..... a questo punto: no!Kaorij ha scritto:Secondo voi, mi posso fidare della casa editrice in questione
D-visual, Shin Vision e le altre...
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- elfthryth
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Ma che diavolo è 'sta storia?? Adesso Tuxedo Gin (che sarà uscito 2 anni fa, se non di più) diventa Ginji in love e per di più ricomincia da capo? Ma che presa per il culo è??
Non vi è fetore al quale l'olfatto non finisca per abituarsi, non vi è rumore al quale l'udito non possa assuefarsi, nè mostruosità che l'uomo non abbia imparato a considerare con indifferenza - L. N. Tolstoj
- elfthryth
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Sì! Era ora!hdibifrost ha scritto:Approposito... sono usciti i numeri 2?
ehm... sto parlando delle opere di Go Nagai della D-visual
Non vi è fetore al quale l'olfatto non finisca per abituarsi, non vi è rumore al quale l'udito non possa assuefarsi, nè mostruosità che l'uomo non abbia imparato a considerare con indifferenza - L. N. Tolstoj
http://www.d-world.jp/dv/ken.php
Nuova super-mega-ultra-deluxe-ultimate-maximum edizione-da-collezione di Ken il guerriero by d/visual. E non mancherà nemmeno la Super Figure Collection (ROTFL !). E intanto ci sono dei poveretti che aspettano ancora Mazinkaiser ...
Nuova super-mega-ultra-deluxe-ultimate-maximum edizione-da-collezione di Ken il guerriero by d/visual. E non mancherà nemmeno la Super Figure Collection (ROTFL !). E intanto ci sono dei poveretti che aspettano ancora Mazinkaiser ...
Mi permetto di tornare nel topic per ridire la mia sulla questione 'adattamento rumori'.
Ringrazio chi ha citato [e ricordato] la mia espressa posizione.
Concordo che la questione dell'adattamento grafico (= tutto quello che non è un 'font', o che cmq non sta sullo spazio bianco della tavola) sia davvero spinosa.
La linea di principio che enucleavo e che veniva citata, ha una sua validità. Se una cosa è espressa nella lingua comprensibile al pubblico cui si rivolge, nella sua edizione adattata/localizzata questa comprensibilità dovrebbe mantenersi. Altrimenti si sta 'segando' parte del contenuto reale dell'opera.
Non si tratta solo di una questione di 'mero' contenuto. Si tratta anche d'impatto. Se l'AUTORE pone un grosso BANG a tutta pagina, evidentemente ha inteso dare grande visibilità e rilevanza a quell'onomatopea. Una nota a bordo pagina [dove possibile, perché in alcuni casi non lo è] manda allagramente a farsi benedire l'intento dell'autore.
Io sono tuttavia mediamente più integralista dell'editore italiano medio. Diciamo che, dal mio punto di vista, mi rendo conto che l'adattamento di un manga è uno 'stupro artistico' molto più di quanto non sia quello di un anime, per la necessità di 'entrare' nella grafica artistica. Cerco una conciliazione che non c'é, perché lo stupro è stupro. Ma che si deve fare? O si rinuncia a fruire i manga [salvo conoscere il giapponese], o ci si cosparge il capo di cenere.
Dunque, io sono assolutamente contro il ribaltamento delle tavole. So bene che la lettura ne è affaticata, e ne perde di immediatezza per una mente fruitrice 'retroversa' rispetto a quella genetica, ma credo che in questo caso sia più corretto sforzarsi e abituarsi.
Quanto all'adattamento grafico, io faccio molta distinzione tra 'rumori' e 'scritte'. Dal punto di vista onoltogico, un romore è 'fuori' dall'universo narrativo [è un grafema inesistente per i personaggi, salvo trovate comiche], mentre invece le scritte [cartelli, insegne reali, lettere, etc...] esistono eccome, narrativamente. Quindi la mia opzione è tradurre i primi e glossare i secondi, lasciandoli intatti, per non creare assurdi de factu [che senso ha un cartello scritto in italiano all'interno di una realtà narrativa giapponese?].
