Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 2014)
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Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Terza clip
"Durante la mia fanciullezza i dolori e le gioie superavano quelli di ogni altro. Cantavo e piangevo senza ragione, ma sempre sinceramente. Con l'età mi sono guastato. Ma la mente del bambino ritorna in me durante i sogni." Gong Zizhen
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Sinceramente avevo dei dubbi su questo film, stando alle clip/trailer che avevo visto, ma con la visione sul grande schermo mi sono piacevolmente ricreduto.
Il film è meraviglioso, é come vedere animato un artbook di acquerelli, i personaggi sono resi da parer veri, come movenze, espressioni, tutto.
Ci sono un po' tutte le emozioni in quest'opera, si ride, ci si commuove, ci si arrabbia, indigna...
E' un tantino lunghetto (ed ero provato da 4 giorni della più grossa Luccacomics della storia) e il ritmo non è certo elevato ma cattura sempre l'attenzione.
Il linguaggio usato non mi è parso particolarmente ostico, forse è perfino più "semplice" di Mononoke Hime, al massimo giusto qualche parola e le formule di cortesia (ma quelle giapponesi possono essere particolari anche ai nostri giorni XD) che peraltro sono riferite a persone di rango elevato, nobili e/o ricchi.
Sicuramente andrò a rivederlo.
Grazie a Lucky Red e a Shito per la lavorazione e per la riservazione dei posti.
Il film è meraviglioso, é come vedere animato un artbook di acquerelli, i personaggi sono resi da parer veri, come movenze, espressioni, tutto.
Ci sono un po' tutte le emozioni in quest'opera, si ride, ci si commuove, ci si arrabbia, indigna...
E' un tantino lunghetto (ed ero provato da 4 giorni della più grossa Luccacomics della storia) e il ritmo non è certo elevato ma cattura sempre l'attenzione.
Il linguaggio usato non mi è parso particolarmente ostico, forse è perfino più "semplice" di Mononoke Hime, al massimo giusto qualche parola e le formule di cortesia (ma quelle giapponesi possono essere particolari anche ai nostri giorni XD) che peraltro sono riferite a persone di rango elevato, nobili e/o ricchi.
Sicuramente andrò a rivederlo.
Grazie a Lucky Red e a Shito per la lavorazione e per la riservazione dei posti.
C'ENTRA, nel senso di: "aver a che fare/riguardare"
si scrive CON L'APOSTROFO!!!
- shishimaru
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Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
È tardi e proverò a farmi il dono della sintesi, già lo stile artistico mi aveva piacevolmente colpito nel trailer, ma vedere il film è stato emozionante, mi ha fatto provare emozioni molto forti, il doppiaggio assolutamente ottimo, con menzione d'onore per Lucrezia nella parte di principessa, ma in generale una grande intensità recitativa nel doppiaggio anche per le parti più "piccole" ma non per questo meno importanti, davvero complimentissimi sia ai doppiatori che a Shito
Assolutamente consigliato
Assolutamente consigliato
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Altra clip
"Durante la mia fanciullezza i dolori e le gioie superavano quelli di ogni altro. Cantavo e piangevo senza ragione, ma sempre sinceramente. Con l'età mi sono guastato. Ma la mente del bambino ritorna in me durante i sogni." Gong Zizhen
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Articolo dal Messaggero:
Magari possono esserci degli spoiler...
La principessa caduta dalla luna
Se per caso non conoscete il nome di Isao Takahata, fondatore con Miyazaki dello studio Ghibli e a lungo suo complice, la colpa, per cosi dire, è proprio del suo celebre socio. Ma se pensate che i colori netti, il tratto rotondo, l'esuberanza creativa di Miyazaki possano aver messo in ombra un talento portentoso quanto sfuggente, allora è tempo di scoprire Takahata, 78 anni e solo 5 film al suo attivo. Una figura che rispetto al nome di punta della Ghibli è davvero un po' come l'altra faccia della Luna. Appartato, malinconico, meno luminoso, ma capace di suscitare meraviglie e inquietudini con una profondità rara nel cinema d'animazione.
La Luna del resto ha un ruolo fondamentale anche in questo Storia della principessa splendente, sugli schermi solo da oggi a mercoledi, purtroppo (in rete già volano le frecciate degli appasionati, che sperano di non dover pagare biglietti maggiorati come è accaduto come Si alza il vento...). Una fiaba del IX secolo che in Giappone tutti conoscono e che Takahata porta sullo schermo con mano eclettica e sapientissima, fondendo matite e acquarelli in una sorta di ricapitolazione ideale di tutte le grandi correnti dell'arte nipponica.
Intitolata in origine Racconto di un tagliatore di bambù, la fiaba è infatti divisa in due parti, una dedicata all'infanzia, l'altra alla vita adulta della principessa. Nata letteralmente e prodigiosamente dentro una canna di bambù, la futura principessina cresce a vista d'occhio godendo di tutte le gioie e tutti i sapori della Natura, accudita dai suoi due anziani "genitori", il tagliatore di bambù e sua moglie, che non avendo avuto figli accettano con stupore e riconoscenza quel dono inspiegabile, ricambiati con altrettanta meraviglia da quella bambina prodigiosa.
