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Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Muska
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da Muska »

Arren, ti ringrazio per aver fornito ad un miserrimo errante nell'inadeguatezza cosmica un' ulteriore iniezione letale per il proprio sentimento di irrecuperabile inadeguatezza. :sorriso2:
Insomma, per dirti che hai detto incommensurabilmente meglio quello che ho così malamente accennato sopra. :)
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Shito
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da Shito »

Arren, posso ringraziarti di cuore -dico proprio su un piano personale- per il tuo intervento?

Perdonami la presa di confidenza. La scelta del tuo nickname mi aveva fatto sperare al meglio. La lettura del tuo post ha superato quelle già così rosee aspettative.

Leggendo uno scritto come il tuo, viene da pensare che l'umanità non sia poi tutta da butta via (cit. e così sono in-topic, alé!). :prostrare:
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PeterParker
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da PeterParker »

Arren ha scritto:Si tende spesso ad anteporre l'egotica istanza nostalgica all'assoluto dell'originale, a discapito di una qualsivoglia attenzione verso l'univoca veracità di quest'ultimo. Penso che si tratti di un tipo di afflato nostalgico assai pericoloso, poiché si accontenta di appigliarsi ciecamente all'abito infantile senza più sottoporlo a giudizio.

Ciò che si è amato in gioventù nella sua forma deteriore non dovrebbe mai prescindere (in una situazione di ideale maturità) dalla rettifica dell'intelletto. A mio avviso, la nostalgia può diventare virtuosa (o per meglio dire tollerabile) solo laddove quella mutila affezione giovanile vada a convogliarsi in un incentivo allo slancio conoscitivo reale verso l'oggetto.

Altrimenti è solo feticistica idolatria di sé, non c'è verità dell'opera, non c'è contatto comunicativo di alcun genere: come direbbe forse Shito, "ci si limita a specchiarsi sul volto altrui".
Caro Arren, non so se ti riferisci a quello che ho scritto io. In ogni caso (lungi da me il benché minimo intento polemico) ci tenevo a chiarire il mio pensiero, forse travisato dal mio aver mantenuto sottinteso un concetto: ho citato un esempio solo per dire come, sul piano emotivo/interiore (e dunque certamente egoistico) vi possano essere delle dinamiche per cui siamo portati a preferire qualcosa di non rispondente all'originale e però conosciuto (ed amato, perché no?, in età fanciullesca) pur consapevoli della sua, diciamo così, falsità.
Ciò non toglie che l'adesione all'obiettiva (per quanto possa essere obiettiva una traduzione, che non lo sarà mai del tutto) veridicità dell'originale sia un obiettivo da perseguire con determinazione, in ogni ambito della vita e dell'arte.
Fermo restando che l'esempio dei nomi storpiati di Star Wars calza forse poco rispetto al ben più complesso tema della traduzione/adattamento delle pellicole ghibliane, per cui chiedo venia per aver introdotto un argomento fuorviante rispetto all'oggetto della discussione.
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Rosario
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da Rosario »

come sempre ringrazio Gualtiero per il suo resoconto appassionato sul doppiaggio e vi segnalo una bella recensione di 'Vivilcinema' (bimestrale d'informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d'Essai)
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da Shinji71 »

posizione politica ? Reagan ? della Milano operaia poi ....
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da Shito »

Eccerto.

Anche se forse il riferimento a Reagan è sensato.

Il personaggio nella storia illustrata originale 'Hikoutei Jidai' si chiamava 'Chuck', nel film diventa 'DONALD Curtis', e Donald assomiglia a Ronald. Considerando che Curtiss dice chiaramente di voler diventare 'una grande star di Hollywood' e poi 'il presidente', il riferimento potrebbe dirsi presente, quanto meno nella logica canonica del 'sogno americano'.

Nessuno a parte me ha trovato la fonte dei nomi di 'Marco' e 'Fio'?

Suggerimento: non è un caso se due protagonisti di Metal Slug si chiamano 'Marco Rossi' e 'Fio(lina) Germi'.

La softco che creò il primo Metal Slug si chiamava 'Nazca'.

