fan fic - Nausicaa della Valle del Vento

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naushika
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XIV PARTE

Eljiah era seduto su una cassa con le stampelle poggiate al lato sinistro di sé e indossava un semplice abito dai colori sbiaditi al posto della lacera uniforme con cui era stato ricoverato tempo prima. Il suo sguardo era oscurato e i lineamenti del suo viso induriti per la scioccante scoperta e le sue mani poggiate sulle ginocchia in atteggiamento però di un orgoglioso invalido di guerra. La gamba sinistra era bendata e ridotta ad un moncherino accompagnata dalla gamba destra distesa. Il ragazzo non sentiva dolore all’arto amputato e in alcuni momenti provava invece l’agghiacciante senzazione di averla ancora intera e in altri momenti l’orrore di non avere più una vita normale. Il pilota capì allora quanto soffrissero i soldati che affrontavano la guerra a viso scoperto mentre volava in cielo distante da tutto e al sicuro da tutto. Nausicaa gli andò incontro coprendosi gli occhi per la polvere sollevata dai getti delle navi che riempivano il paesaggio circostante. Eljiah accennò a rialzarsi afferrando le stampelle quando la ragazza scuotendo il capo lo pregò di non affaticarsi e si sedette accanto a lui con le mani giunte al grembo. Il rombo dei motori riempiva l’aria ma la principessa voltandosi gli disse a voce alta “perché ti sei alzato?”. Eljiah tentò di farle un sorriso ma non ci riuscì e con un sospiro rispose “ mi annoio a stare a letto tutto il giorno! e volevo restituire il pugno a quel vecchio birbante” e finalmente rise tastandosi la guancia ancora rossastra. Il volto della principessa si illuminò e la risata del ragazzo la contagiò. Eljiah si riprese e facendosi più serio chinò il capo “grazie per avermi salvato”. Nausicaa poggiò la mano delicatamente sulla sua spalla e gli disse con tono dolcissimo che non doveva ringraziare lei ma quei uomini che si sono offerti ad aiutarla quando tentava di soccorrerlo nel mezzo del caos. Eljiah la ringraziò guardando la gamba che non c’era più poi si volse di nuovo per guardarla negli occhi “ non sei un semplice messaggero…si vede nei tuoi occhi…e dal contegno del maestro di spada nei tuoi confronti…sei una nobile?”. Nausicaa rimase colpita e un po’ interdetta e reggendo il suo sguardo con altrettanta forza di spirito confessò di essere la principessa reale della Valle del Vento e figlia diretta del Re Jhil in persona. Eljah impallidì e tutto emozionato chinò il capo contrito “altezza mi vogliate scusare per il mio comportamento…” ma la principessa ridendo lo riscosse e lo rassicurò che non badava al titolo né all’etichetta. Eljiah,rincuorato, le disse con tono più confidenziale “ non sono mai arrivato fino alla Valle…com’è la terra? È così bella per viverci come mi hanno parlato alcuni viaggiatori?”. Nausicaa, adagiandosi meglio sulla cassa, alzò lo sguardo ammirando l’azzurro cielo e le candide nuvole spinse il ragazzo un po’ interdetto a seguire il suo sguardo. La ragazza, infine, rispose “ la nostra terra è piccola…ma molto fertile…circondata da montagne che la proteggono dai miasmi tossici delle spore…la dovresti vederla Eljah…una verde distesa non disturbata dalla presenza umana…boschi…ruscelli...acqua pura dalle montagne capisci? coltiviamo frutti genuini grazie all’irrigazione naturale…l’equilibrio naturale è mantenuto per secoli…”. Il ragazzo la interruppe perplesso “ immagino che non siete poi molti…la mia città crescendo…ha devastato vaste zone per mantenere la sua popolazione…”. Nausicaa comprese la giusta osservazione del giovane pilota e confessò che la popolazione è perfino in declino da alcuni anni. Eljiah, stupito, le domandò “come mai? Avevi detto che le spore non arrivano alla vostra terra”. La ragazza chiuse gli occhi sospirando “ una malattia ancora sconosciuta sto decimando molti bambini insieme ad altre malattie più conosciute ma non meno pericolose…io…sono stata l’unica sopravissuta dei nati della mia famiglia…” e sentì gli occhi inumidirsi e la gola secca. Il pilota di Pejite si accorse e le chiese cercando di cambiare discorso facendole occhiolino allegro “ sei molto bella sai…quando il tuo dolce visino non è sporcato dalle lacrime..” e sorrise e continuò con tono più gioviale “ il tuo promesso sposo ti aspetta eh..”. Nausicaa levò il braccio che le copriva gli occhi e visibilmente arrossita scosse il capo “ no…non c’è…”. Eljiah strofinandosi il naso e alzò le soppraciglia “ come mai ? tutti vecchi come il grande Yupa?” e rise senza malizia. La ragazza si alzò di schiena finalmente e scostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro scosse nuovamente il capo senza dire nulla. Il ragazzo si fece ora serio e rivolto in direzione di Pejite disse tristemente “ io invece…ho la mia donna lontana…sai non la sto vedendo da almeno una stagione…spero che stia bene e al sicuro..”. La ragazza gli chiese il nome della ragazza. Eljah, senza staccare lo sguardo dalla lontana città, disse che ella si chiamava Danae. La principessa ripeté il suo nome meditabonda fra se per sé poi nuovamente rivolta a lui chiese “ sei sposato? noto un anello al medio della tua mano sinistra…sei molto giovane”. Il ragazzo si scosse e, guardando l’anello stretto all’ anulare, disse “sì sono sposato da più di cinque stagioni…e aspetto un figlio da lei..”. Nausicaa, intenerita, gli fece le più vive congratulazioni poi chiese quanti anni avesse visto che le sembrava quasi un ragazzino. Eliah sorrise e annuendo “ ho 16 anni…lo so… sembro ancora più giovane perché sono un bambino che non vuole crescere” e rise mettendo la mano con l’anello dietro il capo. Nausicaa gli domandò cosa facesse la sposa. Il giovane sposo le rispose “ è una brava ragazza…figlia del consigliere Thalis…aspetta…non credere sia un matrimonio di interesse…i consiglieri non sono gente ricca…sono semplici rappresentanti delle gilde cittadine…mi chiedi come l’ho conosciuta? Alla festa della vendemmia sacra…quasi mi ha cercato lei! È dannatamente in gamba e dolcissima…come te”. Nausicaa, colta al segno, arrossì nuovamente ma poi si sentì chiedere dal ragazzo perché non avesse un ragazzo che le volesse bene. Nausicaa confessò “ non posso…senza fratelli e senza…mia madre…ho dovuto sostituirmi a mio padre, paralizzato, nelle incombenze e nei doveri…da tempo che sto cercando di trovare una cura contro il male che affligge la valle…ho presenziato alle feste ma sempre nei ruoli ufficiali…ho tanti amici…ma intimiditi dalla mia posizione di principessa reale”. Eljiah comprese il problema e poggiando il mento al palmo della mano commentò “immagino che tuo padre cercasse di farti sposare con un principe di terre lontane per conservare il sangue reale che ti scorre dentro di te”. La principessa scosse il capo “ no non mi ha fatto alcuna pressione…mio padre vuole che sia io a decidere del mio futuro ricordandomi però, ogni volta, dei doveri di futura regina della Valle”. Eljiah diede cenno di aver compreso e, alzando il capo, commentò ancora “sei bella …agli occhi di un abitante della mia città saresti perfetta per fare molti figli sani” e rise fino a quando la ragazza,indispettita, gli mollò un calcetto allo stinco della gamba ancora tutta intera strappandogli un grido di dolore. La estemporanea baruffa si trasformò presto in un atmosfera ilare. Eljiah si massaggiò lo stinco offeso chiedendole delle scuse subito date con un sorriso dalla principessa. Il viso della ragazza si oscurò un istante e Eljah si preoccupò “cosa c’è che non va?”. Nausicaa alzò lo sguardo “ Remedios è morto…ha preferito restare dove si trovava…ho visto il suo corpo…carbonizzato insieme ad altri..” ed emise un sospiro. Eljiah, facendosi serio, la rassicurò che ha compiuto il suo dovere di soldato…e concluse chiarendosi “un comandante è tenuto a restare al suo posto quando gli è contro la fortuna…non fuggendo offre ai soldati un modello di disciplina”. La principessa strinse i pugni a sé “ perché infrangere la pace qui proprio ora che è imminente un grande conflitto?” e a questa domanda Eljiah non seppe rispondere declinando la testa. Un momento di silenzio passò prima che la principessa riprendesse a parlare e dicesse, rivolgendosi al pilota “ Barnard è ancora qui…lo tengono prigioniero per insubordinazione…vuoi vederlo?”.

Il capitano continuava a girare a passi misurati fra le quattro lamiere della cella all’interno di una nave di Pejite. Barnard era rimasto certo delle intenzioni ostili della guarnigione dell’Anello Verde e si riteneva sicuro di dimostrare davanti alla commissione giudicante senza indugi. L’andirivieni delle guardie continuava monotono davanti alla sua porta suscitando in lui noia mista a rabbia perché alcuni di loro erano suoi subordinati che , per paura o per odio, non gli rivolsero mai nemmeno una parola. Il paesaggio squallido e arido della piana che osservava dal piccolo oblò non gli piaceva e più lo guardava più lo irritava. Un rumore inaspettato lo scosse e senza voltarsi capì che la porta era aperta. Nausicaa era entrata insieme ad Eljah che,varcata appena la soglia, diede il suo saluto militare e il suo nome e grado. Barnard si voltò e non nascose nel suo volto la sorpresa e con un sorriso salutò il giovane mettendolo a riposo e orinandolo di accantonare le formalità. Eljah acconsentì e chiese al suo capitano se avesse intenzioni di difendersi dalle false accuse davanti alla corte marziale. Barnard non esitò a ribadire la sua innocenza con tono orgoglioso e ripeté la medesima versione dei fatti già espressa in mattinata con i suoi superiori. Nausicaa comprese la difficile situazione e disse “ hai prove per dimostrare le intenzioni di Remedios?...non è rimasto nulla nella sua tenda…tutto bruciato”. Barnard meditò sulle parole appena dette dalla principessa che ora preferì rispettare il suo silenzio rotto da qualche borbottio. Eljah intervenne “ il maestro di spade…il Sommo Yupa è andato a ricercare il messaggero…bisogna sperare che riesca a fermarlo prima della fine della giornata…altrimenti..”. Il capitano lo interruppe “altrimenti sarà guerra…lo so…neanche io voglio la guerra ma non mi hanno creduto…credono che sia io pazzo!” e batté una parete con un pugno. Nausicaa riconosceva la difficoltà della situazione e, inarcando le sopraciglia, gli disse “non so se i tuoi sospetti sugli uomini di Malduk fossero fondati…ma supponiamo che lo siano …come faresti ora a dimostrare la loro colpevolezza in assenza di una minima prova ? con tutta la buona volontà un buon giudice non può riporre tutto sulla semplice buona fede dell’imputato…”. Eljah era d’accordo e aggiunse che avrebbe dato il suo appoggio anche se ammise di essere mai stato al corrente di una congiura dell’Anello Verde. Il capitano abbassò lo sguardo e respirò a fondo e accettò tutte le recriminazioni poi si riprese e disse loro con voce più sicura “i miei uomini hanno paura di questi inviati prezzolati di Pejite…lo sento dalle stesse guardie che le riconosco…in caso mi volessero arrestare…vorrei,eljah, chiamare a raccolta i miei uomini per liberarmi...per ribadire la mia innocenza davanti al Consiglio stesso!”. La principessa represse un sussulto di sorpresa e interloquì leggermente impallidita “vorresti andare contro i tuoi superiori?”. Eljiah, non meno colto di sprovvista, continuò quanto aveva detto Nausicaa “ribellarsi significa l’esilio perpetuo o peggio…la morte…è proprio sicuro di farlo signore?”. Il capitano non batté ciglio e rispose freddamente che il Consiglio lo avrebbe creduto. Eljiah scosse il capo incredulo “ma perché il Consiglio dovrebbe crederle?”. La ragazza vide l’atteggiamento riposato del capitano e capì che Barnard nascondeva qualcosa e intervenne “lei ci nasconde qualcosa?” e aggrottò le soppraciglia e lo sguardo più severo e penetrante. Barnard sorrise ammirando la perspicacia della ragazza e aprì la bocca e fra i denti slegò da un sottilissimo filo un rotolino di carta tenuto ora fra il pollice e l’indice. Eljah e Nausicaa si avvicinarono a guardare meglio il minuscolo oggetto e domandarono quasi all’unisono “che cos’è?”. Il capitano smosse i baffoni e tenne meglio sul palmo il rotolino sorridendo soddisfatto come un generale vittorioso in guerra.
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XV PARTE

