fan fic - Nausicaa della Valle del Vento

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XXII PARTE

Il terreno era disconnesso e Barnard,inciampando, perse l’equilibrio. Eljiah sussultò ma per fortuna il capitano si rimise nuovamente in piedi e quasi borbottando fa “stavi quasi per farmi cadere a terra”. Il capitano scosse il capo lievemente “ e tu stai attento a non mollare la presa…senza di me cosa avresti fatto eh?”. Eljiah, con cipiglio, gli rispose per le rime “e chi ti ha liberato da quella prigione?eh?”. Il capitano si fece allora teso poi sorrise e infine scoppiò in una risata liberatoria “ e chi ti ha salvato la vita durante la battaglia?” . Il giovane si ricordò di quella notte e annuiva ma con espressione malinconica poi tornò ad essere accigliato “ senza la battaglia…potevo ancora camminare”. Barnard l’aveva capito e sospirò “avevo ordini precisi”. Il giovane pilota però non voleva accettare questa scusa “ eravamo accolti e avevano pure accettato di dormire in mezzo a loro…perché questa guerra?”. Il capitano inciampò nuovamente ma avanzò nuovamente con passo più sicuro e alzando il capo fa “ la guerra non l’ho voluta io”. Eljiah sollevò lo sguardo e di un tratto sussultò come se avesse sentito qualcosa. Il capitano si accorse e bisbigliando gli domandò cosa ha sentito. Eljiah si guardò intorno e disse piano “ senti anche tu ?” Il capitano tese l’orecchio e annuiva “i reietti sono nei dintorni..”. Eljah guardò nella direzione di provenienza dei suoni “ ci stanno superando…sembrano non essersi accorti di noi”.

La vecchia città di Pejite si riempiva insolitamente di vita in poche ore. Le antiche strade si riempivano di uomini impegnati in frenetiche attività belliche sotto il vigile sguardo di spietati capi. La guerra è sempre stata la stessa da quando è stata inventata dall’Uomo sulla terra. Il maresciallo Holdus era alla testa dell’armata di sbarco e riteneva una vecchia tattica quella di prendere a tenaglia l’esercito nemico dell’Anello Verde fra lui e Pejite stessa e non solo: il messaggero della Valle del Vento e il traditore dovevano essere presi prima che giungessero alla città. Holdus era conscio del pericolo insito nella confessione pubblica del capitano Barnard al Consiglio. Gli alti gradi e i vecchi bacucchi del Consiglio forse potevano restare ugualmente in sella ma lo scandalo avrebbe certamente distrutto la carriera di un ambizioso maresciallo. Il vecchio comandante si levò dal capo l’elmo, decorato all’inverosimile di pennacchi colorati, e, asciugandosi la fronte, notò in quell’attimo la nube nera sollevatasi dal suolo in mezzo alle rovine ad una certa distanza. Gli ufficiali, che lo attorniavano, seguirono il suo sguardo interessato. Holdus si morse il labbro e, inforcando il cannocchiale, commentò la scena “ c’è una battaglia laggiù…l’Anello Verde ha degli apparecchi volanti! Come è possibile ?!?”. Gli ufficiali erano sgomenti e non seppero spiegare altro che non un plateale intervento di una potenza straniera. Holdus non aveva dubbi : Tolmekia. Gli ufficiali attesero calmi i nuovi ordini. Il maresciallo si voltò riponendo il cannocchiale “accelerate la marcia…e lanciate in avanti tre reggimenti di fucilieri in avanscoperta e….inviate un messaggio a Pejite al più presto con la richiesta di completare immediatamente l’accerchiamento”.

Nausicaa si era mossa insieme a Yupa in direzione contraria alla marcia intrapresa da Barnard con Eljiah sulle spalle anche se non lo sapeva con certezza in quale momento o luogo potevano incrociarsi e questo fu il pensiero che la rendeva tesa. Yupa sentiva l’incertezza della principessa ma cercò di calmarla con queste parole “ non sentirti così…è la cosa più giusta da fare…muoversi è meglio…con tutti questi soldati attorno”. La ragazza annuiva continuando a procedere senza però proferire alcuna parola. Il silenzio ammantava le rovine vecchie di secoli e soltanto il vento spezzava la quiete. Il maestro di spade teneva d’occhio ogni parte restando affianco alla giovane che solo per un momento si è voltata indietro per guardare la nube nera disperdersi nell’aria. Yupa sentì un improvviso rumore molto famigliare per chi ha viaggiato a lungo e sollecito pregò la ragazza di rannicchiarsi sotto un blocco di pietra in mezzo alle macerie. Il maestro di spade si scostò un attimo per accertarsi del rumore e, sollevando appena gli occhi dal riparo, vide poco lontano sopraggiungere colonne di uomini armati in mezzo alla polvere sospinta dal pesante passo e da stridenti ruote di mezzi e veicoli guerreschi. La ragazza si mise appena dietro a Yupa e riconobbe lo stemma dei vessilli :l’Anello Verde. Yupa riconobbe la bandiera e mormorando spiegò il suo pensiero alla ragazza “non possiamo fermarci qui”. La ragazza gli diede ragione e sempre sottovoce “dobbiamo muoverci…stanno venendo da questa parte”. Il maestro di spade ebbe appena il tempo di dire “hai ragione” che la ragazza iniziò a spostarsi gatton gattoni lungo il masso fino ad un enorme blocco di granito crollato. La colonna diventava sempre più lunga e grossa e rumorosa. Yupa vide,seguendo la ragazza nel medesimo atteggiamento, cannoni trainati da varie bestie mugolanti e uomini carichi di ogni cosa pungolati da guerrieri armati di cinghia e frusta. Nausicaa seguiva il suo sguardo e disse tristemente “schiavi…l’Anello Verde non dimostra affatto migliore di quello che combatte”. Il vecchio sospirò nel momento che iniziò a scalare i blocchi di granito “ nessuno è migliore di un altro…chi giudica la pagliuzza nell’occhio di un uomo non riconosce la trave nel proprio”. La ragazza si fermò meditando sulle parole e gli chiese se erano parole sue. Il vecchio sorrise sotto i baffi per l’argutezza della giovane e disse solo “ no…sono di una persona che è esistita tanto tempo fa”. Nausicaa si rialzò affaticata ma era riuscita ad arrivare in cima ad una cresta ondulata fatta di enormi lastroni di cemento spaccato ed aspettò che il vecchio arrivasse in cima con lei. La colonna era diventata un esercito che invase lo spiazzo sottostante. Yupa abbassò lo sguardo notando i soldati di Pejite oltrepassare il rifugio appena lasciato senza accorgersene di nulla. Le lance acuminate raccolte insieme diventavano una foresta semovente e rumorosa quanto inquietante.

La scalata si fece sempre più difficoltosa e le pietre sempre più instabili. Lord Yupa era un grande spadaccino ma la stazza e la sua età non gli permettevano la medesima agilità per arrampicarsi agevolmente specie con un intero esercito che marciava sotto di lui. La principessa si girò accorgendosi che non giungeva e, abbassandosi quel tanto per ottenere riparo dagli occhi dei guerrieri dell’Anello Verde, trovò il vecchio restare immobile lungo la ripida parete a malapena nascondendosi da spuntoni aguzzi intorno a lui. I guerrieri erano distratti nella marcia e gli ufficiali erano troppo impegnati a mantenere la disciplina nelle file per alzare anche solo un momento lo sguardo. Yupa sapeva che comunque doveva continuare per non tentare troppo con la fortuna e si mosse ancora di qualche passo con estrema circospezione fra i massi pericolanti. Nausicaa si sporse dal ciglio con l’intento di aiutarlo ma lo spadaccino, accigliato, scosse il capo e la ragazza capiva che era troppo pericoloso scendere perché i massi si erano spostati durante la salita. La ragazza però rimase sul ciglio aspettando che Yupa riuscisse a scalare fino in cima. I guerrieri, intanto, iniziarono presto a cantare e migliaia di voci spezzarono il monotono lamento dei venti polverosi della città morta. Nausicaa tirò un sospiro di sollievo sapendo che i canti avrebbero coperto i rumori provocati dai massi spostati e diede un cenno a Yupa se voleva aiuto. Stavolta il vecchio sorrise e scosse più calmo il capo e con un altro sforzo superò un grande lastrone sospèso e affondò piano i calzoni fra una distesa di sassi tondi e quasi scivolosi. Il cammino era difficile ma per fortuna i belluini canti militari stavano coprendo i tonfi dei sassi rotolanti o comunque spostati con energia.