Fino a quando dal bambù non iniziano a piovere anche oro e stoffe pregiate, e la piccola selvaggia che giocava con le rane e con i figli dei contadini, si ritrova suo malgradoalla corte dell'imperatore, circondata di ancelle e trasformata in una giovinetta aristocratica dalle maniere impeccabili quanto artefatte, mentre anche i suoi genitori si adeguano(comicamente) al loro nuovo status e lo stile del disegno si piega verso la caricatura...
Ma è solo l'inizio. Perchè la sua bellezza suscita l'interesse per non dire il desiderio (i giapponesi sanno essere espliciti con molta eleganza) dei più alti dignitari e poi dell'imperatore stesso, in un crescendo di profferte e vanterie di cui la giovinetta saprà prendersi gioco con (involontaria) crudeltà. Per spingersi poco a poco, dopo un tentativo di fuga e la breve apparizione del suo primo amore, verso una consapevolezza sempre più dolorosa che culmina nel sorprendente epilogo "celeste". In cui peraltro compare, innominato, Buddha in persona...
Si scopre infatti che la piccola nata dal bambù veniva appunto dalla Luna, regno delle assenze e della perfezione (ma anche del gelo, pare di capire...), e alla Luna dovrà tornare. Rinunciando a tutto ciò che ha conosciuto sulla Terra, alla sua gioia e alle sue imperfezioni, ai suoi piaceri mortali e alle sue non meno mortali illusioni. Con uno strazio che l'arditezza stilisica di questo film costato otto anni di lavoro rende ancora più stuggente. Una meditazione sulla finitezza della vita, insomma, e sul suo irrinunciabile splendore, condotta con la semplicità e l'immediatezza del cinema d'animazione da uno dei pochi veri grandi maestri di questa autentica arte popolare.
Fabio Ferzetti
Magari possono esserci degli spoiler...
La principessa caduta dalla luna
Se per caso non conoscete il nome di Isao Takahata, fondatore con Miyazaki dello studio Ghibli e a lungo suo complice, la colpa, per cosi dire, è proprio del suo celebre socio. Ma se pensate che i colori netti, il tratto rotondo, l'esuberanza creativa di Miyazaki possano aver messo in ombra un talento portentoso quanto sfuggente, allora è tempo di scoprire Takahata, 78 anni e solo 5 film al suo attivo. Una figura che rispetto al nome di punta della Ghibli è davvero un po' come l'altra faccia della Luna. Appartato, malinconico, meno luminoso, ma capace di suscitare meraviglie e inquietudini con una profondità rara nel cinema d'animazione.
La Luna del resto ha un ruolo fondamentale anche in questo Storia della principessa splendente, sugli schermi solo da oggi a mercoledi, purtroppo (in rete già volano le frecciate degli appasionati, che sperano di non dover pagare biglietti maggiorati come è accaduto come Si alza il vento...). Una fiaba del IX secolo che in Giappone tutti conoscono e che Takahata porta sullo schermo con mano eclettica e sapientissima, fondendo matite e acquarelli in una sorta di ricapitolazione ideale di tutte le grandi correnti dell'arte nipponica.
Intitolata in origine Racconto di un tagliatore di bambù, la fiaba è infatti divisa in due parti, una dedicata all'infanzia, l'altra alla vita adulta della principessa. Nata letteralmente e prodigiosamente dentro una canna di bambù, la futura principessina cresce a vista d'occhio godendo di tutte le gioie e tutti i sapori della Natura, accudita dai suoi due anziani "genitori", il tagliatore di bambù e sua moglie, che non avendo avuto figli accettano con stupore e riconoscenza quel dono inspiegabile, ricambiati con altrettanta meraviglia da quella bambina prodigiosa.
Fino a quando dal bambù non iniziano a piovere anche oro e stoffe pregiate, e la piccola selvaggia che giocava con le rane e con i figli dei contadini, si ritrova suo malgradoalla corte dell'imperatore, circondata di ancelle e trasformata in una giovinetta aristocratica dalle maniere impeccabili quanto artefatte, mentre anche i suoi genitori si adeguano(comicamente) al loro nuovo status e lo stile del disegno si piega verso la caricatura...
Ma è solo l'inizio. Perchè la sua bellezza suscita l'interesse per non dire il desiderio (i giapponesi sanno essere espliciti con molta eleganza) dei più alti dignitari e poi dell'imperatore stesso, in un crescendo di profferte e vanterie di cui la giovinetta saprà prendersi gioco con (involontaria) crudeltà. Per spingersi poco a poco, dopo un tentativo di fuga e la breve apparizione del suo primo amore, verso una consapevolezza sempre più dolorosa che culmina nel sorprendente epilogo "celeste". In cui peraltro compare, innominato, Buddha in persona...
