Mentre scrivevo la risposta mi rendevo conto che il discorso mi stava proprio portando verso un primo aspetto che avrei voluto trattare nel primo post di apertura di un thread simile. Allora ho deciso, e spero i moderatori ne converranno con me, di aprire questo nuovo post per poter discutere di questa cosa, senza le limitazioni che un thread legato alla sola fotografia porterebbe (pena andare OT in pochissimo tempo).
Pertanto la mia risposta, che vuole essere anche il lancio per questa nuova discussione che spero interessi a molti, deriva da questo scritto del sopra citato tuffgong
Grazie a te Tuffgong per il tuo scritto.La lomografia non è arte così come la intendiamo: è un movimento. All'interno di questo movimento vi sono scatti insipidi e scatti ben più saporiti che a qualcuno possono suscitare, trasmettere qualcosa. Il motto che citavo nel mio post precedente - Don't think just shot! - lo leggo più come una provocazione e non come una rigida osservanza, anzi. Conosco persone che pensano eccome, anche utilizzando una lca, una Holga o qualche altra Toy Camera.
Come in ogni disciplina a sfondo artistico visivo, sono poche, pochissime, quelle opere che si ergono e si contraddistinguono da quelle "usa e getta". Lo spirito comunicativo come dicevi tu è essenziale, spesso però, cambiano le modalità: la lomografia predilige l'immediatezza. Immediatezza che non preclude il pensare prima dell'agire, l'aver una visione di insieme precedente al risultato finale.
Anche Fontana, seppur agendo con immediatezza, anticipava con il pensiero il gesto, i tagli. Stessa cosa per gli strappi di Rotella e così via... Con questo non voglio assolutamente difendere la lomografia, non credo ve ne sia bisogno, in quanto ritengo che in ogni ambito, in ogni movimento, c'è chi agisce per moda, chi per passatempo e chi riesce invece nell'impresa di "comporre" un qualcosa che faccia da tramite tra lui e il suo fruitore.
Veniamo alla lomografia. Non la coltivo, non l'ho vissuta, non ho mai parlato con nessuno che l'abbia fatta con la convinzione dell'artista: ergo non posso esprimermi in modo assoluto. Come credo nessuno poi possa fare, ma altro.
Quello che non riesco a condividere è proprio la filosofia che con il passare degli anni la corrente artistica ha preso. Quel "don't think" che vuole essere una provocazione, ma che nell'ignoranza generale (termine nella sua etimologia, prego) è diventato "siamo tutti artisti, basta avere il mezzo", come dire che basta comprare una lomo e sei apposto. D'altra parte credo poi che questa stessa corrente abbia dalla sua una buona partenza (quello del mezzo "Unico" con poche possibilità), ma che sia una partenza puramente scolastica, adattissima a studenti di arte in cerca di elaborazioni del reale, non certo per veri o presunti artisti in cerca di MODI e mezzi per esprimere sé stessi.
Non ho mai fatto corsi di fotografia, ma conosco parecchi "maestri" di quest'arte (naturalmente per caso, non certo per mie facoltà divine). Tutti mi dicono che la prima lezione è far girare senza macchina fotografica gi allievi e poi chiedere cosa avrebbe fotografato, con quali apparecchiature, con quale obiettivo, come l'avrebbero post prodotta.
Insomma la prima lezione è: THINK, NOT SHOT! Che è a mio avviso la PREROGATIVA per una visione ARTISTICA, la quale naturalmente non comprende solo il pensiero razionale, ma anche il trasporto emotivo (successivo o precedente il pensiero), LA TECNICA (fondamentale!) e suppone un percorso, un sentiero, un PROGETTO artistico che l'autore sta perseguendo per sé stesso e per nessun altro. QUesto nella fotografia come in qualunque altra forma d'arte.
Non voglio fossilizzarmi su una sola visione di arte certo, soprattutto oggi giorno che pare diventi arte qualsiasi prodotto che il suo autore chiama tale (è il primo principio dell'arte moderna: crederci... ), ma indicare quella che è la MIA visione di arte, che purtroppo mi fa analizzare anche l'arte altrui e magari mi disorienta di fronte a quel che nel futuro saranno grandi movimenti da tutti incensati.
Per fortuna non sono un critico e queste cose proprio non mi toccano.
Penso a me e al mio cammino, da puro narcisista, e quando posso mi dono totalmente. E a volte per questo mi piace chiamarmi artista.