“meno male che dici di pesare poco ragazzo mio…a mio parere sei più pesante di un maiale..” disse sbuffando Barnard intento a non inciampare fra i sassi sdruccievoli del sentiero. Eljah si sentì offeso ma non disse nulla aggrappato com’era sulle spalle del capitano di Pejite. “Attento a non perdere le tue stampelle sennò ti lascio qui e arrivederci” disse ancora Barnard riferendosi alle stampelle tenute sulle spalle del giovane. Il ragazzo sollevò gli occhi al cielo sospirando e con tono spazientito tipico di un ragazzo rimproverato “ di questo non ti devi preoccupare…non sono così scemo”. Il capitano sorrise e sogghignando malevolmente “lo vedremo…” poi si bloccò “hai sentito?”. Il giovane ora più serio tese l’orecchio “che cosa stavolta?”, il vecchio riconobbe voci di una lingua famigliare “ci hanno preceduti..”. Il giovane, incredulo, sussultò e scuotendo il capo “no…non è possibile ! ci stanno ancora alle calcagna dietro…non possono raggiungerci così presto”. Barnard sibilò irritato “cretino! Parlo dell’Anello Verde!”. Eljiah aggrottò le soppraciglia “dannazione…si muovono come lepri quelli”. Il capitano annuì sospirando “già e ora stiamo davvero bene…dietro c’è quell’odioso maresciallo che ci vuole morti…davanti invece tutto l’esercito nemico e infine non sappiamo che fine hanno fatto gli emissari della Valle del Vento”. Gli occhi di Eljah brillarono al riferimento al regno lontano e mormorò “nausicaa…già..”. Il capitano,borbottando, si fermò e chiuse gli occhi elaborando un calcolo tutto suo. Il giovane si drizzò guardando la frastagliata linea dell’orizzonte e, dopo un attimo, indicò una cresta di macerie esclamando “guarda! Una colonna di reietti laggiù”. Barnard aprì gli occhi e, seguendo lo sguardo del ragazzo, vide una lunga colonna di soldati che marciano compatti sotto un alta cresta di macerie sovrastante. I guerrieri dell’Anello Verde continuavano ad affluire lungo il sentiero accompagnati da carriaggi e cannoni trascinati da bestie da soma con degli ufficiali in groppa a cavalcature ai lati della formazione. Barnard osservò il passaggio di grossi veicoli cingolati che ormai sfatano ogni dubbio sull’aiuto tolmekiano e strinse i denti alla vista di un simile esercito “ stavolta i reietti sono ben decisi a distruggerci”, Eljiah diede quasi una menata sul suo capo “colpa tua se è successo questo casino…attaccare l’Anello Verde nelle loro tende…bella pensata!”. Barnard stette quasi per rispondergli a malo modo ma si trattenne grazie allo spirito di disciplina e disse soltanto in tono neutro “gli ordini sono ordini”. Eljiah fece spallucce e sollevò ancora gli occhi al cielo dicendo “sì…sì…certo”. Barnard bofonchiò qualche parola poi si mosse immediatamente “ho visto qualcosa…andiamo!”. Il giovane, scosso dall’improvvisa partenza, mantenne la presa dopo un attimo di panico “che cosa hai visto?”. Il capitano fece un cenno di capo indicando la cresta “tu sei un pilota no? guarda bene…usa gli occhi e meno la bocca…ragazzo!”. Il ragazzo sorpreso “che cosa?!?” poi alzò lo sguardo e riconobbe un colore molto famigliare fra le macerie “la principessa?!?...per gli dei di Pejite…se i reietti se ne accorgeranno..”. Barnard accelerò il passo “ in questo caso…non avrebbero speranze…Eljiah vuoi che ti lascio qui a preoccuparsi come una donnetta o vuoi renderti utile?”. Il giovane si riscosse colpito dalle provocazioni “ sarò più utile di te se non la smetti di insultarmi in questo modo…”. I piedi di Barnard quasi volavano fra i massi e il vecchio rise in modo sadico “allora vedi di sconfiggere l’esercito dell’Anello Verde con le tue stupide stampelle”. Eliah, risentito, raccolse in mano stavolta le stampelle brandendole come armi e Barnard rallentò stavolta la marcia e tirò dalla cintura una pistola presa in prestito durante la fuga.
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XXIII PARTE

Il pendio si fece ripido improvvisamente e un mucchio di pietre rotolò sotto i piedi di Yupa. Il tonfo dei sassi sul ciglio della strada attirò l’attenzione dei soldati che passarono vicini. Un guerriero abbassò lo sguardo borbottando “mh?” e istintivamente alzò il capo fermandosi. Gli altri soldati interruppero la marcia dietro a lui insultandolo nella lingua dell’Anello Verde sul perché si era fermato e seguirono il suo sguardo. Il guerriero aveva ai suoi occhi un alto crinale sassoso e irto di spuntoni di roccia e, quando vide che cadevano altri sassi sospinti dai venti, sospirò abbassando il capo umiliato dai suoi commilitoni sempre più irati. Un ufficiale accorse sbraitando e con la faccia paonazza e alza il frustino sul guerriero che cade a terra sferzato dal furioso ufficiale. I soldati non mossero un dito ma formarono una calca dietro per l’ammassarsi della fila. L’ufficiale allora smise di fustigare e spinse a calci il guerriero affranto e umiliato nella fila e, agitando il frustino davanti a loro, rimise nuovamente in marcia i soldati. Yupa sì scostò finalmente piano da dietro uno spuntone e, aderendosi alla parete, ricominciò a risalire lentamente. Nausicaa, intanto, osservava attentamente il dispiegarsi dell’esercito sotto di lei e, alzando gli occhi, notava il mare sabbioso dietro il profilo frastagliato della città in rovina e mantenne anche gli occhi sul maestro con crescente apprensione. Barnard cessò di correre appena resosi conto dell’entità delle forze innanzi e riprese la marcia con passo più lento possibile per non farsi udire e sussurrò a Eljah “eccoci…ora aspettiamo”. Eljiah si riscosse “come aspettare?dobbiamo restare qui senza fare niente?”. Barnard mantenne la calma “ascolta ! guarda quell’uomo…sto risalendo il pendio…se ce la fa allora non faremo nulla ma se i reietti si accorgeranno di lui…”. Eljiah sorrise crudelmente “allora noi faremo casino entrando in scena”. Barnard si inginocchiò tenendosi al riparo “esatto…ma prima…”. Eljiah serio disse “andiamo”. Barnard lo guardò incredulo e disse con tono lievemente canzonatorio “sei sicuro?...dovunque tu vada ti ci devo portare io però” e sorrise sotto i baffi. Eljah era irremovibile “ non possiamo stare qui e permettere loro di uccidere i nostri alleati”. Il capitano rifletté “hai ragione ma come? Sono tanti..”. Il ragazzo tirò un lungo il respiro osservando accigliato lo spettacolo dinnanzi poi sospirando disse convinto “ non importa.. attacchiamo”. Barnard scosse il capo “non so se sei impazzito ma come vuoi.. preparati!”. Il giovane non fece in tempo a replicare che il vecchio scattò come un balzo felino in avanti correndo agilmente fra le macerie contro un esercito di nemici. Eljah annuì stringendosi a lui “va bene…all’atttaccoooooooooo” e lanciando un urlo di guerra brandiva con entrambe le mani le stampelle afferrate alla base dell’asta a mò di mazze. L’urlo mischiato al ringhio di Barnard percorse velocemente l’intera distanza che separava i soldati da loro e Nausicaa sollevò il capo riconoscendo la voce “Eljah?!? No…non deve farlo!”. Yupa si fermò rannicchiandosi dietro un riparo mormorando “sono pazzi…ma li ammiro”. L’urlo era agghiacciante e la faccia di Eljah sembrava quella di un altro e un guerriero reietto, stupefatto per la visione di un uomo urlante e armato di strani ordigni in groppa ad un altro uomo dai baffoni frementi e occhi iniettati di sangue, cercava di caricare il fucile senza riuscirci fino a quando il suo elmo si schiacciò per la prima terribile mazzata di Eljiah il furioso. Il soldato crollò a terra privo di sensi ma Barnard senza fermarsi raccolse al volo il fucile che lo sollevò in mano al ragazzo che buttò via dietro la stampella rotta. I guerrieri voltarono tutti le loro teste in direzione dell’imprevista minaccia ma gli ordini sbraitati dai comandanti non bastarono per prepararli all’impatto contro la strana cavalcatura. Eljah, sempre urlando, lasciò calare un altro potente affondo dell’altra stampella contro il secondo soldato e tese la canna del fucile sulla mischia. L’aria si riempì di ripetuti colpi di successione e alcuni altri guerrieri caddero come birilli al suolo falcidiati dal fuoco dell’arma del giovane. Barnard non smetteva di avanzare indifferente al muro umano che si rompeva contro la sua mole e sapeva che non erano in grado di sparagli per ora perché troppo terrorizzati dalla visione così repentina. Yupa sollevò il capo e, senza porre alcun dubbio, disse rivolto alla ragazza “aiutiamoli” e si lanciò in corsa giù per il pendio. Nausicaa si alzò in piedi annuendo però non convinta “sì..” e pensò che non era una battaglia ma un massacro notando i giovani guerrieri disorientati e circondati e troppo storditi ma si abbassò a prendere un sasso e tirò. Il sasso andò a colpire un guerriero che stava per puntare l’arma contro la nuca di Eljiah proprio dietro a lui ponendolo fuori gioco. Eljah sentì il colpo del fucile nemico esplodergli dietro mancandolo di striscio e sollevò lo sguardo alla ragazza come un muto messaggio di ringraziamento. Yupa sfoderò la spada e si gettò in mezzo ad altri guerrieri che sopraggiungevano disperdendoli con poche mosse da esperto schermitore. Eljah si aprì la strada fra i soldati dell’Anello Verde sparando e tirando vibranti mazzate fino a raggiungere un mezzo blindato che cercava di arretrare e girare il cannone contro lui e Barnard. I colpi di Eljah erano inutili: scintille apparvero sul lucido e liscio metallo del mostro. Il capitano aumentò l’andatura e gridò sopra di lui “ora ti ci butto sopra…mi raccomando ragazzo”. Il ragazzo annuiva comprendendo il piano. Il cannone iniziava a brandeggiare dietro mentre il veicolo continuava ad arretrare velocemente. Un urlo agghiacciante e Barnard spinse in avanti Eljah che si aggrappò con un tonfo alla parte posteriore del carro. La canna del cannone arrivò quasi a sfiorarlo ma il giovane si abbassò in tempo proprio sotto la canna. Un boato assordante sembrò rompergli le orecchie e un nuvolone nero entragli per occhi e narici. Barnard si era scostato quel tanto per evitare il micidiale proiettile che andò ad esplodere a pochi metri contro un fianco proprio dove si era riparata in cima la ragazza che continuò a tirare sassi contro i soldati che cercavano di reagire. Barnard gridò ad Eljah “presto! vai” e si fermò a sparare con la pistola alcuni guerrieri che cercarono di circondarlo. Yupa, corse creando quasi attorno a sé un muro di ferro e decapitando un guerriero dinanzi saltò sul lato del carro dove Eljah, con una sola gamba, risaliva faticosamente sulla torretta. Eljah si appoggiò allora su di essa chiusa ermeticamente reggendosi a malapena per il continuo moto del veicolo e gridò a Yupa “è chiuso!”. Il maestro si umettò le labbra valutando lo spezzore del portello e alzò lo sguardo alla ragazza in cima “ dammi la tua spada!”. La ragazza annuì e sfoderandola la gettò sotto nel momento stesso in cui il veicolo rigirando e incurvando tornava a passarle sotto. Yupa l’afferrò prontamente in volo e si volse con essa in pugno contro il portello. Eljiah lo guardò incredulo “che vuoi fare? è impenetrabile!”. Il Maestro di spada sollevò la spada con la lama in giù sibilando “non per una spada di ceramica” e un istante dopo, con un grugnito, affondò la punta nell’acciaio come un coltello nel burro. Eljiah assistette con sorpresa ,pur sapendo della forza di una simile arma, e si riscosse solo quando il coperchio si aprì squarciato dopo un ennesimo deciso affondo con la spada. Barnard era rimasto indietro seguendo il movimento del veicolo ma mantenendo anche il fuoco, con la pistola, per tenere distanti gli assalitori che arrivavano in forze. Nausicaa capiva che il veicolo era l’unico mezzo di fuga e, senza esitare, discese lungo il pendio in corso ad una certa altezza del carro che avanzava addossato al pendio scosceso. Eljah si aggrappò alla torretta per non scivolare e, con difficoltà e quasi spasimo, risaliva la cima e buttò lo sguardo dentro la voragine aperta vedendo due reietti, visibilmente terrorizzati, che restavano ai loro posti senza dare segno di arrendersi e arrestare il veicolo che come impazzito accelerava in avanti travolgendo anche i reietti stessi confusi quanto loro. Il rumore dei motori era assordante coprendo le grida di Yupa dietro ad Eljah ma il senso delle parole era quello: “ non si fermano ma non possiamo ucciderli…non ora”. Il giovane si accorse tra l’altro di aver perso il fucile nel salto di poco fa e, rivolgendosi al maestro di spade, disse lievemente alterato perché. Yupa guardò gli uomini dell’equipaggio che non osavano alzare lo sguardo e commentò la scena con sguardo forse triste “ solo loro sanno guidare questo carro e non si arrenderanno…se li uccidiamo resteremo bloccati alla mercé di un intera armata di reietti infuriati”. Barnard, nel frattempo, caricò l’ultimo colpo e sparò all’ennesimo guerriero che cadde, fulminato, rovinosamente al suolo e, dopo di che, si volse dietro avvertendo che le munizioni sono finite e dunque gettò il fucile addosso alla folla inferocita e, prendendo la rincorsa. spiccò un salto, atterrando, un istante dopo, sul veicolo in moto sorretto da Yupa. Eljiah si domandò guardandosi attorno preoccupato “ e la ragazza?”. Nausicaa continuava a correre per il pendio cercando di arrivare sopra il carro per saltarci sopra ma una raffica esplosa dagli inseguitori la fece inciampare senza però ferirla. Il giovane sobbalzò guardando dietro “ nausicaa!!!”. La ragazza, con affanno, si risollevò ma subito le filavano rapide di sequenza intorno a lei letali scie di fuoco che sollevarono polvere e calcinacci intorno a lei. Eljah, con lo sguardo più cattivo che poteva fare, intimò di continuare ad andare avanti ai piloti e il carro, gemendo e cigolando, iniziava ad arrancare incalzato da frotte di inseguitori. Nausicaa vide il carro passarle sotto ma, nel tentativo di saltare, si fermò di colpo vedendosi davanti a sé sollevarsi della polvere per i colpi tirati da soldati sul pendio. Yupa le gridò di fare attenzione ma già ella si pose immediatamente dietro un riparo fra sibilanti proiettili in mezzo. Barnard non poté che lanciare una bestemmia a denti stretti e si volse accigliato a localizzare l’origine degli spari “ dannazione sono troppo lontani”. Yupa annuì e commentò laconico “ e stanno arrivando altri…siamo circondati”. Eljah vide, con raccapriccio, che i conducenti esultarono e alzarono le mani e rabbiosamente tirò un pugno sul capo di uno e stava per venirgli alle mani quando un ronzio sommesso lo interruppe. Il ronzio era forte ed Eljah vide i conducenti rabbrividire e alzare lo sguardo mormorando parole incomprensibili. Il ragazzo si girò sullo sportello “capitano! Lord Yupa! Che succede?”. Il capitano si volse con cupa espressione “sono i tuoi compagni”. Il ronzio si fece più forte e si trasformò quasi in un ruggito. La ragazza si accorse che le sparatorie erano cessate e alzò lo sguardo e riconobbe la minaccia dal cielo: aviogetti di Pejite in assetto di guerra. Eljiah vide anche cosa portavano agli alettoni e sussultò “razzi!!!!!!!!!attenzione!” e si volse ai conducenti immobilizzati dalla paura “volete morire? Allora uscite tutti con me presto!”. Il carro si fermò rumorosamente e i cingoli quasi si schiantarono per la brusca frenata. Le urla degli inseguitori si dispersero insieme a loro nel vento gettando armi a terra tutto attorno. IL ronzio diventò più forte e diversi puntini dal cielo spuntarono diventando gradualmente più riconoscibili e mortali. Yupa e Barnard balzarono dal carro e a perdifiato presero direzioni opposte al riparo. Eljiah, urlando di sbrigarsi, si spinse il corpo in avanti e , aiutandosi con le mani, scivolò giù dal veicolo fino a cadere a terra. Il ragazzo trattenne il grugnito di dolore e si rivolse di dorso. Il capitano, esclamando “ Eljah!”, uscì allo scoperto e , incurante del pericolo, lo sollevò sulla spalla. Il ragazzo mormorò “grazie..”. Barnard, senza voltarsi scattò di corsa per allontanarsi dal carro e sorrise “non si abbandonano mai compagni sul campo…e lo sai”. I conducenti stavano cercando di uscire ma in preda al panico e con sguardo atterrito. L’aviogetto scese rapidamente di quota e il rombo diventò sempre più cupo per rompersi poi in qualcosa di simile ad un grido spettrale scaturito dalle bocche di fuoco poste alle ali del veicolo. Una pioggia di micidiali proiettili inondò di scintille e schegge il carro e la sventagliata, mortale, investì completamente i conducenti. I loro corpi, falciati da proiettili, caddero di peso sul fianco del veicolo e rotolarono alfine per terra. La scia di sangue rimase sul carro come se fosse una verniciata di fresco. La ragazza inorridì alla vista. Eljah abbassò il capo fra i calcinacci polverosi e, sollevandolo fra le mani, vide a fatica l’aviogetto alzarsi rapidamente di quota per poi scomparire nel cielo. Il capitano scosse il capo invece “ non è finita”. Le grida di giubilo ruppero il silenzio e dalle colline e da rifugi emersero i soldati dell’Anello Verde. La ragazza seguì lo sguardo di Eljah che tornò ad essere teso e, quando lui le indicò il cielo, espresse con gli occhi il suo timore “torneranno”. Lord Yupa comprese i timori del ragazzo e, muovendo le mascelle come se masticasse, pensò “sì torneranno…e stavolta sarà peggio”
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XXIV PARTE