Il vento gli era favorevole e la velocità restava nella buona media e la quota a buon livello secondo i quadranti del cruscotto che Yupa teneva d’occhio di tanto in tanto mentre scrutava con maggiore attenzione il piatto orizzonte della terra di Pejite. Il rombo cupo dei motori dell’antico velivolo era l’unica nota che smuoveva il velo del silenzio che avvolgeva il mondo circostante. Le rovine torreggiavano ad intervalli discontinui fino alla sfumata linea dell’orizzonte. Il cielo era aperto e senza nuvole e i raggi del sole rimbalzavano violentemente contro le ali e le fiancate dell’apparecchio per fortuna prive di elementi lucidi che potessero accecare il pilota. Le spesse lenti del copricapo di cuoio impedivano il riverbero e la brezza sugli occhi ma il freddo dell’aria rarefatta gli penetrava comunque nelle carni e gli rendeva difficoltoso il respiro nonostante la maschera. Il maestro di spade aveva lasciato l’accampamento e la ragazza da appena due ore e contava di raggiungere prima del tramonto il messaggero. I confini interni del regno di Malduk non erano ormai lontani e Yupa sapeva che certamente non sarebbe stata ben accolta una sua eventuale incursione non autorizzata anche se sicuramente non contrastata per assenza di velivoli da parte loro secondo le voci più accreditate. Re Malduk non è mai stato visto fuori dal suo regno e finora nessun ambasciatore gli è stato mandato dalla Valle del Vento almeno negli ultimi cento anni. L’assenza di informazioni certe sul re inquietava non poco il vecchio che riconosceva bene la pericolosità insita nella non conoscenza della natura di un possibile nemico. La monotonia del paesaggio lo innervosiva quando meditava sulle catastrofiche conseguenze di una guerra fra Tolmekia e Dorok e soltanto il gracchiare solitario di yanma reali in viaggio lo faceva tornare alla più urgente osservazione dell’arido suolo che sorvolava. Un ombra indistinta si mosse lungo la cresta di una collina che attirò subito l’attenzione del nobile spadaccino. Un guerriero, recante sull’elmo e sulle armi i simboli dell’Anello Verde, percorreva, in groppa ad uno stanco chocobo, il ripido crinale surriscaldato dagli impietosi raggi del sole. Le impronte che lasciava la creatura indicavano senza dubbio che il viaggiatore era il messaggero inviato da Remedios dall’accampamento. Yupa non sorrise alla scoperta ma era comunque soddisfatto e iniziò a manovrare l’apparecchio in direzione della sagoma nera dai contorni nettamente definiti dalla violenta luce del sole. L’uomo si accorse subito del rumore e difatti accelerò notevolmente la sua andatura spossando il già sfinito destriero. Yupa scese velocemente di quota e superò quasi sfiorando il cavaliere per poi recuperare quota. La manovra di picchiata era a scopo intimidatorio ma il soldato, riprendendosi dall’improvviso sollevamento di polvere e sabbia, continuò nella sua marcia. Il maestro di spade aggrottò le soppraciglia e morse il labbro preoccupato di usare metodi ben più spicci per fermare l’uomo che era più prezioso da vivo che da morto. Il gunship raggiunse nuovamente una certa quota e il pilota abbassò repentinamente la cloche portando l’apparecchio in posizione reclinata di picchiata. Yupa vide il quadrante del cruscotto illuminarsi per il raggiungimento della velocità consentita e, appena vide la linea della terra combaciare con la linea rossa segnata sul vetrino, schiacciò il pulsante sulla cloche. Il cavaliere si vide sollevarsi dinanzi un enorme nuvola di polvere e cenere alzarsi da terra terrorizzando l’affannato chocobo. Un altro proiettile venne sparato dal Gunship e affondò nella zolla di terra al lato del cavaliere. Yupa riprese quota e ripulì il vetrino affumicato dal fumo scaturito dalla bocca annerita del gunship e decise di virare contro il sole seguendo un antichissima tattica tipica di un combattente del cielo. Il guerriero alzò lo sguardo tirando le redini per calmare la creatura e rise osservando il puntino in mezzo al sole poiché sapeva che i gunship non erano provvisti di mitragliatrici. Yupa lo sapeva e contava proprio sul fatto di sorprendere il cavaliere che aveva intanto ripreso la marcia tranquillizzato dall’effettivo esaurimento dei munizioni dell’apparecchio ( il gunship poteva sparare solo due colpi ). La cloche era spinta in avanti e l’urlo tipico dei velivoli in picchiata riempì nuovamente l’aria. Il messaggero si stupì e istintivamente aumentò l’andatura premendo i fianchi dell’animale. Lo spadaccino tenne con una mano il controllo dei comandi mentre tirava dalla fondina una pistola puntandola avanti al lato del vetrino. Le colline si fecero sempre più grandi e anche le più minuscole rocce erano visibili e quasi il ventre metallico del velivolo sfiorava la nuda terra. Yupa conosceva i rischi del volo radente con un velivolo così vecchio ma il suo addestramento di decenni ormai gli suggeriva tutti i modi per evitare ogni rischio non calcolato. Le polveri sospinte dai getti violenti dell’apparecchio formavano una corona nebulosa intorno all’aviogetto ma non tale da nascondere al pilota la vista del viaggiatore in groppa al pennuto destriero. La distanza era ormai a rotta di collisione quando l’indice dello spadaccino attivò il grilletto dell’arma. Due colpi esplosero nell’aria e il guerriero dell’Anello Verde si vide parte della sua mano destra e parte del femore destro spappolarsi in un istante. L’urlo del giovane guerriero era terribile mentre il gunship lo superò alzandosi di quota sopra di lui. Il chocobo imbizzarrito lo fece cadere di sella in mezzo alla polvere. Lo spadaccino abbassò lo sguardo e notò che il messaggero era rimasto steso al suolo e decise di scendere alla ricerca di un punto vicino per atterrare. Il cavaliere perdeva sangue dalle parti colpite e agitandosi si mise a sedersi per terra bestemmiando e stringendo i denti mentre si strappava i lembi del vestito per farne bende improvvisate sulle ferite. Il gunship scese planando lentamente su una vecchia pista asfaltata fortunatamente a pochi metri del ferito che non si mosse pur tenendo il chocobo accanto e immobile. Gli insulti portati dal vento arrivarono alle orecchie di Yupa che si alzava dalla stretta carlinga con la pistola fumante nuovamente in fondina. Il destriero emise un verso stridulo ma tranquillo davanti all’uomo agitato ma impotente. Il maestro di spade si avvicinò imperturbabile al messaggero che gli lanciava parole oltraggiose e cariche di rabbia come una fiera finalmente in trappola. Lo spadaccino non mutò espressione anche se capiva il significato di quelle parole e dinanzi all’uomo si chinò per farlo alzare di forza per il bavero. Il vecchio lo guardò negli occhi e gli chiese con tono severo “ dove tieni il messaggio?” e per tutta risposta il giovane, per niente intimorito, gli sputò. Yupa non si mosse al gesto impudente anzi mollò la presa facendo cadere il malcapitato a terra che protestò vivacemente. Il maestro di spade sfoderò un pugnale suscitando un veemente atteggiamento da parte del ferito che gli domandò cosa volesse farne con quell’arma. Yupa non rispose e chinandosi si mise ginocchioni su di lui con la lama che scintillava a pochi centimetri dalla sua faccia. Il giovane aggrottò le soppraciglia e orgoglioso esclamò “ ehi…vecchio! Non mi fai paura…lo sai che non parlo e se mi ammazzi…tanto peggio” e incrociò le braccia dinanzi al maestro che lo guardò scuotendo il capo e borbottando “idiota..”. Il giovane si vide sospinto da una pedata ruzzolando un po’ e quando si riprese si vide la propria cintura strappata e senza il prezioso cilindro di cuoio che portava con sé e quando si accorse si sentì montare la rabbia dentro. Yupa si allontanava con il cilindro fra le mani voltando le spalle al giovane che non smetteva di inveire e di minacciare. Yupa, senza voltarsi, lo avvisò che era meglio che non lo seguisse. Il giovane, incredulo, si spostò in avanti per inseguirlo gridando mentre Yupa si avviava tranquillo al gunship. Il maestro sorrise mentre saliva sul cruscotto dicendo con tono divertito “ ti ho avvisato…ragazzo” quando sentì un tonfo poco addietro. Il guerriero dell’Anello Verde si rialzò sputando terra e con i calzoni abbassati quando il gunship iniziava la sua corsa per il decollo. Lo spadaccino sentì le ultime bestemmie quando riuscì a prendere a quota e quando era ormai sulla via del ritorno all’accampamento vide di nuovo il cilindro metallico ricoperto da uno strato di cuoio e tenuto legato saldamente alla cintura. Il giovane lanciò in aria un pugno di sabbia lanciando un ultima bestemmia quando vide il gunship diventare una scintilla nel cielo poi si voltò per ritrovare la cavalcatura che non c’era più. Il chocobo era ormai troppo lontano per recuperarlo. Il giovane, esasperato, lanciò un ultimo grido al cielo e cadde sconfortato in ginocchio dinanzi alla piatta linea dell’orizzonte. l’uomo sentendo risuonare i versi del chocobo nell’aria abbassò il capo alle porte del regno di Malduk.
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XVI PARTE

