Penauts ha scritto:Attenzione! Non bisogna confondere "quello che ha detto" l'autore con "quello che vuole dire", perché mentre per il primo punto abbiamo il riscontro oggettivo e tangibile nel film stesso come "oggetto" (parola-immagine-suono), per il secondo abbiamo solo la nostra speculazione intellettuale.
Perchè, l'utilizzare un vocabolario comune anzichè molto ricercato non è "quello che ha detto"?
Faccio un esempio estremo così ci capiamo (spero):
In Inuit esistono 20 parole diverse per parlare di Neve tutte comuni, e io, per tradurre un'espressione faccio dire a un bimbo "Gragnola" sto facendo la seguente operazione: l'autore eschimese ha fatto parlare un bimbo come un bimbo, utilizzando una parola che i bimbi eschimesi usano. Io, nel mio adattamente, sto facendo utilizzare ad un bimbo una parola
"scientifica" con cui il bimbo (ma anche l'adulto) italiano non è affatto familiare per esprimere il più adeguamente possibile il riferimento filmico ed essere, secondo il linguaggio di Shito, "Più fedele possibile".
Ora, davanti a un'azione di questo tipo, esistono due posizioni antitetiche:
1- "Gragnola" è Italiano? E' desueto, ricercato, complicato, non verrebbe mai in bocca a un bimbo italiano? Chissenefrega.
PRO: sono lessicalmente più fedele possibile all'originale. CONTRO: Un bimbo che è supposto parlar da bimbo (e questo è "quello che ha detto", non una speculazione nostra, perchè la lingua è lingua) parla come il colonnello Giuliacci. Questo potrebbe rovinare l'atmosfera del film: generare ilarità non prevista (o al contrario rovinare l'ilarità prevista), dipingere un WTF nela faccia degli spettatore...etc...
2- Un bimbo direbbe mai "Gragnola"? Ma neanche un adulto! Allora facciamogli dire "Neve".
PRO: Un bimbo parlerà da bimbo, "quello che ha detto" l'eschimese sarà reso in quanto bimbo, senza rovinare l'atmosfera che anche quella "sta nelle parole" e non è frutto di un "processo alle intenzioni" ed ha la stessa dignità ontologica (se non di più, per come lavoro io) della grammatica e del lessico. CONTRO: ho perso la sfumatura (a cui frega a molti italiani francamente) fra "Gragnola" e "Neve".
Secondo me sono entrambe scelte possibili, entrambe affrontabili, entrambe discutibili se fatte come capita, entrambe valide se fatte con criterio.
In entrambi i casi qualcosa viene "perso nella traduzione", chiunque parla in modo decoroso più di una lingua sà che non ne si può fare a meno, specialmente nelle espressioni parlate, specialmente se le lingue sono molto diverse fra di loro. Nel primo caso viene perso il realismo di far parlare un bambino come un bambino, nel secondo caso viene persa una sfumatura lessicale.
Forse il primo caso può essere rimediato con un'ottima recitazione, forse il secondo caso non è così fondamentale per un Italiano coglierla (se lo fosse anche la parola "Gragnola" sarebbe comune quanto "Neve" e il problema non si presenterebbe) ma a questo punto sì che si fa della speculazione.