Gettò l’elmo a terra. “maledizione a loro!!!...dove sono i cosi volanti che ci hanno dato i tolmekiani quando ne abbiamo bisogno? Dannazione..” disse rabbiosamente il capitano Tabek appena scorse gli aviogetti di Pejite attaccare nella zona dove sarebbe dovuta passare l’armata dell’Anello Verde. Le esplosioni e il crepitare del fuoco non lasciavano dubbi sulle distruzioni recate dal raid aereo. Il giovane era già troppo distante per intervenire poiché è dovuto allontanarsi per raggiungere il punto di caduta del gunship ritenuto abbattuto poco tempo prima. Tabek riteneva inutile la missione di recuperare eventuali superstiti poiché i prigionieri erano una bocca da sfamare in più e avrebbero distratto troppi soldati per custodirli ma il suo superiore a quanto pare era di diverso avviso. I suoi uomini si fermarono per assistere alla battaglia ma Tabek, duramente, li ordinò di continuare a camminare in direzione del punto nella quale già il fumo stava iniziando a diradarsi rapidamente per le veloci sferzate di vento secco. Un boato assordante riempì l’aria per un momento e uno dei soldati sussultò gridando “è stata colpita una motocisterna!”. Il capitano non si voltò e con tono neutrale intimò il soldato di procedere senza commentare perché il pensiero è l’ultimo requisito richiesto per un soldato. La giovane recluta era scosso e abbassò il capo rabbuiato “sissignore!”. In quel momento gli spari e gli scoppi cessarono lasciando il posto al solito e soffocante silenzio. Tabek definì il silenzio delle rovine “sepolcrale” e tale definizione era più che mai azzeccata. “eccoci arrivati…ah?” e Tabek, sorpreso, si accorse che non c’era presenza di corpi né sull’abitacolo né nei dintorni del rottame. Il sergente si avvicinò a quel che rimaneva della ruota anteriore e rialzandosi commentò “il gunship è stato abbattuto ma non gravemente ma…si è spezzato il carrello”. Tabek annuì “dunque non poteva decollare”. L’aiutante si volse condividendo l’asserzione “esatto…e hanno abbandonato la navetta”. Tabek guardò accigliato il limite della strada percorsa “e sono tornati indietro…non diretti alla città…ma che significa?”. Il sergente scattò in attenti “signore…credo che l’equipaggio sia responsabile dell’attacco al convoglio…chiedo l’autorizzazione di ritornare indietro per dare aiuto al convoglio…signore”. Il capitano alzò lo sguardo in direzione del convoglio e notò l’allontanarsi degli aviogetti di Pejite e diede l’autorizzazione a procedere. Il sergente scattò nuovamente in attenti e, salutandolo militarmemente, gli diede le spalle per dare gli ordini di ripiegamento alla truppa. Quando i soldati si riallinearono, Tabek lanciò un ultimo sguardo alle lamiere contorte dell’apparecchio “che peccato…distruggere un motore è imperdonabile...appena ritorno qui dovrò trovare un modo per recuperarlo!...al Re non piace gli sprechi e ha ragione” .

