Voglio risponderti quotando un brano scritto (dettato) da Miyazaki Hayao in un'intervista giapponese. Risale ai tempi di Howl, ovvero dopo Howl e prima di Ponyo. Il regista veniva intervistato in merito alla sua visione del cinema, a partire dal secondo film animato che ebbe un grande impatto su di lui, ovvero il lungometraggio russo Snezhnaya Koroleva [La regina delle nevi] - il primo era stato Hakujaden. Questo brano l'ho tradotto apposta per te, spero apprezzerai lo sforzo, almeno. ^^Haku91 ha scritto:Che il cinema sia governato dai soldi è palese (non lo è forse il mondo in generale?), e una distinzione oggettiva tra le opere sentite da un autore e quelle create per incassare non esiste. Come fai a dire se un film appartiene a una categoria, all'altra o a entrambe?
Quindi, in risposta alla tua domanda: l'ermeneutica. La conoscenza di un autore, del suo pensiero, e di conseguenza il modo corretto di fruizione e lettura delle sue opere. Ovviamente si può anche 'consumare e basta' un film nato con altra mentalità - credo avvenga spesso. E credo che oggigiorno anche un film ambizioso debba 'sapersi far consumare', certo. Ma torniamo al discorso di Suzuki e Miyazaki, del vendere e del creare e del perché. Del fine e del mezzo.>>> L'incontro con Snezhnaya Koroleva ha avuto davvero un grosso effetto su di lei, vero...?
MIYAZAKI: Io sono il tipo di persona che per natura pensa che vorrebbe sempre creare un sacco di storie di avventure e di farsa, ma nel mio cuore so che le opere devono avere qualcosa come l'impatto che ho descritto. Senza quello, le opere sarebbero solo delle buffe peripezie. Ovviamente dobbiamo tenere in conto gli interessi economici dello Studio, ma non potremmo giustificare quello che facciamo solo listandone le ragioni economiche per farlo: dobbiamo almeno cercare di creare delle opere per le quali le persone dopo non diranno: "perché si sono presi la briga di fare una cosa simile?" Il problema non è che la gente potrebbe chiederci una cosa simile, è che dobbiamo proprio evitare di chiedercelo noi stessi dopo il fatto. E quando dico questo, non intendo per me stesso adesso. Intendo per tutti noi che abbiamo deciso in un istante di avere quel certo tipo di alta ambizione [quella di creare un'opera, ndShito]. Questo è tutto quello che conta. Dobbiamo sempre tornare indietro a quel punto.
>>> Ma certe persone non vedono Gerda [la protagonista di Snezhnaya Koroleva] come egoista?
MIYAZAKI: Apparentemente Paku-san fu sorpreso di sentire che certe persone la pensano così, ma io non lo ero. E' solo perché certe persone sono francamente sempre senza interesse. Si ingannano nel credere che certi film siano tutto un identificarsi con qualcosa, trovandoci un momentaneo sollievo in un mondo virtuale. Ma ai vecchi tempi, la gente andava a vedere i film per imparare qualcosa sulla vita. Oggigiorno quando entri in un supermarket sei accolto da una varietà di scelta che stordisce e, analogamente, la gente considera il pubblico dei film come consumatori che non fanno che brontolare, o lamentarsi che certe cose siano troppo costose o non abbiano un buon sapore. Ma io non sto a creare qualcosa solo perché sia consumato. Io mi metto a creare e guardare film che mi rendano una persona un pochino migliore di quanto fossi prima.
La storia della Principessa Splendente, che è stato un successo di pubblico, ha incassato circa la META' del suo gargantuesco budget. Ma suppongo vada bene così. Nulla toglie al valore dell'opera. Ogni vero autore rischia tutto sé stesso su ogni cosa che fa. Anche Cimino non fa eccezione. Esprimersi verso un pubblico è sempre un azzardo, è chiaro. Così è la vita e la comunicazione tra gli esseri umani. Anche io, nel mio insignificante piccolo, sembro avere un codazzo di haters. Si vede che deve essere così, ma so che continuerò a fare del mio meglio, per quello che credo essere giusto, finché la mia onestà intellettuale e le mie forza (di ogni genere) mi permetteranno di farlo. Anche il singolo messaggio che ti sto ora scrivendo qui, che è un tentativo di comunicazione, non fa eccezione. Potresti fraintendermi, magari. Potresti odiarmi. Ma io non sto cercando di vendermi a te, di comprare la tua benevolenza: io sto cercando di farmi capire per comunicarti qualcosa che penso valga la pena di comunicare a te. Quindi correrò (e corro) il rischio.
Oggigiorno la gente comunica per finta: parla e non ascolta, parla per non essere ascoltato, parla per sentire la sua stessa voce rimbombare in una camera dell'eco le cui pareti sono fatte dalle altre persone. Non è comunicazione reale perché, da principio, manca il fine comunicativo reale. Sono gli anni dell'individualismo estremo involuto in narcisismo. Ma per esempio, persino io -che sono il primo pirla- non posso vivere così. Neppure nello scrivere un singolo messaggio su un forum. Se lo scrivo, deve esserci un motivo di comunicazione reale per farlo. E credo che la differenza sia questa. Qual è il fine di un'azione umana, di un tentativo di umana comunicazione, della creazione di un'opera umana. E' una differenza alla fonte, non alla foce. Alla foce ci sono comunque le paludi della postmodernità.