Il rotolo era di dimensioni molto ridotte ma le lettere vergate nella complessa grafia di Pejite erano nettamente visibili sulla liscia superficie della pergamena. Eljah vide Nausicaa intenta a leggere senza sforzo apparente i simboli scarlatti togliendo una buona occasione per lui di tradurre il contenuto come favore alla principessa. Barnard notò il disappunto ma gli fece capire con un semplice sguardo che la ragazza ha dovuto imparare più in fretta e più cose come è dovuto per un erede al trono. La principessa,intenta alla lettura, non notò lo scambio di gesti e occhiate fra i due uomini ma, rendendosi conto di metterli in imbarazzo, si interrompeva per chiedere un “aiuto” anche se parlava e scriveva la lingua di Pejite come una lingua madre. Barnard la precedette nella traduzione nei caratteri della lingua della Valle del Vento “ provocare Re Malduk…in qualunque modo…per gli interessi di Pejite…ordine segreto dei Cinque del Consiglio” e concluse ora con tono più pedestre “ questo ordine mi è stato dato diverse lune fa…quello che è successo non era previsto ma…il fine giustifica i mezzi no?...dovevo approfittare dell’occasione…attaccare per provocare apposta la guerra”. Eljah era visibilmente sconvolto dalla rivelazione e si sentì ingannato provando profonda amarezza in sé. Barnard scosse il capo “ hai tutto il diritto di insultarmi…ho ingannato coscientemente non solo tu…ma anche i miei uomini…e l’intera città…” e abbassò lo sguardo sospirando. Nausicaa si morse il labbro e guardandolo profondamente negli occhi gli domandò “ chi sono i cinque? E perché l’arresto?”. Barnard evitò lo sguardo indagatore e spostò lo sguardo oltre l’opaco vetro dell’oblò e così spiegò “ Il Consiglio rappresenta il governo della città…tutte le leggi sono elaborate e votate lì…tutte gli atti e ogni trattato sono sottoposti al controllo dei membri del collegio…tuttavia esistono cinque grandi famiglie patrizie che detengono le chiavi dei Sotterranei da secoli…la sicurezza e la libertà della città dipendono dagli artefatti custoditi gelosamente….di conseguenza essi detengono il vero potere sulla città che accetta comunque il regime in cambio di protezione e benessere”. La principessa diede segno di aver capito e domandò ancora “ perché allora vi hanno arrestato? per eliminare un testimone scomodo per loro?”. Barnard era stupito della perspicacia della ragazza e rispose “ esatto…farò in modo di provocare uno scandalo colossale presentandomi davanti al Consiglio per denunciare le losche trame dei Cinque”. Eljah incrociando le braccia e con manifesta perplessità disse “ hai distrutto una base dell’Anello Verde…hai infranto la sacra ospitalità e hai intralciato un possibile accordo diplomatico…sei agli arresti per insubordinazione…come credi possano crederti i membri del Consiglio? Non certo presentando quel pezzo di carta” concluse indicando il foglietto. Nausicaa si pose fra i due “ andrò io a convincerli...ascolteranno più volentieri un ambasciatore in missione di pace che un militare…ma..”. Eljiah la interruppe sorpreso e per niente favorevole “ nausicaa! Ma stai scherzando? Non ti intromettere negli sporchi affari in seno al Consiglio…è gente disposta a tutto…anche ad uccidere un ambasciatore…tanto per loro…un emissario può sempre sostituire l’altro…”. Nausicaa con severa espressione e voce tagliente interloquì “ non la figlia di Jhil il Grande...sono certa che non oserebbero torcere anche un solo capello ad una principessa di sangue reale di una potenza alleata…e con questo ho la garanzia in più per farmi ascoltare…ma hai ragione Eljiah…questa prova non è una sufficiente prova per denunciare pubblicamente il comportamento guerrafondaio dei Cinque e di tutti coloro che si rappresentano al Consiglio…capitano Barnard può dirmi perché è così tanto sicuro?”. Il vecchio capitano arrotolò il foglietto e rimettendolo nella custodia incapsulata fra i denti rispose bisbigliando “ non tutto il Consiglio approva le idee dei falchi…da tempo si sospettava qualcosa…mi sono fatto degli amici molto influenti che aspettano solo il momento più favorevole per far cadere il governo…ho ubbidito agli ordini come un soldato e li ho eseguiti fino in fondo anche se non li condividevo ma ora…appena avrò modo di tornare a Pejite avrò tutto l’appoggio non solo dei militari ma anche di molte famiglie e corporazioni insofferenti al regime dei Cinque e dei tecnocrati più fanatici…”. La principessa sapeva che non era suo diritto interferire in questioni interne di un paese straniero ma la tentava la prospettiva di pace fra Pejite e i reietti e così domandò al vecchio “ una volta che avrete rovesciato i Cinque…che farete dei reietti?”. Barnard respirò a fondo e ammise che sarebbe davvero desiderabile un accordo definitivo con l’Anello Verde ma le fece capire che non era nemmeno tanto sicuro e non gli piacevano le sottigliezze della politica. Eljiah intervenne come scosso da un torpore per un idea che gli era balenato improvvisamente “ il maestro di spade! ricordate? è andato a cercare la staffetta di Remedios poco tempo prima…potremo metterci in contatto con il Re Malduk per avere il suo aiuto per entrare a Pejite”. Barnard aggrottando le soppraciglia non era del suo stesso avviso “ coinvolgere i nostri antichi nemici per combattere altri nemici? Mai!!! e poi non mi fido del Re Malduk…nessuno lo conosce e nessuno si fida di lui…sarebbe pericolosissimo coinvolgerlo anche per una richiesta di aiuto che personalmente non la darei mai…soprattutto per vedersi le sue truppe nella nostra città!”. Eljiah, contrito, chinò il capo per scusarsi umilmente arrossandosi violentemente nel volto. Nausicaa si ricordò di Yupa e disse che neppure lui era mai andato nel regno del Re Malduk ed era certa che anche lui troverebbe troppo azzardata una proposta di alleanza e riteneva anche che i reietti avrebbero tentato di prendere la città con la sorpresa alla prima occasione. Barnard scuotendo il capo, si univa al pensiero formulato dalla principessa e disse “ i guai in casa vanno affrontati in casa” e rise commentando l’antica saggezza anche nelle frasi più banali. La principessa si riscosse e domandò al capitano perché i suoi commilitoni e altri militari non lo avevano ancora liberato e aggrottando le sopraciglia aggiunse che non si sentiva sicura che le dicesse tutta la verità. Barnard si dimostrò ora un po’ incerto e rimase in silenzio cercando di evitare gli occhi della ragazza. Eljiah appoggiandosi contro una paratia incrociò lo sguardo del capitano e comprese cosa volesse dire e così parlò in vece sua alla principessa “ lo farebbero subito ma hanno paura…paura di finire sotto accusa di alto tradimento insieme a lui…mi sembra che né lui né la compagnia hanno concrete assicurazioni da parte delle più alte autorità militari coinvolte nell’opposizione al potere dei Cinque…”. Barnard soggiunse “ non tutto l’esercito è con la dissidenza…anzi…meno della metà e soprattutto le compagnie dell’artiglieria indispensabili per costringere i Cinque a cedere senza spargimento di sangue…”. Nausicaa capiva allora che il rischio di una esecuzione per Barnard era reale considerando che lui era solo una pedina sacrificabile di chi erano pure senza possibilità certa di vittoria. La guerra civile era, per lei, una orribile prospettiva e lo faceva intendere al capitano che condivideva il suo pensiero sottolineando anche l’esistenza di armi terrificanti già usate secoli fa contro i predecessori dei reietti. Eljiah ricordava episodi quasi incredibili di dimostrazione del potere distruttivo di queste reliquie del passato fra le righe sbiadite dei più antichi annali di storia e rivolgendosi a nausicaa affermò che l’uso di queste armi dentro la città poteva indebolire le difese contro l’Anello Verde già perennemente in attesa di un occasione giusta per attaccare. Nausicaa ritenne allora di attendere il giudizio del maestro di spade che supponeva fosse già in via di ritorno e così domandò a Barnard quando lo avrebbero portato a Pejite. Il capitano socchiuse gli occhi, voltandosi ad ammirare il piatto orizzonte oltre l’oblò e tornando a sostenere gli occhi della principessa, mormorò “domani...questa nave stessa mi porterà a Pejite” e dopo queste parole alzò nuovamente gli occhi al metallico soffitto come se avesse provato a bucarlo con lo sguardo.
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E' possibile depositare commenti sulle FanFic qui? oppure sarebbe meglio aprire un altro topic?
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naushika
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potete postare ogni commento e anche critiche in ogni momento nel topic tranquillamente :wink:
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XVII PARTE

Una gran folla accorse ad accogliere degnamente il maestro di spade appena sceso dall’apparecchio. Nausicaa non affrettò il passo per non affaticare Eljiah che, solo da poco, ha imparato ad usare le stampelle “generosamente” offerte dall’esercito come se fosse una sorta di risarcimento ipocrita della grave perdita della gamba. Il ragazzo era però pieno di volontà e di risorse e, fra un passo e l’altro, sorrise alla principessa rassicurandola sul suo stato. I ragazzi avevano da poco lasciato Barnard che assisteva dietro l’oblò della sua cella come impassibile. Yupa legò meglio il cilindro alla cintura e, senza badare alle pacche e ai festosi atteggiamenti di chi gli stava intorno, si fece largo nella folla dirigendosi speditamente alla tenda del comandante sotto il dorso metallico di una nave più grossa fra le altre che ingombravano i lati della pista. Nausicaa si voltò ad Eljiah che la permise di accorrere senza badare a lui con un simpatico occhiolino. La principessa, arrossendosi, lo ringraziò e andò subito incontro a Yupa a metà strada notando subito cosa stesse portando con sé. Il maestro di spade si fermò ricambiando il suo saluto con un sorriso che scosse i suoi candidi baffoni per un attimo e infine annuì cogliendo lo sguardo interrogativo della ragazza facendole capire tacitamente che il messaggio è stato recuperato. Nausicaa gli raccontò tutto ciò che aveva affermato Barnard poco tempo fa, continuando a camminare insieme a lui che l’ascoltava in silenzio verso la tenda distinta fra le altre per i nastri dorati e le insegne all’uscio. Il comandante del presidio era il maresciallo Holdus che, senza l’armatura e il cavallo e corazza, pareva piccolo e afflitto dal famigerato male della putrefazione. Il volto era devastato da numerose chiazze violacee su una pelle priva di normale colorito pur avendo mantenuto negli occhi una luce sinistra di un uomo abituato a comandare. Yupa si guardò intorno tastando di tanto in tanto il cilindro e cercando segni di presenza tolmekiana o dorokiana intorno a sé. Nausicaa vide Eljah incamminarsi verso di loro con maggiore speditezza e pratica. Il comandante li aspettava senza battere ciglio, poi si girò rientrando nella tenda, permettendo al vecchio guerriero di entrare insieme ai ragazzi immediatamente dietro di lui. Holdus, sedendosi dietro un massiccio tavolo di legno, disse con fare indifferente “allora ? il messaggio?”. Yupa, aggrottando le soppraciglia e tollerando forzatamente l’arroganza dell’ufficiale, aprì il cilindro sulla lucida superficie del tavolo. Holdus strinse gli occhi e prese fra le mani il prezioso documento dell’Anello Verde e borbottando fra sé a sé lo lesse con una certa avidità. Nausicaa bisbigliò al maestro se lo avesse già letto ma il maestro la interruppe con un brusco movimento del capo. Yupa si affrettò però a sussurrarle che ne avrebbe parlato più tardi. La principessa capì il gesto e ne tenne conto restando in rispettoso silenzio durante la lettura del documento da parte del laido ufficiale di Pejite. Eljiah era indignato per il contegno indifferente del maresciallo e lo confessò a bassa voce alla ragazza che si limitò a fare spallucce. Il silenzio si ruppe per il rumore della carta spiegazzata e il comandante ridusse a stracci il documento fra le mani con espressione contratta dall’ira “è così Remedios ha chiesto al Re Malduk di intervenire nel contenzioso per questa ragazza? Tutto qui ?!? e la battaglia? E il complotto contro la pattuglia del capitano Barnard?”. Il maestro raccolse profondamente il respiro e, con un rapido calcolo mentale, preferì dare le sue impressioni più plausibili “ a quanto pare il messaggio è stato vergato e mandato nel momento stesso della battaglia con ben altro intento quale appunto la richiesta al loro sovrano sulla crisi diplomatica avvenuta la mattinata scorsa…se non erro non ci sono riferimenti a rinforzi né, come sostiene Barnard, cenni ad un piano premeditato di sterminio di soldati di Pejite…”.Holdus era irato perché deluso e Yupa lo sapeva e sorrise amaramente fra sé a sé. Nausicaa si ricordò dei sigilli reali all’improvviso e tastò la sacca legata alla cintura e sospirò rassicurata che li aveva tenuti in salvo durante l’incendio. Holdus si accorse del gesto e alzò lo sguardo diretta a lei domandandole cosa stesse portando. Il maestro stette per rispondere ma la ragazza lo interruppe “ sono la principessa Nausicaa della Valle del Vento e porto dei messaggi per il Consiglio di Pejite e non sono tenuta a consegnarli senza autorizzazione scritta del Consiglio stesso”. Holdus con fare mellifluo “altezza…vogliate perdonarmi per il contegno irrispettoso ma sono costretto ad insistere…lei è stata causa di un grave incidente diplomatico fra il mio paese e l’Anello Verde…ho perduto degli uomini e un mio ufficiale è agli arresti per ragioni che voglio chiarire…quindi la prego di leggermi il contenuto altrimenti posso metterla all’arresto per spionaggio” e sorrise crudelmente. La principessa, per nulla intimorita, conservò il contegno e rispose non badando alle sue provocazioni che un arresto di un ambasciatore di un paese alleato lo avrebbe troncato la sua carriera all’istante. Eljiah sudava freddo per come riuscisse la ragazza ad essere indifferente al minaccioso atteggiamento di un rozzo militare che, volendo, avrebbe potuto ucciderla tranquillamente senza che i suoi superiori ne venissero a capo della faccenda. Yupa era impassibile ma strinse l’elsa della spada sotto il mantello, fissando il gelido comandante borbottare nuovamente. In realtà la ragazza aveva paura e il cuore le batteva forte in petto ma riusciva con la sua forte volontà a dominarsi e alla fine vinse il serrato confronto con Holdus colto dalla insicurezza di mantenere il riserbo sul misfatto e di finire coinvolto in uno scandalo internazionale. Il comandante, raccogliendo i frammenti del documento che aveva malauguratamente stracciato, congedò tutti con stizza “ va bene altezza…comprendo le sue ragioni ma…desidero che non si allontani dalla mia base senza la mia autorizzazione…compreso lei...sommo spadaccino e pure lei…pilota Eljiah della squadra rossa!”. Eljiah ne fu colpito di come il suo comandante ricordasse il suo nome ma Nausicaa gli spiegò poi che aveva dato sollecitamente il suo nome fra i tanti feriti al comandante durante i soccorsi dopo la battaglia. Il maestro si accorse del rossore del giovane e, congedandosi, raggiunse per ultimo i ragazzi fuori dalla tenda, pensando a quanto fosse grande e disinteressata la generosità della sua giovane discepola.