“ALT!!!prima compagnia in avanscoperta! Tutte le altre unità…restare in attesa fino al prossimo ordine,può andare capitano” e il maresciallo Holdus tirò le redini fermando il chocobo. Il suo aiutante si allontanò per raggiungere la colonna che marciava in avanti agitando una bandierina rossa sopra il capo. Il maresciallo, mormorando parole inarticolate, stringeva la mascella e pensò che l’Anello Verde si è mosso con troppa rapidità. “ maledetti…ci hanno ostruito il passaggio diretto alla città” pensò il vecchio ma non domo comandante. I soldati scattarono in ordine sparso in direzione degli edifici diroccati segnalati dagli intercettori poco tempo prima. “carri armati di tolmekia…ha detto bene il caposquadra sa? Come vedi Pejite è sola” fece una voce dietro di lui. Holdus strinse i denti ma non si volse e fece spallucce “Tolmekia o no…vinceremo”. Una risata melliflua fece venire un brivido gelido lungo la schiena del comandante e la voce continuò “ e come? Una città contro il mondo intero?...maresciallo…lei non capisce affatto la politica vedo”. Holdus fece cenno agli aiutanti di raggiungere le rispettive unità con ordini di schieramento e non diede alla voce l’impressione di aver ascoltato: La voce continuò “ stai giocando una partita già persa…la nostra amata Pejite sarà distrutta se sfidi l’impero…pensateci”. Il maresciallo tirò le redini e con malcelato orgoglio rispose “Pejite non cadrà mai…non può cadere e lo sa bene anche lei”. L’ombra fece spallucce e Holdus sentì che la voce sorrideva senza alcun calore “ pensi ancora che si possa fare ancora affidamento sulle reliquie del pozzo?...siete un pazzo allora…le batterie sono vecchie di secoli e hanno bisogno di manutenzione…e poi dimmi…quanto può resistere la città morsa dalla fame?”. Holdus rabbiosamente interloquì “non succederà…abbiamo i campi dentro le mura e scorte per parecchi anni”. L’ombra annuiva profondamente “mi commuove la tua sconsiderata fiducia…tuttavia consiglierei di non attaccare…teneteli sotto sorveglianza se volete, ma non attaccate…è un ordine stavolta, maresciallo.” Jona, il senatore, si rizzò dalla sella e mantenne lo sguardo del maresciallo senza alcun timore. La figura sprigionava potere da tutti i pori e il fisico, pur smunto per la troppa politica sedentaria, era avvolto da una lunga tunica bianca con cappuccio. Il fermaglio dorato aveva impresso a sé il marchio del consiglio di Pejite e un anello, più dorato degli altri, era il sigillo di una delle cinque famiglie più ricche e influenti della città. Il Mastro della Lontra Rossa ( la più potente delle Cinque Famiglie ) sorrise senza calore “vedrai…la guerra finirà prima della prossima stagione..”. Holdus aggrottò le soppraciglia non persuaso ma tirò le redini della cavalcatura allontanandosi per raggiungere le truppe marcianti.

Il cielo apparve sgombro e i soldati dell’Anello Verde, dapprima dispersi, tornarono ad incolonnarsi sospinti e tirati da rabbiosi capitani e sergenti. Il carro, distrutto dai velivoli, rimase come un ammasso di lamiere contorte e insanguinate in mezzo al sentiero. Eljiah fu il primo a sollevare la testa dal riparo e vide i reietti sollevarsi minacciando e agitando armi in lingua gutturale quasi ancestrale. La ragazza avanzò fra le pietre e raggiunse il giovane “stai bene?” con apprensione “dov’è il capitano?”. Barnard bisbigliò poco lontano “sono qui…fate silenzio…sono vicini”. Lord Yupa mantenne lo sguardo al cielo e rimase concentrato poi ammise “non torneranno…non stavolta”. Eljah annuiva e trascinandosi in avanti si appoggiò dietro un grande masso accanto a Nausicaa “siamo nei guai fino al collo amica mia” e sottolineò le ultime parole con un cinico ghigno. La principessa lo guardò seria e il ragazzo si scusò conto “scusami scherzavo.. eheheh” grattandosi la nuca imbarazzatissimo. Nausicaa non si trattenne e si lasciò scappare una risatina subito strozzata con la mano alle labbra “sei buffo…davvero” commentando divertita. Eljiah arrossì “ ma no…non sono imbarazzato vedi?” e il rossore sul volto non se ne andò. “basta ragazzi ! non è il momento per scherzare questo” disse rivolto ai ragazzi il capitano Barnard con un tono sprezzante. Yupa intervenne bisbigliando al capitano “lasciali fare…è un modo per esorcizzare la paura…anche tu hai…paura?vero?”. Barnard si volse di scatto e i baffoni quasi tremarono “no ! non ho paura…e li invidio…non sanno cosa significhi morire…e io sono ormai troppo vecchio per temerla…e mi danno l’anima a sapere che ho mandato a morire tanti giovani per proteggere il mio vecchio sedere”. La barba di Yupa nascose un sorriso e diede una pacca al capitano e non disse nulla. I guerrieri iniziavano a disporsi a cerchio stretto. Barnard mormorò “ecco…ci stanno per attaccare e sono troppi”. Eljiah raccolse un masso in mano e osservò i nemici avanzare “il numero non conterà nulla…il mio sasso mi farà vincere la battaglia”. Nausicaa si piegò poco oltre il parapetto improvvisato e riconobbe una bandiera un po’ diversa dalle altre “guarda…sto arrivando qualcuno”. Yupa alzò piano il capo dal riparo e si morse il labbro inferiore e alfine commentò rabbuiato “sto arrivando il loro comandante”.

Il capitano Tabek accelerò il passo lasciando che i guerrieri, ripresi dallo choc del raid, gli venissero intorno come per fare una scorta. Lo spettacolo era terribile : carri in fiamme e cadaveri sparsi a mucchi dovunque. L’odore della morte già impregnava l’aria e chi poteva proteggersi il naso lo faceva. Un guerriero ferito alla spalla lo raggiunse di corsa e buttandosi in ginocchio dinanzi a lui disse “siamo attaccati…dei nemici sono trincerati dietro quelle macerie…hanno distrutto uno dei nostri carri”. Un altro guerriero ghignava e, minaccioso, brandiva il fucile “sì...meritano di morire”.
“aspettate vado a controllare” e Tabek si fece strada fra i soldati e raggiunse una postazione più avanzata costituita da lamiere contorte di un mezzo distrutto a poca distanza della “barricata”. Sollevò gli occhi ma un sasso gli andò a cadere violentemente dinanzi e Tabek evitò di vedersi la fronte sfracellata. “Basta Eljiah!” gli rimproverò Nausicaa stringendogli la mano che raccolse il sasso. Barnard annuiva e fece capire ad Eljiah di non provocare il nemico. Lord Yupa vice i guerrieri reagire disponendosi dietro ogni riparo e bisbigliò a Barnard “ se non usciamo da qui subito…saremo presto tutti morti. Barnard lo capiva e seguì con lo sguardo i movimenti dei guerrieri dell’Anello Verde “e non abbiamo nemmeno munizioni sufficienti né siamo in condizione di affrontare un corpo a corpo”. Nausicaa ascoltò tutto e provava una crescente tensione dentro di sé e gettò occhio ai sigilli diplomatici appresso ma Eljiah la prevenne scuotendo il capo “ti sparerebbero subito…conosco queste bestie”. Tabek osservò attentamente la posizione ed alzò la voce tanto per farsi sentire dall’altra parte “arrendetevi e vi sarà salva la vita…altrimenti apriremo i fuoco…conto fino a dieci”. I guerrieri caricarono i fucili e li tennero puntati. Barnard, sbattendo pugno sul pietrame, ringhiò e disse a Yupa “io non mi arrendo…te?”. “Uno..” iniziò a contare il comandante. Il ramingo, stringendo la mascella, si rivolse cupo a Barnard “io combatterò ma non intendo morire qui”. “Due..” recitò Tabek paziente. Eljiah guardò Barnard e disse che neppure lui avrebbe alzato le mani. Barnard spiegò a Nausicaa che loro dell’Anello Verde non facevano prigionieri. La ragazza rivide i sigilli ma non la rassicurarono. Nausicaa si sentì mancare il piede e voltandosi richiamò l’attenzione degli altri in silenzio con fare sollecita. “e tre..” contò preciso il comandante. Tabek mandò via con ordini silenziosi gli uomini più desiderosi di aprire il grilletto e riteneva fosse più utile avere prigionieri vivi che morti. Le difese di Pejite sono sconosciute e Tabek voleva saperne il più possibile. “e cinque..” e il silenzio dietro la barricata nemica lo insospettì. “e dieci !”e abbassò la mano il comandante ordinando agli uomini di aprire il fuoco. Una valanga di colpi si scaraventò contro il muro e altri colpi arrivavano scheggiando e sollevando macerie e detriti ma senza alcuna opposizione. Tabek alzò la mano e urlò per farsi capire nel fragore dei colpi “fermatevi! Fermate il fuoco!alt!”. Il crepitare cessava a poco a poco e la polvere da sparo riempiva l’aria insieme ai nuvoloni di calcinacci spezzati. Tabek si spinse in avanti seguito da altri armigeri in direzione della barricata a passo irregolare e schiena curva. L’assenza di opposizione era strana e Tabek accelerò il passo provando dentro di sé un terribile presentimento. Il comandante raggiunse la cima proprio nel momento in cui si diradò la nebbia. “ sono spariti!!!” commentò incredulo Tabek appena si accorse di aver conquistato un pezzo di terra di nessuno. I soldati irruppero alla loro volta nel varco urlando ma anche essi provarono grande stupore riempiendo un spazio arido e vuoto e assolutamente privo di corpi.
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Messaggio da Mumu »

giuro di averlo letto tutto ad un fiato.. SPettacolare *__*
Continua così..
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Messaggio da Muska »

Mumu ha scritto:giuro di averlo letto tutto ad un fiato.. SPettacolare *__*
Continua così..
Cara Naushika, posso solo dire che hai finalmente la tua claque.


