La biblioteca Ghibliana...

Non sapete dove postare? fatelo qui!

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*Kiki*
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da *Kiki* »

Non licet omnibus adire Corinthum...
:scered: :sleep: :sleep: :sleep:
Ho frequentato il liceo classico e conosco anch'io il latino, perciò se credevi di sconvolgermi con effetti speciali ti sei sbagliato! :mrgreen: In ogni caso io la penso così: il latino ha certamente la sua utilità nella scuola media superiore, ma dato che ormai qui ci siamo tutti diplomati (e molti laureati, dato che dai posts che leggo l'età media deve aggirarsi intorno ai 40-45 anni) e siamo italiani, perché non parli come mangi? :aureola: A meno che ovviamente tu non viva in Vaticano, allora il discorso cambia... :wink: Così come è giusto che in Inghilterra o in America cerchiamo di parlare in inglese! :sorriso2:
Atchoo hai perfettamente ragione! :si:

Tornando al topic, in questo periodo sto leggendo (con spaventoso ritardo, lo so) un vecchio classico della Bronte, Cime tempestose... :) Per ora ho letto solo 2 capitoli e la storia pare molto interessante... :sorriso2: Premettendo che non sono andata a sbirciare il finale e non intendo farlo, chissà cosa avranno fatto ad Heatcliff per renderlo così pazzo!!! :aaaaaah:
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ha qualcosa della locanda,
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Heimdall
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Heimdall »

*Kiki* ha scritto:Ho frequentato il liceo classico e conosco anch'io il latino
Be', magari hai fatto qualche assenza più di me... ;) Mi spiace per te se sei una di quelle persone che sfoderano il proprio (vero o presunto) sapere col solo scopo di fare la ruota di pavone e stupire gli altri: in realtà non pensavo proprio di colpire nessuno, anche perché oggidì basta una semplice googlata o una sbirciata su Wikipedia per avere la traduzione di qualsiasi frase in pressoché tutte le lingue. Effettivamente io speravo che qualcuno si concentrasse sul senso della frase...
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Muska
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Muska »

Caro Ivano, non nascondiamoci che legere enim et non intellegere neglegere est... :wink:
"Pur sprovvisto di soldati, e solo, combatteva il mondo e i suoi vizi in questo luogo". (Yasushi Inoue).
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Reichan
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Reichan »

Mi permetto di dissentire completamente con la definizione di "mattone", per quello che reputo il più bel romanzo letto ai tempi della scuola.
Devo ammettere che la prima giornata e le lunghissime descrizioni iniziali mi crearono qualche problema e mi costrinsero a ripetere la lettura della pagina in questione più di una volta, però ricordo che l'idea di abbandonare il libro non mi sfiorò neanche lontanamente. Dal secondo giorno in poi il libro infatti mi rapì completamente, tenendomi con il fiato sospeso e portandomi tante volte a chiedermi dove fosse la verità. Lo lessi di un fiato in pochisimi giorni, dalla mattina alla sera, i giorni di natale. Il libro mi è piaciuto tantissimo, anche nel finale.
Non ho amato per niente invece il film, molto lontano dalle immagini che la mia mente proiettava durante la lettura.
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Heimdall
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Heimdall »

