Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Jo3y
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Jo3y »

In effetti.. melodrammatico è melodrammatico, però sarà che sotto sotto, ben dosato, a me questo genere non dispiace poi molto. La porzione di trama "mistery" è riuscita a tenermi attento e non farmi concentrare troppo sull'artificiosità di alcune situazioni, anche se la componente "yuri" latente l'ho notata tanto anche io, e lo stesso l'amico che mi ha accompagnato alla visione.

Il punto è che mi sia molto immedesimato nel percorso di Anna quindi tutto il resto l'ho visto molto di contorno e più atto a creare "atmosfera" diciamo; detto questo per me è un film abbastanza a fuoco e quindi mi ha lasciato davvero soddisfatto alla fine (poi il tema della nonna conosciuta poco e "dimenticata" nel tempo mi tocca un bel pò). Un bel Ghibli nonostante tutto, anche se indubbiamente non dei migliori.

Per dire le mie ultime parole su questa questione nello specifico: per me "intrigante" è un termine normalissimo, che ho letto ed usato molto spesso in entrambi i modi già citati, e poi guardando il film mi sembra abbastanza chiaro; detto questo, io con i libri ricorro spessissimo ai dizionari perchè vi trovo parole che non conosco (in questo momento mi sta capitando con "Tutta la luce che non vediamo"), non capisco perchè non si possa fare lo stesso guardando un film. E' doppiamente arricchente, è doppiamente divertente!

Magari sono strano io eh, comunque volevo dire le mie due parole in merito :D
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MagicSton
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da MagicSton »

Ti chiedevo proprio una personale impressione, so bene che non ha inficiato nel risultato :D
Shito ha scritto:dove Marnie dice 'ti amo' ad Anna, in giapponese davvero lo dice nel modo più esplicito, melodrammatico e retorico possibile
Questo mi incuriosisce molto: la differenza con l'italiano è dovuta a un motivo culturale (da quanto so in giappone si tende a dire le cose meno schiettamente) o proprio in senso sintattico/scelta delle parole?
Shito ha scritto:Vorrei proprio sapere cosa ne pensa Miyazaki GOROU! XD
Sarebbe bello se facessero un'intervista di questo tipo, mi colpii molto vedere due registi confrontarsi in questo modo http://www.japanpolicyforum.jp/archives ... 81625.html
Shito ha scritto:Mi pare che tutti i film antichi, in BluRay, siano Stereo, Stereo Sorround, etc. Sbaglio?
Errore mio, credevo che nativamente i film fossero concepiti stereo e solo per l'uscita bluray avessero remixato l'audio, andando a modificare il feeling originale del film, per quanto possa essere una cosa poco rilevante.

Shito ha scritto:(grazie per l'apprezzamento e l'attenzione verso il mio lavoro - a quale film di Lupin ti riferisci?)
Il castello di Cagliostro, che mi ha fatto una pessima impressione, ma sospendo il giudizio in attesa di una versione che gli renda giustizia
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Shi no Tenshi
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Shi no Tenshi »

Shito ha scritto: Non è proprio uguale: cosa è oggetto, come è modo. ^^;
Non inteso in quel senso. Spesso si dice "Come?" inteso come abbreviazione di "Come dici?" e "Cosa?" come abbreviazione di "Cosa dici?" ma il COME di "come dici" non fa riferimento al modo. Quantomeno, nella lingua parlata la gente interscambia le due parole senza un preciso criterio. Si può aggiungere alla lista anche "Che?" - "Hah?" - "Eh?" - "Che cosa?" - "Cosa dici?" - "Come dici?" - "Che cos'hai detto?" - "Cos'hai detto?" - "Come hai detto?" - "Che dici?"