E' un compromesso che da un lato non preserva la tavola originale al 100% , dall'altro non traduce tutto [le scritte]. Come al solito, io partorisco opzioni di mezzo che si rivelano capaci di scontentare tutte le parti!
Tuttavia, le mie motivazioni restano. Da un lato la questione logica di cosa è 'credibilmente traducibile' in una tavola, ovvero tutto ciò che noi possiamo immaginare 'sovraimpresso' alla scena reale [dunque baloon, versi, rumori e suoni in genere]. Dall'altro l'intento di presentare la leggibilità [fruibilità] dell'opera per quella che voleva essere in origine.
Del resto, se pensiamo alla totale 'fedeltà grafica' dell'originale, non pensate che anche i font originali, non solo, la scrittura originale sia un grafema? I fumetti giapponesi hanno una distribuzione del testo, dei font, degli ingombri grafici che seguono binari ben precisi, e del tutto non sostituibili da ideali 'equivalenti' italiani, o occidentali.
In buona sostanza, come dicevo, la coperta è corta in ogni caso.
Una cosa però, mi sento di dirla.
A fianco della mia teoria 'mediana', c'è anche l'idea che una cosa come adattare un manga vada fatta [tollerata] solo se la si fa bene. Una cosa è andare 'a spanna', come qualcuno citava, stuprando MALAMENTE un'opera. Una cosa è cercare di 'minimizzare i danni', procedere con una logica, e con una cura.
Nei manga che ho personalmente seguito, ho sempre cercato di puntare a una diversificazione dei font di scrittura baloon che razionalizzasse la stessa scelta dell'originale. Di seguito, si distingue tra cosa è 'a mano' e cosa è 'a macchina' nell'originale, e si rispetta la scelta. Si ricostruiscono i rumori con una tecnica digitale che permette di rigenerare il pattern dei retini originali, sia dentro l'onomatopea stessa, sia per le parti di disegno 'toccate', nel tentativo di rovinare il meno possibile la tavola.
Io credo che in una cosa intrinsecamente violenta come la localizzazione di un manga, la cura e la competenza che vi viengono profuse siano una discriminante dal doppio valore, per la riuscita dell'opera localizzata e per il rispetto dell'originale.
Non in ultimo, credo che ci si dovrebbe preoccupare di più anche per la fedeltà della traduzione/adattamento testi. Anche qui, credetemi sulla fiducia, nel nostro ambiente regna e dilaga un pressapochismo dilagante. Un disinteresse misto ad ignoranza reale che rende le traduzioni spesso ben più che approssimative. E anche le parole, come il disegno, sono opera di un autore.
Anche in questo caso, è la competenze professionale a fare la differenza, IMHO.
Ringrazio chi ha citato [e ricordato] la mia espressa posizione.
Concordo che la questione dell'adattamento grafico (= tutto quello che non è un 'font', o che cmq non sta sullo spazio bianco della tavola) sia davvero spinosa.
La linea di principio che enucleavo e che veniva citata, ha una sua validità. Se una cosa è espressa nella lingua comprensibile al pubblico cui si rivolge, nella sua edizione adattata/localizzata questa comprensibilità dovrebbe mantenersi. Altrimenti si sta 'segando' parte del contenuto reale dell'opera.
Non si tratta solo di una questione di 'mero' contenuto. Si tratta anche d'impatto. Se l'AUTORE pone un grosso BANG a tutta pagina, evidentemente ha inteso dare grande visibilità e rilevanza a quell'onomatopea. Una nota a bordo pagina [dove possibile, perché in alcuni casi non lo è] manda allagramente a farsi benedire l'intento dell'autore.
