Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Shi no Tenshi
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Shi no Tenshi »

bocchan ha scritto: Io sarei curioso di sapere chi è che ha sostenuto una cosa del genere. Intendiamoci, non contesto nulla di quel che scrivi, tutto è possibile, ma sostenere che i pompieri giapponesi fossero dei vigliacchi incapaci mi suona strano, soprattutto se penso che stiamo parlando di un Paese come il Giappone, dove -unici al mondo- i soldati non si lasciavano quasi mai catturare vivi dal nemico, preferendo suicidarsi. Chi non lo faceva veniva disprezzato da tutti (perché si riteneva che restando in vita non avrebbe potuto far altro che mettersi al servizio del nemico che lo aveva catturato). E parlo anche dei soldati semplici, mica solo dei massimi esponenti del regime o dei vertici militari della nazione (in gran parte suicidi, come i gerarchi della Germania nazista e come molte figure di primo piano dell'antica Roma, compresi personaggi come Bruto e Cassio).
Il "vigliacchi imbecilli" era una mia aggiunta a scopo esplicativo, ma le informazioni le ho lette qui:

https://books.google.it/books?id=Wef0-7 ... rm&f=false

Qui dice solo, a pagina 43, che "The fire brigade have failed in their job to help the community" e Seita "is linked to the failure of this group".
In realtà sì, ciò che è scritto non implica assolutamente il fatto che il corpo anti-incendio fosse stato inetto, ma semplicemente che non ha avuto successo. Ho sovra-interpretato pensando all'immagine del pompiere in mezzo alle fiamme che inneggia il giappone.
Naturalmente, non ho idea di quanto le informazioni lì scritte siano attendibili, comunque.
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Shito
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Shito »

Una volta una professoressa di sociologia (oggi emerita) della Waseda Daigaku di Tokyo mi ha intervistato a Roma, a lungo. Mi ha intervistato su manga e anime, in un ristorante. Credo che abbia poi pubblicato la mia intervista o quel che ne ha tratto su un suo libro, di cui mi ha anche omaggiato. La professoressa si chiama signora Shiraishi Saya. Trovava i miei punti di vista su varie cose di anime e manga apparentemente sconcertanti, mi ha detto che nessun occidentale (raccoglieva contributi in tutto l'Occidente) le aveva detto cose così. "Il punto di Doraemon sono le spianate dei cantieri dove giocano i bambini, era il Giappone che si ricostruiva", "Il punto di Saint Seiya è che i giovani orfani sovvertono l'ordine costituito della casta nobiliare, Saint Seiya finisce con Seiya contro Misty Lizard", "La differenza tra Dragon Ball e One Piece è che in Dragon Ball c'è la famiglia, in One Piece si fa famiglia, perché la famiglia non c'è più". Cose così. Alla fine ci siamo trovati molto, mi ha invitato da lei, abbiamo anche scoperto di avere lo stesso mangaka preferito e di condividere molti punti di vista su molte cose. Infine mi ha anche detto: "dovresti scrivere un libro sulle cose di cui abbiamo parlato". Le ho risposto di no, che non dovrei, perché non sono giapponese, e quindi non devo scrivere libri su cose giapponesi - non ha senso. Ognuno deve elaborare il proprio, o almeno io la penso tendenzialmente così. Poi abbiamo fatto un breve giro per Roma, l'ho portata sino a San Pietro in Vincoli a vedere il Mosè di Michelangelo, che lei ha molto apprezzato. Allora le ho detto: "Ecco, semmai dovrei scrivere su questo, ma non mi occupo di questo settore."

Per dire che il libro che hai linkato qui sopra reca un'autrice inglese/americana, temo. In genere non è un buon segno. Specie se parliamo di critica storica interna e interpretazioni di un film verista come Hotaru no Haka.