Al sicuro sotto la tenda dei degenti il maestro di spade apprese le ultime notizie con molta attenzione. Di tanto in tanto il vecchio guerriero annuiva ottenendo conferma di quello che sospettava dopo la battaglia. Eljiah concluse, poggiandosi meglio sullo schienale della sedia, “ in poche parole…alcuni stupidi fanatici vogliono trascinare la mia città in una guerra proprio nel momento peggiore…presumo…visto che voi siete convinto di un imminente scontro fra i due imperi che coinvolgerà tutti i regni periferici…mi domando…il documento che ha dato al maresciallo è autentico?” . Yupa tirandosi leggermente alcuni peli dei baffoni, alzò gli occhi e fissandolo cupamente per come era immerso in mille pensieri “ sì…non ho aperto il contenitore…il messaggio era legato agli eventi della mattina prima della battaglia ed è stato vergato appena prima dell’attacco di Barnard…quindi…”. Nausicaa lo aveva capito subito e lo precedette “ o il capitano ha attaccato sapendo che i reietti erano impreparati oppure ha attaccato nell’idea che Remedios avesse già mandato un messaggio ostile per Pejite con…un accordo occulto con i sostenitori della guerra tempo prima”. Eljiah ne fu colpito “brava! e qui le cose tornano…I capi hanno ordinato al capitano Barnard di prendere contatto con il comandante Remedios dei reietti in qualche modo…le alte sfere di Pejite e i capi dell’Anello Verde si erano accordati su come creare un incidente come pretesto per la guerra…Barnard e Remedios lo sapevano anche se…”. Yupa soggiunse “ l’arrivo della principessa non era previsto e le circostanze mutarono di conseguenza..”. Eljiah continuò annuendo “esatto! Questo forse ha anticipato il confronto del quale i due capitani si sono trovati impreparati…Remedios si era visto costretto a chiedere l’arresto di Nausicaa per obbligo formale in un momento del quale Barnard era in marcia verso un punto prestabilito…”. Nausicaa intervenne dimostrando perplessità “non credo che loro fossero davvero alla conoscenza dei piani dei loro superiori…” e scosse il capo. Yupa accolse l’osservazione della ragazza come assolutamente obbligata. Eljiah annuì e spiegò “certamente nessuno dei due sapeva dell’altro…avranno ottenuto degli ordini dati in modo tale che si andassero incontro in un momento ben preciso…questo spiega le iniziali reazioni di Remedios…dalle minacce alla forzata coabitazione nel campo stesso”. Yupa notava anche che il suo arrivo ha influenzato le decisioni del comandante reietto. Nausicaa ritenne che Remedios aveva pensato allora di attendere per ricevere ulteriori istruzioni dal comando poiché l’incontro con le truppe di Pejite era avvenuto forse troppo presto. Eljiah era d’accordo sulla nota della principessa ed era convinto che la richiesta di un appello per Nausicaa fosse un pretesto per ottenere nuovi ordini direttamente dal sovrano.

“Barnard, a differenza di Remedios, ha preferito invece di prendere alla lettera l’ordine di attaccare i reietti alla prima occasione e, se lui ha detto il vero, l’ha fatto per rovinare i piani oppure…non ha tenuto conto dei tempi prefissati e i suoi capi hanno preferito cambiare i piani ed arrestare il responsabile del disastro…e se è così…la guerra è scoppiata per colpa di un errore…” concluse indignato per la futilità dello scontro il vecchio spadaccino. Eljiah non mancò anche di osservare come il maresciallo sperasse forse di trovare nel plico di Yupa un falso documento che potesse indicare le “intenzioni ostili” dell’Anello Verde. Nausicaa era del suo stesso avviso e disse “ domani all’alba porteranno via Barnard…”. Eljah sentenziò amaro “lo uccideranno…è troppo scomodo per gli alti papaveri del consiglio…”. Yupa teneva giunte le mani sotto il mento pensieroso “ il documento che porta con sé può diventare utile…” e si interruppe dalla ragazza che si volse di scatto a lui “ portarlo via? È questo che pensi?”. Eljiah sbatté il pugno sul tavolo come folgorato “sicuro! Precederli e portare lui e il documento compromettente davanti al consiglio per far cadere i cinque per alto tradimento…bel piano…peccato che è impossibile” e sorrise amaramente. Yupa incrociò le braccia con espressione assorta “ non stavo pensando di portarlo via…ma di lasciare questa base il prima possibile…ho un idea…”. Nausicaa si alzò per aiutare Eljiah che si alzava dalla sedia assieme allo spadaccino che, tirando il pannello dell’uscita, rivelò le sue intenzioni “andremo a Pejite”. Eljiah, scosso,quasi inciampò e, tenendo dritte le stampelle, esclamò “cosa?!’ ora?”. Nausicaa apprese senza tradire esteriormente l’emozione ma dentro di sé si chiese se era possibile con tutta la sorveglianza presente soprattutto intorno alle piste di volo. Eljiah raccolse un sospiro profondo e, sollevando il capo con occhi di chi è deciso, disse con voce ferma “va bene…ho un idea…folle ma forse è l’unico modo” e con voce più bassa illustrò il piano.
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Messaggio da naushika »