:sorriso2:
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Messaggio da naushika »

:lol:

beh..come riteneva Manzoni di essere letto solo da un pugno di lettori :P

comunque mi fà piacere :wink: e ogni commento e critica e consiglio sono ben accetti !

anche minacce e teste di cavallo e auto rigate :P
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Messaggio da naushika »

XXV PARTE

Uno schianto e la polvere si diradava rilevando un ampia galleria oscura. Diverse imboccature si aprono come bocche di mostri intorno al gruppo. “ accidenti…dove siamo capitati?” drizzando il busto aiutandosi con le mani Eljiah. Nausicaa sollevò lo sguardo e si accorse che il portellone, aperto poco innanzi, si era chiusa da sé in tempo e, sospirando, disse “ forse hanno perso le nostre tracce ora…ma non possiamo restare qui”. Barnard, aiutando Eljiah a salire sulle sue spalle, ammise il pericolo e affermò “ certamente…i reietti conoscono bene questo posto…subito troveranno modo di scendere…quindi…dobbiamo percorrere questo tunnel e raggiungere il mare sabbioso non molto lontano da qui”. Yupa, curioso, incrociò lo sguardo di Barnard e chiese “ come lo sai? È un labirinto”. Barnard sorrise e pure Eljiah non nascose il suo divertimento come se la domanda del maestro fosse inutile. Il ragazzo anticipò il capitano “ siamo di Pejite giusto? Immagino che anche voi della Valle abbiate una conoscenza precisa della vostra terra per sopravvivere”. Il maestro di spade arrossì all’affermazione e chinò il capo come per scusarsi. La ragazza si avvicinò a Barnard “cos’è questa galleria?” interessata. Eljah stette per rispondere quando Barnard lo riscosse e iniziò a muoversi in avanti borbottando “non c’è tempo per fare salotto…andiamo”. Alcuni istanti dopo il gruppo era immerso nell’oscurità appena lacerata da sprazzi di luce filtrata da crepe lungo il soffitto. La ragazza sentì dietro di sé grida di giubilo e tonfi di corpi pesanti. Yupa si accorse “ci hanno già trovati”. Barnard continuò a camminare tranquillo “ non subito…ho disperso un po’ le tracce e davanti a loro ci sono troppe gallerie…”. Nausicaa capì “e devono decidere se prendere un ingresso in forze o disperdersi e rischiare di non trovarsi più”. Il capitano sorrise “esatto” e con un ghigno “ e saremo già fuori quando diventeranno pericolosi”. Eljah sottolineò le ultime parole del capitano con un profondo cenno affermativo di capo. La ragazza guardò il giovane pilota “allora puoi spiegarmi cos’è questo posto?”. Eljiah sorrise e spiegò con sicurezza “ è una rete di gallerie molto simile alla stazione che hai visto tempo fa…ricordi? Solo che queste erano usate per incanalare sostanze tossiche e scorie della città altrove”. Yupa comprese le parole di Eljiah “ qualcosa di simile ho già visto…ragazza mia…queste sono le antiche fogne”. La ragazza stupita guardò a terra e sentiva il suolo arido e pietroso “fogne? e dove scaricavano il materiale poi?” con un cenno di disgusto. Barnard intervenne un po’ accigliato “ in gola ai reietti ecco cosa”. Eljiah pensò di tacciarlo ma tornò a guardare la ragazza “ non lo sappiamo…forse in appositi depositi che ancora non abbiamo ritrovato” e fece spallucce. Nausicaa osservò tubature ricoprire le pareti e disse al ragazzo “ questi tubi a cosa servivano?”. Il ragazzo seguì l’indicazione di lei con lo sguardo e spiegò “erano usati appunto per portare i materiali via…probabilmente…eh sinceramente non lo so”. Yupa intervenne “molto probabilmente scaricavano fuori…in mare e ciò in parte spiega l’elevata tossicità”. La principessa vide le tubature allungarsi all’infinito “perché non eliminavano quello che scartavano?”. Barnard sospirò “eh…bella domanda…con tutta quella tecnologia che vantavano di avere potevano farlo…perché no?”. Il giovane pilota era dell’avviso contrario “non credo…ogni moto comporta una reazione contraria e per vincerla questa forza ci vuole energia…non credo che fosse conveniente consumare energia per eliminare altra energia..”. Il maestro delle spade commenta cupo “ energia poi sprecata per autodistruggersi immagino”. Il silenzio era la risposta alla riflessione dell’anziano spadaccino. “muoviamoci” intervenne Barnard. Il clangore delle armi si fece difatti più vicino. Il gruppo si rimise in marcia. “non è necessario correre…anzi il rumore dei nostri passi è più un aiuto per loro e un intralcio per noi…guarda” indica Eljah il suolo melmoso ai piedi. La ragazza se ne era già accorta “non è melma normale..” avvertendo una forte resistenza “anzi è fango già visto prima quando abbiamo attraversato l’anello verde…è fanghiglia delle paludi”. Yupa raccolse in mano della poltiglia che si assottiglia fra le dita ricadendo al suolo “ è vero…comunissima fanghiglia naturale”. Eljiah annuisce “significa che qui dentro il buio e i ripari favoriscono lo sviluppo di forme di vita vegetali”. Nausicaa tornò a guardare i minuscoli segni di verde che ricoprono a macchie le tubature “non sembra la giungla tossica…sembra ancora più antica”. Barnard incuriosito “più antica possibile?” e si avvicina per guardare meglio le macchie più grande dall’aspetto di umidi muschi. Eljiah commentò “wow accidenti!!! Magari queste cose ci sono qui dal tempo della Guerra dei Sette Giorni di Fuoco ! mille anni prima nientemeno!!!”. Nausicaa pensò meditabonda “la giungla tossica si è sviluppata dai 500 a 700 anni prima…e mai nei sotterranei delle rovine”. Yupa “può essere interessante…puoi raccogliere qualcosa?”. La principessa seria “ci stavo pensando... può darci risposte ad una cura contro il male della giungla tossica…capitano..” rivolta a barnard “può darmi il tuo fodero della pistola?”. Il capitano stupito “che ? ah sì…tanto non ho più la pistola…l’ho persa…tieni ragazza”. La principessa raccoglie la fodera vuota “ grazie” e guarda Yupa “maestro…può darmi un tuo pugnale? Mi serve…grazie”. Eljiah guarda interessato la ragazza iniziare a tagliare delicatamente le incrostazioni umide e a depositare i pezzi in fondo al fodero. Il giovane pilota commenta “mille anni di tranquillità e arriviamo noi a turbare il loro riposo..”. La ragazza sorride a Eljiah “sarebbero invece ben felici di rendersi utili per salvare delle vite non credi?”. Eljiah sbuffa “non credo…l’uomo per le piante è come un virus…sarebbero volentieri disposti ad avvelenarci tutti in ogni modo”. La ragazza annuisce “hai ragione ma non tutti gli uomini sono nemici delle piante…non tutti hanno voluto bruciare il pianeta…”. Il ragazzo comprende le parole della ragazza ma ribatte amaro “ noi viviamo distruggendo altre vite…anche senza volerlo…mangiamo…facciamo case…creiamo oggetti con le loro parti e usiamo l’acqua per tante cose e non possiamo fare a meno”. La ragazza annuisce in silenzio e rinchiude il fodero. Barnard interviene “ non è ora il momento di filosofeggiare…andiamo avanti”.

Il trambusto era grande ma Tabek era abituato a dare ordini anche nel caos più assoluto. “Avanti mezze cartucce!!! Non possono sfuggirci così facilmente! Se falliamo Malduk ci manda tutti in pasto ai vermi!”. Gli uomini erano terrorizzati e scendevano di corsa per la galleria sottostante pur senza avere tutti lampade e pile luminose. Il frastuono dal cielo si alzò e un altro degli apparecchi di Pejite scese in picchiata e travolge una colonna di guerrieri dell’Anello Verde con una rapida sventagliata di proiettili. Una bestemmia di troppo uscì dai denti stretti del capitano che osservò gli uomini feriti agonizzanti sul selciato insanguinato. Un guerriero risalì dal condotto raggiungendo il capitano “signore! Siamo bloccati! Troppe gallerie davanti a noi…non possiamo disperderci”. Tabek ringhiò rabbioso poi a passo spedito, senza aspettare il sottoposto, si portò alla botola e iniziò a discendere. I guerrieri, incerti si erano fermati di fronte a tre imboccature oscure, si rimisero in piedi salutando disciplinatamente il superiore. Tabek guardò le gallerie per un istante e poi si rigirò a guardare la truppa “ho affrontato labirinti ben peggiori di questi!!! guerrieri…conosco questa zona e vi dico con certezza che ogni strada che prendiate vi porta tutti sull’Orlo delle rovine…”. I guerrieri ascoltarono ma non osarono muoversi né per indietreggiare né per avanzare. Tabek tirò un profondo respiro e, fissando un sergente, gli ordinò di consegnarli una carta della città. “vedete? Siamo esattamente qui…a circa cinquecento metri si arriva alla fine delle rovine…queste gallerie sono solo tre come vedete e vi porteranno, senza alcuna ramificazione, direttamente alle uscite…mi assumo io la responsabilità! Andate avanti!”. L’ordine era chiaro e gli uomini, rinfrancati, scattarono in avanti lanciando un urlo di guerra per le tre gallerie. Tabek, rotolando la mappa, pensò fra sé per sé “speriamo che la mappa sia esatta…altrimenti..” e accigliato meditava sulle conseguenze fatali di un errore dei cartografi. Un luogotenente lo raggiunse trafelato dall’uscita ed,annaspante, lo avvertì del nemico nelle pericolose vicinanze.

Una granata esplose fra i detriti. “ non sprecate munizioni così! Maledetti!” borbottò Holdus osservando da un altura la retroguardia dell’Anello Verde martellata dalle granate. “li abbiamo presi finalmente!” sogghignò mentre un capitano gli arrivò in groppa ad un chocobo spossato “abbiamo intercettato numerose unità dell’Anello Verde…almeno duemila uomini,signore”. Le urla, spinte dai venti, sferzarono le orecchie del maresciallo che indifferente emanò nuovi ordini “portate in avanti tutte le brigate e lanciate la cavalleria in modo che chiuda loro l’eventuale ritirata…”. Il capitano obbedì e ridiscese il pendio colmo di lancieri che lentamente si rischierarono secondo gli ordini di battaglia del comandante. Masse di uomini irte di lance acuminate riempirono il terreno di fronte alla collina e, nereggiando, avanzarono fra boati e raffiche mortali. Tabek risalì di corsa la buca e cercò di guardare la stazione di comando che aveva lasciato poche ore prima “maledizione!!! Hanno ucciso il comandante e lo stato maggiore disperso!” e recuperò immediatamente la lucidità “mi assumo io il comando da ora in poi essendo direttamente il grado più alto in questo momento”.