Si, lo so che ci sono anche eccezioni. Ma fino a prova contraria, non credo alle eccezioni. :-)
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Shi no Tenshi
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Shi no Tenshi »

Sì, possibile, mi fido poco anch'io. Infatti mi puzza soprattutto l'aver trovato così poche informazioni circa l'uniforme di Seita. Perché mi pare un dettaglio rilevante, è strano che non venga mai nominata. Ma tutto ciò che ho scoperto, sempre ammesso che sia vero, è che parrebbe essere l'uniforme del corpo anti-incendio, il problema è che la maggior delle fonti riconducono lì. Sapessi leggere i kanji magari sarebbe più facile, ma mi sembra assurdo che nemmeno in italiano e in inglese ne abbiano parlato, in rete. Nel mio cervello, prima di vederlo, la Tomba delle Lucciole era: "Quel film sulla seconda guerra mondiale in giappone col ragazzo in uniforme da postino e la sua sorellina."
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Lonelywolf
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Lonelywolf »

Shito ha scritto: E poi, mentre fa razzie da sciacallo, saluta un bombardiere americano quasi a tifare per lui.
Quella scena mi ha fatto un po' storcere il naso in sala. Nella prima visione, poi, credo che non mi fossi accorto dell'agio in cui viveva la famiglia di Seita e Setsuko (forse perché un tale benessere è quello in cui vivo anch'io oggi, e quindi lo do per scontato?), eppure ora penso che sia uno dei punti più importanti del film. Mi è parso che anche in altri gesti (ricordare nei momenti difficili i momenti in cui la famiglia era al mare e la mamma dava l'anguria ai bambini, Seita che gioca alla guerra nella caverna prima di addormentarsi) il ragazzo si comportasse come se non volesse rinunciare a quel benessere. E del resto se n'è andato dalla casa della zia per capriccio, senza essersi lui per primo comportato bene e senza pensare a come la situazione sarebbe potuta degenerare.
Come scrivevo anche altrove, però, provo anche un senso di pena per lui perché in fondo sono io stesso nato in tanto benessere, ed a volte in situazioni di necessità non voglio rinunciare alle cose che mi piacciono di più ^^'
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Shito
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Shito »

E' difficile vivere con dignità la fortuna in cui il caso ci ha fatto nascere.
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Babbana
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Babbana »

Shito ha scritto:Cosa si può chiedere di più alla finzione se non l'indurre nello spettatore la riflessione sulla realtà dei fatti della propria vita?
Davvero.
Poi, oggi, a lezione di storia del cinema, si parlava proprio del Neorealismo italiano e di come una delle caratteristiche principali dei film neorealisti fosse l'onestà drammatica e intellettuale e come i personaggi venissero rappresentati in modo che lo spettatore li vedesse con spirito critico e ne cogliesse le sfaccettature sia positive che negative, senza dividerli in buoni o cattivi. Allora ho di nuovo pensato a "La tomba delle lucciole".
Shito ha scritto:Io sto ancora pensando ai senzatetto a contorno dei dehors di lusso in Piazza Esedra a Roma. Se uno di loro fosse stato già morto, suppongo che nessuno se ne sarebbe accordo sino all'indomani.
Ci ho pensato anch'io, uscendo dalla metropolitana, il giorno che ho visto il film. E vedendo la prima scena, è un po' come se mi avessero sbattuto la realtà dei miei comportamenti in faccia; instintivamente ti disgusta come la gente passi accanto a Seita morente, lamentandosi della puzza, e poi ti accorgi che in effetti non è molto diverso da quello che fai tu, o che avresti fatto in quella situazione. Sicuramente non basterà un film per farmi da un momento all'altro cambiare atteggiamento, però che questo film mi abbia fatto accorgere così bruscamente di questo, penso che sia comunque qualcosa di significativo.
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Senz'altro ci rincontreremo…
…in un luogo nostalgico.
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Sayonara no Natsu »

Uff, avevo pensato di finire tutto quello che volevo scrivere e poi inviare tutto insieme, però, uno, non so quando finirò (potrebbe essere domani come fra un mese, dato che devo decidere se aggiungere altre cose o no XD) e due, temo finirebbe per essere un ammasso di caratteri magari pure tediosi da leggere, perciò, almeno questo che l'ho completato lo invio subito.