XVIII PARTE

Le guardie di Pejite erano ai turni di guardia da alcune ore e già sentivano in sé i sintomi della stanchezza. I preparativi per la partenza stavano terminando alle prime luci dell’alba. Un uomo si incamminava lento lungo il ciglio della pista principale attirando l’attenzione dei soldati che non si mossero però dai loro posti. La figura indistinta divenne famigliare ai soldati che lo riconobbero tristemente per l’assenza della gamba. Il cappuccio gli nascondeva il viso e il mantello era lungo ma di questo non si curarono le guardie ben armate in netto vantaggio rispetto ad un invalido. Eljiah tirò indietro il cappuccio e sorrise fermandosi e mostrò loro l’autorizzazione a girare per la base che era autentica e fattivamente concessa da Holdus in persona ( con il divieto però di uscita ). Le guardie riconobbero il sigillo del maresciallo e annuirono rispondendo al saluto con formale cordialità senza allontanarsi dai loro posti. Eljiah sapeva che erano stati addestrati a non abbandonare le postazioni per nessun motivo. Lo sguardo dei soldati ogni tanto era rivolto al pilota ma non tanto da trascurare il controllo alle navi allineate lungo i bordi delle piste. Eljah si fermò e si sedette su una delle casse ammonticchiate sul ciglio tenendo fisso lo sguardo sulla linea rossastra dell’orizzonte. Le guardie si rilassarono lievemente accorgendosi che lui era venuto solo ad assistere lo spettacolo dell’alba che da sempre affascinava la gente di Pejite. L’alba di Pejite era particolare perché aveva i colori sempre mutevoli dal rosso fuoco al dorato brillante ma sempre con aloni fosforescenti e lampi vermigli e altri fenomeni strani e misteriosi. L’aria di Pejite era satura di elettricità e radiazioni residui del fuoco distruttore dell’antica guerra : Il sole di Pejite,infatti, si alzava da strati densi di scariche luminose come un perenne monito della pazzia umana. I soldati sentirono sulla pelle il formicolio del campo elettrostatico ma non abbassarono la guardia. Eljiah, con la coda del occhio, diede cenno lievemente di mano a figure fra i tendoni poco distanti dalla pista. Nausicaa accolse il segnale e si ricordò di quello che doveva fare ricordandosi sempre che il piano del ragazzo non doveva fallire. Yupa estraeva lentamente la spada dal fodero facendo attenzione a non fare rumore e pose il piatto della lama delicatamente per terra. La ragazza tolse dal cinturino una piccola fiamma ossidrica presa in prestito dal laboratorio medico posandola accanto alla lama. Eljiah percepiva il formicolio più intenso soprattutto nella parte ferita che solo a denti stretti sopportava tenendo il pensiero fisso sulla riuscita del piano. Nausicaa raccolse la spada con il palmo delle mani sotto il piatto della lama poggiandola su due mucchi di sassi rapidamente fatti dal ragazzo alcune ore prima. La fiamma ossidrica era al centro fra i sassi e sotto la spada. La ragazza girò la manopola al massimo e, con un sibilo, fece emettere dallo strumento una sottile lingua di fuoco violaceo. Yupa contava il tempo che scorreva e, alzando gli occhi, osservava la linea dell’orizzonte iniziare a bruciare. La lama stava diventando attimo dopo attimo sempre più calda anche se non si piegava e né si scioglieva per il calore ricevuto perché la ceramica era davvero resistente. Nausicaa annuiva a Yupa che si piegò e ricoprì l’elsa di gomma isolante fissandola con lacci emostatici sempre presi in prestito dalla fornitura sanitaria. Eljiah attendeva fiducioso e le guardie non videro alcun segno sospetto perché erano stati istruiti a sorvegliare soltanto le piste e gli aviogetti. Il cielo iniziava a divampare di rosso fuoco e in quel momento la spada cominciò a fumare lievemente e ad avere la lama annerita e ardente. La principessa capì ora che era il momento e lasciò che lo spadaccino alzasse la spada tenendola per l’elsa. L’aria elettrificata prendeva calore in aumento con le particelle luminose emesse dalla lama. Yupa, stringendo saldamente la spada, si girò e la fissò incastonata nel grosso mucchio di carbone accumulato dai soldati come materiale per le caldaie delle navi. Il contatto della lama di ceramica in fiamme con il carbone e con l’aria elettrificata e con le residue particelle radioattive determinò una esplosiva reazione chimica. Yupa corse incontro alla ragazza avvolgendola con il mantello reso umido di sostanza isolante per l’occasione quando l’aria iniziò davvero a crepitare e a scoppiettare. Le guardie si accorsero all’improvviso di avere fra le mani de tizzoni ardenti al posto dei fucili e urlando di dolore lasciarono la presa alle armi surriscaldate. Le navi cominciarono ad essere avvolte da istantanei lampi violacei che percorrevano rapidi lungo le metalliche superfici. Eljiah ebbe il tempo per proteggersi con il mantello mentre tutto attorno scosse elettriche ad alto voltaggio scorrevano da una nave all’altra. Le guardie atterrite si allontanarono dalle navi in preda all’elettricità. Barnard si era svegliato dal crepitare dell’aria e saltellava per il pavimento che bruciava cercando di raggiungere la porta mentre le paratie finivano avvolte da sottili lingue bianche. Il capitano batté rumorosamente il pugno contro la porta chiusa gridando di venire liberato subito. La porta si aprì subito e le guardie aiutarono il prigioniero ad uscire dalla trappola e lo scortarono di corsa fuori dalla nave. Eljiah, appena vide la prima guardia uscire, gli tirò sull’elmo un sonoro colpo di stampella con un grido trionfale mal represso. L’altra guardia stette per tirare fuori dalla fondina la pistola che però la gettò a terra per come scottava. Nausicaa gli puntò alla gola la spada con un sguardo che non lasciava dubbi e la guardia fu costretta ad alzare le mani. Yupa,subito dopo, era intento a legare ben bene le due guardie ancora confuse mentre il capitano,stupito, si vedeva levarsi le manette da Eljiah. Nausicaa si girò e sentiva che tutta la base era in allarme e scorgeva numerose sagome nere addensarsi in prossimità. Yupa disse ad Eljiah di sbrigarsi e fece cenno alla ragazza di suonare ora. Eljiah gettò a terra le manette di fronte a Barnard che solo ora si rese conto completamente di quello che gli succedeva intorno e quasi non voleva crederci. Nausicaa abbassò il capo lievemente sollevando dalla testa una specie di ciondolo con un estremità della forma di un cilindro color piombo. Yupa finì di legare gli uomini alla scaletta e si alzò sollevando lo sguardo al cielo sempre più schiarito. Il cielo era limpido e le stridule note dello strumento della principessa non erano percettibili all’orecchio umano. Eljah si sentì domandare dal capitano che cosa stesse facendo la ragazza e si volse a guardarla affascinato e impossibilitato di spiegare alcunché. Nausicaa socchiudeva gli occhi continuando ad agitare il ciondolo come una fionda sperando che venisse ascoltato il richiamo. I soldati stavano arrivando con una certa difficoltà atterrite dai lampi del campo elettrostatico nonostante le ripetute sollecitazioni del maresciallo che sopraggiungeva visibilmente alterato. Il cielo, all’improvviso, si riempì di torme di esseri vermiformi dotati di ali come enormi libellule preistoriche. Nausicaa li riconobbe e mormorò ad occhi chiusi “yanma reali…mi dispiace di tutto questo ma vi prometto che non turberò più un'altra volta il vostro cammino” e continuò a girare lo strumento che emetteva un suono sempre più acuto e stridulo. I soldati si accorsero dell’arrivo degli insetti e si dispersero in preda al panico appena essi iniziavano a scendere a cerchi concentrici sulla base in grandissimo numero. Holdus urlò quando si vide sfiorato da una gigantesca libellula dalle fattezze mostruose che sollevò con la sua enorme apertura alare tanta di quella polvere da scaraventare il maresciallo terrorizzato contro un tendone che crollò per il suo peso. I soldati scappavano per il campo percorso in lungo e in largo dagli insetti volanti che sempre più stringevano il cerchio intorno alla ragazza. Nausicaa si volse di scatto e indicò con la mano il gunship della Valle del Vento e quello di Eljiah poco distanti “ presto! Porta il capitano ai gunship!” e non si fece pregare che subito il capitano, sempre più incredulo, salì sulla cuccetta dietro la carlinga di guida della nave di Eljah che subito controllò lo stato del motore con esito positivo. Yupa stava salendo quando si rigirò e gridò alla ragazza di raggiungerla. La ragazza si guardò intorno e vide su di sé un cerchio immenso che dominava il cielo sopra il campo. Gli yanma reali erano di un numero impressionante e volavano continuamente a cerchio rispondendo a coro al richiamo sonoro. Gli uomini di Pejite assistevano terrorizzati allo spettacolo sotto ogni possibile copertura pregando gli dei di aver salva la vita. Nausicaa girò i tacchi in un istante e raggiunse di corsa il suo gunship sollecitata da Yupa che nel frattempo aveva già controllato le condizioni del velivolo. La ragazza accettò di dare il posto di guida a Yupa e continuò a girare lo strumento in alto. Eljah si era messo alla guida con molta difficoltà e tenne il pedale vuoto premuto con la stampella e, dopo essersi assicurato di Barnard dietro a sè che intanto aveva liberato gli agganci, iniziò le manovre di accensione e avviamento sulla pista di decollo. Il gunship di Eljiah entrò nella pista e cominciò ad emettere un sordo fischio e poi un ruggito scaricando dietro di sé lingue di fuoco e sottile fumo bianco. Alcuni istanti, sotto gli occhi di Holdus, i gunship si sollevarono dal suolo dopo una rapida rincorsa sulla pista. Yupa continuò a prendere quota diretto contro un immensa parete di insetti volanti ad una velocità sempre crescente. Il capitano Barnard, sull’altro apparecchio, esclamò “ci schianteremo!” indicando i yanma che si addensavano a breve distanza tale da rappresentare una seria minaccia per i velivoli già appesantiti dal carico e dal campo elettrostatico nell’aria. Eljah, aggrottando le sopraciglia, aveva piena fiducia nella ragazza e rispose seccamente al capitano che doveva seguire il gunship della Valle del vento. Un altro pensiero gli venne e lo rese ancora più inquieto “andando addosso agli insetti si corre rischio di danni…spero di evitarlo”. Il muro di insetti ormai si stava ispessendo come tutto l’anello intorno alla base e gli apparecchi si avvicinavano sempre più, a velocità crescente, sull’altro capo del cerchio. Nausicaa gridò a Yupa di andare avanti più velocemente possibile continuando a girare la fionda su di sé cercando di non cedere alla paura e in quel momento sentì dentro di sé suo padre ammonendole di non cedere alla paura quando si ha nelle mani soprattutto la vita degli altri poiché la paura blocca le membra e paralizza il pensiero. Le parole di Jhil le diedero conforto e in quel momento smise di girare la fionda sonica. Yupa, al suo cenno, lanciò in avanti il gunship verso i gracchianti insetti.
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Genesi di un discutibilissimo commento

Messaggio da sauron1317 »

Anzitutto considerate i seguenti elementi:

1) Ho letto solo il 1° post di questo topic.

2) Sono una persona che considera l'opera di Nausicaa materializzata nei tomi l'oggetto in cui è depositato il significato di ogni cosa (escatologiacamente parlando).

3) Il fanatismo del sottoscritto (che ad altri sembra fanatismo ma per il sottoscritto è atteggiamento del tutto ovvio) lo ha portato a patteggiare con la moglie il nome Nausicaa per la propria figlia.

Avendo ora rilevato la patologia di chi scrive pongo questi dubbi:

1) Come è possibile aggiungere qualcosa ad un'opera che già di per sè è assolutamente completa essendo in grado di evitare una qualunque perdita di senso della stessa? Poichè l'unico a poter aggiungere qualcosa prima dell'opera è l'autore stesso.

2) Come è possibile esprimente con il mezzo della scrittura un'aggiunta a quello che è stato espresso con il mezzo del fumetto?

Infine un mio personalissimo e discutibilissimo commento:

Non trovo concepibile che le fanfic possano essere espresse su opere quali Nausicaa o quali, più in generale, quelle dello Stubio Ghibli. Io mi rivolgerei più verso anime o manga da intrattenimento, volti più ad un sollazzo che ad una maturazione dello spettatore. Insomma, accetterei di più se sentissi degli intrallazzi lussuriosi antecedenti alla storia di un manga della Yazawa piuttosto che quelli che sono stati fatti fin'ora in questo topic. Come scrivessi come si divertiva Giacomo con Silvia per <<menare il tempo>>.
Ultima modifica di sauron1317 il mer nov 30, 2005 3:31 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da naushika »

hai esposto le tue giustissime ragioni ! :wink:

comunque Nausicaa è un capolavoro che viene apprezzato nelle sue più svariate forme e anche essa è un opera comunque di "intrattenimento" nel senso che appartiene al genere fantasy-ecologico e al mondo della fantasia.

Con tutto il rispetto per l'autore ho provato ad approfondire, con il mio punto di vista ovvio, la descrizione di Pejite e le origini della famosa pietra.

non sei obbligato a leggere se non ti piace :roll: :)
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Post che attende modifiche

Messaggio da sauron1317 »

Appena avrò tempo mi riservo di commentare l'espressione:
naushika ha scritto: comunque Nausicaa [...] è un opera comunque di "intrattenimento" nel senso che appartiene al genere fantasy-ecologico e al mondo della fantasia.
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Messaggio da naushika »

l'opera Nausicaa e' convenzionalmente messo nel genere fantasy-ecologico perche' ha gli elementi di ''genere''. Le chiavi di lettura sono una cosa mentre la forma in cui si presenta e' un altra. Ci sono altrettanti titoli manga che, sotto una veste di "genere" di evasione, affrontano temi complessi analizabili al di la' della trama in se' come e' EDEN oppure anche il vecchio AKIRA per un pubblico piu' maturo. Inoltre Nausicaa era partito con un tono e un ritmo ben piu' avventuroso e forse con iniziali propositi piu' ottimistici per poi diventare un modo per rappresentare sottoforma di fumetto le angoscie dell'autore disilluso dai drammatici mutamenti storici avvenuti nel corso della stesura ( piu' di 10 anni di lavoro ). Tuttavia, aldila' delle intepretazioni che si possono dare, e' comunque in superficie un bel fantasy per tutti i lettori e ne ha gli elementi appunto classici di genere ( diciamoli anche stereotipi ) : universo in traumatica trasformazione, creature fiabesche, i puri di cuore e le tentazioni e la corruzione, il carattere messianico del protagonista ( come Frodo di Lotr o Paul di Dune ). Gli antichissimi elementi dell'Epica praticamente sono tutti contenuti e variano di pochissimo.
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Re: Genesi di un discutibilissimo commento

Messaggio da yupa80 »

sauron1317 ha scritto: 2) Sono una persona che considera l'opera di Nausicaa materializzata nei tomi l'oggetto in cui è depositato il significato di ogni cosa (escatologiacamente parlando).
Wow! e io che pensavo di essere un fan "estremo" :roll:
Per quanto riguarda il nome di tua figlia, complimenti :)
1) Come è possibile aggiungere qualcosa ad un'opera che già di per sè è assolutamente completa essendo in grado di evitare una qualunque perdita di senso della stessa? Poichè l'unico a poter aggiungere qualcosa prima dell'opera è l'autore stesso.
Su questo discorso, invece, non mi trovi d'accordo. Premesso che non mi piacerebbe scrivere una fanfic, perché mi sentirei vincolato ad un mondo inventato da qualcun altro, non sono contrario all'idea in generale.
Dopotutto, ogni opera letteraria è, almeno in parte, una rielaborazione di tematiche, ambientazioni, atmosfere e suggestioni che l'autore percepisce da altre opere e focalizza in modo del tutto nuovo ed originale nella propria.
L'unica differenza tra una fanfic ed un'opera originale è che nella fanfic si cerca di ricreare qualcosa di un opera in particolare, per onorarne l'autore o semplicemente per mantenere vivo lo spirito dell'opera stessa.

Inoltre, tu dici che solo l'autore può aggiungere qualcosa. Questo vorrebbe dire che esiste una visione assoluta, che coincide con quella dell'autore originale.
Io penso, invece, che un'opera non sia una semplice estensione dell'autore, ma qualcosa di assolutamente indipendente, qualcosa con vita propria. E penso che la visione che ha il lettore di un personaggio o di un'ambientazione abbia la stessa identica dignità di quella che aveva l'autore quando l'ha delineato.