Gli uomini di Malduk recuperano in fretta il morale e cominciarono a porsi in difensiva nonostante lo sconquazzo delle bombe. Tabek corse da un rifugio all’altro dando ordini secchi e infine raggiunse di nuovo la botola. Un intendente lo raggiunse dal di sotto e gli chiese cosa fare. “rinunciamo.. riportate indietro tutti immediatamente. Il guerriero non attese altro e scomparve nella botola.

Un sobbalzo e alcune crepe. “dannazione!!! Picchiano forte!” esclamò Eljiah. Il maestro di spade comprese la provenienza del botto “bombe tue ragazzo…bombe tue”. Barnard rise. La ragazza li ascoltò accigliata ma non volle intervenire in un momento in cui le battute di spirito servono per sopravivere. Eljiah si sentiva offeso “mie? Io non uso bombe…le odio…è cosa da vigliacchi”. Yupa era curioso “non usi bombe? e se ti ordinano di usarle?”. Eljiah era orgoglioso “mai usate…non sono un assassino…sono un pilota che combatte a faccia a faccia il suo nemico”. Barnard ironico “a carlinga a carlinga vuoi dire…non vedono la tua brutta faccia”. Il ragazzo si sentì punto nel vivo e arrossì ma non volle rispondere e rimase a braccia conserte. Nausicaa si riscosse “sentite? odore di aria secca…e libera…” e alzò una mano e provò alle dita il brivido della corrente “siamo vicini” affermò sicura. Barnard si fermò e guardò l’imboccatura luminosa che si apriva davanti lacerando l’oscurità. La ragazza,sollevata, indicò la luce “è l’uscita?”. Eljiah annuiva ma non disse nulla come se ancora offeso. Yupa gli fece un amichevole pacca sulle spalla “Eljiah…piantala” con tono divertito. Il giovane pilota cercò di restare serio ma non si trattenne e scoppiò a ridere e si scusò con la mano alla nuca.
Alcuni metri dopo il sole inondò i volti della strana banda all’uscita di un grande condotto semi arrugginito da secoli…
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Messaggio da naushika »

XXVI PARTE

La luce inondava violenta i loro volti e soltanto un interminabile istante si dissolse. Un manto di infinito mare di sabbia si aprì ai loro occhi. “ohhhh” e un sospiro lo trattenne la ragazza e lentamente si volse a guardare ai lati le rovine incolonnate come una grande muraglia eterna lasciare nettamente il passo al deserto. “non è un vero deserto” contemplò Lord Yupa accorgendosi dello stupore della ragazza “non è sabbia questa…toccala”. Eljiah annuiva all’affermazione del grande spadaccino “certamente…è il mare di Pejite questo”. La sabbia fine passava attraverso le dita della ragazza tranne minuscoli frammenti luccicanti sul palmo. Nausicaa sollevò lo sguardo “non è naturale..” e lasciò anche i frammenti ricadere sulla calda superficie. Yupa,incrociando le braccia, disse che l’osservazione era giusta e disse “siamo ancora nella città…”. Il capitano Barnard avanzò di un passo “sbrighiamoci…ne parleremo dopo”. Il ragazzo guardò la ragazza e cercò di spiegare facendo attenzione a non cadere “questa sabbia è Pejite”. Il sole illuminò sottili figure che si allontanavano dall’apertura dell’alta muraglia di cemento. “ e così questo doveva essere il cuore dell’antica città?” commentò la ragazza camminando a passi lenti per la friabilità del terreno. Il ragazzo, più fortunato di tutti, cercava di essere partecipe della loro fatica simulando un atteggiamento di sete e stanchezza ma non ci riuscì e sospirando confermò la tesi della ragazza “sì…si narra che una delle terribili armi dei grandi guerrieri ha trasformato mezza città in un deserto…questo…non è sabbia ma materia di tante cose…cose che solo in parte possiamo immaginare”. Barnard serio continuò il discorso di Eljiah “ gli antichi guerrieri trasformarono il mondo in un mare di fuoco…lo sai anche tu la leggenda e soltanto un grande fuoco può ridurre torri come quelle delle rovine in questo stato”. I piedi affondarono nello strato di sabbia scintillante e gli sguardi si persero fra le dune che si innalzavano sinuose intorno a loro e talvolta emergevano tracce di rovine diroccate dalle forme più svariate. “una leggenda dici? Perché dici questo?” la ragazza si pose a fianco di Barnard che pareva non provare fatica a portarsi su di sé il giovane pilota. Il capitano sorrise sotto i baffi “mia cara ragazza…come puoi credere a qualcosa avvenuta molti secoli prima ancora che tu nascessi?” poi serio “tutte le leggende hanno un fondo di verità ma dei guerrieri simili a dei…beh non sono sicuro che quei rottami che si vedono ancora l’abbiano loro distrutto il mondo…spesso l’uomo tende a gettare tutta la responsabilità ad altro…per mantenere la coscienza pulita e le mani sporche ben nascoste”. Nausicaa comprese le sue parole ma ribatté decisa “io li ho visti…sono entrata pure dentro quei…esseri…e sono sicura che dovevano essere grandi e potenti…come dei…macchine fatte dall’uomo ma per essere degli dei..”. Yupa interloquì “della distruzione…dei della morte…portatori della fine…ma chi l’ha fatti? L’Uomo..” cupo “ l’uomo quando vuole ergersi a totale artefice del suo destino e di ogni cosa che lo circonda…perde il controllo di sé e del suo fondamento stesso dell’essere nell’universo…la voglia di vivere innanzitutto”. Il ragazzo intervenne interessato “ma perché creare i guerrieri? Strumenti della propria fine? Non credo fosse logico arrivare al culmine della conoscenza dell’universo e scegliere la propria autodistruzione in virtù di tale livello raggiunto”. La ragazza osservò il mare di sabbia brillare e disse quieta “forse era il loro destino…forse avevano paura di diventare immortali…” poi riprese sollevando il capo “noi viviamo con la paura di perdere la vita che più ci è preziosa…una vita senza fine e senza lotta è la morte più dolce che ci possa essere”. Eljiah rimase impressionato e capì che erano parole che non avevano bisogno di replica e questo pensiero divenne obbligo quando scorse all’orizzonte un profilo irregolari stagliarsi fra le dune.

Il sangue riempiva il selciato come un fiume in piena e i piedi scivolavano. Tabek gridava come un ossesso di arretrare e tirò un giovane guerriero via di appena un centimetro per non vederlo crivellato. Altre granate caddero e la posizione si fece più insostenibile. L’intenso crepitare dei fucili era assordante ma il capitano dell’Anello Verde si rese conto che il fuoco si stava facendosi sempre meno intenso. Un idea attraversò la sua mente nella velocità di un lampo e si volse a guardare i suoi uomini scossi ma ancora indomiti. “il nemico sto sprecando inutilmente le munizioni ! uomini, se vogliamo uscirne da questo inferno vivi, dobbiamo attaccare ora!”. Gli sguardi perplessi mutarono all’istante quando Tabek stesso scavalcò il parapetto con la sciabola e la pistola in mano. L’urlo di Tabek sì mescolò con il muggito cupo e ringhioso di una torma di reietti che si lasciò alle spalle la trincea improvvisata. I soldati di Pejite assisterono confusi alla scena e finirono presto alle mani di uomini diventati bestie in preda all’adrenalina e alla sete di sangue. Tabek decapitò un ufficiale di Pejite e superò il suo cadavere fra le esclamazione di giubilo dei suoi sottoposti. Il cannocchiale non mentiva mai e Holdus abbassò lo strumento con stizza “ma che sto succedendo?” ed accigliato fulmina un suo ufficiale con un rabbioso commento “ma che stanno facendo quegli idioti? Perché non sparano?”. Il luogotenente esitò e interpretò la situazione come inaudita poi ammise che le munizioni si erano esaurite troppo in fretta. Il maresciallo tirò le redini facendo male alla povera bestia poi mantenne il sangue freddo “fateli ritirare e mandate avanti le altre brigate!”. Il luogotenente annuiva ma gli informò che già la ritirata era in atto e si stava formando una nuova linea difensiva rafforzata dal giungere delle unità accorse in aiuto. Il maresciallo offeso aggrottò le soppraciglia “in guerra nessuno deve agire di testa propria! Alla fine di questa faccenda voglio sapere i nomi di tutti i comandanti di brigata che hanno agito senza la mia autorizzazione! È chiaro?”. Il luogotenente sussultò ma obbedì e corse a galoppo per raggiungere il fronte. “ maresciallo stia calmo…in guerra anche la serenità nel comando è una virtù decisiva e lo sai bene perché tu stesso la predicavi in accademia nevvero?” commentò mellifluo il senatore Jona alle sue spalle. Il maresciallo non si volse e non nascose il suo disgusto per i politici e disse soltanto “e anche la disciplina è importante….senatore” e dando un accento di odio all’ultima parola. Jona sorrise ma il sorriso era più quello di uno squalo che di un vecchio inerme quale era. “come vedi non sei riuscito a distruggere l’Anello Verde…come credi ora possa resistere la città in queste condizioni?”. Holdus si rifiutò di ammettere l’idea stessa di una sconfitta e finalmente si voltò con uno sguardo carico di odio misto all’orgoglio “resisterà” e solo questo disse. Il senatore sospirò come rassegnato e fece spallucce “presto ci sarà l’assedio e stavolta sarà serio…ma maresciallo stia tranquillo…il governo che rappresento qui ridurrà una volta per tutte questi miseri banditi che intralciano la crescita della nostra gloriosa città!”. Holdus non si sentì di credere alle sue affermazioni ma non osò chiedere cosa volesse dire e si limitò ad annuire tornando a guardare la battaglia ancora in atto.