Si scopre infatti che la piccola nata dal bambù veniva appunto dalla Luna, regno delle assenze e della perfezione (ma anche del gelo, pare di capire...), e alla Luna dovrà tornare. Rinunciando a tutto ciò che ha conosciuto sulla Terra, alla sua gioia e alle sue imperfezioni, ai suoi piaceri mortali e alle sue non meno mortali illusioni. Con uno strazio che l'arditezza stilisica di questo film costato otto anni di lavoro rende ancora più stuggente. Una meditazione sulla finitezza della vita, insomma, e sul suo irrinunciabile splendore, condotta con la semplicità e l'immediatezza del cinema d'animazione da uno dei pochi veri grandi maestri di questa autentica arte popolare.
Fabio Ferzetti
"Durante la mia fanciullezza i dolori e le gioie superavano quelli di ogni altro. Cantavo e piangevo senza ragione, ma sempre sinceramente. Con l'età mi sono guastato. Ma la mente del bambino ritorna in me durante i sogni." Gong Zizhen
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Siamo oltre il capolavoro, devo metabolizzare la visione..
"Ponyo Ponyo Ponyo sakana no ko Aoi umi kara yatte kita..."
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Mi accodo a Luca-San, siamo oltre il capolavoro, non riesco a soffermarmi con i miei pensieri su ciò che ho visto senza che mi venga il magone..sono completamente senza parole
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Meraviglioso.
Solo un punto non ho colto:
ad un certo punto lei è sulla portantina, sente il nome del ragazzo, esce e lo vede con la gallina in mano. Si guardano ma poi lei risale sulla portantina e va via.
Perché?
Lei anela a un reincontro fin da prima, e nel momento in cui questa possibilità le viene concretamente offerta (potrebbe scendere e scappare con lui, o prenderlo con sé e portarlo via), non coglie l'occasione.
Secondo voi, cosa la spinge a comportarsi in questo modo?
Solo un punto non ho colto:
ad un certo punto lei è sulla portantina, sente il nome del ragazzo, esce e lo vede con la gallina in mano. Si guardano ma poi lei risale sulla portantina e va via.
Perché?
Lei anela a un reincontro fin da prima, e nel momento in cui questa possibilità le viene concretamente offerta (potrebbe scendere e scappare con lui, o prenderlo con sé e portarlo via), non coglie l'occasione.
Secondo voi, cosa la spinge a comportarsi in questo modo?
- shishimaru
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Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Ti rispondo in spoilerPenauts ha scritto:Secondo voi, cosa la spinge a comportarsi in questo modo?
Spoiler: |
Ricordo il punto del film, a me in quel momento non mi è parso così strano il suo comportamento ma nel contesto del film va considerato che stavano per essere raggiunto dalle guardie ed i due rimangono a lungo imbambolati guardandosi secondo me indecisi sul da farsi, evidente che dopo così tanto tempo che non si vedevano avrebbe molto voluto riallacciare i rapporti con lui, ma le circostanze del momento non erano di certo favorevoli. Infatti in seguito come per scusarsi gli dirà qualcosa del tipo :<<per colpa mia ti sei fatto pestare dalle guardie>> e lui di tutta risposta <<non è niente perchè il dolore ti fà sentire vivo>> (sicuramente avrò cannato la citazione dato che l'ho visto solamente domenica il film) |
Spoiler: |
Quando il cascamorto sembra fare colpo su Principessa/Gemma di bambù |
Domani sera tornerò a vederlo (ci sarà anche mia sorella) così vi darò altre mie impressioni anche se sarà arduo trovare altre parole per definire il questo film
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Sono 3 anni che non scrivo qui, ma stavolta DEVO proprio.
MAI visto nulla di simile. MAI.
I 12 tizi che erano con me al cinema devono aver pensato lo stesso, visto che alla fine siamo usciti tutti in religioso silenzio, come in preda ad un incantesimo.
E forse lo eravamo davvero.
MAI visto nulla di simile. MAI.
I 12 tizi che erano con me al cinema devono aver pensato lo stesso, visto che alla fine siamo usciti tutti in religioso silenzio, come in preda ad un incantesimo.
E forse lo eravamo davvero.
- Lonelywolf
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Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Ho trovato il film molto ricco ed intenso, mi ha fatto passare dalle lacrime di gioia alle lacrime di tristezza e l'ho trovato meraviglioso. In realtà non tutti i punti del film mi sono assolutamente chiari, ma vorrei riflettere ancora su tutto quando avrò il film in Blu Ray.
Una delle sensazioni che ho avuto (in realtà non solo dopo aver visto questo film, ma anche dopo aver letto un libro di recente) è stata di sollievo, di pace con il mio essere umano. Per quanto mi sforzi nell'essere migliore e per quanto a volte si soffra, sono sempre un essere umano e quindi anche se non dovessi riuscire o per quanto ancora debba soffrire, va bene così purché io viva. Questo film mi ha davvero fatto percepire un vasto spettro di emozioni tutte vivide e fatto sollevare una moltitudine di pensieri.
