Io, dal canto mio, vado a recarmi a nanna.

Moderatore: Coordinatori
^^;genbu ha scritto: Per farla breve si contesta la forma di alcune (se non tutte)frasi...ossia sono rese in un italiano inadatto al pubblico o che comunque rende di difficile comprensione gli avvenimenti narrati nella pellicola...ciò preso?
È ancora più grave che sia proprio il distributore italiano a dover cambiare target ad un'opera pur di divulgarla, dal momento che se non è il distributore il primo a comprendere il bacino di utenza del film, figuriamoci il pubblico di spettatori...Shito ha scritto:Volevo anche dire che il film in questione non è mai stato inteso, dal distributore italiano -ma in base quanto ho visto e letto direi neppure dai suoi autori- come rivolto a un pubblico infantile.
Come si può chiaramente leggere si parla di Harry Potter e Pokémon, non certo di Titanic in 3D.Wikipedia ha scritto:Il film ha debuttato al terzo posto al botteghino giapponese, dietro i film Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 2 e Pokémon il film: Nero e Bianco con circa 450.000 biglietti venduti e un ricavo di 587 milioni di yen (circa 5 milioni e 180 mila Euro).
I pensieri di Lucky Red confermano quindi quanto sospettavo in partenza: questi sono diventati film d'élite. Se poi tu stesso, Gualtiero, sostieni che il pubblico infantile italiano non sia pronto ad accogliere un film di questo genere, perché non fai qualcosa per ripristinare il target originario? E invece no, fai l'esatto opposto: con i tuoi adattamenti lo ghettizzi ancora di più.Wikipedia ha scritto:La collina dei papaveri ha ricevuto generalmente valutazioni positive da parte della critica specializzata. Mark Schilling del Japan Times lo descrive come un "film per ragazzi, candido e melodrammatico", ne critica la regia, e la trama, come "scontata", ma sottolinea la qualità nei dettagli e nella resa storica.
Credo al contrario che l'uso del futuro semplice caratterizzi la frase essa tutta di una certa casuale insignificanza, minimizzando il 'peso' dell'intenzionalità dell'azione. Si noti che nel secondo caso, quando Umi prende congedo dalla nonna per andare a preparare la cena, e lo fa con altro viso e altro tono, ho usato sempre il termine 'recarsi', ma in futuro semplice. In questo secondo caso, infatti, il tono è quello di 'ormai è l'ora di fare ciò', nel primo caso (il recarsi dalla nonnina) era al contrario una intenzione più schietta e personale. Resta intesa, in questo caso, una ampia gamma di opinabilità. Ovvero non potrei dire che 'andrò dalla nonnina' sia errato o scorretto, perché è una frase in italiano corretto.Tuffgong ha scritto:E un semplice "...andrò dalla nonnina"? L'intenzionalità dell'espressione non sarebbe comunque stata rispettata?
Io, dal canto mio, vado a recarmi a nanna.
Caro Gualtiero, i verbi fraseologici in italiano sono molti, non esiste solo andare. Primo fra tutti è il verbo stare, che mantiene a tutti gli effetti l'atto intenzionale tipico della perifrastica attiva della grammatica latina.Shito ha scritto:A mia memoria, il verbo 'recarsi' compare nel testo del film solo due volte, sempre usato da Umi in realazione a sua nonna, una nonna a cui Umi da del voi. In una sola delle due occorrenze è usato in combinazione con il verbo 'andare' (vado a) in aggiunta fraseologica. 'Recarsi' (nella sua forma riflessiva) significa essenzialmente 'portarsi' in un luogo, non schiettamente 'andare' in un luogo. La costruzione fraseologica con andare, usata per sottolineare una messa in atto intenzionale, ovvero la dichiazione di intendi immediati d'azione, come in 'vado a incominciare', 'vado a terminare', etc -per esempio- non è pertanto tautologica in senso stretto, piuttosto rafforzativa. Umi sta lasciando una stanza -anzi si accinge a farlo e annuncia tale intenzione-: non si sta già 'recando'. Non potrebbe dire 'io mi reco dalla nonnina', come direbbe se si trovasse a dirlo in corso di marcia, come in un corridoio. La costruzione potrebbe intendersi analoga a un "vado dunque a portarmi nelle retrovie". Il senso di 'vado a' è fraselogicamente figurato.Seijikun ha scritto:ma adesso però questa “vado a recarmi”, me la spieghi?! (Ti giuro, solo questa costruzione… per favore!)![]()
Dai, un po’ io ci scherzo… ma questa forma è anch’essa un mot d’esprit?
Capisco ciò che dici e le sfumature che ti hanno portato alla scelta finale. Suppongo tuttavia che, posto l'utilizzo di "...andrò dalla nonnina", un ruolo fondamentale al fine di evidenziare l'intenzionalità di Umi lo avrebbe potuto avere proprio il doppiaggio. Solo supposizioni da super-ignorante in fatto di adattamento, traduzioni e quant'altro. Sia chiaro.Shito ha scritto:Credo al contrario che l'uso del futuro semplice caratterizzi la frase essa tutta di una certa casuale insignificanza, minimizzando il 'peso' dell'intenzionalità dell'azione. Si noti che nel secondo caso, quando Umi prende congedo dalla nonna per andare a preparare la cena, e lo fa con altro viso e altro tono, ho usato sempre il termine 'recarsi', ma in futuro semplice. In questo secondo caso, infatti, il tono è quello di 'ormai è l'ora di fare ciò', nel primo caso (il recarsi dalla nonnina) era al contrario una intenzione più schietta e personale. Resta intesa, in questo caso, una ampia gamma di opinabilità. Ovvero non potrei dire che 'andrò dalla nonnina' sia errato o scorretto, perché è una frase in italiano corretto.Tuffgong ha scritto:E un semplice "...andrò dalla nonnina"? L'intenzionalità dell'espressione non sarebbe comunque stata rispettata?
