Coquelicot-Zaka kara - alacremente in italiano

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Arcuum_ocra
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da Arcuum_ocra »

Ringrazio molto per spunti interessanti che ho letto in questo thread e in particolare per le testimonianze di genitori inerenti alla visione di film avuta con i figli.

Per Algid o per chi avesse la voglia di leggere.

Riguardo alla via, al metodo terzo rispetto a quello del Cannarsi e rispetto a quello degli scempi passati ("Mononoke Hime" ad esempio) sento personalmente una mancanza: quella di un esempio realizzato di questo metodo.

Intendo: uno o due film (anche originariamente in inglese, non necessariamente in giapponese) doppiati in italiano che cerchino di essere fedeli il più possibile (non sacrifichino questo aspetto) e contemporaneamente non facciano uso di soluzioni linguistiche innaturali (in special modo mi interessa la comprensione di questo "innaturali").

Dico proprio film tradotti, adattati e doppiati, non metodi teorici discussi in accademie, su testi universitari o altrove. Ritengo infatti che comunque si stia parlando e facendo riferimento a dei film (in particolare film d'animazione giapponese) usciti al cinema, ovvero prodotti concreti su cui è stato usato un metodo.

Proprio di base, proprio per capire, a monte di tutte le considerazioni che io possa o voglia fare, vorrei intendere questa via ulteriore che viene citata a partire da qualcosa che è stato effettivamente realizzato (ovviamente come ogni richiesta la si potrà accettare o rifiutare senza doveri verso alcun chi).

Grazie in ogni caso per la lettura e scuate eventuali errori o castronerie.
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Paul Hindemith
pippov
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da pippov »

Di che parliamo? Posso dire che esistono varie serie, recenti, per le quali sui forum di appassionati non vengono evidenziati particolari errori di traduzione/adattamento. E ad ascoltarle, si sente un normalissimo italiano corrente, senza "eccessi linguistici" e senza costruzioni particolarmente ostiche.

Se, invece, volevi un Ghibli con quelle caratteristiche, ad oggi forse non c'è. Ma questo lo sappiamo, e non credo che il senso del tuo intervento fosse questo...
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Arcuum_ocra
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da Arcuum_ocra »

pippov ha scritto:Di che parliamo? Posso dire che esistono varie serie, recenti, per le quali sui forum di appassionati non vengono evidenziati particolari errori di traduzione/adattamento. E ad ascoltarle, si sente un normalissimo italiano corrente, senza "eccessi linguistici" e senza costruzioni particolarmente ostiche.

Se, invece, volevi un Ghibli con quelle caratteristiche, ad oggi forse non c'è. Ma questo lo sappiamo, e non credo che il senso del tuo intervento fosse questo...
Io parlavo di film e non di serie, anche se potrebbe essere poi interessante parlare anche di quelle.

Tuttavia quello che mi preme di più (e ti ringrazio per l'opportunità di chiarire meglio quello che dicevo) è che si siano effettivamente riscontrate entrambe le cose che dicevo prima.

Quindi, chiedevo se al di là di questioni di metodo teoriche, ci fossero esempi riscontrati da qualcuno in prima persona (o attraverso interventi puntuali anche su un sito, in caso, certo) di film doppiati in italiano che cerchino di essere fedeli il più possibile (non sacrifichino questo aspetto) e contemporaneamente non facciano uso di soluzioni linguistiche innaturali (in special modo mi interessa la comprensione di questo "innaturali").

Per intenderci, una persona che abbia visto il film in lingua originale, abbia la capacità di capire quella lingua e faccia il confronto con il doppiato italiano evidenziando infine la compresenza di fedeltà all'originale e di "un normalissimo italiano corrente, senza "eccessi linguistici" e senza costruzioni particolarmente ostiche". Appunto, per intendere a partire da un esempio concreto e realizzato questo metodo alternativo.

Ovviamente si parla di persone che abbiano effettivamente fatto un controllo, dato che il solo fatto che non vengano "evidenziati particolari errori di traduzione/adattamento" non dice nulla sul fatto che siano stati effettivamente controllati gli originali.

Spero di aver chiarito!

