Mi manca la seconda parte; l'ho cominciato questo inverno . Non so perché, ma ultimamente leggo sempre più spesso libri a metà (o anche meno ): che frustrazione !spaced jazz ha scritto:Yasunari Kawabata-Il paese delle nevi
La biblioteca Ghibliana...
Moderatore: Coordinatori
Re: La biblioteca Ghibliana...
Ho finito di leggere Sturdust un paio di giorni fa (la mia ragazza è un'appasionata) ed ho letto anche Neverwhere, che mi è piaciuto moltospaced jazz ha scritto:Ah, comunque ti consiglio (anzi a tutti, a dire il vero ) di leggere Stardust di Neil Gaiman. E' una splendida e sognante avventura fantasy, una lettura sì scorrevole ma affascinante. Bellissimo romanzo.
- Willow
- Kodama
- Messaggi: 1355
- Iscritto il: dom ott 26, 2003 6:26 pm
- Località: Foresta di Fangorn (RM)
Oooooh che bello quanti consigli
Ma cos'è questo Stardust? Il fantasy è il mio genere preferito, ma possibile che questo titolo non l'abbia mai sentito??
Ma cos'è questo Stardust? Il fantasy è il mio genere preferito, ma possibile che questo titolo non l'abbia mai sentito??
"Una serie di sfortunati eventi può, di fatto, essere il primo passo di un viaggio..."
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^
eccoti alcuni link:
http://www.neilgaiman.com/
http://purpleplanetmedia.com/eye/inte/ngaiman.shtml (una sua intervista in cui parla anche di Miyazaki [tra l'altro è presente nell'intervista al cast dei doppiatori della versione americana di Mononoke (la trovi nella special features)]
http://www.neilgaiman.com/
http://purpleplanetmedia.com/eye/inte/ngaiman.shtml (una sua intervista in cui parla anche di Miyazaki [tra l'altro è presente nell'intervista al cast dei doppiatori della versione americana di Mononoke (la trovi nella special features)]
- Willow
- Kodama
- Messaggi: 1355
- Iscritto il: dom ott 26, 2003 6:26 pm
- Località: Foresta di Fangorn (RM)
Oooh ma è lo stesso di Sandman!!!
Bine bine, ora leggo, grazie Mar ^_^
Bine bine, ora leggo, grazie Mar ^_^
"Una serie di sfortunati eventi può, di fatto, essere il primo passo di un viaggio..."
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^
- spaced jazz
- Susuwatari
- Messaggi: 1120
- Iscritto il: mer lug 30, 2003 9:47 pm
- Località: Café Alpha
Chi si fermà a metà è perchè non viene assorbito dalla storia; quindi il verdetto è che non ti piacciono.Soulchild ha scritto:Mi manca la seconda parte; l'ho cominciato questo inverno . Non so perché, ma ultimamente leggo sempre più spesso libri a metà (o anche meno ): che frustrazione !spaced jazz ha scritto:Yasunari Kawabata-Il paese delle nevi
Il paese delle nevi io l'ho trovato bello, però troppo freddo e distante per piacermi in modo più tangibile, comunque certamente è un libro importante in chiave storica.
Ma passiamo allora ai consigli di grosso calibro.
Haruki Murakami.
Il miglior autore contemporaneo nipponico e un grande a livello mondiale. Il suo L'uccello che girava le viti del Mondo è forse il più bel romanzo che abbia mai letto (misto di thriller metafisico, commedia metropolitana, romanzo storico e introspezione sui personaggi), un gran libro sia per contenuti che per piacere di lettura. Ma occhio che è lungo, quindi magari inizia da un altro capolavoro come Tokyo Blues.
Ah, poi fra quelli letti nell'ultimo periodo mi son scordato Il libro dell'inquietudine di F. Pessoa...
- spaced jazz
- Susuwatari
- Messaggi: 1120
- Iscritto il: mer lug 30, 2003 9:47 pm
- Località: Café Alpha
Re: La biblioteca Ghibliana...