Se passate da Torino a Genova, forse scoprirete il segreto.
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da sdz »

Fresco di visione con la migliore compagnia possibile al Festival di Roma, posso dire solo una cosa: perfetto. E' stato come rivederlo la prima volta, anzi meglio. Sì, finalmente ho visto un maiale che vola e per di più che parla italiano :D Grazie di nuovo di cuore!
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da Muska »

sdz ha scritto:Fresco di visione con la migliore compagnia possibile al Festival di Roma, posso dire solo una cosa: perfetto. E' stato come rivederlo la prima volta, anzi meglio. Sì, finalmente ho visto un maiale che vola e per di più che parla italiano :D Grazie di nuovo di cuore!
Concordo e ripeto anche a te quanto ho riflettuto in queste ore: questa eccellente edizione italiana mi ha dato modo di capire quanto anche Porco Rosso sia un'opera con molti aspetti profondi, la visione in inglese non me lo aveva permesso completamente finora.
Un grazie gigante a Gualiero e a tutti gli altri.
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da algid »

E' online il trailer...
ma personalmente non lo trovo eccezionale :S
e in più credo sia stato fatto un errore di pronuncia (la voce fuori campo dice "totòro" invece che "tòtoro").

http://www.luckyred.it/porcorosso/
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da genbu »

Recensione di Porco Rosso da Cinematografo.it:

"Lucky Red prosegue con la meritoria distribuzione dei lungometraggi di Miyazaki inediti in sala. Dopo Totoro (dopo qualcosa come ventidue anni) e in attesa di altri capolavori (la mente va a Nausicaa nella valle del vento, anno di grazia 1984…), tocca a Porco Rosso, unico film di Miyazaki ad avere una precisa collocazione temporale storica e geografica (la Dalmazia, all’indomani del primo conflitto mondiale). Peculiarità del film è come l’elemento favolistico emerga senza stridere da una cornice realista, con l’aviatore italiano Marco Pagot (affettuoso tributo a una grande dinastia di cartoonist italiani) divenuto maiale in seguito a un misterioso evento che la realtà circostante non sa spiegare, e dunque resterà inspiegato. La “somatizzazione” di questo evento è per Pagot lo specchio di una colpa da espiare in esilio, la conseguenza di un atto anticonformista in epoca bellica (la scelta di vivere) che è anche atto di ribellione al codice d’onore di una collettività omologata dal totalitarismo (e la frase “meglio porco che fascista”, detta da un animale simbolicamente ai margini dall’immaginario collettivo, vale da sola il film). Legato all’immanente dalla propria umanità e da una nuova stazza, Marco/ Porco Rosso vive solitario cacciando taglie col proprio biplano.
L'elegia romantica che lo vede protagonista è un risveglio alla vita, da accettare in blocco con annessi e connessi: l’amore di Gina, l’affetto per la piccola meccanica Fio, il conflitto col bellimbusto e rivale in amore Curtis, contrapposto a Marco in chiave antimanichea (un topos della produzione di Miyazaki, sempre attento a evitare i didascalismi simbolici e a rimescolare le carte dei profili psicologici). Malgrado qualche passaggio frettoloso e una storia meno fluida che in altre circostanze, Porco Rosso emoziona con l’eccezionale qualità dell’animazione e la levità delle musiche di Joe Hisaishi. E ora che Miyazaki ha annunciato un sequel, c’è un motivo ulteriore per recuperarlo. In sala. Finalmente."

Gianluigi Ceccarelli
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da dolcemind »

Un pò di Gossip:
La leggenda secondo la quale il numero sull'aereo del Marco Pagot pre-maiale (4) simboleggiasse
che fosse destinato a diventare il quarto marito di Gina corrisponde a realtà?
Al sequel l'ardua sentenza...
:lol:
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genbu
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da genbu »

Altra recensione dal corriere della Sera :

Il maiale volante di Miyazaki pirata (antifascista) del cielo
Il poetico cartoon-apologo del maestro giapponese

La faccia è, indubitabilmente, da porco, ma l’abilità nel guidare gli idrovolanti è quella dei grandi piloti (uno dei suoi amici si chiama Arturo Ferrarin, come l’asso dell’aviazione italiana della Grande guerra), l’impermeabile con il bavero rialzato e la cintura stretta in vita sembra uscita dall’armadio di Bogart e il gusto di fare a cazzotti rimanda al John Wayne più epico, quello di La taverna dei sette peccati o di Un uomo tranquillo. Il nome, poi, Marco Pagot, è chiaramente un omaggio a una celebre dinastia di disegnatori italiani (quelli del primo lungo italiano, I fratelli Dinamite, e del pulcino Calimero) mentre la passione «segreta» è quella di un cinefilo di razza (nella prima scena lo scopriamo pisolare con la faccia coperta da una rivista che si chiama «Cinema» e nel suo solo momento di pausa lo troviamo in una sala buia a godersi un cartone animato che cita i personaggi di Pat Sullivan e Max Fleischer).

Sono molte le piste che si intrecciano nel definire il protagonista del film di animazione di Hayao Miyazaki che finalmente arriva sugli schermi italiani (la produzione è del 1992) ma quasi a nessuna il regista-sceneggiatore vuole dare una risposta precisa, a cominciare dalle cause per cui il protagonista a un certo momento della sua vita assume le sembianze di un maiale fino all’ambientazione italiana e alle ragioni per cui la polizia fascista lo insegue (il film si svolge nel 1929). Ma è certamente meglio così, perché lasciare lo spettatore con tante domande insolute contribuisce ad aumentare il mistero e il fascino del film.

