Haku ha scritto:Mondadori questione distributiva.
Guarda che i verbi e gli articoli mica te li facciamo pagare.
Mi spiace ma sei ancora troppo criptico: non sono informato sulla questione che hai sollevato. Potresti essere così gentile da spiegare in soldoni anche ai non informati di cosa si tratta?
Haku ha scritto:Uno volume per rendere più agevole la sua vendita alle persone che frequentano le librerie di varia.
Questo invece l'avevo capito.
Però sono egualmente dubbioso. Trascurando pure il fatto che la ripartizione in tre volumi è effettivamente la suddivisione voluta nell'edizione originale giapponese, si può provare ad analizzare questa scelta dal punto di vista del
marketing.
Partendo dal presupposto che le tavole, chiaramente, non si possono tagliare e rimontare, ci troveremmo un solo ponderoso tomo di 710 pagine (in bianco e nero) e un prezzo che, anche a risparmiare sulla qualità della carta, difficilmente potrebbe scendere al di sotto dei trenta-quaranta euro: dico una sciocchezza?
Gli intenditori, i conoscitori, gli amanti del genere e dell'autore il fumetto lo conoscono già o si rivolgono senza problemi al circuito delle fumetterie. Parliamo quindi dei possibili acquirenti occasionali: dobbiamo intercettare gente ignara del contenuto e del valore dell'opera che si trova davanti un volume di tale costo e dimensioni più simile ad un'edizione (costosa) di qualche classico della letteratura (quindi ahimè guardato con timore e sospetto) che a un'opera di intrattenimento come, nel luogo comune, si vorrebbe che fosse un "fumetto". Lungi dall'esserne attratti, potrebbero esserne intimoriti.
Le librerie generaliste sarebbero davvero invogliate ad acquisire in magazzino congrue quantità di questo volume, col rischio di avere degli invenduti e, soprattutto, sarebbero disposte a sacrificare spazio espositivo sugli scaffali e in vetrina sottraendolo, chessò, all'Harry Potter o ai Watchmen di turno? Non bisogna infatti dimenticare che non si tratta di un'opera nuova, né trainata da eventi mediatici esterni come potrebbero essere una contemporanea uscita cinematografica, una serie animata di successo, un
videogame, un gioco di carte collezionabili. I telegiornali nazionali, marchettari come sono, non ne parlerebbero neanche sotto tortura. Anche ad essere generosi potrebbe scapparci una recensione sulla pagine culturali della "Repubblica" o sull'inserto libri del "Manifesto", che siamo in tre a comprarlo, tutti squattrinati.
Al di là della battuta, attenzione: non sto minimamente sindacando sul valore e sul merito di un'opera che è in vetta alle mie personali classifiche di gradimento; sto semplicemente tentando di sollevare una mera questione di vendibilità di un tale prodotto. Il rischio, a mio modesto modo di vedere le cose, sarebbe alla fine quello di avere uno dei tanti libroni che vengono editi con tante ambizioni, destinati a terminare la loro parabola in qualche libreria
remainders.