Una cosa che mi ha sempre colpito, e mi piacerebbe sapere la tua opinione in merito, è che spesso anche taluni miei detrattori mostrano nelle loro critiche di padroneggiare bene l'italiano, facendo sfoggio di un dizionario anche molto ricco. Quindi credo che in verità non sia io ad avere un dizionario ricco, solo che io utilizzo più pienamente il dizionario che ho, forse? Insomma: spesso mi sembra che la parte del pubblico che mal digerisce un dialogo preciso e quindi anche ricco dal punto di vista semantico più che 'di ignorantoni' tout court sia... pigra. Ovvero: "non voglio fare la fatica di sforzarmi a capire 'parole difficili' (che conosco, in realtà... solo che non le uso) nell'intrattenimento, voglio un intrattenimento semplice, banale, sedativo." Mi sembra piuttosto così.
In effetti i tuoi dialoghi alle volte risultano pesanti anche perché non si è abituati a sentir parlare la gente con un linguaggio così ricco. Se qualcuno tira fuori più termini di uso non quotidiano, in questa realtà culturalmente impoverita, sembra automaticamente pomposo e pluri-laureato, o un personaggio d'altri tempi. Purtroppo. Anch'io sono favorevole allo sfruttamento del vocabolario, ma è anche vero che la realtà si plasma sulle persone. Magari tra una cinquantina d'anni la metà delle parole del vocabolario diventeranno desuete e tutti i sinonimi verranno aboliti, e la gente parlerà in modo sintetico ed impoveritissimo, ma in quel triste caso bisognerebbe adattarsi a quel linguaggio. Dipende dall'uso che se ne fa della lingua originale, comunque. I dialoghi sono ricercati? Perfetto. I dialoghi sono colloquiali e quotidiani? Si fa altrettanto. Comunque non ti muovo critiche in tal senso. La reazione del pubblico però è comprensibile.
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Shito
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Shito »

MagicSton ha scritto:
Shito ha scritto:dove Marnie dice 'ti amo' ad Anna, in giapponese davvero lo dice nel modo più esplicito, melodrammatico e retorico possibile
Questo mi incuriosisce molto: la differenza con l'italiano è dovuta a un motivo culturale (da quanto so in giappone si tende a dire le cose meno schiettamente) o proprio in senso sintattico/scelta delle parole?
No, no, intendevo dire che in italiano il fatto che Marnie dica proprio 'ti amo' a Anna è 'pesante', no? In giapponese idem, le hanno fatto proprio dire:

"watashi ha anata wo aishiteru ha"

Che è proprio un modo per dire 'ti amo' [ai-shiteiru] molto esplicito, anche retorico ormai - tipo che gli adolescenti per dichiararsi a vicenda non userebbero mai. Anche lì, ho molto pensato "eh, Marnie è proprio sua nonna..." ^^;
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Shito »

Shi no Tenshi ha scritto:
In effetti i tuoi dialoghi alle volte risultano pesanti anche perché non si è abituati a sentir parlare la gente con un linguaggio così ricco. Se qualcuno tira fuori più termini di uso non quotidiano, in questa realtà culturalmente impoverita, sembra automaticamente pomposo e pluri-laureato, o un personaggio d'altri tempi. Purtroppo. Anch'io sono favorevole allo sfruttamento del vocabolario, ma è anche vero che la realtà si plasma sulle persone. Magari tra una cinquantina d'anni la metà delle parole del vocabolario diventeranno desuete e tutti i sinonimi verranno aboliti, e la gente parlerà in modo sintetico ed impoveritissimo, ma in quel triste caso bisognerebbe adattarsi a quel linguaggio. Dipende dall'uso che se ne fa della lingua originale, comunque. I dialoghi sono ricercati? Perfetto. I dialoghi sono colloquiali e quotidiani? Si fa altrettanto. Comunque non ti muovo critiche in tal senso. La reazione del pubblico però è comprensibile.
Io ho un approccio un po' meno passivo un po' su tutto. Ho sempre pensato "la moda o la si segue, o la si fa" - nel senso che se non segui una tendenza, automaticamente ne stai facendo una tu. Credo che tra gli esseri umani vada così, per ogni linea evolutiva. Quindi davvero, al diavolo l'economia linguistica. L'evoluzione linguistica o la si subisce, o la si fa. ^^

Ora non sto parlando di futurismo a là Marinetti o quant'altro, ma di fatto è fisiologico che dovendo *usare* il proprio dizionario per una *traduzione* quanto più *recisa* di un testo straniero, si arriverà a un certo arricchimento linguistico rispetto all'originale di partenza. E' un effetto collaterale, non è nulla di ricercato intenzionalmente. A volte non è neppure così, perché ci sono testi davvero ricchi e complicati da principio - Miyazaki Hayao ad esempio è uno che scrive spesso dialoghi 'strani', come spiegavo, e non gliene importa niente. Ma in generale, l'effetto collaterale di una traduzione molto precisa è chiaramente un uso estensivo del vocabolario e della morfosintassi della lingua d'arrivo, no? Beh, è un effetto collaterale benefico.