@Nausy: vai avanti così, con la fanfic. Prima la finisci, prima inizi la fase di revisione e riscrittura. Perché, allo stato attuale, è quasi illeggibile :P

P.S. mica avevo capito che si potevano lasciare post di commento in questo topic... Ah ah, adesso sì che mi posso sbizzarrire :roll:
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Messaggio da naushika »

XIX PARTE

L’acutissimo suono della fionda sonica teneva unito l’immenso sciame che copriva il cielo. Nausicaa sapeva come stimolare il raffinatissimo sistema uditivo degli insetti con gli ultrasuoni emessi da quella particolare fionda fabbricata ad arte dai più anziani tecnici della Valle del Vento per allontanare le creature dalla Valle senza rischi. Gli insetti rispondevano in un certo modo a seconda dei suoni che percepivano e Nausicaa conosceva il modo per comunicare con gli Yanma con la fionda sonica in particolare. La principessa era riuscita ad emettere richiami di yanma regine in pericolo per attirare tutti gli insetti volanti nei pressi della base e, continuando a girare la fionda, li tratteneva per il tempo necessario per seminare gli inseguitori già terrorizzati dalla visione delle creature in volo sopra le loro teste. Quando i gunship si sono staccati dal suolo, la principessa ha trovato il momento di interrompere i richiamo e lo fece nel momento in cui Yupa condusse l’apparecchio dritto contro gli insetti volanti che gli facevano muro. Gli Yanma, appena Nausicaa smise di girare la fionda, si trovarono a non dover più proteggere la “regina” e iniziarono a prendere ogni direzione per assolvere i compiti loro precedentemente imposti dalla mente collettiva della loro specie come raccolta cibo o deposizione uova e altro per la soppravivenza. Yupa vide, infatti, aprirsi un varco nel muro di insetti che si stava sbriciolando rapidamente e, pur conoscendo le capacità della discepola, ne fu impressionato. La principessa,riponendo la fionda nella giubba, alzò lo sguardo e con sguardo deciso puntò l’indice al varco e disse al maestro di spade “presto! Avanti che ci fanno passare!” e il vecchio, non indugiando, tirò la levetta dell’accelerazione. L’oscura imboccatura retrostante l’apparecchio vomitò una fiammata biancastra poi una lingua scia di fumo e il gunship, con una improvvisa cabrata, provò ad infilarsi nell’apertura che continuava a dilatarsi. Eljah vide davanti sé l’apparecchio accelerare ed esclamò”ehi! Ma… che…fate?” e Barnard, pallido in volto “guarda! Si stanno ritirando gli insetti! Andiamo anche noi! Ora!”. Eljiah scosse il capo “no…è un suicidio! Andremo a sbattere comunque con qualcuno degli insetti…si potrebbero danneggiare le ali..” ma non ebbe il tempo di concludere che, rassegnato, eseguì la medesima manovra del gunship della Valle. “ O la va o la spacca” era il pensiero che spinse il giovane a compiere la manovra assai rischiosa perché gli insetti avvertirono come ostile il gunship di Eljiah. Nausicaa si accorse in un istante che gli yanma le stavano chiudendo dietro la strada nell’istante in cui Eljiah si era lanciato contro l’imboccatura ormai stretta. Yupa vide dallo specchiovisore laterale la situazione ma non poteva fare nulla se non sperare che Eljiah riuscisse a superare gli insetti indenne. Barnard si mise le mani al volto in preda al terrore di morire fracassandosi contro quei mostri e lo disse in chiare parole con voce concitata al pilota. Il giovane aveva visto l’uscita chiudersi ma mantenne dritto l’apparecchio stringendo così forte la cloche che gli fecero male le nocche mentre il suo piede sano teneva schiacciato il pedale allo stesso modo dell’estremità lignea della stampella. Eljiah urlò quando gli insetti gli circondarono tutto il velivolo nel momento stesso in cui ha centrato la stretta imboccatura. L’elevata velocità e l’impatto dell’urto degli esseri contro le paratie del velivolo era devastante. Scaglie e materiale organico ricoprirono quasi per intero l’apparecchio e altri insetti si laceravano impietosamente contro la struttura metallica che subiva danni sempre crescenti istante dopo istante. La principessa vide l’orribile spettacolo e mise mano alla bocca intristita non solo per gli yanma uccisi ( che senza il suo richiamo sarebbero stati ancora vivi ) ma anche per il ragazzo e il capitano che si trovavano sul gunship seriamente danneggiato nell’impatto violento con gli insetti. Yupa osservò preoccupato lo stacco di alcuni pezzi delle ali ormai lacerate e disse a Nausicaa che il loro gunship non poteva più volare. Eljiah cercava intanto di mantenere il sangue freddo e avvertì Barnard che le ali stavano per cedere. Il capitano stavolta riuscì in quel momento ad essere calmo e consigliò al pilota di assecondare il volo discendente. Eljiah disse “ è quello che sto facendo” guardando da un lato all’altro le ali sul punto di spaccarsi. La prima ala di schianto cedette e il gunship prese una velocissima virata verso terra emettendo dall’ala tranciata una scia di vapore bianco. Nausicaa vide la scia e la seguì con lo sguardo, allarmata, vedendola formarsi verso terra.“La cloche si è bloccata!” esclamò Eljiah maledicendo. Barnard aveva notato sul cruscotto la perdita di carburante e lo fece notare al giovane pilota che rispose seccamente di essersi già accorto del danneggiamento del motore. Barnard abbassò lo sguardo per vedere con crescente preoccupazione il suolo sottostante farsi sempre più vicino. Eljiah capiva che ormai l’intero apparecchio era fuori uso e stranamente sentì rilassarsi le membra come intorpidito mentre fissava la linea dell’orizzonte farsi sempre più netto nel riquadro infrangivetro della carlinga. Un boato e Nausicaa sussultò nel vedere l’apparecchio tuffarsi violentemente di fianco nella polvere sollevata come una grande nube dall’impatto. Pezzi di apparecchio sbalzarono via cadendo rumorosamente tutto intorno mentre la nube si alzò per diventare un fungo color pece nera sopra il rottame che continuava,roteandosi, a trascinarsi per alcuni metri ancora. Eljiah aveva chiuso gli occhi stringendosi le spalle e il capo alle ginocchia quando avvenne lo schianto mentre Barnard sbalzò in avanti dal sedile evitando però di finire proiettato via dall’apparecchio grazie alle forti cinture protettive con le quali si era strettamente allacciato pochi minuti prima. La polvere si diradava poco dopo ed Eljiah,dolorante, si riscosse e aprì gli occhi per vedere davanti a sé la cloche spezzata in mano e il pannello comando completamente fuori uso per ingenti danni subiti dall’impatto. Barnard sputò terra e, tossendo violentemente, cercò di slacciarsi le cinture di dosso. I frammenti di vetro e ceramica erano sparsi in ogni direzione e alcuni di essi hanno lasciato graffi e tagli sui vestiti e sulla pelle degli occupanti dell’apparecchio distrutto. Eliah, con un grugnito, cercò di alzarsi di busto ma lo sforzo era troppo grande e si stese sul sedile dolorante. Barnard si riprese dal violento colpo di frusta e iniziò a liberarsi dalle cinture richiamando il giovane pilota che stava per perdere i sensi. Il ragazzo si riscosse ma non si mosse mormorando “ dove siamo?..”- Il capitano, maledicendo per le cinture, si guardò intorno commentando “siamo precipitati…nel deserto…a sole poche miglia dalla base…uhm…se non ci allontaniamo subito da qui ci prenderanno.. scommetto che ci stanno già cercando…” e con giubilo riuscì finalmente a liberarsi dalla stretta. Eljiah alzò lo sguardo al cielo scrutandolo in cerca di un altro aviogetto. Yupa,nel frattempo, aveva intuito l’intenzione della principessa preoccupata per l’accaduto ma si affrettò a comunicarle che il terreno non era adatto per l’atterraggio. Nausicaa tirò un sospiro di sollievo notando che erano ancora vivi e perfino illesi e comprese che non poteva raggiungerli. Il gunship della Valle compiva un giro completo sopra il punto di caduta e la principessa osservava l’estrema asperità del terreno e allora disse a Yupa “va bene…ma…Eljiah è ferito…quanto dista la città di Pejite da qui?”. Il maestro di spade chiuse gli occhi chinando il capo concentrandosi per un rapido calcolo poi rispose a braccia conserte “ non è molto lontana…in linea d’aria saranno solo cinque miglia…ma..”. La principessa continuava a sorvolare il terreno e chiese al maestro di finire la frase. Yupa si guardò intorno e disse preoccupato “ le antiche rovine sono state sempre luoghi pericolosi…in tutti i miei viaggi mi sono salvato solo per un pelo da crolli improvvisi soprattutto…e intorno a Pejite c’è una distesa di grandi edifici pericolanti…senza parlare di possibili agguati di ogni genere…”. La principessa alzò lo sguardo e scrutava la linea dell’orizzonte trovandovi le cime aguzze di antiche torri sparse dappertutto e disse “dobbiamo recuperarli allora…sì lo so che non possiamo scendere ma…potremo arrivare in città e chiedere di mandare dei soccorsi..”. Yupa scosse il capo sfiduciato “senza il capitano non verremo ascoltati da nessuno…per loro siamo sempre degli stranieri…”. La giovane aggiunse rattristata “ e il gunship non ha posti per loro…sì è vero ho la missione di portare il messaggio di mio padre a Pejite ma non posso farlo abbandonando il capitano e..Eljiah”. Il maestro di spade annuiva gravemente comprendendo molto bene l’intento della ragazza e rimase in silenzio . La ragazza si guardò ancora intorno poi ebbe un idea…forse l’unica alternativa possibile e spiegò a Yupa “atterreremo su quelle piattaforme..”e, indicando con un cenno di capo degli spiazzi molto ampi contrassegnati da arcaici simboli a circa due miglia di distanza, concluse “poi andremo incontro a loro…daremo il gunship a loro e continueremo noi la strada a piedi fino in città…” e sorrise compiaciuta del proprio piano. Il maestro aveva seguito la logica del piano della principessa e, dopo un attimo di esitazione, ammise che era l’unico modo possibile…dopotutto Eljiah non poteva camminare in quelle condizioni. La ragazza ora più decisa “ dobbiamo comunicare in qualche modo a loro che verremo incontro più in là…” poi ebbe un'altra idea “ hai da scrivere?”. Yupa aveva capito e prese un pezzo di carboncino e un sottile strato leggero di pergamena dal borsello che portava conseco alla cintura e iniziò a vergare nella lingua di Pejite un messaggio. Barnard, intanto, seguiva i continui giri dell’apparecchio domandandosi perché faceva così e, rivolgendosi al giovane, disse “ehi…sei proprio ridotto male…vuoi che ti aiuto?”. Eljiah sorrise e abbassò il capo in segno di ringraziamento “capitano…noto che ha ancora uno scrupolo per noi carne da cannone eh?”. Barnard rise e scese per andare incontro avanti al giovane rimasto sulla carlinga “ è dovere di un ufficiale pensare ai propri uomini…anche se lei è dell’aviazione” e rise di gusto aiutando il ragazzo a tirarsi fuori dalla trappola facendo molta attenzione a non ferirlo. Eljiah alzò lo sguardo, mentre si lasciava aiutare, indicando il gunship della Valle scendere di quota nella loro direzione “capitano! Guarda! Che stanno facendo? Non sanno che non si può atterrare?”. Barnard aggiunse, aguzzando lo sguardo “hanno gettato qualcosa da lì…guarda ora si allontanano!”. Il gunship compiva una rapida virata lasciandosi dietro cadere un cilindro che andò a posarsi senza danni sul suolo grazie alla speciale paracadute di tela in dotazione a tutti i cilindri usati come mezzo di comunicazione fra gunship e terraferma ( in mancanza di bandierine che infatti mancavano in quel caso per l’affrettata preparazione in tal senso durante l’avventurosa partenza dalla base ). Barnard disse ad Eljiah, dopo avergli recuperato le stampelle, di riposare un attimo mentre sarebbe andato a recuperare l’oggetto che hanno lanciato. Eljiah annuiva notando il gunship scintillante contro il sol sparire in direzione di Pejite. Il capitano allora si mosse per raggiungere il punto di caduta e, chinandosi, lo raccolse e aprì il contenuto. Il cilindro conteneva un rotolo di pergamena e lo indicò ad Eljiah che rispose con un gesto di mano. Il capitano,tornando, iniziò a srotolare e cominciò allora a leggere il messaggio aggrottando lievemente le sopraciglia per la fastidiosa luminosità del sole.
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XX PARTE