Acc... che tempismoMario ha scritto:Ho finito di leggere Sturdust un paio di giorni faspaced jazz ha scritto:Ah, comunque ti consiglio (anzi a tutti, a dire il vero ) di leggere Stardust di Neil Gaiman. E' una splendida e sognante avventura fantasy, una lettura sì scorrevole ma affascinante. Bellissimo romanzo.
Teoricamente potresti anche avere ragione, ma, nel mio caso, la relazione non è così lineare e la consequenzialità così scontata . Probabilmente leggo già così tanto per motivi di studio che alla fine i (rari) momenti di tempo libero diurno sono consumati spesso davanti al monitor, mentre la sera preferisco uscire o comunque fare altro. Insomma, anche se un libro mi piace, alla fine, per un motivo o per un altro, non riesco a portare a termine la lettura, nonostante la voglia e l'interesse non siano praticamente scemati ...spaced jazz ha scritto:Chi si fermà a metà è perchè non viene assorbito dalla storia; quindi il verdetto è che non ti piacciono
- spaced jazz
- Susuwatari
- Messaggi: 1120
- Iscritto il: mer lug 30, 2003 9:47 pm
- Località: Café Alpha
Mi era parso di capire che ne iniziavi uno nuovo lasciando il vecchio a metà...Soulchild ha scritto:Teoricamente potresti anche avere ragione, ma, nel mio caso, la relazione non è così lineare e la consequenzialità così scontata . Probabilmente leggo già così tanto per motivi di studio che alla fine i (rari) momenti di tempo libero diurno sono consumati spesso davanti al monitor, mentre la sera preferisco uscire o comunque fare altro. Insomma, anche se un libro mi piace, alla fine, per un motivo o per un altro, non riesco a portare a termine la lettura, nonostante la voglia e l'interesse non siano praticamente scemati ...spaced jazz ha scritto:Chi si fermà a metà è perchè non viene assorbito dalla storia; quindi il verdetto è che non ti piacciono
Splendori e miserie del gioco del calcio
"Fùtbol a sol y sombra"
Una proposta di lettura nei giorni dell'europeo portoghese.
Del gioco del calcio si è sempre scritto molto, parecchio a sproposito, molto in maniera strumentale, tantissimo legato al momento presente, come se la dichiarazione del tale allenatore o i crampi del giocatore talaltro potessero (dovessero) modificare la storia del mondo. Una nobile stirpe di scrittori, sventuratamente ridotta nel numero, ha colto del calcio colore, grandezza, allegria, rabbia, personaggi e ne ha fatto poesia e lettura sociale. Mette conto citare Osvaldo Soriano, ma forse è più immediato il riferimento al maestro Gianni Brera. Inimitabile ma imitatissimo, ha saputo raccontare il fòlber, come lo chiamava lui, legandolo ai volti di un'Italia che cambiava e facendoli dipendere l'una dall'altro, e viceversa.
Eduardo Galeano è nato nel 1940 a Montevideo (Uruguay), dove ha iniziato la carriera giornalistica, arrivando a dirigere il quotidiano Epoca. Nel 1973 l'Uruguay conosce la triste pagina del golpe militare, e Galeano viene prima imprigionato ed in seguito espulso dal suo paese. Vi farà ritorno nel 1985, alla caduta della dittatura. Da buon sudamericano sa fare bene due cose: giocare al calcio e scrivere. "Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, mentre dormivo; durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso nei campetti del mio paese."
Invece che giocare allora scrive, e parecchio. Articoli, libri. Se ne può citare uno per tutti: "Le vene aperte dell'America latina". Pubblicato per la prima volta nel 1971, ha avuto sessantotto edizioni in lingua spagnola, nonostante ne sia stata a lungo proibita la vendita in numerosi paesi del Sud America.
Qui voglio parlarvi di una sua fatica relativamente recente, "Fùtbol a sol y sombra", felicemente tradotto in "Splendori e miserie del gioco del calcio", uscito nel 1997 nella collana dedicata all'America meridionale "Continente desaparecido" della casa editrice Sperling & Kupfer.