Il sangue sgorgava a fiumi ma Tabek non cedeva e continuava ad incitare i suoi uomini all’attacco. I guerrieri erano stanchi e molti erano feriti ma non volevano essere da meno del loro giovane capitano che da solo ha iniziato a risalire la collina. “scacco al re” urlò Tabek in direzione della cima e prese la rincorsa indifferente ai soldati che lo circondavano. Un fendente e un soldato di Pejite crollò a terra esanime lasciando al capitano dell’Anello Verde la strada. Le ferite iniziavano a fare male ma la vista del maresciallo holdus lassù in cima lo rincuorava. I guerrieri inneggiarono per tre volte urrah per il capitano e scattarono in avanti come un unico uomo. I soldati arretrarono formando una linea per istinto e riuscirono a sbarrare il passo grazie alle munizioni appena fornite in tempo. Le scariche di fuoco rapide come gocce di pioggia aprirono immediatamente dei vuoti fra le file dei reietti avanzanti. Tabek indietreggiò gridando ai guerrieri di ritirarsi nel fracasso della battaglia. Il fumo e la polvere da sparo riempirono l’aria e una nebbiolina iniziò a scendere sul campo disseminato di morti e feriti agonizzanti. Holdus si sollevò dalla sella cercando di capire cosa stesse succedendo ma riuscì solo a scorgere le vaghe sagome dei suoi uomini disciplinatamente aggruppati in fila difensiva. I lamenti e sporadiche scariche di fucileria erano gli unici suoni udibili sul campo. Tutti erano sul chi va là e pure il respiro era lento e impercettibile. Nel momento in cui la nebbia sembrò iniziare a diradarsi, sagome nere spuntarono a passo di carica cogliendo quasi di sorpresa i soldati di Pejite. Un intenso crepitare e lampi infuocati illuminavano il banco di nebbia sempre più fitto. Guerrieri e soldati si cercavano a tentoni fra le bianche pareti evanescenti e qualcuno cadeva a terra sgorgando sangue dal ventre e dalla gola. L’odore del sangue e i sussulti e strappi di carne e tessuti lacerati resero gli uomini pazzi e terrorizzati. L’istinto di soppravivenza prevalse in quel momento e i soldati ruppero la formazione ma molti di loro finirono sgozzati nel silenzio. Tabek si guardava intorno con occhi iniettati di sangue impugnando la sciabola sporca e scheggiata che l’affondò nell’addome di un soldato appena sbucato quasi dal nulla. Holdus sentiva diminuire gli spari e tirò le briglie “ritiriamoci”. Un attendente lo guardò sorpreso “ritirarsi signore?” e il maresciallo si irritò “hai sentito soldato? Ritirata! A tutte le unità ordino la ritirata! Adesso!”. Il senatore sorrise tranquillo “perché ritirarsi? Pejite è qui davanti e questa è l’unica strada” con il solito tono per holdus irritante. Il maresciallo “non ho detto che abbandono il campo! Ora le forze devono essere riorganizzate…poi attaccheremo di nuovo e questa volta più preparati” sottolineando le ultime parole con stizza in direzione di alcuni ufficiali fortemente desolati. Il senatore annuì comprensivo ma non nascose la sua perplessità. Holdus sbuffò e fece un rapido calcolo mentale “le forze dell’anello verde non sono tutte qui e fra le loro basi e Pejite ci sono due giorni di cammino…uhm…”. Holdus sospirò “non puoi sconfiggerli maresciallo…questa è soltanto la loro avanguardia…il grosso delle loro forze ancora non si è mosso” . Il maresciallo si volse di scatto “come fate a pensare questo?”. Il senatore sorrise senza essere minimamente turbato “lo so perché è così…mi spiego meglio scusami maresciallo…i reietti sono sparsi in tante tribù e il loro re chiamato Malduk ha bisogno di ancora tempo per adunarli nei modi corretti e consentiti dai loro capi tribù…gelosi del loro potere e dell’autonomia”. Holdus aveva capito “ e dunque è necessario annientare tutti questi gruppi sparsi…immagino siano per esplorazione…eliminandoli tutti toglieremo al nemico di conoscere le nostre difese”. Il senatore accettò di buon grado la conclusione e decise di rimanere in silenzio quando Holdus iniziò ad emanare altri ordini della ritirata.

La ragazza si voltò sentendo i rumori dello scontro portati dal vento. Yupa la vide fermarsi “devi andare avanti…” ma capiva il suo sentimento. Nausicaa assistette impotente al lungo massacro. Il maestro si avvicinò a lei piano “non puoi fermarla…non ora”. La ragazza annuì e volse le spalle alla città martoriata in silenzio perché non aveva parole per descrivere il suo orrore. Il vecchio sospirò sapendo bene che le cose andranno peggio. Nausicaa pensò alla Valle e lo spadaccino se ne accorse della sua preoccupazione e posa la mano alla sua spalla “quello che succederà a Pejite deciderà anche il futura della nostra Valle…andiamo ragazza…la guerra può ancora essere fermata”. Le ultime parole rivelavano una certa sfiducia e la principessa se ne accorse ma continuò ad andare avanti. Barnard si era fermato ad aspettarli e disse ad Eljiah “gli stranieri sono strani ragazzo…la guerra non l’hanno mai conosciuta?”. Il giovane scosse il capo “no in realtà sono gente valorosissima…li ho visti combattere alcune volte e ti giuro che sono temibili”. Barnard riprese la marcia “è perché non intervengono?”. Il giovane pilota vide la ragazza camminare cupa e misteriosa poco lontana e solo allora si accorse delle parole del capitano “questo non lo so…bisognerà chiederlo a lei”. Barnard sorrise “d’accordo ma sìì discreto…questa ragazza mi sa che non sopporta il sangue”-Eljah volle replicare ma la risata del capitano lo tranquillizzò e capì provava la medesima ammirazione per la giovane straniera dagli occhi tristi.
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lestat92
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Messaggio da lestat92 »

Bravissima, continuà così, secondo me potresti diventare scrittrice!!!! :D
Il mio voto per il tuo racconto è 10
ciao
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naushika
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Messaggio da naushika »

XXVII PARTE

“oh?” era incredulo il ragazzo. “guardate!...la città!” ed erano parole quanto mai veritiere. Barnard era rincuorato e spiegò alla ragazza indicando qualcosa che luccicava fra le ampie dune del deserto. Nausicaa annuiva silente. Eljiah invece era entusiasta e rimase sorpreso dall’atteggiamento della principessa. “cosa avete principessa?” disse perplesso rivolta alla ragazza che riprese il passo come se niente fosse. L’espressione era triste e non alzò lo sguardo e la risposta era soltanto “niente”. Il giovane pilota si fece accigliato e si lasciò prendere dall’irritazione “ma come! siamo arrivati! È..la nostra salvezza!”. Barnard sorrise e capiva la reazione di nausicaa “la straniera ha ragione…non è finita…la città è circondata da mura e in assetto di guerra…e l’esercito è dalla parte degli oligarchi” e ammise con amarezza “non sarà facile entrare”. Eljiah si strinse le spalle e sospirando “ah…è vero…siamo perduti!” abbassando il capo e braccia conserte. Barnard sbuffò “eh…aspetta…dammi il tempo di pensare”. La ragazza si riscosse e si volse al vecchio “ sai come entrare?” e tornò a guardare le lontani costruzioni scintillanti e comprese l’intento del capitano. Eljiah li guardò indispettito “cosa state pensando?”. La ragazza si volse e dolcemente gli sorrise “credo di capire che il capitano vuole entrare dalla porta e non dalla finestra”. Il capitano era divertito dalla battuta ma il giovane rimase invece sbalordito. Il giovane pilota non voleva crederci “capitano! Non vorrei dirlo…ma è forze impazzito?” e mani alla testa e occhi al cielo “ci spareranno senza nemmeno salutare!”. La ragazza vide lo spettacolo e tornò ad essere lieve e volle rassicurare il giovane “laggiù ci sono amici che come noi non vogliono questa guerra” e guardò barnard “è vero capitano? Mi ricordo delle vostre parole al campo”. Barnard annuiva gravemente ma non nascose nei suoi occhi l’incertezza ma affermò che era vero e che molti militari nella città erano ostili alla tirannia dei Cinque. La ragazza tornò ad essere incupita “cosa sarà del mio messaggio? Il senato è nelle mani di despoti” e sfiduciata “il mio popolo ha bisogno dell’aiuto della vostra città…ma…non così”. Il giovane osservava lo stato d’animo della giovane e serio fa “è vero…abbiamo delle colpe e non meritiamo l’amicizia…” e solleva lo sguardo in su fiero “per colpa dei nostri governanti che hanno tradito gli ideali dei nostri antichi fondatori!”. Il capitano concluse le parole del ragazzo “i regnanti della Valle conoscevano da secoli la nostra situazione…siamo un popolo diviso e non siamo nemmeno degni di essere nella città avendo cacciato fuori i nostri confratelli colpevoli soltanto di aver seguito uomini assetati di potere…ma l’alleanza che unisce la vostra terra alla nostra non è mai stata infranta né tradita nonostante ciò perché i nuovi padroni della città erano diventati i legittimi sovrani interessati a mantenere l’antico sodalizio ed escludere da ciò i reietti per sempre”. La ragazza comprese ma determinata affermò “e questo deve finire…se voi rimanete divisi…sareste più deboli di fronte a Tolmekia”. “tolmekia?” ripeté colto di sorpresa Barnard e si fermò quasi di colpo. Il maestro di spade si avvicinò intervenendo serio “sì,uomini di Pejite…Tolmekia si sta preparando alla guerra finale con l’Impero di Dorok e presto tutti i regni periferici rischiano di venirne travolti…per questo stiamo chiedendo aiuto alla vostra città”. Barnard sospirò “certo…ma…non credo che basterà quella lettera per unire la nostra terra” cinico ma logico. Eljiah non era contrario ma era ugualmente perplesso “come potremo noi a convincere i potenti a mettere da parte gli odi? Certamente non ascolteranno dei miseri soldati per di più braccati dal nostro stesso esercito!”. La ragazza lo ammetteva ma facendo spallucce disse “devo compiere la mia missione…il senato deve ricevere il messaggio”. Yupa domandò a Barnard “avevi detto che hai amici nell’esercito…avete il controllo delle batterie vero?”. Il capitano ammirava la sua sagacia “è vero straniero…abbiamo la nostra carta nella manica” sorrise. La ragazza si volse ad Eljiah “avete detto che siete…sposato vero?...con Danae figlia del consigliere Thalis!” . Eljiah arrossì intimidito “sì…ma cosa…può c’entrare in tutto questo?”. Il maestro di spade capì ed intervenne “ il consigliere thalis avrà dei contatti con i custodi dei vostri pozzi…se c’è qualcosa che può far gola a Tolmekia sarà proprio lì”. Barnard li guardò “i nostri cannoni sono troppo vecchi per la loro guerra”. Eljiah invece sussultò “temo forse che c’è qualcosa di più…mia moglie mi raccontava che suo padre spesso andava nel quartiere degli Alti per qualcosa che soltanto Danae può conoscere e non me lo ha mai rivelato”. Nausicaa guardò il giovane “nemmeno a te?!?” contrita “è un segreto così grande?”. Barnard condivideva la paura di Eljiah “sì straniera…quando si impone il sigillo del silenzio è segno che nei pozzi probabilmente hanno trovato qualcosa di davvero pericoloso”. Yupa “allora dobbiamo farci aiutare dalla signora Danae…il Consiglio potrebbe anche non essere a conoscenza di questi segreti e il nostro re non potrà aiutarvi se Tolmekia scopre un arma utile per l’imminente conflitto”.