Come il Rick di Casablanca, anche il protagonista di Porco Rosso ha dunque un passato misterioso che sicuramente non dev’essere piaciuto alle autorità (all’amico Ferrarin, che lo invita a rientrare nei ranghi, risponde: «Piuttosto che diventare un fascista meglio essere un maiale») e come tanti eroi malinconici e disillusi «alla Bogart» ha un amore che non si concretizza mai, quello per la dolce Gina. Per campare, fa il cacciatore di taglie, inseguendo i «pirati del cielo» che sui loro idrovolanti derubano le navi nell’Adriatico, almeno fino a quando assoldano un campione americano per difendersi, Donald Curtis, che nel primo scontro aereo con Marco «Porco Rosso» Pagot ha la meglio, ma solo perché il suo aereo (una copia abbastanza precisa del Macchi M.33) ha bisogno di una bella revisione.

Il film si sposta così a Milano, in una officina sui Navigli, dove l’aereo viene rimesso a nuovo da una intraprendente e giovanissima meccanica, Fio, che naturalmente decide di seguire il pilota e che diventa un ulteriore ragione di scontro con Curtis, rubacuori impenitente che corteggia sia Gina sia Fio. Come andrà a finire la sfida tra i due assi degli idrovolanti, che comincia in cielo e finisce a pugni nel bagnasciuga, lo lasciamo scoprire allo spettatore, che riuscirà anche a intravvedere il volto umano del protagonista grazie alla «curiosità» di Fio e al racconto di un’epica battaglia della prima guerra mondiale.

Ma poi è tanto importante scoprire che cosa è successo in guerra o che cosa ha trasformato Marco Pagot in «Porco Rosso»? Miyazaki ci fa capire che la sua risposta è sicuramente negativa: così come i Navigli di Milano - su cui l’idrovolante rimesso a nuovo tenta una fuga rocambolesca dalla polizia fascista - possono assumere le forme e il fascino della Senna mentre la città italiana trascolora in una specie di ville lumière, allo stesso modo il protagonista ha la statura degli eroi mitici che ci ha tramandato il cinema, vicinissimi a scoprire il mistero della vita e poi rassegnati e immalinconiti dal mondo di nani in cui hanno accettato di vivere.

Come i Bogart, come i Wayne, come i cavallieri dell’aria che sfidavano pericoli e nemici «protetti» dalla sola candida sciarpa della donna amata, Porco Rosso è il campione di un mondo che forse non è mai esistito, dove i discorsi di una ragazzina sull’«onore degli aviatori» possono redimere i più incalliti briganti e le donne aspettano che la timidezza dei loro spasimanti lasci finalmente il campo a un’appassionata dichiarazioni d’amore mentre l’eroe porta con orgoglio la sua faccia da maiale, romanticissimo e iconoclasta simbolo di una schiatta di uomini che detestano la «rispettabilità» ma che non si sognerebbero mai di ostentare la loro superiorità.

Paolo Mereghetti
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da Goidil »

Letta stamane la critica del Mereghetti, che come al solito si dilunga inutilmente sulla trama ma almeno ha l'ardore di comprendere al meglio lo spirito della pellicola, per quanto calchi fin troppo l'impronta politica che è mero badalucco.
Mi ha colpito questo passaggio. "il protagonista ha la statura degli eroi mitici che ci ha tramandato il cinema, vicinissimi a scoprire il mistero della vita e poi rassegnati e immalinconiti dal mondo di nani in cui hanno accettato di vivere".
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da Dragone »

Shito ha scritto:Eccerto.

Anche se forse il riferimento a Reagan è sensato.

Il personaggio nella storia illustrata originale 'Hikoutei Jidai' si chiamava 'Chuck', nel film diventa 'DONALD Curtis', e Donald assomiglia a Ronald. Considerando che Curtiss dice chiaramente di voler diventare 'una grande star di Hollywood' e poi 'il presidente', il riferimento potrebbe dirsi presente, quanto meno nella logica canonica del 'sogno americano'.

Nessuno a parte me ha trovato la fonte dei nomi di 'Marco' e 'Fio'?

Suggerimento: non è un caso se due protagonisti di Metal Slug si chiamano 'Marco Rossi' e 'Fio(lina) Germi'.

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Qualcuno sveli l'arcano :D sono giga curioso!
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Re: Porco Rosso - stralci dal (ri)doppiaggio

Messaggio da KwErEnS »

Marco
Il personaggio che nella versione italiana è stato chiamato "Violetta", in quella originale era "Fiorina".
Non so perché sia stato traslitterato erroneamente come "Fiolina".