Io sono tuttavia mediamente più integralista dell'editore italiano medio. Diciamo che, dal mio punto di vista, mi rendo conto che l'adattamento di un manga è uno 'stupro artistico' molto più di quanto non sia quello di un anime, per la necessità di 'entrare' nella grafica artistica. Cerco una conciliazione che non c'é, perché lo stupro è stupro. Ma che si deve fare? O si rinuncia a fruire i manga [salvo conoscere il giapponese], o ci si cosparge il capo di cenere.
Dunque, io sono assolutamente contro il ribaltamento delle tavole. So bene che la lettura ne è affaticata, e ne perde di immediatezza per una mente fruitrice 'retroversa' rispetto a quella genetica, ma credo che in questo caso sia più corretto sforzarsi e abituarsi.
Quanto all'adattamento grafico, io faccio molta distinzione tra 'rumori' e 'scritte'. Dal punto di vista onoltogico, un romore è 'fuori' dall'universo narrativo [è un grafema inesistente per i personaggi, salvo trovate comiche], mentre invece le scritte [cartelli, insegne reali, lettere, etc...] esistono eccome, narrativamente. Quindi la mia opzione è tradurre i primi e glossare i secondi, lasciandoli intatti, per non creare assurdi de factu [che senso ha un cartello scritto in italiano all'interno di una realtà narrativa giapponese?].
E' un compromesso che da un lato non preserva la tavola originale al 100% , dall'altro non traduce tutto [le scritte]. Come al solito, io partorisco opzioni di mezzo che si rivelano capaci di scontentare tutte le parti!
Tuttavia, le mie motivazioni restano. Da un lato la questione logica di cosa è 'credibilmente traducibile' in una tavola, ovvero tutto ciò che noi possiamo immaginare 'sovraimpresso' alla scena reale [dunque baloon, versi, rumori e suoni in genere]. Dall'altro l'intento di presentare la leggibilità [fruibilità] dell'opera per quella che voleva essere in origine.
Del resto, se pensiamo alla totale 'fedeltà grafica' dell'originale, non pensate che anche i font originali, non solo, la scrittura originale sia un grafema? I fumetti giapponesi hanno una distribuzione del testo, dei font, degli ingombri grafici che seguono binari ben precisi, e del tutto non sostituibili da ideali 'equivalenti' italiani, o occidentali.
In buona sostanza, come dicevo, la coperta è corta in ogni caso.
Una cosa però, mi sento di dirla.
A fianco della mia teoria 'mediana', c'è anche l'idea che una cosa come adattare un manga vada fatta [tollerata] solo se la si fa bene. Una cosa è andare 'a spanna', come qualcuno citava, stuprando MALAMENTE un'opera. Una cosa è cercare di 'minimizzare i danni', procedere con una logica, e con una cura.
Nei manga che ho personalmente seguito, ho sempre cercato di puntare a una diversificazione dei font di scrittura baloon che razionalizzasse la stessa scelta dell'originale. Di seguito, si distingue tra cosa è 'a mano' e cosa è 'a macchina' nell'originale, e si rispetta la scelta. Si ricostruiscono i rumori con una tecnica digitale che permette di rigenerare il pattern dei retini originali, sia dentro l'onomatopea stessa, sia per le parti di disegno 'toccate', nel tentativo di rovinare il meno possibile la tavola.
Io credo che in una cosa intrinsecamente violenta come la localizzazione di un manga, la cura e la competenza che vi viengono profuse siano una discriminante dal doppio valore, per la riuscita dell'opera localizzata e per il rispetto dell'originale.
Non in ultimo, credo che ci si dovrebbe preoccupare di più anche per la fedeltà della traduzione/adattamento testi. Anche qui, credetemi sulla fiducia, nel nostro ambiente regna e dilaga un pressapochismo dilagante. Un disinteresse misto ad ignoranza reale che rende le traduzioni spesso ben più che approssimative. E anche le parole, come il disegno, sono opera di un autore.
Anche in questo caso, è la competenze professionale a fare la differenza, IMHO.
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)