Una delle sensazioni che ho avuto (in realtà non solo dopo aver visto questo film, ma anche dopo aver letto un libro di recente) è stata di sollievo, di pace con il mio essere umano. Per quanto mi sforzi nell'essere migliore e per quanto a volte si soffra, sono sempre un essere umano e quindi anche se non dovessi riuscire o per quanto ancora debba soffrire, va bene così purché io viva. Questo film mi ha davvero fatto percepire un vasto spettro di emozioni tutte vivide e fatto sollevare una moltitudine di pensieri.
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Si ma, consideratoshishimaru ha scritto:
Spoiler: Ricordo il punto del film, a me in quel momento non mi è parso così strano il suo comportamento ma nel contesto del film va considerato che stavano per essere raggiunto dalle guardie ed i due rimangono a lungo imbambolati guardandosi secondo me indecisi sul da farsi, evidente che dopo così tanto tempo che non si vedevano avrebbe molto voluto riallacciare i rapporti con lui, ma le circostanze del momento non erano di certo favorevoli.
Infatti in seguito come per scusarsi gli dirà qualcosa del tipo :<<per colpa mia ti sei fatto pestare dalle guardie>> e lui di tutta risposta <<non è niente perchè il dolore ti fà sentire vivo>> (sicuramente avrò cannato la citazione dato che l'ho visto solamente domenica il film)
Spoiler: |
che è nobile e ricca, avrebbe tranquillamente potuto prenderlo con sé e ripagare coloro ai quali era stato rubato il pollo, se davvero avesse voluto fare qualcosa. Invece, in quel momento, lei che ha il potere di agire non fa nulla di concreto, e per dichiararsi aspetta ormai quando è troppo tardi. Pur ammettendo che le circostanze non erano esattamente favorevoli, bisogna comunque considerare che qualche tempo prima lei è scappata -da sola- dal suo palazzo per raggiungere -a piedi- la sua vecchia casa; per cui non è persona che si trattenga di fronte a un desiderio, no? Continua a non tornarmi :-/ |
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Mi colpisce sempre molto come, nonostante tutto, i miei connazionali vogliano leggere questo film nell'ottica di una "storia d'amore". Gemma di Bambù e Sutemaru non sono fidanzatini, né nulla. Sono amici d'infanzia bucolica. Quando Principessa Splendente incontra Sutemaru, siamo a DUE STAGIONI dalla loro separazione. Principessa lascia la campagna in autunno, viene nomata col nuovo anno, fugge infatti in inverno e non aveva ancora mai visto in vita sua il ciclo delle stagioni: non è ancora passato un anno. Rincontra Sutemaru in primavera (fioritura dei ciliegi). Quando si vedono, giustamente lui non la riconosce - lei è cresciuta e cambiata, da campagnola in aristocratica. Lei è delusa e sconvolta da ciò (poco prima lo era stata nel rendersi conto che ormai, se pesta un neonato, la madre di quello implora perdono per averla fatta inciampare). Principessa è shockata perché si rende conto che la sua vita è cambiata, lei è cambiata, non può più ridere sotto i ciliegi o come una bestiolina di campagna, semplicemente perché non lo è più. E infatti Sutemaru fatica a riconoscerla. E prima che lo faccia, lei è già scappata in preda a una crisi di crescita/identità tipicamente femminile. Non sente neppure che Sutemaru poi l'aveva riconosciuta (lui sussurra). Quando si rincontreranno anni dopo, lui ha moglie e figlio. E lei non dice "ti ho sempre amato", dice "con te avrei potuto trovare la felicità, questo l'ho capito ORA". Ed è solo perché Sutemaru è anche lui un uomo "naturale" che vive la vita per la vita, per la passione. Pronto ad abbandonare moglie e figlio per l'istinto di un momento, come farebbero "uccelli, insetti, bestie". Vita per vivere le passioni, ovvero gioie e dolori (anche essere picchiati) che ti fanno sentire vivo.
Davvero, non è mica il tempo delle mele, questo film.
E non è neppure un film di Miyazaki, con le coppiette di fidanzatini in fieri con la sentimentalità pura di una preadolescenzialità idealizzata. Nulla di tutto ciò. Voglio dire, la verità dell'impotenza umana dinanzi alle atrocità del quotidiano è storia di vita vissuta. Il regista che sghignazza dinanzi al pianto di una bimba in "Bellissima". Lo stupro in "Rocco e suoi fratelli". La banalità di un padre che prostituisce la figlia per comprarsi del vino e sbronzarsi ne "La finestra di Orpheus". O un amico d'infanzia ammazzato di botte dinanzi agli occhi di una ragazzina paralizzata nelli scorrere deglu eventi, mentre la madre l'abbracci e tace.
E tutto normale.
Davvero, non è mica il tempo delle mele, questo film.
E non è neppure un film di Miyazaki, con le coppiette di fidanzatini in fieri con la sentimentalità pura di una preadolescenzialità idealizzata. Nulla di tutto ciò. Voglio dire, la verità dell'impotenza umana dinanzi alle atrocità del quotidiano è storia di vita vissuta. Il regista che sghignazza dinanzi al pianto di una bimba in "Bellissima". Lo stupro in "Rocco e suoi fratelli". La banalità di un padre che prostituisce la figlia per comprarsi del vino e sbronzarsi ne "La finestra di Orpheus". O un amico d'infanzia ammazzato di botte dinanzi agli occhi di una ragazzina paralizzata nelli scorrere deglu eventi, mentre la madre l'abbracci e tace.