A dire il vero, questo è un messaggio che già ora arriva parecchio in ritardo, ma ho deciso di pubblicarlo lo stesso perché contiene comunque diverse mie considerazioni che ritengo possano essere interessanti o, nel peggiore dei casi, sono in ogni caso frutto delle mie riflessioni che mi fa piacere condividere.

Premetto pure che quanto scrivo qui non è inteso per bisticciare, e non tanto perché mi dispiacerebbe la cosa in sé (^^), ma proprio perché non è questo il caso. Scrivo quanto segue unicamente per amore della discussione. :D

Qui mi riferisco agli articoli ed ai video postati da te, Shito, alcuni giorni fa, che ho letto e visto con interesse, poiché, nonostante effettivamente alcuni punti fossero già stati trattati parecchie volte su questi lidi, ho comunque scoperto retroscena curiosi. Oltre a questo, però, ho letto anche un paio di cose su cui mi piacerebbe dire la mia. :)

Mi vorrei concentrare in particolare sull'ultima parte di questa intervista http://www.comingsoon.it/news/?source=cinema&key=51730

Shito, alla domanda se i personaggi che hanno a che fare con Seita e Sestuko siano cattivi o meno, tu rispondi che in fondo per te l'unico personaggio considerabile tale è il protagonista, però concludi anche dicendo "Per me i buoni e i cattivi ci sono solo nei film Disney". Ora, questa sarebbe un'incruenza esagerata, perciò penso che la prima frase sia più che altro una sorta di "provocazione" (in senso buono, direi) sia verso l'intervistatore sia verso il lettore (nel senso che con quella frase sottolinei ancora di più che la tua visione del film, che vede Seita come decisamente colpevole, è totalmente invertita a quella che uno spettatore casuale potrebbe avere). Però, se intendiamo comunque che tu consideri Seita come una figura ben più negativa degli altri personaggi, allora mi sorgono un paio di quesiti. Ma andiamo con ordine. Tu affermi che i giapponesi non erano tenuti ad assumere un atteggiamento caritatevole o pietistico, come invece poteva accadere in Europa a causa della religione cristiana, poiché nella loro cultura "non c'è un aldilà né una promessa di ricompensa per le anime pie". Per quanto mi riguarda, non sono tanto convinto di ciò: innanzitutto, i comportamenti che potremmo definire "insensibili" ci potevano essere tranquillamente anche da noi, religione o non religione, mentre al contrario, qualcuno poteva avere "compassione" senza necessariamente essere di religione cattolica. Dall'altro lato invece, penso che neanche in giappone tutti fossero completamente incuranti delle sorti altrui, spietati (proprio nel senso di "senza pietà") o amorali (di nuovo, mi riferisco all'assenza della morale e non alla devianza). Ora, fare un'affermazione su ciò che uno "reputa" o "pensa" o "crede" di qualcosa di così distante nel tempo e nello spazio, è stupido e senza senso, lo so bene, tuttavia l'ho fatta perché penso che, in fin dei conti, effettivamente una prova di quanto dico ce l'abbia. Questa prova si trova nel personaggio del poliziotto. Ora, se seguissimo il tuo ragionamento, quel poliziotto non dovrebbe essere lì. O, meglio, non dovrebbe essere lì nella forma in cui viene mostrato. Un uomo con la mentalità e il tipo di logica che tu attribuisci ai giapponesi, non avrebbe MAI lasciato andare Seita (difatti il contadino non lo lascia nonostante le suppliche). Il ragazzo aveva commesso un furto, ovvero un'azione non solo "sbagliata" secondo una certa mentalità ma proprio illegale (in un periodo di crisi, poi, era un reato che veniva represso ancora più duramente di quanto si farebbe normalmente, cosa che viene anche detta), azione che un uomo come quelli che tu intendi avrebbe punito severamente in qualunque circostanza (sì, lo avrebbe dovuto fare nonostante Seita fosse stato già