Galeano, sudamericano fino al midollo delle ossa, orgoglioso di esserlo, in parecchi suoi lavori scrive del suo continente, tema costante e partecipato, dall'antico saccheggio dei conquistadores alla moderna spoliazione operata dalle multinazionali, invocando sempre una merce rara, la dignità umana. Il calcio, specchio della società è il narratore che sottende molto del recente passato di questa parte di mondo.
Dopo una simpatica galleria di stereotipi calcistici (il portiere, l'idolo, il tifoso, il fanatico e naturalmente l'arbitro), l'autore attacca facendo la storia del nostro sport: "La storia del calcio è un triste viaggio dal piacere al dovere. A mano a mano che lo sport si è fatto industria, è andato perdendo la bellezza che nasce dall'allegria di giocare per giocare." Si parte comunque dalla sua nascita, dopo un rapido excursus nell'Egitto dei faraoni, nella Cina imperiale e nella Firenze del '500. Si sa però che è nell'Inghilterra vittoriana di metà del secolo scorso che il gioco acquista le sue regole e la sua fisionomia definitive.
Dal centro, la Gran Bretagna che con le sue navi dominava il mondo, alla periferia il passo è breve: "Nei primi tempi il calcio sembrava un gioco da matti nel Rio de la Plata. Ma in piena espansione imperiale, il calcio era un prodotto d'esportazione tipicamente britannico esattamente come i tessuti di Manchester, le ferrovie, i prestiti della banca Barings e la dottrina del libero commercio. Era arrivato insieme ai piedi dei marinai, che lo giocavano nei dintorni degli argini di Buenos Aires e Montevideo"
E così il contagio si diffonde. Dall'Inghilterra arrivano palloni, manuali, termini come penalty, goal, offside entrano nel linguaggio comune. Ma continuerà per molto tempo ad esistere uno stacco netto tra i vertici, quei gentiluomini di stampo british che imporranno che nelle riunioni della federcalcio argentina si parli solo in inglese, e il calcio giocato nelle strade e nei vicoli. Il calcio non richiede denaro per essere giocato, basta un pallone, anche di stracci. Il calcio è democratico, in Brasile esiste la definizione democrazia razziale: uno dei pochi spazi dove la gente di pelle scura può competere su un piano di parità coi bianchi. E infatti i migliori giocatori della storia del Brasile sono stati neri o mulatti. "[...] Leonidas, Zizinho, Garrincha, Didì e Pelé. Venivano tutti dalla povertà e qualcuno ci ritornò. Per contro non c'è mai stato nessun nero o mulatto tra i campioni brasiliani di automobilismo: come il tennis, lo sport delle piste richiede denaro."
Il gusto della parola misurata, il fatalismo, l'incedere lento e sofferto di tanta letteratura ispano americana: costantemente sopra le righe, Galeano mantiene la narrazione sempre tesa in un tono di sarcasmo che riesce a trasfigurare tutto. Parlare delle tragedie più terribili e delle più alte gioie e saltare dalle une alle altre diventa la cosa più naturale del mondo, e fa in modo che nessuno si scordi che spesso procedono di pari passo, anche se noi facciamo di tutto per non vederle.
Ma quando narra le cose belle del pallone, Galeano assume i toni di un aedo: gli avvenimenti sfumano in imprese epiche narrate da un cantore partecipe, mille e mille anni fa, senza credere ai filmati che ce li rivelano accaduti solo qualche decennio prima della nostra nascita. E allora sono gol spettacolari, piedi baciati dagli dèi, povertà e derelizione che improvvisamente rilucono di gloria. Cantami o diva di Garrincha... la sua storia sembra fatta apposta per spiegare la parabola del fùtbol in Sud America. "Quando cominciò a giocare a calcio, i medici gli diedero l'estrema unzione: diagnosticarono che non sarebbe mai arrivato a essere uno sportivo quell'anormale, quel povero avanzo della fame e della poliomielite, asino e zoppo [...] Non c'è mai stata un'ala destra come lui. [...] Ma negli anni che ha trascorso in campo, Garrincha è stato molto di più: è stato l'uomo che ha regalato più allegria in tutta la storia del football. [...] Garrincha esercitava le sue astuzie da malandrino ai bordi del campo, sul confine destro, lontano dal centro: cresciuto nelle periferie, in periferia giocava. [...] Un vincitore ? Un perdente fortunato. E la fortuna non dura. Non per altro in Brasile dicono che se la merda valesse qualcosa i poveri nascerebbero senza culo. Garrincha morì della sua morte: povero, ubriaco e solo." Meglio di un romanzo: c'è tutto. In più questo è cinicamente vero.