Grazie ancora della lettura!
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da Penauts »

Magari film giapponesi o cinesi, o comunque orientali, insomma che appartengano ad una cultura distante, altrimenti il paragone non reggerebbe.
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genbu
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da genbu »

mmm...più facile a dirsi che a farsi. C'è anche la particolarità che Shito adatta e dirige il doppiaggio. Questo vuol dire che ha l'ultima parola sul lavoro finale. Cosa che non accade con molti altri adattatori (mi sembra che sia una prassi abbastanza consolidata che il Direttore del doppiaggio modifichi delle frasi proprio in sede di doppiaggio...).
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Arcuum_ocra
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da Arcuum_ocra »

Penauts ha scritto:Magari film giapponesi o cinesi, o comunque orientali, insomma che appartengano ad una cultura distante, altrimenti il paragone non reggerebbe.
Penso di capire un po' quello che dici, e naturalmente sarebbe ancora più apprezzato. Tuttavia per ora mi interesserebbe un esempio che partisse da un film anche non giapponese (se è giapponese tanto meglio, s'intende), proprio come primo approccio alla comprensione di quel metodo.

Penso che così facendo il più ampio bacino di pesca aumenterebbe le possibilità di rinvenire questi eventuali casi effettivi (sottolineo comunque ancora che ciò sarebbe un primo passo verso un mio tentativo di comprensione, non un punto d'arrivo).
genbu ha scritto: mmm...più facile a dirsi che a farsi. C'è anche la particolarità che Shito adatta e dirige il doppiaggio. Questo vuol dire che ha l'ultima parola sul lavoro finale. Cosa che non accade con molti altri adattatori (mi sembra che sia una prassi abbastanza consolidata che il Direttore del doppiaggio modifichi delle frasi proprio in sede di doppiaggio...).
Sicuramente è un elemento interessante da sapere anche per comprendere che si sta parlando di un processo con varie fasi, credo. Chiaramente ci sono le responsabilità di ciascuno per ogni decisione presa da ciascuno.

Per quanto mi riguarda, riguardo a questa cosa di "altro metodo", sono ancora in una fase di "provo a capire". Quindi un doppiaggio che abbia quelle due caratteristiche che dicevo già potrebbe essere un punto di partenza anche se frutto di un gruppo di persone diverse e con una catena di lavoro eterogenea. Sto cercando davvero un punto di partenza a monte.
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Tuffgong
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da Tuffgong »

pippov ha scritto:Di che parliamo? Posso dire che esistono varie serie, recenti, per le quali sui forum di appassionati non vengono evidenziati particolari errori di traduzione/adattamento. E ad ascoltarle, si sente un normalissimo italiano corrente, senza "eccessi linguistici" e senza costruzioni particolarmente ostiche.

Se, invece, volevi un Ghibli con quelle caratteristiche, ad oggi forse non c'è. Ma questo lo sappiamo, e non credo che il senso del tuo intervento fosse questo...
Beh, pippov, però è anche un po ovvio. Certamente dipende sempre da chi commenta/analizza il prodotto. Da chi frequenta quello specifico forum. Dalle pretese di ognuno di noi. Sicuramente se ad analizzare certi lavori fosse Gualtiero, i "particolari" errori comparirebbero come funghi. E torniamo nuovamente alla questione iniziale. Ognuno ha il suo metodo, ognuno ha la propria teoria (più o meno giusta/corretta), ognuno le proprie pretese. Insindacabili quanto opinabili. Stiamo pur sempre parlando di professionisti, come dici. Posso appoggiare o meno un risultato, posso digerire o meno una espressione ma arrivare ad etichettare - come è stato fatto - "porcheria" il lavoro di Shito mi sembra eccessivo e anche un tantino presuntuoso. Conosci le polemiche e anchi i miei dissensi, talvolta, verso il suo operato ma tant'è... a me comunque va bene. Preferisco storcere il naso dopo una battuta ma sapere che - nonostante tutto - ha un suo valore. Che è corretta. Che è - forse - talmente corretta da "suonare male". E questa è, in parole spicciole, fiducia.
Non trovo nemmeno così superficiale dire "beh, dopotutto sono 2/3 battute in un film". Si, mi risultano indolori e ho il diritto di digerirle senza disturbi di sorta e senza il dovermi sentire poco intelligente/radical chic. Possono scrivere che si tratta di "porcheria" e dovrebbe essere limitante dire che "2 o 3 battute stonate" in un film non sono per me gran cosa? No, non la penso così.