massacrato). Direi che l'ispettore Javert de "I miserabili" è un ottimo esempio del tipo di persona a cui mi riferisco. Invece, nel film questo non accade: il poliziotto NON adempie fino in fondo al suo dovere e lascia comunque andare il giovane senza conseguenze. Ciò si può spiegare soltanto dicendo che un essere umano ha provato compassione (personalmente penso che la compassione possa venire anche dalla logica, e non unicamente dal sentimento) per un suo simile che versava in condizioni disastrose. Sì, anche in Giappone e sì, anche durante la guerra. Ora, ciò in sé non prova necessariamente qualcosa, certo, tuttavia (mi) instilla qualche dubbio. Se davvero l'unica cosa che fa provare compassione, che evita di far diventare gli uomini delle macchine insensibili è la religione cristiana, allora perché, mi domando nuovamente, quel poliziotto è lì? Questo personaggio è stato inserito dallo stesso regista giapponese che ha vissuto in prima persona gli anni di cui si parla, che dedica un'enorme cura a tutti i dettagli tra cui quelli caratteriali e spicologici dei suoi personaggi e che insegue sempre un certo realismo, e non è stato fatto di certo da un europeo buonista nato nella società del benessere, eh. Sono piuttosto tentato di pensare, perciò, che anche per Takahata un certo tipo di comportamento non fosse "logico", non fosse "giusto"; che non bastasse dire "siamo in guerra" per giustificare qualsiasi azione, magari anche immorale (chiaramente, mi sto riferendo solo agli eccessi, in particolare a quelli del contadino che picchia ferocemente Seita, e non all'inevitabile necessità di accettare le difficoltà per poter continuare a vivere) e che quindi ha inserito un personaggio "virtuoso" nonostante il clima di allora come per affermare che, in fondo, in qualunque situazione l'essere umano si trovi può riuscire a, come dire, non perdere i tratti distintivi della sua razza (^^) ed a rimanere quantomeno un uomo "retto" (che non significa necessariamente "buono"). Da qui, vorrei tornare al concetto che Seita dovrebbe essere secondo te la figura più negativa del film (come minimo). Se accettiamo la mia visione, allora la presenza del poliziotto fa apparire la zia, alcune comparse (che so, le donne che mi sembra biasimino in modo piuttosto pettecolo la stessa zia di Seita per aver accettato i due protagonisti in casa sua) e il contadino che picchia Seita, come personaggi in fondo meschini, miserabili, mediocri e nulla di più (però non certamente "cattivi", chiaro). Mentre Seita, guardando sempre con in mente il poliziotto, appare soltato come un povero idiota, che ha fatto delle scelte di cui però non ha saputo sopportare il peso e che a causa di esse finisce inizialmente col darsi al furto per poter sopravvivere e poi col bisogno della pietà di un altro uomo per poter ritardare di solo un po' il peggio (almeno per la sorellina). Insomma, in quest'ottica molti dei personaggi che compaiono risultano non solo induriti dalla guerra ma proprio abbrutiti, come cani in gabbia che per la repressione diventano rabbiosi, mentre, al contrario, Seita appare talvolta, come già detto infinite volte, come "un bambino viziato" (anche perché si permette il "lusso" di avere una sorta di orgoglio talmente spiccato che risulta inconciliabile con quella realtà), e che a causa dei suoi errori di valutazione perisce e, cosa ancora più grave, porta alla morte anche la propria sorella. Osservandolo così, io non riesco a reputare Seita né una vittima, né proprio l'unico e solo colpevole, e questo vale anche per tutti gli altri. Mi sembra semplicemente che ognuno sia in balìa dei propri istinti e delle loro ottuse convinzioni. Perciò, se vi sono dei colpevoli (e ci sono), lo sono tutti (tranne Sestuko, direi), anche se ognuno per motivi diversi.