E poi, i gol. L'anima irrinunciabile del gioco del calcio. Nel libro vi è tutta una serie di piccoli gioielli intitolati "Gol di..." Eccone uno dei più belli: Gol di Nolo. "Accadde nel 1929. La nazionale argentina affrontava il Paraguay. Nolo Ferreira avanzava col pallone da lontano. Si apriva il passo ammassando gente, fino a quando di punto in bianco si trovò di fronte tutta la difesa che formava un muro. Allora Nolo si arrestò. E lì, fermo, cominciò a passarsi il pallone da un piede all'altro, da un collo del piede all'altro senza che toccasse terra. E gli avversari muovevano la testa da sinistra a destra, tutti insieme, ipnotizzati, con lo sguardo inchiodato sul pendolo della palla. durò secoli quel giochetto, fino a che Nolo non trovò il buco e all'improvviso sparò: la palla attraversò la muraglia e scosse la rete. Gli agenti della polizia a cavallo smontarono per congratularsi con lui. Allo stadio c'erano ventimila persone, ma tutti gli argentini giurano che, in quel momento, loro c'erano."
Certo, si potrebbe andare avanti per pagine e pagine a raccontare questo libro, anche là dove il contenuto è più squisitamente politico, e si parla di come Havelange e i vertici della FIFA abbiano operato per trasformare uno squisito divertimento in business, o dove si narra dei mondiali di calcio, del mondo di interessi, speranze e passioni che vi ruota attorno, ma farei torto a Galeano sostituendomi a lui nel narrare le stesse cose.
È una ventata di intelligenza in un mondo che sembra non concedere cittadinanza al pensiero. Uno sguardo disincantato e ironico verso quel rito cannibalesco che si consuma ogni fine settimana, senza dimenticarci che il protagonista di tutto non è solo quell'ammasso di cuoio rotolante che quarantaquattro piedi si affannano a scaraventare dentro una rete ma la passione, l'anima stessa dell'uomo.
"Sono passati gli anni, e col tempo ho finito per assumere la mia identità: non sono altro che un mendicante di buon calcio. Vado per il mondo col cappello in mano, e negli stadi supplico: 'Una bella giocata, per l'amor di Dio'. E quando il buon calcio si manifesta, rendo grazie per il miracolo".
Una proposta di lettura nei giorni dell'europeo portoghese.
Del gioco del calcio si è sempre scritto molto, parecchio a sproposito, molto in maniera strumentale, tantissimo legato al momento presente, come se la dichiarazione del tale allenatore o i crampi del giocatore talaltro potessero (dovessero) modificare la storia del mondo. Una nobile stirpe di scrittori, sventuratamente ridotta nel numero, ha colto del calcio colore, grandezza, allegria, rabbia, personaggi e ne ha fatto poesia e lettura sociale. Mette conto citare Osvaldo Soriano, ma forse è più immediato il riferimento al maestro Gianni Brera. Inimitabile ma imitatissimo, ha saputo raccontare il fòlber, come lo chiamava lui, legandolo ai volti di un'Italia che cambiava e facendoli dipendere l'una dall'altro, e viceversa.