E tutto normale.
Ultima modifica di Shito il mer nov 05, 2014 2:24 am, modificato 6 volte in totale.
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Pensieri sparsi.
Da una parte mi piacerebbe scrivere qualcosa, per condividere e dialogare, dall'altra non so nemmeno bene cosa scrivere, dato che il film mi ha delicatamente lacerato.
Straordinario.
Per non rovinare il film, avverto che in quanto segue ci potrebbero essere spoiler.
Dal punto di vista tecnico, "Kaguya-hime no monogatari" supera di gran lunga "Hōhokekyo tonari no Yamada-kun", evolvendo lo stile in qualcosa di pazzesco.
Meraviglioso il tratto a matita/carboncino (o quello che è), che delinea i volti e i luoghi; rude e delicato, incompleto ma sufficiente. Gli spazi vuoti, il bianco del foglio, eppure non manca niente, anzi, tale scelta permette davvero (come voleva Takahata) di focalizzare l'attenzione dello spettatore sul testo, sul parlato, sul tono, sui silenzi, l'essenzialità scevra di tanti virtuosi dettagli, sottolinea ciò che davvero conta: sguardi, occhi che si illuminano, o che celano un abisso di angoscia, un'anima in subbuglio.
Per lo stile, sappiamo che Takahata è stato influenzato da Frédéric Back (in particolare dai mini-film di animazione "Crac!" e "L'uomo che piantava gli alberi" ... e come non accostare i volteggi di Kaguya sotto il ciliegio in fiore, alla scena di ballo popolare del primo citato? O ancora, come non ricordare la piccola Anna "dai capelli rossi", che con fulgida immaginazione danza tra i petali dei ciliegi che delimitano il viale delle delizie?), dagli Emaki giapponesi (di cui abbiamo anche visione durante il film... tipo un emaki dentro un emaki ), o ancora, citerei la partecipazione di Takahata a "Winter Days", che sembra davvero una pittura in movimento.
Praticamente mi sembra che Takahata, sia riuscito ad animare (e a farne un film di oltre due ore!) un insieme di schizzi e colori impressi in un rotolo proveniente da un antico passato. Un passato di secoli fa, un'epoca a noi (contemporanei) sconosciuta, una cultura a noi (occidentali) ignota.
Questo è un film che davvero mi ha fatto percepire, prima in sordina, poi in modo sempre più preponderante, il mio approcciarmi ad una storia antica, lontana e diversa nel tempo e nella cultura. Non è un film che ho visto sentendomi partecipe, come perfino Omohide Poro Poro nonostante il realismo di una società così diversa, era riuscito a fare. Non vi è stata immedesimazione da parte mia. Qui ero un osservatore. Anche solo un esempio banale: rubare il melone dall'orto del vicino. A me non è mai capitato, a mio padre (classe 1945) sì. Quando era piccolo e viveva in un paesino con un migliaio di abitanti, insieme agli altri ragazzini poveri andavano in qualche orto della zona a prendere qualche pera dagli alberi ^^
E alla fine tutto torna. Di fatti tra le influenze di Isao Takahata vi è anche Bertold Brecht, che sosteneva la realizzazione di una certa distanza tra "spettatore" e "spettacolo". Il pubblico deve essere un osservatore attivo (non succube di ciò che vede, facendosi avvolgere da una realtà fittizia), in modo tale che la distanza con il film, permetta una visione limpida ed una riflessione genuina da parte dello spettatore nei confronti dell'opera, di ciò che essa rappresenta; secondo Brecht lo spettatore doveva imparare qualcosa.
Si potrebbe dire lo stesso per un pubblico giapponese? Sicuramente per loro sarà stato tutto più evidente e familiare, ma in ogni caso è palese come il modo di Isao Takahata di descrivere una storia in maniera realistica, sia totalmente opposto al modo avvolgente di Hayao Miyazaki di catturare i sensi dello spettatore, immergendolo in una fantastica allegoria.
E alla fine, accade esattamente ciò che Takahata desiderava. Le linee, il carboncino e i colori prendono vita: movimento.
Ma ciò che esce fuori non è un cartone animato. No. Ciò che sboccia è qualcosa che si avvicina terribilmente ad un film vero e proprio, o forse lo oltrepassa. Ad un certo punto, durante la visione del film (e non era nemmeno finito il primo tempo), mi sono reso conto che ciò che stavo vedendo, non era un cartone animato (sì, va bene sempre disegni sono) ma era qualcosa di molto più umano, come potrebbero essere la vitalità di Rossella/Scarlett O'Hara o le urla di Anna Magnani nella corsa disperata in "Roma città aperta".
E così, alla fine, lo spettatore comprende davvero le motivazioni dei personaggi.