Se invece mi dirai che ho preso semplicemente un abbaglio, che il poliziotto non ha il significato che io ho inteso e che quindi quei personaggi che ai miei occhi appaiono nonostante tutto negativi sono per te giustificati, allora io sono incline a pensare che comunque questo è un ragionamento esageratamente relativistico (nemmeno troppo lontano dal solipsismo, aggiungerei) poiché quantomeno il dannato contadino ("dannato" solo perché mi sono accorto che lo sto tirando in ballo ogni due righe XD) risulta essere una persona mediocre non solo secondo una mentalità ma proprio secondo la legge giapponese dell'epoca (e anche secondo quella attuale, direi). Inoltre, volendo accettare quest'ottica, per assurdo persino la morte dei protagonisti non sarebbe più definibile negativa di per sé, poiché non vi è base per statuire alcunché, quindi, sempre per assurdo, non si potrebbe comunque considerare Seita più "cattivo" degli altri personaggi. ^^

Vorrei ora fare un'ultima mia riflessione su un altro punto da te sollevato (però qui non sono certo se in fondo non intendiamo comunque la stessa cosa.)
E [Takahata] lo ha fatto [il film] per far vedere alle generazioni figlie del benessere, nell'88, e dimostrare a tutti questi Seita cosa avrebbe comportato essere come sono, in un momento di crisi reale.
Non so, non riesco a pensare che davvero lo scopo del film fosse quello di fare semplicemente una sorta di "predica" (per quanto intellettuale, certo). Vedi, io reputo che in fondo sia "normale" che ognuno utilizzi le risorse di cui dispone, perciò chi ha 1 userà 1, chi 5 userà 5 e chi 10 userà 10. Solo un notevole sforzo intellettuale permette agli uomini di "staccarsi" dalla realtà in cui vivono e riconsiderare ogni cosa - persino sé stessi - da zero e nel caso alterare le proprie abitudini, perciò, risulta evidente che sarà assai difficile vedere qualcuno che potrebbe permettersi un certo stile di vita ma che per propria scelta opti per uno decisamente più modesto poiché non ritiene d'avere bisogno d'altro. Tuttavia, in sé non è detto che chi si sia abituato ad un certo tenore di vita non sarebbe capace di adattarsi ad un altro ben diverso in caso di necessità, poiché, almeno in teoria, l'uso di qualcosa non necessariamente coincide con la convizione in colui che l'adopera che quel determinato oggetto sia per lui insostituibile. Per fare un esempio banale, si potrebbe dire che, sebbene in inverno ugnuno utilizzi vestiti più pesanti, al cambio di stagione nessuno continua più ad utilizzarli poiché semplicemente la situazione, l'ambiente circostante è cambiato. Perciò, ritornando al film, dire semplicemente che i ragazzi dell'88 avrebbero fatto la fine di Seita a causa del loro *stile di vita*, penso che sia inesatto, poiché, appunto, se si guarda soltando *l'azione*, allora non si potrebbe davvero sapere se anche tutti loro avrebbero cambiato abitudini non appena si sarebbero trovati in "un momento di crisi reale". Ciò che a me sembra essere uno dei punti fondamentali del film e che per me è davvero, davvero interessante, non è tanto il mutamento dei comportamenti, delle azioni, bensì quello della *mentalità*, della *spicologia* delle persone. Nel senso che ciò che a me interessa (ed è anche ciò che io penso che il film in fondo voglia mettere in evidenza) non è tanto il fatto che nell'88 vi fosse uno stile di vita che in un'altra epoca semplicemente non era materialmente possibile, ma proprio che quello stile anni addietro era considerato "sbagliato", "folle", "da bambino viziato", mentre pochi anni dopo *quello stesso identico stile di vita* veniva considerato "normale", "giusto", e auspicato da tutti e per tutti! Ovverosia, non solo un cambiamento di atteggiamenti, ma proprio un profondo mutamento nella percezione delle cose. Inutile dire che queste cose mi fanno sbrilluccicare gli occhi. Detto questo, ritorniamo al punto di partenza: sì, molto probabilmente parecchi dei giovani dell'88 e di quelli a seguire avrebbero agito come Seita e avrebbero fatto la stessa fine, tuttavia, ciò che a me preme sottilineare è che questo non avvenga semplicemente perché vi è stato un cambiamento nella ricchezza e perciò nelle abitudini delle persone, ma bensì perché il cambiamento più grande vi fu nella mente. Il dubbio che intendessi anche tu questo, mi rimane, ma poiché mi è anche sembrato che tu volessi sottolineare di più il fatto che dei determinati comportamenti avrebbero comportato la morte (in fondo, che questo sia realmente giusto o sbagliato, è un altro discorso. Per dire, nei secoli vi son state condanne a morte e torture per comportamenti che oggi apparirebbero normalissimi, ma davvero potremmo guardare quei periodi con nostalgia? In quei casi come in questo, però, rimane sempre interessante osservare i cambiamenti della spiche degli uomini), allora ho scritto lo stesso per togliermi ogni dubbio. Nel caso mi fossi sbagliato, mi scuso già ora. ^^
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Flegias »