Eduardo Galeano è nato nel 1940 a Montevideo (Uruguay), dove ha iniziato la carriera giornalistica, arrivando a dirigere il quotidiano Epoca. Nel 1973 l'Uruguay conosce la triste pagina del golpe militare, e Galeano viene prima imprigionato ed in seguito espulso dal suo paese. Vi farà ritorno nel 1985, alla caduta della dittatura. Da buon sudamericano sa fare bene due cose: giocare al calcio e scrivere. "Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, mentre dormivo; durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso nei campetti del mio paese."
Invece che giocare allora scrive, e parecchio. Articoli, libri. Se ne può citare uno per tutti: "Le vene aperte dell'America latina". Pubblicato per la prima volta nel 1971, ha avuto sessantotto edizioni in lingua spagnola, nonostante ne sia stata a lungo proibita la vendita in numerosi paesi del Sud America.
Qui voglio parlarvi di una sua fatica relativamente recente, "Fùtbol a sol y sombra", felicemente tradotto in "Splendori e miserie del gioco del calcio", uscito nel 1997 nella collana dedicata all'America meridionale "Continente desaparecido" della casa editrice Sperling & Kupfer.
Galeano, sudamericano fino al midollo delle ossa, orgoglioso di esserlo, in parecchi suoi lavori scrive del suo continente, tema costante e partecipato, dall'antico saccheggio dei conquistadores alla moderna spoliazione operata dalle multinazionali, invocando sempre una merce rara, la dignità umana. Il calcio, specchio della società è il narratore che sottende molto del recente passato di questa parte di mondo.
Dopo una simpatica galleria di stereotipi calcistici (il portiere, l'idolo, il tifoso, il fanatico e naturalmente l'arbitro), l'autore attacca facendo la storia del nostro sport: "La storia del calcio è un triste viaggio dal piacere al dovere. A mano a mano che lo sport si è fatto industria, è andato perdendo la bellezza che nasce dall'allegria di giocare per giocare." Si parte comunque dalla sua nascita, dopo un rapido excursus nell'Egitto dei faraoni, nella Cina imperiale e nella Firenze del '500. Si sa però che è nell'Inghilterra vittoriana di metà del secolo scorso che il gioco acquista le sue regole e la sua fisionomia definitive.
Dal centro, la Gran Bretagna che con le sue navi dominava il mondo, alla periferia il passo è breve: "Nei primi tempi il calcio sembrava un gioco da matti nel Rio de la Plata. Ma in piena espansione imperiale, il calcio era un prodotto d'esportazione tipicamente britannico esattamente come i tessuti di Manchester, le ferrovie, i prestiti della banca Barings e la dottrina del libero commercio. Era arrivato insieme ai piedi dei marinai, che lo giocavano nei dintorni degli argini di Buenos Aires e Montevideo"
E così il contagio si diffonde. Dall'Inghilterra arrivano palloni, manuali, termini come penalty, goal, offside entrano nel linguaggio comune. Ma continuerà per molto tempo ad esistere uno stacco netto tra i vertici, quei gentiluomini di stampo british che imporranno che nelle riunioni della federcalcio argentina si parli solo in inglese, e il calcio giocato nelle strade e nei vicoli. Il calcio non richiede denaro per essere giocato, basta un pallone, anche di stracci. Il calcio è democratico, in Brasile esiste la definizione democrazia razziale: uno dei pochi spazi dove la gente di pelle scura può competere su un piano di parità coi bianchi. E infatti i migliori giocatori della storia del Brasile sono stati neri o mulatti. "[...] Leonidas, Zizinho, Garrincha, Didì e Pelé. Venivano tutti dalla povertà e qualcuno ci ritornò. Per contro non c'è mai stato nessun nero o mulatto tra i campioni brasiliani di automobilismo: come il tennis, lo sport delle piste richiede denaro."
Il gusto della parola misurata, il fatalismo, l'incedere lento e sofferto di tanta letteratura ispano americana: costantemente sopra le righe, Galeano mantiene la narrazione sempre tesa in un tono di sarcasmo che riesce a trasfigurare tutto. Parlare delle tragedie più terribili e delle più alte gioie e saltare dalle une alle altre diventa la cosa più naturale del mondo, e fa in modo che nessuno si scordi che spesso procedono di pari passo, anche se noi facciamo di tutto per non vederle.