E, fidati, non si tratta di difendere Shito. Non avrebbe senso viste le tante divergenze su innumerevoli aspetti che ci dividono e non avrebbe alcun motivo visto che non avrebbe certo bisogno di me. Dico solo una cosa in virtù del fatto che, come più volte abbiamo sottolineato, stiamo parlando di professionisti. Sapere che uno di questi possa cambiare le proprie idee, ma più che altro, la propria idea professionale solo perchè gli vengono mosse delle critiche lo troverei un tantino triste. Non perchè uno non si possa ravvedere, sia chiaro. A fronte di una riflessione, a fronte di un percorso (suo), il dietro front ci può stare (e non ci sputerei nemmeno sopra :sorriso2: ) ma in questi termini no. Mi tengo le "2-3 battute stonate" tutta la vita.

Da qui l'etichettare un po il tutto come "inutile e sterile" polemica. Si può discutere, ragionare, confrontarsi, ma deve finire li. Proprio li. Denigrare il lavoro altrui no, a maggior ragione se - come mi sembra di capire - non vi è nulla di errato. Perchè il "suonare strano", "l'italiano di Shito", "il linguaggio forbito della zia del cugino di Hiroshivaacaccia" errori non sono. :wink:
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da pippov »

Tuffgong ha scritto:i "particolari" errori comparirebbero come funghi.
Beh, ma non sarebbero errori, sarebbero quello che dici tu: diversa filosofia.
Tuffgong ha scritto:Non trovo nemmeno così superficiale dire "beh, dopotutto sono 2/3 battute in un film". Si, mi risultano indolori e ho il diritto di digerirle senza disturbi di sorta e senza il dovermi sentire poco intelligente/radical chic. Possono scrivere che si tratta di "porcheria" e dovrebbe essere limitante dire che "2 o 3 battute stonate" in un film non sono per me gran cosa? No, non la penso così.
E' per questo che invitavo a superare un po' la diatriba sulla singola frase e a parlare di un metodo. Se il problema fossero quelle 2-3 frasi artefatte, quelle 2-3 parole che "suonano male", il discorso sarebbe già finito, come successo altre volte. In questa occasione mi sembra che la discussione abbia preso una piega ben più interessante. E, in questa occasione, forse non è il caso di tornare sui soliti argomenti, ma di tentare di andare avanti.
Tuffgong ha scritto:Sapere che uno di questi possa cambiare le proprie idee, ma più che altro, la propria idea professionale solo perchè gli vengono mosse delle critiche lo troverei un tantino triste. Non perchè uno non si possa ravvedere, sia chiaro. A fronte di una riflessione, a fronte di un percorso (suo), il dietro front ci può stare (e non ci sputerei nemmeno sopra :sorriso2: ) ma in questi termini no.
Che poi era quello che tentavo di dire ad Algid più indietro. ^^
Tuffgong ha scritto:Da qui l'etichettare un po il tutto come "inutile e sterile" polemica. Si può discutere, ragionare, confrontarsi, ma deve finire li. Proprio li. Denigrare il lavoro altrui no, a maggior ragione se - come mi sembra di capire - non vi è nulla di errato.
D'accordo sulla prima parte: è un discorso teorico, e un po' fine a sé stesso, si. Perchè non si convince Shito di essere eventualmente in torto con 2 interventi su un forum. Ed è giusto così, come dicevamo poco sopra.
Sul "nulla di errato" si può discutere. Non saranno errate le singole parole, e forse, forse, forse, nemmeno le singole frasi (anche se quella riportata di Arrietty è oggettivamente incomprensibile ad un primo ascolto in "visione rilassata"...). Ma se si potesse arrivare a dimostrare - cosa impossibile ovviamente - che errato fosse lo stesso sistema di adattamento di Shito... beh, forse sarebbe ben più grave, no? :sorriso2:
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dolcemind
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da dolcemind »