Io, dal canto mio, vado a recarmi a nanna.
Ciò che dici è del tutto sensato, e qui si entra schiettamente nell'ambito delle varie possibili rese tutte corrette (da un punto di vista grammatica e morfosintattico) di una frase. Siamo dunque nell'ambito dell'opinabile e della scelta di resa, di focalizzazione di sfumatura, etc. C'è poi anche da dire che la frase del caso necessitava di una certa 'lunghezza' per ingrombro visivo (la durata del movimento labiale del personaggio che parla 'in campo'), per 'coprire' la quale sono sempre meglio disposto verso costruzioni verbali fraselogiche che all'introduzione di materiale dialogico 'aggiuntivo' ovvero 'inventato' rispetto all'originale.Tuffgong ha scritto: Capisco ciò che dici e le sfumature che ti hanno portato alla scelta finale. Suppongo tuttavia che, posto l'utilizzo di "...andrò dalla nonnina", un ruolo fondamentale al fine di evidenziare l'intenzionalità di Umi lo avrebbe potuto avere proprio il doppiaggio. Solo supposizioni da super-ignorante in fatto di adattamento, traduzioni e quant'altro. Sia chiaro.
Anche l'incantevole Creamy è uno shōjo... e quindi? Rimane sempre una produzione per bambini, anzi bambine.Shito ha scritto:@NobitaNobi
Vedi? C'è sempre da imparare. A questa specifica situazione, ad esempio, non avevo pensato e - anche se con ben poca cognizione di causa - convengo sulla scelta. Grazie!Shito ha scritto:[...]C'è poi anche da dire che la frase del caso necessitava di una certa 'lunghezza' per ingrombro visivo (la durata del movimento labiale del personaggio che parla 'in campo'), per 'coprire' la quale sono sempre meglio disposto verso costruzioni verbali fraselogiche che all'introduzione di materiale dialogico 'aggiuntivo' ovvero 'inventato' rispetto all'originale.
Shito ha scritto: 'Recarsi' (nella sua forma riflessiva) significa essenzialmente 'portarsi' in un luogo, non schiettamente 'andare' in un luogo.
Sostieni che "recarsi", nella sua forma riflessiva, sia sinonimo di "portare". I dizionari, ahimé, dicono qualcosa di ben diverso. Recarsi è sinonimo di portare nella sua forma transitiva:Shito ha scritto:'Recarsi' non è sinonimo di 'andare', è sinonimo di 'portare'.
In un caso come questo, ovvero nella forma transitiva del verbo, il tuo costrutto fraseologico regge:Esempio ha scritto:Mio padre mi recava spesso dalla nonna = mio padre mi portava spesso dalla nonna
E' evidente, invece, che nel nostro caso il verbo recarsi abbia forma intransitiva, e che il suo sinonimo sia andare, non portare. Come vedi, purtroppo, di tautologia si tratta e il costrutto in italiano non regge.Esempio 2 ha scritto:Mio padre andava a recarmi dalla nonna, quando squillò il telefono e si fermò
Credo che, continuando a eludere le mie precise puntualizzazioni introdocendo divagazioni su divagazioni sempre meno opportune, tu stia magnificamente dimostrando la poca cognizione che c'è dietro le tue parole.MrGuglielmo ha scritto:Anche l'incantevole Creamy è uno shōjo... e quindi? Rimane sempre una produzione per bambini, anzi bambine.Shito ha scritto:@NobitaNobi
Questo tuo messaggio è la prova definitiva e chiarifica una volta per tutte perché i tuoi adattamenti siano sbagliati: tu credi che il fruitore di questi prodotti sia la fascia di mercato di cui fai parte tu.
Lasciamo da parte per un attimo quest'ultimo film, la tipologia di adattamento che usi si riflette ugualmente anche in Arrietty, Ponyo e Totoro. È innegabile che questi siano prodotti per bambini ed è innegabile che li hai adattati come adatteresti la più grande opera filosofica giapponese.
Direi proprio di no.Shito ha scritto:^^;genbu ha scritto: Per farla breve si contesta la forma di alcune (se non tutte)frasi...ossia sono rese in un italiano inadatto al pubblico o che comunque rende di difficile comprensione gli avvenimenti narrati nella pellicola...ciò preso?
Io sono un maestro di errori di battitura, e chi ha la sfortuna di leggermi da un po' di tempo senz'altro ha a che dolersene, ma mi stai davvero contestando improprietà linguistiche in questi termini, o amico dal solido guscio?
A metà non sono riuscito più a continuare a leggere (sono retorico, di nuovo): se vuoi davvero rispondere dovresti cercare di distinguere chi ha detto cosa e perché. Io non ho parlato di lessico, anzi. Se ti va, rileggi i miei interventi e non attribuire ad altri frasi o commenti che non li riguardano (io sono quello che ha portato ad esempio Landolfi, ndr).Shito ha scritto:Algid: grammatica e sintassi ...