Se da un lato trovo un gruppo di Facebook di bambinoni volgari e supponenti che si lagnano perché vorrebero "i cartoni animati" semplici e infatili come se li ricordavano fa bimbi, così da potersi ben sedare in questa reminiscenza, e dall'altro lato ho un giovane genitore che mi ringrazia perché il figlioletto impara parole come 'sortilegio' da Porco Rosso (per dirne una), e le utilizza a tavola per la gioia del papà, cosa mai potrà valere di più?

Hint: il numero non conta (<- questa è un gioco semantico carino, nevvero?)

In più, c'è che il pubblico certe cose non le sa, non le ha mai sapute, e non gli importano neppure.

Il pubblico, ben comprensibilmente e incolpevolmente, va a vedere un film e pensa che quello "sia il film", bene o male. Ma no, gli stravolgimenti sono dietro l'angolo. Lo sono sempre stati.

In originale, ad esempio, Ishikawa Goemon parla sempre con un tono da 'jidai drama', ovvero 'sceneggiato in costume'. Fa veramente ridere anche solo per questo, sembra uno spaesato. Ad esempio in Cagliostro, e in tutto il film dice due cose in croce, definisce Clarisse non 'kawaii' 可愛い ma 'karen' 可憐. Fa ridere, sembra un personaggio uscito da "La storia della Principessa Splendente", semmai. Quando senti come parla, anche vederlo come un matto sul tettuccio della Cinquecento diventa normale, tipo: "ah, ok, lui è il matto che vive fuori dal mondo..."

Sono tutte cose che si mantengono con una traduzione fedele, perché vedi, le parole esistono e sono diverse. "Karen" NON è "Kawaii".

Allo stesso modo, la morfosintassi della narratrice de "La storia della Principessa Splendente" è antica per davvero, perché Takahata per la narratrice ha preso di peso il testo antico del Taketori Monogatari. Parlando con un amico giapponese, laureato, lui mi diceva "ah, per capire veramente quel testo, o hai fatto un corso apposito o non ci riesci, però in qualche modo comprendi cosa vuole dire". Ho trovato pagine giapponesi di prerifrasi in giapponese moderno del giapponese antico del Taketori Monogatari, perché quello è davvero il giapponese narrativo scritto più antico che ci sia.

Per noi, sarebbe come leggere un testo in una lingua romanza. Che so, in langue d'oc. Non è una lingua 'colta' (quella la parlano a corte, nel film, ed è ben diversa) ma è antica. Pensando e ripensando, ho cercato di rendere questa sensazione con una morfosintassi che ricordasse la lingua tardoquattrocentesca di Giorgio Vasari. Ovvero non mi sono rifatto al Boccaccio, che so - che sarebbe subito stato sulla linea colta. Ma se leggi "Le vite" di Vasari cogli subito il tono antico ma popolare. Anche la leggera variazione di "Andando per campi e boschi a tagliar bambù, lo impiegava per ogni opera sua" - che non introduce alcun termine complesso, connota il testo come antico pur tendendolo asciutto, anzi tendenolo ancor più asciutto, come l'originale, dove per 'In un tempo passato', invece di esserci il classico 'mukashi mukashi ano tokoro ni', che sarebbe tipo "C'era una volta, tanto tempo fa", c'è un asciuttissimo "Ima ha mukashi" - lett. "Adesso è il passato".