Reichan ha scritto:Non ho amato per niente invece il film, molto lontano dalle immagini che la mia mente proiettava durante la lettura.
Senza volermi addentrare nei complessi alvei del discorso, toccato tante volte, delle differenze tra libri e film e, soprattutto, puntando diritto al Nobel per la Banalità 2010, direi che si può, con tutta semplicità, affermare che sono due cose diverse. :)
Ho avuto la fortunata occasione di andare al Busto Film Festival poche settimane fa a sentire Umberto Eco che presentava una proiezione del film tratto dal "Nome della rosa" in compagnia di F. Murray Abraham, il Bernardo Gui del film (simpaticissimo, ironico: una scoperta!). Lo stesso Eco, sornione come sempre, ha affermato con tutta tranquillità che, quando aveva concesso i diritti di sfruttamento del film, si era già messo l'anima in pace. Cito a memoria, ma non credo di essere troppo distante da quello che ricordo di avere sentito: Eco, in buona sostanza, rammentava la banale considerazione che un libro viene letto nel corso magari di molti giorni: luoghi, personaggi, eventi hanno tutto il tempo di sedimentare; un film, alla fine, "brucia" in due ore tutte queste cose, e deve necessariamente scendere a compromessi, quasi sempre al ribasso - pena il tradimento dell'opera originaria.
Eco ha ricordato come lui stesso si sia presentato sul set del film non più di una o due volte, in tutte le circostanze evitando accuratamente di entrare nel merito delle scelte di regia e sceneggiatura (i maligni potranno obiettare che la produzione gli avrà fornito più di un argomento per starsene cheto e tranquillo anche se, conoscendo Eco, credo che questa posizione non sia di comodo, ma sia tutto sommato sincera).
Nel caso - e questa è un'opinione mia! - il regista ha volutamente privilegiato la parte "gialla" del romanzo, cercando di rendere le suggestioni evocate dal romanzo esasperando nei limiti del possibile gli elementi "gotici" della narrazione: si pensi ad esempio alla presenza d'impatto di Ron Perlman nel ruolo di Salvatore ("Penitentiagiteeeeh!"). :)
Alla fine, se ci si scorda il libro, credo che "Il nome della rosa" cinematografico possa essere considerato un film più che discreto e comunque godibile. A posteriori, purtroppo, anche se ha contribuito ad aumentare di molto la fama del libro, ha avuto la colpa di spingere molti a considerare il romanzo sottostante un semplice thriller di ambientazione medievale, come si trattasse del fratello Cadfael di turno, determinando così la delusione di chi si accosta a un capolavoro della letteratura con lo stesso spirito di una lettura da ombrellone.
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Ratto Volante
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Ratto Volante »

Heimdall ha scritto:
Reichan ha scritto:Non ho amato per niente invece il film, molto lontano dalle immagini che la mia mente proiettava durante la lettura.
Alla fine, se ci si scorda il libro, credo che "Il nome della rosa" cinematografico possa essere considerato un film più che discreto e comunque godibile. A posteriori, purtroppo, anche se ha contribuito ad aumentare di molto la fama del libro, ha avuto la colpa di spingere molti a considerare il romanzo sottostante un semplice thriller di ambientazione medievale, come si trattasse del fratello Cadfael di turno, determinando così la delusione di chi si accosta a un capolavoro della letteratura con lo stesso spirito di una lettura da ombrellone.
Quoto e sottoscrivo in toto. Del resto, mi sembra che lo stesso Eco abbia scritto nella prefazione che le prime 100 pagine le ha scritte in quel modo (esasperantemente lente e descrittive) proprio per "scremare" i lettori: cioè, solo chi ha superato pagina 100 è degno di continuare la lettura. :wink: Ed effettivamente, passate le prime cento pagine il ritmo della storia accelera in maniera esponenziale.

Del resto, chi pensa di andare al cinema a vedere un film basato su di un libro e spera di vederne la fedele trasposizione è un illuso. Secondo me, un libro, per poter essere riprodotto fedelmente in pellicola, già non dovrebbe superare le 120-150 pagine al massimo, più o meno. Di più andiamo a finire su film di minimo 3-4 ore e più... Quindi tagli, modifiche ecc. ecc. sono decisamente inevitabili. Personalmente, quando vado a vedere un film del genere, sono già perfettamente cosciente del fatto che non vado a "vedere" il libro che ho letto; piuttosto sono curioso di vedere come sia stato adattato.
- Una persona è matura. La gente è un animale ottuso pauroso e pericoloso (Agente K)
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Silent Bob
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Silent Bob »

Ratto Volante ha scritto:
Heimdall ha scritto:
Reichan ha scritto:Non ho amato per niente invece il film, molto lontano dalle immagini che la mia mente proiettava durante la lettura.
Alla fine, se ci si scorda il libro, credo che "Il nome della rosa" cinematografico possa essere considerato un film più che discreto e comunque godibile. A posteriori, purtroppo, anche se ha contribuito ad aumentare di molto la fama del libro, ha avuto la colpa di spingere molti a considerare il romanzo sottostante un semplice thriller di ambientazione medievale, come si trattasse del fratello Cadfael di turno, determinando così la delusione di chi si accosta a un capolavoro della letteratura con lo stesso spirito di una lettura da ombrellone.
Quoto e sottoscrivo in toto. Del resto, mi sembra che lo stesso Eco abbia scritto nella prefazione che le prime 100 pagine le ha scritte in quel modo (esasperantemente lente e descrittive) proprio per "scremare" i lettori: cioè, solo chi ha superato pagina 100 è degno di continuare la lettura. :wink: Ed effettivamente, passate le prime cento pagine il ritmo della storia accelera in maniera esponenziale.