Ma solo a me paiono illogiche le critiche?
C’è proprio una mancanza di logicità ed il discorso non fila.
Riassumo le critiche: il metodo è sbagliato perché mi fa perdere la stessa naturalezza che provano i Giapponesi quando guardano lo stesso film.
A parte che cosa sia naturale per le due popolazioni nessuno sa dirlo. Perché nessuno conosce non solo la lingua ma nemmeno gli usi e costumi (queste opere potrebbero aiutare).
Ad esempio, esiste un equivalente italiano del Keigo giapponese?
Si potrebbe rendere un italiano più formale ma non sarebbe lo stesso.
Credo che invece che Shito riuscirebbe a rendere bene anche questo. Perché lo dico? Perché so con quanta minuziosità studierebbe le frasi e con quanta scrupolosità proverebbe a renderle.
Adesso. Vale la pena farlo? Di certo per un Giapponese apparirebbe naturale o quanto meno riconoscerebbe quello che sta accadendo. Per lasciare inalterata la naturalezza dello spettatore italiano di certo non si potrebbe andare oltre un linguaggio formale.
Adesso togliamo Shito che è un appassionato di lungo corso oltre che un professionista scrupoloso. Qualcuno di voi davvero crede che Tizio medio Caio perderebbe più di 2 minuti a rendere la frase?
Faccio un esempio illustre che mi pare di aver già fatto ma che mi colpì molto:
http://youtu.be/texubR0hXuQ
Adesso le cose sono 2: o si rinuncia ad aver reso quel che c’è davvero sullo schermo, oppure si perde a vantaggio di una maggiore immediatezza. Per me si perde un pezzo di cultura di quel che guardo. La cosiddetta terza via potrebbe essere attuata o da Shito stesso (ma perché dobbiamo chiedergli di violentare se stesso?) o da un altro appassionato similmente competente ma comunque si perderebbe qualcosa.
Ripeto, vale la pena farlo? Una volta che si scende a compromessi vale per tutto. Chi critica per me dovrebbe ammettere che va bene scendere a compromessi per tutto. Lo capisco! Lo capirei!
Ma criticare stando nel mezzo (sono per il rispetto dell’opera ma voglio anche mantenere la naturalezza) vuol dire o non aver capito o fare il furbo.
Ce ne sono esempi illustri di opere violentate.
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da Tuffgong »

pippov ha scritto:Beh, ma non sarebbero errori, sarebbero quello che dici tu: diversa filosofia.
Esatto! Si può discutere su quale si confaccia meglio ai propri gusti ma non affossarne una a favore dell'altra.
pippov ha scritto:E' per questo che invitavo a superare un po' la diatriba sulla singola frase e a parlare di un metodo. Se il problema fossero quelle 2-3 frasi artefatte, quelle 2-3 parole che "suonano male", il discorso sarebbe già finito, come successo altre volte. In questa occasione mi sembra che la discussione abbia preso una piega ben più interessante. E, in questa occasione, forse non è il caso di tornare sui soliti argomenti, ma di tentare di andare avanti.
E' alquanto complicato, pippov, superare la diatriba se - nonostante Gualtiero abbia spiegato i motivi e le ragioni che lo spingono ad avere abbracciato quella specifica filosofia - si tende al voler affermare il proprio "gusto" su quello altrui. In questo caso la diatriba terminerebbe con uno "0 a 0 e palla al centro": ognuno rimane sulle proprie convinzioni pur rispettando quelle altrui. Non c'è via di scampo in quanto - dando per scontato che entrambi i metodi siano esclusivamente scelte, prive di errori tecnici, linguistici, contenutistici - il "problema" rientrerebbe nella categoria "gusto", talvolta difficile da delimitare, da circoscrivere e anche (soprattutto) da giudicare.
pippov ha scritto:Che poi era quello che tentavo di dire ad Algid più indietro. ^^
Ci troviamo perfettamente d'accordo. :sorriso2:
pippov ha scritto:D'accordo sulla prima parte: è un discorso teorico, e un po' fine a sé stesso, si. Perchè non si convince Shito di essere eventualmente in torto con 2 interventi su un forum. Ed è giusto così, come dicevamo poco sopra.
Sul "nulla di errato" si può discutere. Non saranno errate le singole parole, e forse, forse, forse, nemmeno le singole frasi (anche se quella riportata di Arrietty è oggettivamente incomprensibile ad un primo ascolto in "visione rilassata"...). Ma se si potesse arrivare a dimostrare - cosa impossibile ovviamente - che errato fosse lo stesso sistema di adattamento di Shito... beh, forse sarebbe ben più grave, no? :sorriso2:
Premesso che Arriety è l'unico film che ancora non ho visionato e sul quale quindi non posso pronunciarmi, in quel caso sarebbe certamente ben più grave la situazione. In quel caso ci troveremmo davanti al triplice fischio finale dato che saremmo di fronte ad un errore oggettivo. In quel caso non avrebbero più significato le X pagine del thread perchè abbiamo dato per assunto il fatto che entrambe le filosofie sono allo stesso modo (forse) corrette. Visto però che tu stesso etichetti quest'ultima ipotesi come "impossibile da dimostrare"... ^^
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da pippov »

