Al di là del fatto che, come Shito ti ha accennato, era proprio intenzione di Miyazaki; ma la domanda a questo punto sorge spontanea. Kiki, ma tu sai cosa significa produrre arte? Lo sai cosa significa predisporre il tutto in modo tale che quasi nulla sia affidato al caso? Scegliere minuto per minuto, disegno per disegno, nota per nota, strumento per strumento, focale per focale per costruire un impianto artistico comunicativo delle tue aspettative?*Kiki* ha scritto:Se dovessimo vedere necessariamente il dramma dietro l'angolo per una singola vaga frase o canzone, chissà quanti finali di tante storie che conosciamo, favole, romanzi o films che dir si voglia, potrebbero non essere felici
Si fa film per dire qualche cosa, non per buttare alla clacson di cane canzoncine in stile Hannah Montana su finali scontati, perché stanno bene.
La mia non vuole essere una critica a chi comunque si è incredibilmente sbattuta a leggere più di 30 pagine di post, ma uno sprono a proseguire nelle analisi di film pensando che in un film è raramente frutto di scelte non studiate, anzi mai. E non è nemmeno questione di vedere drammi dove (pare) non ce ne sono, ma di cercare d'intendere quel che il regista sta cercando di dirci attraverso i codici della settima arte.
Il finale è felice, ma c'è una canzone che parla di rimpianto.
I casi sono due: o c'è qualcosa che il regista ci sta dicendo utilizzando tutti i linguaggi che il cinema ha a disposizione, e allora ha senso domandarsi cosa ci sta VERAMENTE dicendo, oppure è un'opera fatta a caso, con i piedi, che non merita nemmeno una visione, figurati un'analisi.