Pone degli standard qualitativi molto alti per i suoi lettori, XD vuole solo i migliori :loool:
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Heimdall
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Heimdall »

Silent Bob ha scritto:Pone degli standard qualitativi molto alti per i suoi lettori, XD vuole solo i migliori :loool:
Decisamente. E questo discorso è vero, a maggior ragione, anche per "Il pendolo di Foucault". Ma non bisogna credere che Eco faccia dell'elitismo gratuito: penso semplicemente che voglia lanciare, in maniera più esplicita e onesta di altri, il messaggio che, nell'accostarsi a un prodotto culturale, ci voglia comunque un minimo di impegno e di desiderio attivo di mettersi in gioco.
Dicevo "a maggior ragione" per quanto riguarda il "Pendolo", proprio perché, dopo il successo planetario del "Nome della rosa", Eco si è trovato da semiologo pur noto - ma chiaramente solo a una ristretta cerchia di esperti - a fenomeno mondiale di cui tutti, per moda, desideravano avere un libro sullo scaffale. Una scrematura si rendeva quantomai necessaria. ;)
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da ali con le ali »

Ho appena letto due libri che mi sono piaciuti parecchio, e che ho trovato, stranamente, molto molto intelligenti nonostante siano dei best sellers.
Si tratta di
1) "Estasi culinarie" di Muriel Barbery
mi è piaciuto molto di più de "L'eleganza del riccio", che ho trovato un pochino pretestuoso; "Estasi culinarie" è un libro leggero, senza troppe pretese, rilassante, ma al contempo scritto meravigliosamente (sicuramente anche migliore se letto in originale). L'ho trovato piacevolmente evocativo in alcuni punti, mai noioso, una sorta di piccolo, delizioso virtuosismo letterario bellissimo nella sua inutilità (da intendersi con sfumatura positiva), come un bel soprammobile che fa piacere guardare senza un motivo specifico.
2) "Il peso della farfalla" di Erri De Luca
l'ho letto ispirata dall'intervista all'autore da Fazio; non conoscevo Erri De Luca e attendo consigli per continuare l'"esplorazione"...
Non sono mai stata una grande 'poetofila', ma devo dire che questo libro, scritto in una prosa che si avvicina tantissimo alla poesia, mi ha profondamente toccata. Anche qua mi inchino all'incredibile potere evocativo della scrittura di DeLuca, anche se questa volta il libro è, a mio avviso, di alto spessore e significato.
Insomma, entrambi da aggiungere al cestino della spesa in previsione dei tranquilli pomeriggi estivi :wink: !
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Heimdall
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Heimdall »

Qualche tempo fa, preparando un esame universitario, sono incappato nella lettura di uno splendido saggio che lo studioso inglese Peter Hopkirk ha dedicato alla guerra di spie, di avventurieri e - va da sé - di soldati e cannoni, combattuta tra Russia e Gran Bretagna per accaparrarsi quanto più territorio possibile nell'Asia centro-orientale nel diciottesimo e diciannovesimo secolo. I Russi, contraddistinti dal loro spirito più profondo e cupo (che si riflette anche in una scuola scacchistica tradizionalmente insidiosa e attendista), lo chiamavano "torneo delle ombre"; per gli Inglesi era "il grande gioco" (che è peraltro il titolo del saggio, edito in italiano da Adelphi). In palio c'erano la conquista di mercati sempre più necessari alle vieppiù ingombranti industrie nazionali, il possesso delle carovaniere, la penetrazione in Cina e la costante minaccia portata dagli zaristi alla perla dei possedimenti coloniali inglesi: l'India; minaccia che, in questo complesso Risiko, costringeva l'esercito di Sua Maestà ad impegnare più truppe di quante ne sarebbero state necessarie, stornandole da altri scenari, soprattutto mediorientali (più che altro caucasici) ed europei.