dolcemind ha scritto:La cosiddetta terza via potrebbe essere attuata o da Shito stesso (ma perché dobbiamo chiedergli di violentare se stesso?) o da un altro appassionato similmente competente ma comunque si perderebbe qualcosa.
Ripeto, vale la pena farlo? Una volta che si scende a compromessi vale per tutto. Chi critica per me dovrebbe ammettere che va bene scendere a compromessi per tutto. Lo capisco! Lo capirei!
Ma criticare stando nel mezzo (sono per il rispetto dell’opera ma voglio anche mantenere la naturalezza) vuol dire o non aver capito o fare il furbo.
Ce ne sono esempi illustri di opere violentate.
Per me Tertium non datur.
Per me, la terza via sarebbe l'ideale. Se si potesse accoppiare l'opera di ricerca e approfondimento che Shito compie su ogni aspetto dell'opera con una resa italiana più fluida e meno artefatta, sarebbe l'ideale. Cosa perderesti?
Non è detto che l'aderenza al giapponese sia un valore in sè. Lo è se permette allo spettatore "appassionato e cultore" di apprezzare elementi che andrebbero persi con un adattamento "libero". Ma ti faccio notare che, all'inverso, un adattamento libero - ma corretto - offrirebbe allo spettatore "cultore" le medesime possibilità di approfondimento, lasciando libero lo spettatore "ignorante" di guardarsi in pace sto benedetto film. In entrambi i casi sarebbero necessarie le famose note a piè pagina ma, nel secondo, chi non avesse voglia di leggerle potrebbe farne a meno. :tongue:
Come diceva qualcuno, 0 a 0 e palla al centro. :sorriso2:

Comunque, a me interessa la questione in quanto "disputa teorica". Come diceva qualcuno indietro, è un dato di fatto che questi film li lavori Shito. E va benissimo così. Ma non vedo perchè non si possa discutere di alcuni aspetti che ciclicamente, ad ogni nuova uscita, riemergono.
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da Penauts »

Mah, secondo me le vie sono solo due e sono inconciliabili:

-aderire al testo in maniera maniacale, e dare ad esso la priorità ultima quando ci si trova di fronte ad una scelta;
-"addomesticare" il testo cercando di interpretare "l'atmosfera", anche se questo significa distaccarsi dall'unica verità oggettiva che si ha sottomano, che è la parola scritta dall'autore.

Come dice dolcemind:
dolcemind ha scritto: [...] Tutto il resto che ho letto non ha senso.
O l'uno o l'altro. Le vie di mezzo sono espressioni di preferenze di gusto che lasciano il tempo che trovano. [...]
Le vie sono inconciliabili poiché partono da presupposti opposti! Non puoi contemporaneamente pensare di dare priorità ultima alla parola E di sacrificarne occasionalmente l'esattezza nel nome di una presunta "atmosfera". Altrimenti il metodo non è più rigoroso, non è più un metodo, è "fare come mi piace come e quando voglio", che è certamente un modo di fare lecito, ma non è discutibile e non può essere certo spacciato per "filosofia dell'adattamento". (imho)

La proposta di Tuffgong di cercare degli esempi pratici secondo me è molto interessante (anche se secondo me farebbe emergere esattamente quanto dicevo sopra)
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da nickmars »

