narrazione estremamente tranquilla e minimalista che, a seconda del tipo di lettore, è uno dei tipici pregi/difetti del genere.
Graficamente lo stile è personale, col tipico chardesign della Iwaoka con faccioni tondi e quasi totale assenza di naso, fondali e ambienti a mano affascinanti nella resa dei panorami, retinature che cedono il passo al tratteggio e una interessante resa verosimile di strutture e meccanismi, cosa che non davo per scontata onestamente; anche se a livello tecnologico siamo tutto sommato in un futuro prossimo, che tuttavia contrasta con la straordinaria impresa che richiederebbe la realizzazione di una così ardita struttura orbitale. Ma in fondo non è certo questo il tema del manga.

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