Il messaggio era chiaro: l’impossibilità di dare soccorso ha spinto il primo gunship a continuare ad andare avanti in direzione delle rovine cercando nelle prossimità una piazza abbastanza grande per atterrare. Barnard lesse il messaggio e Eljiah aveva capito l’antifona ma guardava con crescente perplessità i contorni delle torri all’orizzonte. Barnard aveva seguito il suo sguardo e annuiva ammettendo il pericolo insito in un ardito passaggio fra le rovine antiche di secoli. Il giovane pilota però riconosceva che altre soluzioni non esistevano se non quella di aspettare l’arrivo dei soldati di Pejite non certamente ben intenzionati nei loro confronti. Barnard vide che il ragazzo cercava di spingersi oltre l’orlo dell’abitacolo e si mosse in avanti proponendosi di aiutarlo a tirarsi fuori. L’offerta fu subito accettata e, dopo fatica e sforzo, il giovane si vide finalmente fuori dall’apparecchio sostenuto saldamente dal ruvido ma generoso capitano di Pejite. Barnard, con un mugugno, lasciò che Eljiah si poggiasse ritto con la gamba sana contro un ala particolarmente accartocciata e disse “ te la senti di continuare? Dobbiamo raggiungere le rovine prima del tramonto”. Eljiah si drizzò meglio grazie alla stampella e, fissando la linea lontana, calcolava la distanza risultata subito abbastanza ampia per essere ricoperta con un piede solo. Barnard già vedeva il giovane spiegare la difficoltà ma avvicinandosi dinanzi a lui disse con tono cordiale “ non preoccuparti…tu mi hai salvato…devo ripagare in ogni modo..” e strofinandosi un baffone lo osservava attentamente “non sei tanto ingrassato da impedirmi di portarti sulle mie spalle”. Eljiah stava per ribattere quando il capitano sorrise affermando che non era per niente uno sforzo per lui e si chinò poggiando il ginocchio per terra, invitando il giovane a salire sulle sue spalle da dietro. Il ragazzo, dopo un attimo di esitazione, accolse l’invito e, con un balzo, si ritrovò a sostenersi sulle spalle di Barnard che si rialzava con un grugnito. Il capitano fissava il frastagliato profilo delle torri e allora disse calmo “bene…è ora di andare…forza!” e iniziò a muoversi in direzione della antica città distrutta interminabili secoli passati. Il gunship della Valle del Vento, nel frattempo, era già in prossimità dell’antico insediamento e rallentò l’andatura, permettendo agli occupanti dell’apparecchio di osservare la superficie sottostante in cerca di una traccia o di una pista. Il maestro di spade prestava moltissima attenzione alle cime aguzze di lamiere e pietra contorta dal tempo seguendo di tanto in tanto le indicazioni della giovane principessa che osservava l’accidentato terreno sottostante in cerca di uno spiazzo abbastanza sgombro e ampio per il gunship. Le rovine si estendevano a perdita d’occhio tutto intorno e soltanto a sprazzi appariva della vegetazione simile ad edera e rampicanti come se ancora la natura non fosse riuscita a rimarginare del tutto le profonde ferite lasciate dalla Guerra dei Sette Giorni di Fuoco. Nausicaa sollevò di un tratto il capo e ed esclamò “attento!” fissando d’impulso il fianco di una vecchia torre sgretolarsi addosso in un istante. Yupa si accorse di istinto del pericolo e reagì di conseguenza, deviando immediatamente la rotta di volo evitando pezzi frananti che si schiantarono in una nube di polvere e calcinacci al suolo. La principessa seguì con lo sguardo la caduta e si convinse della pericolosità a mano a mano che si avanzava ma ritenne anche che non si poteva tornare indietro perché non esistevano,in pieno deserto, piste adatte per aiutare Eljiah e il capitano di Pejite. La nube nera si sollevò alta dietro al gunship che con ruggito aumentò l’andatura come un proiettile lungo il canalone fatto dall’uomo. La principessa teneva d’occhio gli altri palazzi che nell’insieme costituivano un canalone abbastanza stretto intorno al gunship. Yupa notava preoccupato le forti oscillazioni che subiva l’apparecchio a causa delle correnti d’aria attraverso crepe e fessure e altre strette imboccature. Il vento tirava da passaggi laterali e da neri squarci di palazzi sventrati. Il maestro di spade mantenne salda la presa de comandi sperando di uscire dal canalone il più presto possibile. La giovane intuiva il pericolo e sperava di trovare modo di scendere quota ma purtroppo il terreno si faceva troppo accidentato a man mano che si avanzava. Yupa si sentì l’apparecchio fare sbalzi paurosi nel volo e solo per miracolo ha sfiorato con una stretta virata uno spigolo sporgente di un edificio diroccato. La ragazza abbassò il capo quando l’apparecchio superò l’enorme spigolo da sotto e tenendosi il berretto sul capo evitò di pochi millimetri l’impatto mortale. Il maestro si voltò subito dopo per accertarsi che stesse bene ma la giovane,pur scossa, lo rassicurò immediatamente e seguì il suo sguardo dietro per un momento per osservare il gigantesco spigolo appena evitato per un soffio. Yupa riportò lo sguardo avanti aggrottando le soppraciglia fino a evidenziare sulla fronte lucida le pieghe della concentrazione più profonda e disse sospirando “ devo scendere di quota…tieniti stretta ragazza!”. Nausicaa, senza esitare, assentì e strinse saldamente i bordi laterali dell’abitacolo chinando il capo pronta ad una brusca discesa contrastata da violente perturbazioni dell’aria. I sussulti diminuirono poco dopo e Nausicaa capì che il maestro di spade aveva guadagnato una quota sì più bassa ma senza vuoti d’aria e le correnti che spazzavano tutto sulle cime delle rovine. Yupa tirò lietamente un sospiro di sollievo ritrovando la stabilità di volo e il pieno governo del mezzo che stavolta ubbidiva ai comandi perfettamente. La velocità era finalmente costante e l’asse stabile. Il vecchio istintivamente rilassò il proprio volto e tirando un profondo respiro domandò alla principessa se ora si poteva atterrare spiegandole che oltre sarebbe stato troppo lontano per poi recuperare Eljiah e Barnard. Una lingua di fuoco,tuttavia, divampò da un oscuro anfratto e da essa scaturì un proiettile che andò a creare una voragine sull’edificio opposto mancando di poco il gunship. Il maestro riconobbe subito il contrassegno sul vecchio cannone che ha sparato all’improvviso e lo disse alla principessa “l’Anello Verde! È già qui!”. Il cannone fece ancora fuoco e dall’anfratto uscirono torme di soldati che iniziarono pure esse a fare fuoco con fucili disponibili. I proiettili sibilavano dappertutto e il palazzo colpito crollò rumorosamente sollevando nubi di polvere e calcinacci per una vasta zona. Yupa prese immediatamente quota scansando i colpi insistenti ma la principessa con tono concitato l’avvisò di arrivo imminente alle ore tre e nove di due apparecchi non identificati. Il maestro di spade era perplesso “possibile che abbiano mezzi aerei?” ricordando la storica mancanza da parte dell’Anello Verde di capacità tecniche per metter su una flotta aerea. Il sospetto divenne in quel momento atroce e si convinse di un aiuto indiretto di Tolmekia poiché la forma degli aviogetti era assolutamente riconoscibile come navi tolmekiane. Gli aviogetti sfrecciarono fra le torri e iniziarono a vomitare fuoco a ripetizione contro il gunship che, con l’abile guida dell’anziano pilota, evitava tuffandosi negli stretti canaloni per seminare gli inseguitori. I caccia dell’Anello Verde si separarono e presero due vie diverse con lo scopo di circondare il gunship appena usciti da un incrocio e abbatterlo sotto fuoco incrociato. Nausicaa vide fra le crepe e le brecce le navi nemiche che stavano per sbucare da direzioni opposte e dette nota al pilota che annuiva gravemente senza però cambiare assolutamente rotta. I caccia ad alta velocità raggiunsero lo spiazzo dove doveva sbucare il gunship da un canalone pronti ad aprire il fuoco. Il gunship, uscendo, si trovò i due velivoli praticamente davanti e di lato e, prima che il primo sparasse, colpì un edificio dietro al velivolo nemico con il cannone creando una fragorosa esplosione. Il caccia di davanti stava per sparare senza accorgersene del crollo del palazzo che in un istante lo seppellì sotto una cascata di fumo nero e fiamme. Il secondo velivolo, rabbiosamente, si lanciò in avanti vomitando a mitraglia i colpi che mancarono di un secondo il gunship che subito dopo deviò per andargli incontro. Il pilota nemico si trovò colto di sorpresa e urlando scansò di un pelo lo scontro con il gunship che rumorosamente guadagnò velocità e quota in alto. Il velivolo dell’Anello Verde recuperò subito il riassetto di volo iniziando a manovrare per l’inseguimento. Nausicaa si volse indietro e vide il velivolo cercare di inseguire scansando abilmente tralicci e sporgenze e altri ostacoli che Yupa gli oppose scivolando fra gli stretti canali della città in rovina. Altri colpi esplosero ma solo in aria o contro ripari di pietra e altri elementi. Yupa sperava di seminarlo in fretta perché il carburante non era infinito e aveva solo un altro colpo da usare. Raffiche veloci tutto attorno al gunship che già iniziava ad andare con estrema difficoltà lungo i vicoli sempre più pericolosi quando Yupa ebbe un idea e avvertì la principessa con voce ferma di stringere forte che dovrà compiere una virata velocissima e tirò la cloche indietro. Il pilota del velivolo dell’Anello Verde vide improvvisamente sparire il gunship dal mirino e sussultò alzando lo sguardo accorgendosi che il gunship ha appena compiuto un giro della morte completo e si trovò in modo allarmante vulnerabile da sopra poiché il gunship lo tenne sotto mira a velocità sempre più crescente. Il velivolo allora cercò di scansare l’imminente attacco ma andò a sbattere contro una aguzza sporgenza nel tentativo. La principessa vide non senza turbamento il velivolo andare a schiantarsi in fiamme sul suolo emettendo un acuto strepitio. Yupa tirò un sospiro di sollievo ma mantenne aggrottate le sopraciglia e spiegò alla principessa “ l’Anello Verde si sto già muovendo…dobbiamo scendere e cercare di ritrovare subito il ragazzo e il capitano…ora”. Nausicaa annuì gravemente e indicò, dopo attenta osservazione, una grande piattaforma circolare contrassegnata da linee e simboli indecifrabili e commentò sollevata che sembrava il luogo adatto per atterrare. Yupa capì subito che non c’era ora spazio sufficiente per scendere linearmente di quota e lo disse francamente alla ragazza. La giovane ammise la perplessità e subito rispose aumentando la voce a causa del rumore del reattore “cercate di scendere a spirale! A spirale!” e lo spiegò con un gesto cosa si poteva fare. Il maestro era perplesso “non c’è spazio tanto per manovrare ma l’idea è buona…uhm…proviamo”. Il gunship compì una strettissima cabrata ed emettendo un ruggito fece un avvitamento abbastanza pericoloso a quota sempre più bassa per poi recuperare immediatamente il riassetto dell’equilibrio. Il vecchio con un occhio teneva sotto controllo i comandi per un arrischiata virata ampia lungo i bordi della piazza circolare racchiusa da alte e screpolate pareti di edifici in rovina. La velocità aumentò costantemente e si accesero segnali di pericolo sul cruscotto che sembrava essere ignorati dal pilota ben più attento ad evitare anche solo lo sfioramento con spigoli e sporgenze lungo tutto il volo a spirale discendente. La ragazza si tenne forte ma sorrise alla vista della superficie sottostante farsi sempre più vicina ma nascose l’entusiasmo prudentemente in attesa di toccare davvero terra. La manovra fortunatamente non fu disturbata da alcun imprevisto e alla fine l’atterraggio avvenne regolarmente fino a quando il carrello anteriore si spezzò contro una sporgenza acuminata dal terreno. Il muso andò a sbattere di schianto al suolo portando con sì tutto l’asse del veicolo a trascinarsi rasente per qualche metro più in avanti fino al lato opposto della piazza. L’urto è stato violento ma Yupa e Nausicaa non riportarono ferite anche se storditi e confusi per un attimo dopo. La giovane si riprese e sollevò dolorante il capo tossendo per la nube di polvere sollevata attorno e subito vide con sollievo il vecchio già alzarsi dalla cabina con l’intento di scendere dall’apparecchio per accertarsi dei danni provocati dall’incidente. “il carrello è andato principessa!” disse piegando le braccia e posando le mani ai fianchi con espressione assorta. La ragazza annuì intravedendo già il carrello spezzato per metà e il muso ormai inchiodato al suolo. “il gunship non potrà più volare…dobbiamo avvertire il ragazzo e il capitano di venire qui…per poi partire tutti insieme per la città…a piedi”. Nausicaa comprendeva il problema e guardando il muso con interesse disse “ bisogna avvertire con qualcosa…e ho un idea” e sorrise.
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XXI PARTE