Le traduzioni sono come le donne. Quando sono belle non sono fedeli, e quando sono fedeli non sono belle.
Carl Bertrand, in Dante Alighieri, Divina Commedia, 1887/94 (prefazione)
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da neodago »

Penauts ha scritto:Mah, secondo me le vie sono solo due e sono inconciliabili:

-aderire al testo in maniera maniacale, e dare ad esso la priorità ultima quando ci si trova di fronte ad una scelta;
-"addomesticare" il testo cercando di interpretare "l'atmosfera", anche se questo significa distaccarsi dall'unica verità oggettiva che si ha sottomano, che è la parola scritta dall'autore.
...
Ok, la prima strada è quella scelta da Shito, come ha ampiamente spiegato più e più volte.
In molti qui chiedono che venga seguita la seconda strada in modo da rendere maggiormente fruibile l'opera originale ad un pubblico più vasto ed eterogeneo.
A me piacerebbe che si seguisse la seconda via (anche se è ormai chiaro che Shito non cederà), precisando però quanto segue:
1) "addomesticare" il testo non vuol dire per forza storpiare nomi oppure introdurre parole o concetti non presenti nell'originale, ma semplicemente renderli di più facile comprensione ad un pubblico più vasto senza snaturare il significato originale. Non vorrei tornare ancora sulla solita frase "andrò a recarmi", ma secondo me si poteva rendere benissimo in altro modo più "comune" senza stravolgere il senso della frase e rispettando il movimento delle labbra. Poi possiamo discutere a vita sul significato di "lingua comune" o "Italiano standard", ma, se molti utenti qui (e non solo) hanno trovato "stonate" certe battute, forse sarebbe il caso di fermarsi a pensare un attimo che forse ci potevano essere strade diverse.
2) la prima strada è una chimera, è una missione impossibile dato che non esiste una traduzione 1:1 da una lingua ad un'altra (altrimenti questo thread non esisterebbe neppure); non esistono parole che abbiano lo stesso significato tra due lingue diverse, figuriamoci poi tra due lingue di culture e paesi completamente diversi come il Giappone e l'Italia. Se poi si considera anche che la frase deve rispettare il movimento delle labbra è palese che non si riuscirà mai ad esprimere in modo esatto il teso originale.
Dopo queste due considerazioni io rimango dell'idea che è inutile incaponirsi nella ricerca dell'impossibile scontentando una fetta di pubblico quando invece, con scelte più accomodanti, nessuno si sarebbe lamentato.
Se consideriamo sempre lo stesso esempio di prima, se la frase fosse stata "andrò dalla nonnina", dubito che qualcuno sarebbe venuto qui a protestare dicendo che avrebbe preferito "andrò a recarmi dalla nonnina". O forse sbaglio?
Secondo me non ci sono solamente due strade, il bianco ed il nero, ma ci sono altre possibilità, ci sono molte sfumature di grigio in mezzo. L'alternativa alla traduzione (adattamento) super rigorosa non è solamente lo scempio stile Mediaset anni '80, questo vorrei che fosse chiaro per tutti.
concludo rinnovando la mia stima a Shito per tutto l'impegno e la professionalità che ci mette nel suo lavoro, la apprezzo veramente! Gli/mi auguro però un po' più di "elasticità" in questa sua visione assolutista.
pippov
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Re: Dalla Collina dei Papaveri - diario dei lavori italiani

Messaggio da pippov »

Penauts ha scritto:Mah, secondo me le vie sono solo due e sono inconciliabili:

-aderire al testo in maniera maniacale, e dare ad esso la priorità ultima quando ci si trova di fronte ad una scelta;
-"addomesticare" il testo cercando di interpretare "l'atmosfera", anche se questo significa distaccarsi dall'unica verità oggettiva che si ha sottomano, che è la parola scritta dall'autore.
Bah. A me sembra che siano sempre e comunque opinini, benchè si faccia sempre riferimento a questa presunta oggettività di questo metodo. Il testo originario sarà anche l'unica verità oggettiva, ma infatti nessuno sta criticando il copione originale. Oggetto di discussione sono le scelte di adattamento oerate in Italia. Che di oggettivo non hanno nulla.
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