La principessa, fulcro dell'intera vicenda, effettua un percorso che alla fine la porterà a rispondere alle domande fondamentali:
1. Perché dalla Luna è giunta sulla Terra?
Perché tale è stata la punizione per il suo desiderio di partecipare alle vicende terrestri, umane. Una persona guardava la Terra dalla Luna, là nel mondo imperturbabile, e sospirava, e così la principessa iniziò ad anelare un'esperienza sulla Terra. Ed infatti Takahata ci dice che in questo film voleva analizzare, tra le altre cose, la differenza tra il mondo perfetto della Luna, al mondo turbolento degli umani.
2. Perché alla fine ritorna sulla Luna?
Perché la vita sulla Terra nasce vive e muore, è un ciclo.
Ma in questo ciclo si può provare gioia, turbamento e tanto altro.
Ma lei nella disperazione di non aver trovato un posto in cui essere se stessa, nelle gioie e nelle difficoltà, evoca il popolo della Luna. Era un pesce fuor d'acqua.
Per rimanere in tema di anime/manga, mi ha ricordato Taeko che cerca un luogo in cui essere se stessa senza autoinganni, al padre di Hiroshi nel manga “In una lontana città” di Jiro Taniguchi, che scappa di casa perché per vari vicissitudini di volta in volta non aveva mai espresso se stesso. “Questo è tutto falso!” urla Kaguya, all'autoinganno del giardino domestico, ma quando incontra il fratellone Sutemaru gli dice: “Io forse sarei stata felice con te!”.
E alla fine, l'ultima mezz'ora di film è qualcosa di immenso.
"Questo è un film per la vita" dice Takahata.
Ed è vero. Kaguya è sì del popolo lunare, ma ci viene tinteggiata come terribilmente umana. E alla fine ricorda.
Secondo me, nel finale c'è qualcosa di straordinario, nella contrapposizione tra i lunari divini e gli umani. Due stati di esistenza non necessariamente in contrapposizione, fin tanto che gli umani vivano da umani e i divini da divini.
Non ho percepito una critica, verso uno stato di esistenza trascendente, bensì, come solito di Takahata, ho percepito la presentazione delle differenze tra le due realtà.
Non vorrei inoltrarmi in un campo troppo oltre, anche perché poi magari non sarei in grado di scrivere molte cose, però mi viene da dire che quanto detto dalla principessa nel finale sia giusto: "Uccelli, bestie, animali, erba, alberi fiori, educate le persone alla pietà".
La compassione, che non è commiserazione con un sprazzo di superiorità, verso il nostro status di umani imperfetti, accettare e amare tale realtà poiché tale è. Accettare la vita è in primis accettare anche la morte (Terramare), ed il ciclo di morti e rinascite (terrestri, le stagioni, la natura, l'universo...) e vivere da umani, trovando il proprio baricentro interiore, che permetta quindi l'approccio con l'esterno, con un piccolo giardino da coltivare (affetti cari, legami), cercando di salvaguardare al meglio prima di lasciar andare.
E la realtà trascendente? Beh, si vedrà al momento. "Non puoi mangiare peperoni se coltivi melanzane"; è una banalità, ma credo sia anche molto vero, quindi da umano vivi nella tua imperfezione (ciò non significa crogiolarsi in ciò, ma riconoscere di volta in volta i limiti e le possibilità), poi dopo la vita si vedrà.
O meglio, non ho idea di cosa ci sia dopo, se la vita e l'universo siano un ingranaggio di qualcosa di molto più grande, quindi chissà...
In ogni caso... film davvero splendido.
Nota speciale alla colonna sonora. Sono rimasto allibito. Soaring e Celestial being music sono superbe, così come tanti altri pezzi.
Grazie a Isao Takahata, grazie a Lucky Red e grazie a Shito per aver realizzato, nonostante il brevissimo tempo, traduzione, adattamento e doppiaggio, permettendo anche a noi di vedere questo capolavoro.
ps. in realtà volevo scrivere anche altre cose, ma sono talmente stanco che non mi ricordo più! Magari domani aggiungo qualcosa XD
Da una parte mi piacerebbe scrivere qualcosa, per condividere e dialogare, dall'altra non so nemmeno bene cosa scrivere, dato che il film mi ha delicatamente lacerato.
Straordinario.
Per non rovinare il film, avverto che in quanto segue ci potrebbero essere spoiler.
Dal punto di vista tecnico, "Kaguya-hime no monogatari" supera di gran lunga "Hōhokekyo tonari no Yamada-kun", evolvendo lo stile in qualcosa di pazzesco.
Meraviglioso il tratto a matita/carboncino (o quello che è), che delinea i volti e i luoghi; rude e delicato, incompleto ma sufficiente. Gli spazi vuoti, il bianco del foglio, eppure non manca niente, anzi, tale scelta permette davvero (come voleva Takahata) di focalizzare l'attenzione dello spettatore sul testo, sul parlato, sul tono, sui silenzi, l'essenzialità scevra di tanti virtuosi dettagli, sottolinea ciò che davvero conta: sguardi, occhi che si illuminano, o che celano un abisso di angoscia, un'anima in subbuglio.
