Chiedo scusa se i toni del messaggio potranno sembrare accessi, infuocati. Sono semplicemente "intensi" o tali vorrebbero apparire. Spero non siano visti come attacchi ad una concezione comunque legittimissima o - addirittura - personale.
Shito ha scritto:Vendere al pubblico ciò che dovrebbe attenere all'ambito privato, lo chiamo prostituzione.
Perfetto, questo significa che per te l'arte tutta è prostituzione. Ci sta, bello.
Se si dà al prossimo qualcosa di sé in cambio di un tornaconto, è una forma di prostituzione.
Si, è il dono senza carità. Dunque non deve esserci tornaconto a tuo avviso. Se da un lato non hai torto, dall'altro ti accorgi che spesso la carità completa collima con un'insperato rientro di qualsivoglia natura. Fosse anche solo un sorriso che ti viene donato, senza la pretesa del gelato.
Il problema non è non avere rientri di nessun tipo, ma non produrre arte, non comunicare solamente per quello. Anche perché è una contraddizione in termini. Si comunica sé stessi per l'urgenza di farlo, non per avidità di denaro e non di meno per l'applauso.
Chi lavora per gli applausi lo noti subito in teatro. E di solito non è mai soddisfatto.
Una bambina che sorride al padre perché ha capito che così otterrà il gelato sta esercitando ad esempio una forma di prostituzione naturale.
Me lo ricorderò quando mio figlio mi corre incontro abbracciandomi al ritorno dal lavoro. Vedrò di vagliare cosa mi sta chiedendo...
Quindi mettersi su un palco [...] mettere in mostra le proprie emozioni, le proprie espressioni, esporle al pubblico ludibrio e venirne retribuiti, è prostituzione.
VERO! Però attenzione che ho stuprato la tua frase. Questa stuprata a mio dire è VERISSIMA! E le carrambate sono proprio questo: prostituzione dei sentimenti per show costruitissimi per giunta di profilo inesistente.
Ma tu scrivesti questo:
Quindi mettersi su un palco da attore mettere in mostra le proprie emozioni, le proprie espressioni, esporle al pubblico ludibrio e venirne retribuiti, è prostituzione.
Questo per me non è vero. Tant'è che nella mia poca esperienza teatrale ho sempre visto grandi attori calarsi nei personaggi in modo sublime, ma mai farli combaciare con loro stessi. Piuttosto è l'autore di tale piece, l'artista scrittore, che ha messo sé stesso in quella recita, in quel dialogo, in quel momento e lo ha fatto per il "tornaconto" del sentirsi meglio, della sublimazione artistica.
E allora chi è la "escort" dei due? L'attore che ti illude creandoti una realtà diversa rispetto a sé stesso, magari prendendo a prestito dal proprio sentire per poi elaborare forme di comunicazione di tale sentire in modo diverso, o l'autore che in quel dialogo ha sublimato l'ultimo litigio con l'amante?
E poi, il tuo mi sembra un giusto ribrezzo verso le forme più becere della recitazione (fra cui le varie improvvisazioni su plot combinati dei programmi tv, falsi reality ecc), ma mi pare tu non consideri che la recitazione, se ben fatta, è una forma di autotutela dell'intimo di un attore.
Alla fine si vede chi si espone nell'inconscia consapevolezza che 'i nostri cari' non fanno altrettanto.
Lo dirò a due cari amici, attori e sposati.
Non è un caso che in mezzo mondo, in luoghi lontati nello spazio e nel tempo, recitazione e prostituzione fossero lo stesso.
Dunque a tuo avviso questo dimostra che nell'intimo la recitazione non è cambiata, restando una forma di vendita del proprio privato e non il fatto che il pubblico si è reso conto che non può e non potrà mai avere il PRIVATO INTIMO di una persona, anche se questa si "vende" completamente, illudendo di farti conquistare il corpo e lo spirito. Con la pura recitazione questa persona illude solamente di vendersi, e forse - ed è questo spesso il dramma per gli attori - non si concederà veramente mai.
Si vede bene che la donna è un essere che si intende avere un valore 'in sé' (oggettivo, di oggetto), mentre l'uomo è un essere che ha il valore di quello che fa.
Su questo posso concordare, soprattutto nella parte dedicata all'uomo il quale, non creando veramente la vita, si ritrova spesso a sentirsi inutile.
Ti stupro un'altra frase per la chiusura: chiedo venia. Giusto per far intendere il mio punto di vista che si discosta dal tuo forse di poco.
Questo implicita che la prostituzione [...] a rigore non esiste, perché nessun valore reale viene deprecato per un attore messo in scena...
...in quanto sta recitando.
Per ora chiudo qui. Magari potremo approfondire il discorso in base anche a quanto vissuto direttamente da noi sul palco, a tale proposito ricordo che scrissi qualche riga dopo un debutto, potrei rispolverarla e vedere cosa raccontavo.
Grazie Shito per il contributo e un saluto a tutti quelli che stanno leggendo.