Esiste tutta questa ricerca, questo sforzo e sopratutto questa voglia di comprensione delle cose, che si scontra con il crasso disinteresse di una fascia di pubblico che non fa che frignare senza nulla sapere e, cosa peggiore, senza nulla voler sapere. "E un cartone per bambini, voglio i dialoghi semplici della mia infanzia" - tutto presuntivamente, ignorantemente (nel senso proprio del termine 'ignorante' <- senza sapere sul merito). Quindi, queste lamentele sono per me semplicemente insignificanti. Insignificanti. :-)
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Haku91 »

Vorrei anche ricordare che il pubblico di questi film è composto in buona parte da bambini (l'altro giorno in sala ce n'erano diversi, anche piuttosto piccoli) a cui non frega nulla della fedeltà e della traduzione letterale, ma a cui basta seguire un bel film di cui riescano a capire i dialoghi. E certo loro non possono avere un lessico ampio come noi. La filosofia del "se capiscono bene, se non capiscono si arrangiano" denota un certo disinteresse verso gli spettatori, mentre si presume che questi doppiaggi siano fatti principalmente per loro (per chi, altrimenti?).
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Garion-Oh »

Il fatto è che Miyazaki e Takahata scrivono quei dialoghi per come sono, incuranti del fatto che poi li sentiranno dei bambini e non capiranno. Se all'autore non interessa, perché mai dovrebbe interessare a Shito? Perché semplificare per andare incontro allo spettatore? Credi davvero di fare un favore al film, così?
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Muska »

Garion-Oh ha scritto:Il fatto è che Miyazaki e Takahata scrivono quei dialoghi per come sono, incuranti del fatto che poi li sentiranno dei bambini e non capiranno. Se all'autore non interessa, perché mai dovrebbe interessare a Shito? Perché semplificare per andare incontro allo spettatore? Credi davvero di fare un favore al film, così?
Basterebbe leggere queste ineccepibili parole per porre ragionevolmente termine ad eccezioni che risultano alla fine reiteramente sterili, ma non perché non abbiano una originaria ragion d'essere, ma perché in decine di pagine Shito ha già risposto con una (per me) ammirevole voglia di spiegare e spiegarsi, e a tanta onesta buona volontà e trasparenza non si può sempre rispondere come se nulla fosse, come se non esistessero decine di topics esaustivi, come se non fossero gli autori ad aver proprio concepito quei dialoghi con le intenzioni che Garion-Oh ha appena ricordato per l'ennesima volta e che Shito ha cercato con grandissimo impegno di far pervenire a noi nel modo più attinente alle volontà degli Autori.
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

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Garion-Oh ha scritto:Il fatto è che Miyazaki e Takahata scrivono quei dialoghi per come sono, incuranti del fatto che poi li sentiranno dei bambini e non capiranno. Se all'autore non interessa, perché mai dovrebbe interessare a Shito? Perché semplificare per andare incontro allo spettatore? Credi davvero di fare un favore al film, così?
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Haku91 »

Garion-Oh ha scritto:Il fatto è che Miyazaki e Takahata scrivono quei dialoghi per come sono, incuranti del fatto che poi li sentiranno dei bambini e non capiranno. Se all'autore non interessa, perché mai dovrebbe interessare a Shito? Perché semplificare per andare incontro allo spettatore? Credi davvero di fare un favore al film, così?
Ti ricordo che questo film non è stato scritto da nessuno dei due. Io però non ho ancora ricevuto una risposta chiara alla mia domanda: i film Ghibli presentano effettivamente TUTTI dei dialoghi con termini ricercati anche in giapponese? Perché conosco un paio di persone che studiano la lingua e sono di tutt'altro avviso. Io comunque non voglio che i film vengano stravolti, ma che gli stessi concetti si esprimano in modo più semplice e diretto, cosa che la lingua italiana permette tranquillamente (i sinonimi esistono, altrimenti tutti i dizionari dei sinonimi e contrari sarebbero carta straccia).
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Shito »

Haku91 ha scritto:Vorrei anche ricordare che il pubblico di questi film è composto in buona parte da bambini (l'altro giorno in sala ce n'erano diversi, anche piuttosto piccoli) a cui non frega nulla della fedeltà e della traduzione letterale, ma a cui basta seguire un bel film di cui riescano a capire i dialoghi. E certo loro non possono avere un lessico ampio come noi. La filosofia del "se capiscono bene, se non capiscono si arrangiano" denota un certo disinteresse verso gli spettatori, mentre si presume che questi doppiaggi siano fatti principalmente per loro (per chi, altrimenti?).
Tu proprio non riesci a capire che ogni opera esiste, se esiste, in sé stessa. A prescindere persino dal pubblico a cui la si rivolge da principio, figurati quanto al pubblico 'traslato' per traduzione.