Per lo stile, sappiamo che Takahata è stato influenzato da Frédéric Back (in particolare dai mini-film di animazione "Crac!" e "L'uomo che piantava gli alberi" ... e come non accostare i volteggi di Kaguya sotto il ciliegio in fiore, alla scena di ballo popolare del primo citato? O ancora, come non ricordare la piccola Anna "dai capelli rossi", che con fulgida immaginazione danza tra i petali dei ciliegi che delimitano il viale delle delizie?), dagli Emaki giapponesi (di cui abbiamo anche visione durante il film... tipo un emaki dentro un emaki ), o ancora, citerei la partecipazione di Takahata a "Winter Days", che sembra davvero una pittura in movimento.
Praticamente mi sembra che Takahata, sia riuscito ad animare (e a farne un film di oltre due ore!) un insieme di schizzi e colori impressi in un rotolo proveniente da un antico passato. Un passato di secoli fa, un'epoca a noi (contemporanei) sconosciuta, una cultura a noi (occidentali) ignota.
Questo è un film che davvero mi ha fatto percepire, prima in sordina, poi in modo sempre più preponderante, il mio approcciarmi ad una storia antica, lontana e diversa nel tempo e nella cultura. Non è un film che ho visto sentendomi partecipe, come perfino Omohide Poro Poro nonostante il realismo di una società così diversa, era riuscito a fare. Non vi è stata immedesimazione da parte mia. Qui ero un osservatore. Anche solo un esempio banale: rubare il melone dall'orto del vicino. A me non è mai capitato, a mio padre (classe 1945) sì. Quando era piccolo e viveva in un paesino con un migliaio di abitanti, insieme agli altri ragazzini poveri andavano in qualche orto della zona a prendere qualche pera dagli alberi ^^
E alla fine tutto torna. Di fatti tra le influenze di Isao Takahata vi è anche Bertold Brecht, che sosteneva la realizzazione di una certa distanza tra "spettatore" e "spettacolo". Il pubblico deve essere un osservatore attivo (non succube di ciò che vede, facendosi avvolgere da una realtà fittizia), in modo tale che la distanza con il film, permetta una visione limpida ed una riflessione genuina da parte dello spettatore nei confronti dell'opera, di ciò che essa rappresenta; secondo Brecht lo spettatore doveva imparare qualcosa.
Si potrebbe dire lo stesso per un pubblico giapponese? Sicuramente per loro sarà stato tutto più evidente e familiare, ma in ogni caso è palese come il modo di Isao Takahata di descrivere una storia in maniera realistica, sia totalmente opposto al modo avvolgente di Hayao Miyazaki di catturare i sensi dello spettatore, immergendolo in una fantastica allegoria.
E alla fine, accade esattamente ciò che Takahata desiderava. Le linee, il carboncino e i colori prendono vita: movimento.
Ma ciò che esce fuori non è un cartone animato. No. Ciò che sboccia è qualcosa che si avvicina terribilmente ad un film vero e proprio, o forse lo oltrepassa. Ad un certo punto, durante la visione del film (e non era nemmeno finito il primo tempo), mi sono reso conto che ciò che stavo vedendo, non era un cartone animato (sì, va bene sempre disegni sono) ma era qualcosa di molto più umano, come potrebbero essere la vitalità di Rossella/Scarlett O'Hara o le urla di Anna Magnani nella corsa disperata in "Roma città aperta".
E così, alla fine, lo spettatore comprende davvero le motivazioni dei personaggi.
La principessa, fulcro dell'intera vicenda, effettua un percorso che alla fine la porterà a rispondere alle domande fondamentali:
1. Perché dalla Luna è giunta sulla Terra?
Perché tale è stata la punizione per il suo desiderio di partecipare alle vicende terrestri, umane. Una persona guardava la Terra dalla Luna, là nel mondo imperturbabile, e sospirava, e così la principessa iniziò ad anelare un'esperienza sulla Terra. Ed infatti Takahata ci dice che in questo film voleva analizzare, tra le altre cose, la differenza tra il mondo perfetto della Luna, al mondo turbolento degli umani.
2. Perché alla fine ritorna sulla Luna?
Perché la vita sulla Terra nasce vive e muore, è un ciclo.
Ma in questo ciclo si può provare gioia, turbamento e tanto altro.
Ma lei nella disperazione di non aver trovato un posto in cui essere se stessa, nelle gioie e nelle difficoltà, evoca il popolo della Luna. Era un pesce fuor d'acqua.
Per rimanere in tema di anime/manga, mi ha ricordato Taeko che cerca un luogo in cui essere se stessa senza autoinganni, al padre di Hiroshi nel manga “In una lontana città” di Jiro Taniguchi, che scappa di casa perché per vari vicissitudini di volta in volta non aveva mai espresso se stesso. “Questo è tutto falso!” urla Kaguya, all'autoinganno del giardino domestico, ma quando incontra il fratellone Sutemaru gli dice: “Io forse sarei stata felice con te!”.
