L'assoluta necessità di farlo era dovuta dal fato che 'Mononoke' NON è, non è mai stato e mai sarà il nome di San, se non nella fantasmagoria del precedente adattamento italiano.blefaro ha scritto:
2) non c'era a mio avviso alcuna necessità di cambiare il nome di importanti personaggi, a partire dalla Mononoke che dà il titolo al film e che un nuovo spettatore non riuscirà ad individuare, fino al Dio cervo divenuto dio bestia; al contrario di Mononoke "colui che cammina di notte" è stato rinominato con il termine giapponese, risultando quindi meno comprensibile.
Il fatto che tu ancora pensi che sia così non è che la prova di quanto danno abbia fatto quella "traduzione" inventata.
"Mononoke" significa 'spettro'. A rigore, è un termine di giapponese letterario classico che indica uno spettro che possiede una persona, portandogli malattie e conducendolo alla morte. Chiaramente, Miyazaki ha utilizzato questo termine letterario a modo suo, ridefinendolo un po'. Ma resta un *nome comune*, non un nome proprio.
Quando Kouroku vede il kodama, dice: "aaaah, uno spettro!" (Mononoke da!)
E ancora, quando Eboshi riferisce della 'principessa spettro', riporta chiaramente che "se nel bosco entrerà la luce [...] la principessa spettro TORNEREBBE UMANA" (ningen ni modorou) - indicando chiaramente l'idea che San sia intesa come 'un spettro', al pari dei cani selvatici divini.
No. "Occhi non offuscati dall'odio", che poi nella vecchia edizione italiana era 'non velati dall'odio', è un'invenzione. In origiunale, 'odio' non c'è.3) "Occhi non offuscati dall'odio" è l'espressione che caratterizza tutta la precedente edizione e restituisce il senso di tutto il film e dà il segno di tutta la parabola di Ashitaka; "Pupille non offuscate" è una espressione anodina, quasi incomprensibile, che può andar bene in una cultura che conosce molto bene il buddismo, ma non nella nostra.
Nota: in tutto il film il concetto di odio (e rancore) [urami] sono chiari e ben utilizzati, ma NON in quel punto. Il rancore è ciò che, nel buddismo, conduce alla dannazione dello spirito di un defunto che non può trapassare perché legato al mondo dei vivi dall'odio in punto di morte. Il rancore conduce alla nascita di un Dio Maligno [tatarigami], ma non è ciò che non deve avere Ashitaka ad offuscare i suoi occhi. O meglio, non solo. Nel senso che Ashitaka deve toccare con mano privo di ogni preconcetto. Infatti, al frase originale è:
"曇りのない眼で物事を見定めるなら"
"Kumori-no-nai manako de monogoto wo misadame nara"
Ovvero:
"Se discernerai ogni cosa con pupille non offuscate"
Come vedi, non c'è proprio nessun rimando al concetto di 'odio', zero.
E' un'invenzione del vecchio 'adattamento', che come tale è stata giustamente mondata.
Nota:
*pupille per 'manako', un termine ben più specifico di 'me' (occhi).
*non offuscate per "kumori-no-nai", significa proprio "senza nuvole".
Ma ci sono cose persino più gravi.4) in generale l'operazione filologica ha compromesso, a mio avviso, la godibilità del film, anche al netto degli eccessi "buonisti" ed edificanti della vecchia versione (è chiaro che "alla fine la natura vince" è una forzatura).
La vecchia versione ha San che si arrabbia con Ashitaka dicendo che Ashitaka *ha salvato Eboshi*--- ma quando mai?
San è irata perché Ashitaka ha salvato LEI (San) mostrando pietà e facendo un sermone.
In quella scena, che la vecchia versione snatura completamente, tutta la psicologia e l'essere di San è distrutto. E venne tolto persino il "Vivi!" di Ashitaka che, scusami se è poco, è solo il MESSAGGIO del film (originariamente, era anche lo slogan del film).
Anche il discorso finale di Eboshi nella vecchia 'versione italiana' è del tutto cambiato nel senso e nel messaggio.
Ora potremmo anche dire di Ashitaka e San che da fidanzati divennero fratelli, la cosa è ben nota, ma è solo la punta dell'iceberg. Avevano proprio snaturato tutto.
Onestamente, credo che dovresti ri-porti dinanzi al film con "pupille non offuscate" dalla vecchia, infaustamente deformata versione italiana.
No, non sarebbe stato meglio.5) per la battuta finale, non era forse meglio "non si può vincere contro la stupidità", riferito al fare insensato di molti personaggi del film, da hiboshi a Okkuto, cui si contrappone Ashitaka, piuttosto che "non si può vincere contro uno stupido", che non si capisce a cosa si riferisca?
A parte che nel film è al plurale "non si può vincere contro gli stupidi', chiaramente per Jiko Ashitaka è annoverato tra gli stupidi. E' forse il primo degli stupidi.
Al contrario: la referenzialità è al 100% sul testo originale, di cui mi rendo mero interprete - come è ovvio, scontato e giusto che sia.6) Nella nuova edizione, a giudicare anche da questa e altre discussioni, riscontro un eccesso di autorialità/autoreferenzialità del signor Cannarsi.
Perché l'autenticità è un dato obiettivo ovvero oggettivo che afferisce al contenuto e al significato delle cose, non già a qualcosa di soggettivo e personale come "l'ascolto" che ciascuno di noi può avere di qualcosa.blefaro ha scritto: 7) Come si può pensare che sia autentico ciò che, pur filologicamente tradotto, risulta inautentico nell'ascolto all'interno di un'altra lingua e un'altra cultura?
Per esempio, che "odio" nella frase che citavi non ci sia è un FATTO, obiettivo. Non è un'opinione.
Quindi, obiettivamente, la frase senza "odio" è autentica. Quella con "odio" è mistificata.
Tutto qui.