Tu pensi che la traduzione, l'adattamento, siano cose che si fanno per il pubblico.

NO.

La traduzione, l'adattamento, sono cose che si fanno per l'opera in quanto tale.

Il pubblico è sempre il pubblico quello che l'opera LA RICEVE.

E deve riceverla per quello che l'opera è, se intercorre una traduzione dovrebbe riceverla quanto più possibile per quello che è nella sua realtà originale.

Il pubblico la capirà? Il pubblco l'apprezzerà?

Questo dipende dal pubblico, da quello che leggitimamente penserà dell'opera.

MA SE TU L'OPERA LA MODIFICHI, LA CAMBI, LA ALTERI "PER VENIRE INCONTRO AL PUBBLICO" IN VERITA' IL PUBBLICO NON POTRA' NEPPURE MAI SAPERE COSA L'OPERA FOSSE, NON SAPRA' SE GLI SAREBBE PIACIUTA, NIENTE. Non potrò mai conoscerla, figurarsi giudicarla. Giudicare cosa, un'ombra deformata? Si è solo distrutto tutto.

Devi semplicemente partire dall'idea che tu, il pubblico, io, noi, tutti, non siamo così importanti.

Contano le cose. L'opera è inerte. Non cambia, non vive, non muore.

In quest'epoca di narcisismo è difficile, lo so, ma la buona traduzione nasce solo dal profondo nichilismo del traduttore.

E del resto Miyazaki stesso, che invece è l'autore, dice sempre "quando inizio a fare un film, io divento il servo del film".

Dio, come lo capisco.
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Haku91 »

Shito ha scritto:Tu pensi che la traduzione, l'adattamento, siano cose che si fanno per il pubblico.

NO.

La traduzione, l'adattamento, sono cose che si fanno per l'opera in quanto tale.
E l'opera in quanto tale si fa per il pubblico. Se non c'è il pubblico, non c'è l'opera. Una cosa che ultimamente lo Studio Ghibli ha purtroppo imparato a sue spese (letteralmente). Anche Michael Cimino poteva condurre una carriera straordinaria, piena di capolavori, eppure si è rovinato. Sai come? Girando un'"opera in quanto tale" a prescindere dal pubblico. Un film o una serie TV vengono adattati per essere distribuiti e (si spera) visti, non per soddisfazione personale dei dialoghisti o per chissà quale questione di principio.
Shito ha scritto:MA SE TU L'OPERA LA MODIFICHI, LA CAMBI, LA ALTERI "PER VENIRE INCONTRO AL PUBBLICO" IN VERITA' IL PUBBLICO NON POTRA' NEPPURE MAI SAPERE COSA L'OPERA FOSSE, NON SAPRA' SE GLI SAREBBE PIACIUTA, NIENTE. Non potrò mai conoscerla, figurarsi giudicarla. Giudicare cosa, un'ombra deformata? Si è solo distrutto tutto.
Da come scrivi sembra che tu non accetti mezze misure o compromessi, che lavori con gli assoluti. O la traduzione è letterale, a costo di commettere errori di costruzione delle frasi o proprio di traduzione (tipo l'assurdo "dunque" con cui saluta Anna, traduzione letterale di "dewa" che invece è una semplificazione di "dewa mata", "arrivederci"), o il film viene distrutto e ridotto a un'ombra deformata. Inutile dirti che questa tua opinione è soggettiva quanto quelle di tutti coloro che ti scrivono (sempre ricordandoti che se lavori per lo Studio Ghibli è grazie a una raccolta firme, ergo grazie a scelte soggettive e non ampiamente condivise). Usare un sinonimo di un certo termine, sebbene di significato impercettibilmente diverso, non può distruggere un film, è solo una cosa che credi tu. Altrimenti dovremmo cestinare a prescindere qualunque opera doppiata in italiano negli 80 anni dacché esiste quest'arte, a parte quelle che hai curato personalmente, e la cosa è davvero assurda. E lo dico con rispetto, vista la tua dedizione al lavoro e la tua bravura come direttore di doppiaggio (credo tu sia tra i migliori d'Italia, e non solo in quest'epoca).

