Shito ha scritto:
Non dice affatto così! è_é
Dice: "La ciotola...? E sì che te l’ho detto, di sporgermela per bene…!"
Come "sporgere qualcosa dal finestrino", che so. Perché Kamaji sta su quella "torretta" e se lascia le cose lì giustamente Lin non ci arriva, a prenderle. ^^
Ahhh, considera che non avevo davvero inteso. Sarà che non uso mai il termine "sporgere" se non per cose come "sporgersi dal finestrino", "sporgersi dal balcone" e simili, ed è probabile che non avessi nemmeno la padronanza/comprensione del termine al 100%. Mi sento davvero sciocco adesso XD
Shito ha scritto:
Questa sì che è una domanda! E' in effetti un punto socioculturale.
In Giappone, per cultura, si ritiene che statuire qualcosa in modo troppo perentorio sia violento e duro. Ci sono quindi molti 'mitigatori' lessicali della 'forza' dell'asserzione, in molti modi (aspetti verbali, particelle, etc). ^^
Capisco. In effetti, tra inchini e "mitigazioni" del parlato, la loro cultura sembra quasi imporre una modestia forzata, piuttosto che una modestia pura che sbocci dall'individuo...
A questo punto però, mi è venuta una curiosità, è un po' OT, ma provo a chiedertelo: vedendo la versione italiana di Shin seiki Evangelion, da te curata, non mi pare ci siano tutti questi condizionali e smorzatori di termini (al di là delle titubanze di Shinji o Rei...). Volevo chiederti se in quel caso il copione originale giapponese era di diverso registro essendo made in Gainax (Hideaki Anno etc.) rispetto ad un copione Studio Ghibli, o se all'epoca avevi optato per una diversa traduzione/adattamento.
Il dubbio è figlio di questa considerazione: se Miyazaki e Anno sono entrambi immersi nella cultura giapponese, penso che sia naturale immettere nelle loro opere sfumature tipicamente giapponesi e anche qualora cercassero di mitigarne l'evidenza (per qualche motivo), potrebbero comunque esserci alcuni elementi al di là della consapevolezza dei due autori che rimangono evidentemente giapponesi (ad esempio i dialoghi, che nel pattern potrebbero continuare a rispecchiare aspetti socioculturali giapponesi, ma in chi parla/scrive potrebbe mancare la sensibilità di percepire la cosa, e l'abitudine di parlare/scrivere in un certo modo, potrebbe per lui risultare l'unica possibile).
Certo, Hayao e Hideaki sono di generazioni diverse, quindi magari anche il loro modo di esprimersi è diverso... però, ci tenevo a chiederti questa cosa.
Non so se sono riuscito a farmi capire! Spero di sì.
Ritorno più o meno OT, con un'altra piccola curiosità, che mi è venuta in mente leggendo ciò che hai scritto nel topic di "Si alza il vento"; sarò breve:
come vengono colorati i disegni negli anime (in particolare nel caso Studio Ghibli).
La domanda, a dir la verità mi è venuta in mente durante la proiezione de "la città incantata". Si nota che in alcuni disegni, quelli digitali, il colore è distribuito in modo uniforme per unità di superficie, mentre in altri si riscontrano le pennellate. La cosa è chiaramente evidente nei vecchi anime (e.g. Omohide poro poro su tutti, nella quale si riscontra il cambio tra un disegno "normale", a quello che pare (credo) acquerello quando si vede Taeko piccolina). Sono sincero, mi piace disegnare anche se non sono proprio bravissimo e mi chiedevo se i professionisti usino pennarelli, o piuttosto pastelli, tempere, acquerelli o altro ancora.
Scusate davvero l'OT.