Ma quando narra le cose belle del pallone, Galeano assume i toni di un aedo: gli avvenimenti sfumano in imprese epiche narrate da un cantore partecipe, mille e mille anni fa, senza credere ai filmati che ce li rivelano accaduti solo qualche decennio prima della nostra nascita. E allora sono gol spettacolari, piedi baciati dagli dèi, povertà e derelizione che improvvisamente rilucono di gloria. Cantami o diva di Garrincha... la sua storia sembra fatta apposta per spiegare la parabola del fùtbol in Sud America. "Quando cominciò a giocare a calcio, i medici gli diedero l'estrema unzione: diagnosticarono che non sarebbe mai arrivato a essere uno sportivo quell'anormale, quel povero avanzo della fame e della poliomielite, asino e zoppo [...] Non c'è mai stata un'ala destra come lui. [...] Ma negli anni che ha trascorso in campo, Garrincha è stato molto di più: è stato l'uomo che ha regalato più allegria in tutta la storia del football. [...] Garrincha esercitava le sue astuzie da malandrino ai bordi del campo, sul confine destro, lontano dal centro: cresciuto nelle periferie, in periferia giocava. [...] Un vincitore ? Un perdente fortunato. E la fortuna non dura. Non per altro in Brasile dicono che se la merda valesse qualcosa i poveri nascerebbero senza culo. Garrincha morì della sua morte: povero, ubriaco e solo." Meglio di un romanzo: c'è tutto. In più questo è cinicamente vero.
E poi, i gol. L'anima irrinunciabile del gioco del calcio. Nel libro vi è tutta una serie di piccoli gioielli intitolati "Gol di..." Eccone uno dei più belli: Gol di Nolo. "Accadde nel 1929. La nazionale argentina affrontava il Paraguay. Nolo Ferreira avanzava col pallone da lontano. Si apriva il passo ammassando gente, fino a quando di punto in bianco si trovò di fronte tutta la difesa che formava un muro. Allora Nolo si arrestò. E lì, fermo, cominciò a passarsi il pallone da un piede all'altro, da un collo del piede all'altro senza che toccasse terra. E gli avversari muovevano la testa da sinistra a destra, tutti insieme, ipnotizzati, con lo sguardo inchiodato sul pendolo della palla. durò secoli quel giochetto, fino a che Nolo non trovò il buco e all'improvviso sparò: la palla attraversò la muraglia e scosse la rete. Gli agenti della polizia a cavallo smontarono per congratularsi con lui. Allo stadio c'erano ventimila persone, ma tutti gli argentini giurano che, in quel momento, loro c'erano."
Certo, si potrebbe andare avanti per pagine e pagine a raccontare questo libro, anche là dove il contenuto è più squisitamente politico, e si parla di come Havelange e i vertici della FIFA abbiano operato per trasformare uno squisito divertimento in business, o dove si narra dei mondiali di calcio, del mondo di interessi, speranze e passioni che vi ruota attorno, ma farei torto a Galeano sostituendomi a lui nel narrare le stesse cose.
È una ventata di intelligenza in un mondo che sembra non concedere cittadinanza al pensiero. Uno sguardo disincantato e ironico verso quel rito cannibalesco che si consuma ogni fine settimana, senza dimenticarci che il protagonista di tutto non è solo quell'ammasso di cuoio rotolante che quarantaquattro piedi si affannano a scaraventare dentro una rete ma la passione, l'anima stessa dell'uomo.
"Sono passati gli anni, e col tempo ho finito per assumere la mia identità: non sono altro che un mendicante di buon calcio. Vado per il mondo col cappello in mano, e negli stadi supplico: 'Una bella giocata, per l'amor di Dio'. E quando il buon calcio si manifesta, rendo grazie per il miracolo".