Con questo chiudo l'OT, non credo di avere altro da aggiungere.

Anzi, un'ultima battuta: penso che un dibattito sull'argomento tra te e Ivo De Palma (personaggio che detesto, beninteso) finirebbe in una rissa. :lol:
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

Messaggio da Shito »

Haku91 ha scritto:
Shito ha scritto:Tu pensi che la traduzione, l'adattamento, siano cose che si fanno per il pubblico.

NO.

La traduzione, l'adattamento, sono cose che si fanno per l'opera in quanto tale.
E l'opera in quanto tale si fa per il pubblico.
No. L'opera si fa per farla. Si fa perché non si può fare a meno di farla. Si fa per liberarsi del suo fantasma. Si fa perché è l'opera che vuole essere fatta.

O almeno la pensa così Miyazaki, la pensavano così Michelangelo e Nabokov e sospetto tutti quelli che hanno fatto delle 'opere'.

O forse stai parlando di un sacco di robaccia fatta per 'piacere alla gente' e incassare denari e basta?

Non sto parlando di questo, eh.
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

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Haku91 ha scritto: Da come scrivi sembra che tu non accetti mezze misure o compromessi, che lavori con gli assoluti. O la traduzione è letterale, a costo di commettere errori di costruzione delle frasi o proprio di traduzione (tipo l'assurdo "dunque" con cui saluta Anna, traduzione letterale di "dewa" che invece è una semplificazione di "dewa mata", "arrivederci"), o il film viene distrutto e ridotto a un'ombra deformata.
Credo di aver già asserito, e spiegato, e elaborato il contrario. Anche in questo thread. Sicuro di averlo letto tutto?

Anche sulla storia del 'dunque' di saluto, la cosa è alquanto risibile, perché è solo che in italiano come in giapponese, lasciando sospese certe cose in un certo modo, si lascia un sottointeso.

In giapponese hai anche 'korede...' e altri. E parimenti li mantengo in italiano 'quand'è così...', 'allora, con questo...', "dunque...' - tutte frasi di chiusura perché 'lasciate morire' sul sotteso 'io vado', 'mi congedo', 'ci salutiamo' o quel che vuoi.

Hai detto di non conoscere il giapponese, giusto? Da dove hai incollato quella spiegazione pseudolinguistica spiccia da "ho seguito un corso di giapponese e spiego quello che ho appreso mnemonicamente"?

In italiano, come in giapponese, quando si parla esiste il detto e il non detto. Esiste il 'lasciato cadere'. Esistono le tonalità. Proprio tu che ti dici "appassionato di doppiaggio" (qualsiasi cosa significhi fa paura, questa: il doppiaggio è un mezzo, non è un fine, non ha valore assoluto in nessun caso. Il doppiaggio è un servizio) dovresti ben capirlo.
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Re: Omoide no Marnie - 24-26/8/2015 - Hiromasa Yonebayashi

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Haku91 ha scritto:sempre ricordandoti che se lavori per lo Studio Ghibli è grazie a una raccolta firme, ergo grazie a scelte soggettive e non ampiamente condivise
A parte che non lavoro per lo Studio Ghibli, semmai collaboro con la Lucky Red, credo che più che il numero di firme ad avere avuto successo sia stata la bontà degli argomenti, dei ragionamenti, degli esempi addotti nel testo della lettera che precedeva le firme, sai? Perché le firme, per quanto 'numerose', nella logica dei numeri di una distribuzione cinematrografica erano comunque, come dire, insignificanti?

E a seguito di quella lettera non c'è stata un'assunzione. C'è stato un colloquio. C'è stata una conoscenza. C'è stato un confronto e un'affermazione di visioni.

La realtà è sempre un po' più complessa e profonda di quello che il semplicismo vorrebbe far credere.
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