E alla fine, l'ultima mezz'ora di film è qualcosa di immenso.
"Questo è un film per la vita" dice Takahata.
Ed è vero. Kaguya è sì del popolo lunare, ma ci viene tinteggiata come terribilmente umana. E alla fine ricorda.
Secondo me, nel finale c'è qualcosa di straordinario, nella contrapposizione tra i lunari divini e gli umani. Due stati di esistenza non necessariamente in contrapposizione, fin tanto che gli umani vivano da umani e i divini da divini.
Non ho percepito una critica, verso uno stato di esistenza trascendente, bensì, come solito di Takahata, ho percepito la presentazione delle differenze tra le due realtà.
Non vorrei inoltrarmi in un campo troppo oltre, anche perché poi magari non sarei in grado di scrivere molte cose, però mi viene da dire che quanto detto dalla principessa nel finale sia giusto: "Uccelli, bestie, animali, erba, alberi fiori, educate le persone alla pietà".
La compassione, che non è commiserazione con un sprazzo di superiorità, verso il nostro status di umani imperfetti, accettare e amare tale realtà poiché tale è. Accettare la vita è in primis accettare anche la morte (Terramare), ed il ciclo di morti e rinascite (terrestri, le stagioni, la natura, l'universo...) e vivere da umani, trovando il proprio baricentro interiore, che permetta quindi l'approccio con l'esterno, con un piccolo giardino da coltivare (affetti cari, legami), cercando di salvaguardare al meglio prima di lasciar andare.
E la realtà trascendente? Beh, si vedrà al momento. "Non puoi mangiare peperoni se coltivi melanzane"; è una banalità, ma credo sia anche molto vero, quindi da umano vivi nella tua imperfezione (ciò non significa crogiolarsi in ciò, ma riconoscere di volta in volta i limiti e le possibilità), poi dopo la vita si vedrà.
O meglio, non ho idea di cosa ci sia dopo, se la vita e l'universo siano un ingranaggio di qualcosa di molto più grande, quindi chissà...
In ogni caso... film davvero splendido.
Nota speciale alla colonna sonora. Sono rimasto allibito. Soaring e Celestial being music sono superbe, così come tanti altri pezzi.
Grazie a Isao Takahata, grazie a Lucky Red e grazie a Shito per aver realizzato, nonostante il brevissimo tempo, traduzione, adattamento e doppiaggio, permettendo anche a noi di vedere questo capolavoro.
ps. in realtà volevo scrivere anche altre cose, ma sono talmente stanco che non mi ricordo più! Magari domani aggiungo qualcosa XD
L'essenziale è invisibile agli occhi.
Re: Kaguyahime Monogatari - Isao Takahata (3-4-5 novembre 20
Splendido commento per cui ti ringrazio.
Credo però che nel film Principessa abbia desiderato di "non stare più qui" (sulla Terra, ovvero cessare di vivere) nel momento in cui non ha retto l'eccesso di disperazione per la violenza subìta dal Mikado. E una volta rigettata l'idea della vita, anche pentendosene non può tornare indietro. Mi pare una semplice metafora per un suicidio. Dopo che ti sei buttato, in un momento di disperazione, puoi anche pentirti mentre precipiti - ma non serve.
Credo che Takahata disprezzi le religioni che predicano la non-vita dopo la vita come desiderabile. Vedasi Ponpoko e il Pelato di Yashima del tutto rimbambitosi con l'amidismo. Sì, nella vita per le vite che verranno, ovvero per la Vita, è anche ka predicazione di Therru (capolavoro). Ma era già tutto in Hilda, no? I conti tornano. E sai perché? Perché Miyazaki, parlando di Hilda e Hols, disse che -quando vide il film finito- si rese conto che Takahata "non stava più facendo cartoni animati... stava facendo Prevert, stava facendo Edith Piaf!" - sic.
Credo però che nel film Principessa abbia desiderato di "non stare più qui" (sulla Terra, ovvero cessare di vivere) nel momento in cui non ha retto l'eccesso di disperazione per la violenza subìta dal Mikado. E una volta rigettata l'idea della vita, anche pentendosene non può tornare indietro. Mi pare una semplice metafora per un suicidio. Dopo che ti sei buttato, in un momento di disperazione, puoi anche pentirti mentre precipiti - ma non serve.
Credo che Takahata disprezzi le religioni che predicano la non-vita dopo la vita come desiderabile. Vedasi Ponpoko e il Pelato di Yashima del tutto rimbambitosi con l'amidismo. Sì, nella vita per le vite che verranno, ovvero per la Vita, è anche ka predicazione di Therru (capolavoro). Ma era già tutto in Hilda, no? I conti tornano. E sai perché? Perché Miyazaki, parlando di Hilda e Hols, disse che -quando vide il film finito- si rese conto che Takahata "non stava più facendo cartoni animati... stava facendo Prevert, stava facendo Edith Piaf!" - sic.
Ultima modifica di Shito il mer nov 05, 2014 9:29 am, modificato 2 volte in totale.
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)