- Willow
- Kodama
- Messaggi: 1355
- Iscritto il: dom ott 26, 2003 6:26 pm
- Località: Foresta di Fangorn (RM)
Mario ha scritto:Se davvero non li conosci ti consiglio, per l'angolo biblioteca ghibliana: "Brave New World" di Huxley (come Orwell, uno dei maestri del genere distopico) e "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" di Philip K. Dick.Willow ha scritto:Sono "gnurant" non li conoscoSoul ha scritto:Mi sa che Aldous Huxley e Philip Dick ne sanno qualcosa
Entrambi i romanzi sono quelli più noti, di Huxley ho letto solo quello di Dick ce ne sono tanti altri che meritano anche grazie alle vecchie ed economiche edizioni Fanucci (oggi li trovi più o meno allo stesso prezzo di un libro normale).
Eccoqua =)Soulchild ha scritto:@Willow: se può interessarti, e poi qui chiudiamo l'OT (e magari, come diceva Mario, continuiamo a parlarne in "Biblioteca Ghibliana", se ti va), da un romanzo di Dick (non ricordo quale ) hanno tratto "Minority Report". Aldilà del film (che a me è piaciuto molto), questo può darti un fulmineo flash di parte tematiche affrontate da Dick e anche da Huxley. Sul sistema giuridico messo in scena in Minority Report si potrebbe parlare per ore e ore, divagando tra giurisprudenza, etica e filosofia, ma questo è un altro discorso ...
"Una serie di sfortunati eventi può, di fatto, essere il primo passo di un viaggio..."
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^
- Willow
- Kodama
- Messaggi: 1355
- Iscritto il: dom ott 26, 2003 6:26 pm
- Località: Foresta di Fangorn (RM)
Parto dicendo...che...
ANZI!!! Direttamente con la faccina --->
Tutto questo perchè io non ho mai visto...Blade Runner
Sapevo che il film di Spielberg fosse tratto da un libro, ma non sapevo si trattasse di questo autore
Parlate parlate così leggo cosa pensate
ANZI!!! Direttamente con la faccina --->
Tutto questo perchè io non ho mai visto...Blade Runner
Sapevo che il film di Spielberg fosse tratto da un libro, ma non sapevo si trattasse di questo autore
Parlate parlate così leggo cosa pensate
"Una serie di sfortunati eventi può, di fatto, essere il primo passo di un viaggio..."
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^
Mario ha scritto:"Rapporto di minoranza"... ed è un raccontoSoulchild ha scritto:da un romanzo di Dick (non ricordo quale ) hanno tratto "Minority Report"
altro libro consigliatissiiiiimo: "Rapporto di minoranza ed altri racconti", 7,50 euri... evidentemente ricordavo male, avranno aumentati i prezzi quando è uscito minority report al cinema ma ora sembrano essere tornati a quelli di qualche tempo fa (anche se prima costavano una decina di mila lire)
Aaaaaargggghhhh !!!!Willow ha scritto:Tutto questo perchè io non ho mai visto...Blade Runner
Se ti sente Max ti fa fuori stile Black Mamba !!
Aaaaaargggghhhh !!!!Willow ha scritto:Sapevo che il film di Spielberg fosse tratto da un libro, ma non sapevo si trattasse di questo autore
Wil, sappilo... hai firmato la tua condanna a morte . Aspetta solo che Max si connetta ...
Il regista di Blade Runner è Ridley Scott .
- Willow
- Kodama
- Messaggi: 1355
- Iscritto il: dom ott 26, 2003 6:26 pm
- Località: Foresta di Fangorn (RM)
Hahahahah! Ma nooon quel fiiilm, ero già passata a parlare di Minority Report!!! (non che mi ricordassi esattamente il regista ghghg)
Eeeeh lo so...è almeno due mesi che mi ha fatto fuori, ora cammino solo sulla mia parte destra ^__^''Soul ha scritto:Aaaaaargggghhhh !!!!
Se ti sente Max ti fa fuori stile Black Mamba !!
"Una serie di sfortunati eventi può, di fatto, essere il primo passo di un viaggio..."
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^
http://www.ricciolunatico.splinder.com ----> le mie creazioni ^^