“forza che ce la faremo” rassicurava il capitano sostenendo sulle spalle il giovane pilota che guardava avanti in silenzio. Il ragazzo,tutto di un tratto, ruppe il silenzio e disse “siete già passato di queste parti signore?” notando il passo sicuro del capitano fra le macerie. Il vecchio sorrise e bonario rispose “ smettila di chiamarmi signore e dammi del tu ora…fino al nuovo ordine è stato chiaro?” e gli fece occhiolino ridendo sotto i baffi. Eljah sussultò sorpreso “oh ai suoi ordini capitano!..”. Barnard accolse le scuse di buon grado e gli spiegò che era sempre stato a capo degli esploratori di Pejite e dunque era compito suo conoscere palmo per palmo le rovine. Eljiah ascoltava e apprese che il sentiero che stava percorrendo era uno dei pochi sentieri sicuri a riparo dai frequenti crolli e capiva che era un antica città che non smetteva mai di morire come “ un chocobo ferito”. Barnard lo disse chiaramente e il giovane capiva il riferimento: un chocobo ferito agonizzava senza mai morire come questa rovina dimenticata dall’uomo. Il vento penetrava fa i vuoti crepacci e da strette gole diventava un assordante ululato sinistro. Barnard si fermò improvvisamente e tese le orecchie come se avesse carpito qualcosa che il giovane, sorpreso, gli domandò che cosa si trattava. Barnard, cupo in volto, disse solo “cannoni…e anche grossi”. Eljiah altrettanto concentrò l’attenzione a suoni circostanti e percepì allora dei sordi boati lontani e commentò perplesso “l’Anello Verde…possibile?”. Barnard annuiva ammettendo la medesima perplessità e disse dunque “cannoni tolmekiani senza dubbio…andiamo!”. Eljiah si vide sospinto in avanti e il capitano riprese il cammino facendo attenzione a non scivolare fra i sdruccievoli sassi disseminati a mucchi lungo il sentiero sgombrato tempo fa da antiche macerie. I boati divennero sempre più forti ed Eljiah esclamò “capitano guarda!” indicando un edificio poco distante sbriciolarsi fra nuvoloni di polvere. Il fragore era tremendo e Barnard, che si era fermato, vide un aviogetto sbucare dalla grigia nube e riconobbe l’inconfondibile profilo e disse con voce eccitata “è la nave della principessa!”. Il gunship li sorvolò rombando in un momento ed Eljiah lo seguì con lo sguardo e intravide altri aviogetti che lo inseguivano “aviogetti…è chiaro…tolmekia!”. Il capitano, borbottando, disse solo con tono freddo “già…i tolmekiani” e alzando lo sguardo pose in avanti il piede “andiamo…cerchiamo di raggiungere le piattaforme”. Il giovane gli domandò tenendosi meglio stretto a lui “piattaforme?”. Barnard annuiva ancora una volta “sì le antiche cronache parlano di grandi spiazzi vuoti usati dagli uomini della metropoli come piste per navi celesti”. Eljiah stavolta non si meravigliò e, continuando lui, disse “le navi celesti…le navi che dovevano portare gli uomini oltre il cielo…”. Barnard rispose soltanto con un tono forse malinconico “ il cielo ci sembra sempre di toccare con un dito…” e sollevò gli occhi ammirando affascinato la pallida luna nell’immacolato azzurro del giorno. Le esplosioni della battaglia ridestarono l’attenzione del giovane che vide poco dopo gli apparecchi inseguitori distrutti e il gunship scendere a bassa quota rapidamente fra alte torri diroccate. Lo spettacolo sollecitò il capitano ad aumentare l’andatura in direzione del punto di atterraggio del gunship per fortuna non troppo distante.

“fai attenzione..” sussurrava il vecchio Yupa appena la ragazza iniziava a girare con estrema prudenza la testata del proiettile del gunship appena estratto dall’apparecchio. Il proiettile era di rozza forma ma altamente micidiale e la principessa aveva già assistito tempo fa la costruzione di queste munizioni in un cantiere sotterraneo della Valle e ne ammetteva la necessità in tempi minacciosi. L’esperienza ai cantieri le aveva insegnato pure i procedimenti per innescare l’esplosivo senza sparare per far brillare eventuali ordigni inesplosi. Yupa le era vicino e l’aiutava a manipolare i meccanismi di innesco. Il tempo sembrò interminabile fino a che Nausicaa, con la mano alla fronte, era riuscita ad esporre il meccanismo infernale all’interno del proiettile e corse al riparo insieme a Yupa che tirò dalla fondina la pistola al cenno della ragazza. Nausicaa si rannicchiò osservando il maestro di spade mirare al proiettile. Il colpo fu preciso e l’ordigno esplose rumorosamente scaraventando calcinacci e polvere in alto creando un alto fungo nerastro. La nuvola di polvere ricoprì presto una vasta area coinvolgendo Nausicaa e Yupa che evitarono la nube sotto un riparo di roccia. Il fungo crebbe velocemente d’altezza quasi al livello delle torri in rovina. Barnard si fermò e richiamò l’attenzione del giovane Eljiah alla visione del fungo nero che si sollevava poco distante. Il giovane era certo “ non può essere il gunship abbattuto !” ma il capitano scosse il capo perplesso “ deve essere successo qualcosa…non lo vediamo più il velivolo…che ne è stato?”. Eljiah si guardò allora intorno e non vide il gunship “l’unico modo per saperlo è andare in direzione del fumo…altrimenti dove andresti?” e lo chiese con un tono sarcastico al capitano. Barnard mugugnò ma accettò di seguire il suo consiglio indirizzando decisamente il cammino verso il fumo che andava ormai assottigliandosi nell’aria.

Il fumo attirò anche l’attenzione dei guerrieri dell’Anello Verde che in quel momento stavano riposizionando le batterie usate per intercettare il velivolo di Pejite. Uno dei soldati in cima ad una torre gridò alle altre guardie sottostanti di avvertire il comandante dell’avvenuto abbattimento del velivolo nemico. Un uomo in armatura particolarmente elaborata raggiunse una postazione elevata accompagnato da un luogotenente ed iniziò ad osservare l’origine del fumo con un lungo cannocchiale. Il fumo si stava disperdendo rapidamente e il comandante trovò allora un cratere e pezzi di un velivolo ridotto ad un rottame sparsi tutto intorno. L’ufficiale subordinato commentò l’avvenuto abbattimento con un tono soddisfatto ma il comandante lo zittì seccamente “non vedo i corpi”. Il subordinato sussultò sorpreso e perse subito l’atteggiamento di sicurezza “saranno bruciati…signore”. Il comandante abbassò lo strumento dagli occhi disse quasi sibilando “non vedo nemmeno corpi bruciati capitano Tabek…non è abbattuto e i piloti sono ancora vivi”. Il capitano Tabek scattò sull’attenti sudando freddo “siss…sissignore!”. Il comandante si girò squadrandolo con occhi di ghiaccio “prendi con te gli uomini necessari e vai a controllare la zona…ora puoi andare”. Tabek scattò nuovamente all’attenti e con un lieve inchino iniziò a procedere all’indietro con fare ossequioso e si allontanò immediatamente. Il comandante lo vide allontanarsi poi tornò ad osservare il cratere mormorando con tono abietto “ non riuscirete ad arrivare a casa vivi…maledetti tecnocrati” e sogghignò increspando appena il duro volto segnato da mille battaglie. Tabek scese raggiungendo drappelli di soldati che marciavano in ordine seguendo le bande dell’Anello Verde. I labari usati come riferimento recavano l’insegna dell’Anello Verde che è appunto un anello verde al centro di un campo bianco come per simboleggiare l’unione delle tribù dei reietti tutti intorno alla città di Pejite in perenne stato d’assedio. I guerrieri erano numerosi e riempivano le antiche strade in perfetto ordine di marcia. Le armi erano di vario tipo e spaziavano da rudi armi bianche a fucili e mitragliatrici anche moderni e ad intervalli regolari venivano tirati da bestie da soma enormi cannoni di elaborata fattura. Tabek vide i cannoni e sorrise e pensò quanti di essi erano gentilmente offerti dal potente Re Vu di Tolmekia e pensò anche dopo la vittoria potevano ancora rendersi utili in futuro contro gli stessi benefattori. “nessuno è generoso…se lo è…è perché ha un interesse” era il pensiero che percorse la sua mente ed annuiva riconoscendo per esperienza l’avidità dei grandi imperi. Il luogotenente raggiunse un drappello di uomini avvezzi al combattimento e ordina loro di prepararsi per una missione di esplorazione. I soldati in silenzio ubbidirono e si rimisero in marcia seguendo Tabek che proseguì in testa alla truppa in direzione del fumo.

La ragazza riconosceva senza alcun dubbio la presenza dei soldati dell’Anello Verde nelle vicinanze e lo disse al suo mentore che già aveva compreso il suo intento di attirare la loro attenzione. “verranno qui…noi andremo invece nella direzione opposta per cercare Eljiah e il capitano” disse alzandosi dal riparo la principessa appena diradatasi la nube di polvere. Il maestro di spade annuiva poi si volse a guardare una barriera di rovine “senza il gunship dovremo raggiungere a piedi Pejite…oltre le rovine c’è il pianoro sabbioso che circonda la città per qualche miglio..”. La ragazza ascoltò le sue parole e si morse il labbro “ non c’è altra scelta..”. Yupa era del suo stesso avviso “andiamo intanto a recuperare i pejitiani”. La principessa, scostando una ciocca dagli occhi sospinta da una calda brezza di vento, sentiva il pericolo nell’aria ma si volse e andò a raggiungere il vecchio già in cammino lontano da ciò che rimaneva del gunship.
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