La ritirata si svolse con ordine. “ben fatto” pensò soddisfatto Tabek quando vide i soldati di Pejite arretrare oltre le creste di macerie fino a scomparire dalla vista. Il campo di battaglia era disseminato di corpi squarciati e crivellati dappertutto e il capitano riconobbe a malincuore diversi suoi compagni caduti. “seppellite tutti…anche i nemici” aggiunse con una nota di amarezza ai guerrieri dell’Anello Verde già avviati a spostare i cadaveri immersi nel sangue. Il giovane ha notato le eccessive perdite e si lasciò raggiungere da un sottoposto premunito di un plico in mano. Tabek si alzò stancamente e, recuperando un marziale atteggiamento, prese il messaggio. Il latore scattò all’attenti e informò il capitano che le tribù si stanno riunendo. Il capitano lesse il messaggio e guardando il guerriero “dite a sua maestà che l’ordine sarà eseguito appena avrò seppellito i miei uomini”. Il guerriero apprese il messaggio e si fece rapidamente congedare. Tabek guardò nuovamente le creste e sperava che i pejitiani si fossero davvero ritirati almeno quel tanto per tornare nel territorio dell’Anello Verde.

I soldati erano inquieti e soltanto la marcia faceva dimenticare loro l’onta della sconfitta. Il maresciallo seguiva l’esercito a breve distanza attorniati dal suo stato maggiore. Holdus si sentiva invece solo, addossandosi la responsabilità del disastro. L’intendimento iniziale era solo quello di inseguire un gruppo di fuggiaschi temuti dai suoi superiori ma il contatto con l’Anello Verde gli fece dimenticare l’obiettivo della missione. La battaglia si era pure rivelata una bruciante sconfitta e il capitano traditore era sfuggito. Il fallimento lo tormentava e ancor più lo infastidiva la presenza del senatore Jona per il suo cinismo. Quando l’ultimo soldato lasciò le creste,il maresciallo intimò l’halt a tutte le truppe. Il rumore delle scarpe iniziò a scemare gradualmente e si posero gli scudi e le armi a terra. Holdus vide Jona stupefatto “perché ci fermiamo? Presto detto…non è una ritirata!” con labbra piegate a mò di un sorriso glaciale. Jona prese la notizia con la solida compostezza ma la voce era meno ferma del solito “perché qui?”. Gli occhi di holdus brillarono quasi per dire che era ovvio e che era arrivato il momento di una grande rivincita.

Il vento graffiava i merli di dura pietra. La sentinella si reggeva ormai a stento sulla propria lancia dopo una veglia lunga e faticosa. “ho fame…ho sete e i dannati ordini mi tengono qua…questo vento torrido mi…stà uccidendo” mormora seccato il giovane. Una frustata di aria mista a sabbia sollevata dal vento lo colse in viso e barcollò all’indietro. Una bestemmia rivolta al cielo e presto la mano libera levò la polvere dagli occhi. Lo spettacolo delle dune era monotono anche se i venti facevano muovere la sabbia e dunque i profili morbidi dell’orizzonte. Il ragazzo però non era ancora abbastanza stanco per non notare nere sagome spuntare in mezzo all’arido paesaggio. Le figure non erano tanto numerose da far suggerire la temuta invasione dell’Anello Verde. La sentinella si allarmò e lasciò il posto di guardia in direzione del suo superiore più vicino indicando il mare sabbioso oltre i merli. Il ragazzo attraversò velocemente lo stretto passaggio degli spalti in direzione di una gigantesca quanto tozza costruzione a forma di una torre rotonda con in sommità una cupola schiacciata. La guardia volse lo sguardo alla sommità che presentava una lunga quanto pesante canna di acciaio fuso affiancata da un'altra canna di eguali dimensioni e così a regolari distanze di un centinaio di metri altri cannoni sulle torri lungo le mura. “le mura sono la nostra forza, i cannoni la nostra risposta…” erano i primi versi di un antica canzone che il giovane iniziò a canticchiare ammirando la torre che si faceva sempre più immensa e sempre più irta di feritoie e balconate più piccole che nascondono mitragliatrici e cannoni di ogni ordine e grandezza. Il ragazzo superò altri suoi compagni che lo salutarono dietro i loro posti affianco a strumenti di morte e distruzione. Colonne di soldati marciavano lungo il dedalo di passaggi disseminati lungo la complessa struttura delle mura di Pejite. Il chiasso prodotto dal trasporto continuo di munizioni e armi era infernale e gli uomini sembravano dei demoni per come erano scuriti per la fatica e per il sole impietoso. “permesso…permesso” il giovane cercò di superare dei soldati affaccendati con lo spostamento di un pesante cannone su rotaia. “ehi…aspetta un attimo giovanotto…scostati!” bestemmiò un caporale infuriato arrivato sul posto. La sentinella era rincuorata, avendo trovato finalmente un suo superiore anche se di grado infimo, e gli fece notare che aveva localizzato stranieri oltre le mura in direzione sud.ovest. “cosa?” alzò la voce il caporaletto con le mani ai fianchi “e vieni qui per dirmi queste cose? Torna al tuo posto, soldato, o ti metto in consegna!” . La giovane guardia sussultò ma rimase irremovibile “ma…signore! Ho visto con i miei occhi che hanno emesso segnali luminosi con uno specchio…il messaggio era chiaro…signore” annuisce timoroso. Il caporale tirò un lungo respiro gonfiando il petto largo e poi, sbuffando, fa “ va bene,torniamo al tuo posto e vediamo”. Il giovane riprese coraggio e ubbidì.

“le mura di Pejite…a quanto vedo le hanno.. rinforzate” commentò sotto i baffi il maestro Yupa ammirando i giganteschi bastioni che si ergevano alti dinanzi a loro. La ragazza percorse con gli occhi la regolare sequenza di torri ampie e rotonde e schiacchiate da cupole colossali che attorniavano a loro volta altre mura più alte e potentemente fortificate. Le mura chiudevano come un cerchio quasi eccentrico un ampio agglomerato di costruzioni di pietra miste poste a più livelli una sull’altra. Eljiah vide nausicaa impressionata e sorride “hai mai visto una città così, ragazza?”. La giovane si volse e,declinando il capo piano, “mi ricordavo meno guerresca…guarda…quei cannoni non c’erano prima”. La principessa indicò dei bastioni rafforzati e il giovane pilota ammise “è vero, abbiamo potenziato le difese ultimamente…i pozzi hanno donato altre armi, altri cannoni”. Barnard sollevò nuovamente una scheggia di metallo lucente recuperata durante la battaglia per piegarla contro la luce solare rimbalzandola agli spalti soprastanti. La ragazza guardò l’ufficiale impegnato a volgere la piastra rilucente e gli chiese gentilmente cosa stava segnalando. “mia cara…stò trasmettendo un messaggio in codice segreto che mi identifica come capitano di Pejite di ritorno dalla missione e con prigionieri catturati…” e piegò a scatti la scheggia e si volse ancora alla ragazza “vede…questa parte di mura è occupata da dei reggimenti che conosco bene…ho dato anche un segnale che mi indica come membro della opposizione ai Cinque”. La ragazza tornò a volgere lo sguardo sugli spalti e notò un gran movimento assai vivace di truppe dietro i merli. Eljiah era invece preoccupato e diede a vedere al suo capitano da sopra il suo capo “temo che forse non hanno capito…sei sicuro che non abbiano spostato anche le unità? Magari ci hanno messo nazionalisti..”. Barnard ringhiò determinato “vedremo..” e fissò accigliato le nere sagome di uomini nascosti dietro i merli. Un boato. “ma che?” esclamò proteggendosi il volto con le mani Yupa più vicino alla nube di sabbia sollevata dallo scoppio di una granata. La ragazza era rimasta scossa ma poté notare in quell’istante un cannoncino che fumava ancora dietro gli spalti. “ci hanno sparato” mormorò spaventato Eljiah “siamo finiti..”. Yupa rimase immobile “aspetta un momento” osservando le mura e si portò poi di nuovo di fianco a Barnard “ci hanno mancato di proposito” sussurrò. Eljiah aveva sentito e ribatté “è un tiro di aggiustamento…ovvio” . Il capitano sollevò lo sguardo e lo intimò a tacere rifiutando il suo ragionamento disfattista e guardando Yupa “aspettiamo ancora” convinto. Nausicaa capì rapidamente che il vecchio di Pejite era nel giusto poiché in quel momento non vi fu un altro tiro di cannone. Il vento portava via le voci dei soldati appostati in cima alle mura mentre dalle feritoie e balconate i cannoni iniziarono a puntare lentamente ma inesorabilmente minacciosi.
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