Il tomo, abbastanza voluminoso (sono più di seicento pagine), scorre con la godibilità di un romanzo, anche perché Hopkirk, pur documentatissimo, non è mai pedante e, alle considerazioni che coinvolgono i sovrani e gli alti comandi militari, alterna sistematicamente la narrazione delle peripezie dei coraggiosi (e, spesso, incoscienti) dell'una e dell'altra parte che si avventuravano nelle steppe centrasiatiche, spesso spinti da patriottismo, tante volte da calcolo personale, quasi tutti da fame di gloria. In molti rimasero vittima dei mercanti di schiavi, o ebbero la testa tagliata per gli umori dei piccoli despoti discendenti di Tamerlano e Gengiz Khan, tanti altri fecero fortuna cartografando per lo zar o per la Royal Geographic Society i passi del Pamir e dell'Hindu Kush.
Chiaramente una base di curiosità per l'argomento ci deve essere ma, prima che lo liquidiate come un suggerimento eccessivamente specialistico, posso garantire che si tratta di una lettura assolutamente piacevole, che appassiona e diverte come i migliori romanzi d'avventura dell'Ottocento, con tutto che ciò che viene raccontato è rigorosamente vero! Soprattutto, è una buona occasione per apprendere delle nozioni su una parte di storia che genericamente noi Italiani tendiamo ad ignorare, persi nel provincialismo del nostro piccolo Risorgimento, che alla fine è stato importante solo per noi, mentre per le altre grandi nazioni europee e mondiali era una semplice pedina di uno scacchiere ben più complesso. Aggiungerei anche che, se qualcuno si fosse soffermato a studiare e riflettere su questi avvenimenti, forse non avrebbe vanamente tentato per l'ennesima volta di invadere l'Afghanistan...

Stimolato da questa lettura, sono andato a recuperarmi un vecchio classico che, a mio modesto avviso erroneamente, viene usualmente rubricato come lettura per adolescenti: parlo di "Kim" di Rudyard Kipling, che ho terminato giusto questa mattina, leggendolo nella traduzione proposta dalle edizioni Adelphi. Il romanzo, più volte richiamato nel saggio di Hopkirk, è invece un classico del "grande gioco" (addirittura si attribuisce a Kipling l'invenzione di questa locuzione) e non ha nulla della banale leziosità o delle furbizie di mestiere di quella che è usualmente individuata come letteratura di genere.

Innanzitutto è opera di un inglese con profonde radici in India, che l'amava e l'aveva capita. È vero: Kipling è usualmente indicato come una delle principali voci del colonialismo. Allora specifico: l'aveva capita - aveva tentato di capirla - quanto poteva capirla una persona con le sue origini e il suo retroterra, cioè un britannico del XIX secolo; aveva tentato di capirla - lo si evince dalle sue pagine - in una maniera profonda e del tutto rispettosa delle peculiarità e delle ricchezze culturali di quel paese. Il libro, scritto superbamente, abbonda di personaggi scolpiti a tutto tondo nella loro contraddittoria complessità; non vi sono concessioni a facili luoghi comuni né a tutti gli archetipi che il lettore medio sarebbe spinto ad aspettarsi. Vi è invece la scoperta di un mondo e di un autore che, colpevolmente, avevo sino ad oggi trascurato.

Rimpiango di non averlo accostato in lingua originale per gustare appieno lo splendido stile di scrittura di Kipling, ma temo che il testo, già complesso in italiano, richieda competenze linguistiche maggiori di quelle di cui posso disporre, e pertanto mi accontento. A margine va posta una chiosa: la narrazione è ambientata nell'ultimo decennio dell'Ottocento; Kipling scriveva pochi anni dopo i fatti descritti, pertanto, per gli Inglesi del suo tempo, si trattava pressoché di storia contemporanea, per non dire di cronaca. Molte cose quindi sono sottintese o, addirittura, sono date per scontate: se non si è preventivamente letto Hopkirk o chi per lui, una minima infarinatura sull'ambientazione può aiutare il lettore a non perdere troppi dei riferimenti citati nel testo.
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Ani-sama »

Recentemente ho ripreso in mano una vecchia lettura liceale. Si tratta di un racconto di Tolstoj, La morte di Ivan Il'ič. A mio avviso un capolavoro. :)
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da *Kiki* »

Letto da poco un vecchio intramontabile classico, Cime tempestose, della Bronte... 8) Molto bello, ma poco realistico, dato che anche i testimoni della crudeltà di Heatcliff (tipo Hellen) sanno solo lagnarsi, ma poi stanno a guardare passivamente, senza nemmeno cercare di trovare aiuto altrove, come se al mondo fossero esistite soltanto la residenza dei Linton e la tenuta di Cime tempestose!!! :aaaaaah:
Qualcuno ha letto i seguiti de Il castello errante di Howl, Il castello in aria e La casa per ogni dove? :shock:
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Shinji71 »

sto leggendo un testo di Masanobu Fukuoka sperando in futuro di riuscire ad applicare le sue tecniche, o forse sarebbe meglio dire le sue non-tecniche
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Shito »

A te deve piacere Arjuna, allora. Soprattutto certi episodi.
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)
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Re: La biblioteca Ghibliana...

Messaggio da Shinji71 »

lo scopro solo ora grazie a te a dire il vero
due domande ot: è pre o post Escaflowne
ne esiste una edizione italiana ?
mono no aware