Ho visto per la prima volta il film lo scorso mercoledì. Non avevo mai ascoltato il precedente adattamento, questa è stato il primo impatto in assoluto con la pellicola.

Ci sarebbero un milione di cose da dire, davvero un milione, a differenza dei film di Myasan, quelli di Pakusan mi restano sempre impressi per giorni. Suppongo perché, come diceva Gualtiero, scatenano riflessioni profonde.

Mi hanno tutti detto: preparati alle lacrime, ma non sono arrivate. Io piango spesso, durante la visione di film o la lettura di libri, ma spesso solo quando c'è di mezzo il dramma, la tragedia messa in scena per generare la catarsi. Con questo film non ho versato una goccia. Io, per le cose della vita reale, non piango quasi mai, e infatti il realismo del film me lo ha impedito. La realtà è troppo crudelmente banale per permettermi di piangere.

Al contrario mi sono arrabbiato, avrei voluto attraversare lo schermo e schiaffeggiare quel ragazzino idiota. In particolare la scena più odiosa, per me, è stata quella in cui l'anziano signore gli dice di tornare indietro, che tutto sarà perdonato,che potrà di certo provare a tornare dalla zia. Ma lui no, continua imperterrito il suo giochino da omicidio suicidio.

Mentre osservavo questa analisi della condizione umana che Takahata costruisce nel film,non ho potuto fare a meno di pensare che anche io avrei voluto fuggire ed estraniarmi di fronte alla bruttura. Ma non sarei mai arrivato al punto di negare la realtà per capriccio e per orgoglio. La zia non è affatto un personaggio negativo, è solo una signora che si fa forza in mezzo alle disperazione, che si lamenta, certo, e tratta male due minorenni. Forse la scena in cui ho empatizzato di meno con lei è il momento del distacco coi ragazzini, in cui pare quasi sollevata e deresponsabilizzata. Ma d'altronde non era la loro madre, e non ha fatto niente di così grave: li nutriva e gli dava un tetto, ragioni più che sufficienti per restare aggrappati a lei se non si è in grado di badare a se stessi.

Se ripenso ai racconti di mio papà che soffriva la fame nella Roma del dopoguerra, mi viene da quasi da ridere a pensare che il personaggio della zia sia stato etichettato come "cattivo". Il mio papà viveva in un piccolo appartamento senza il gas e l'acqua corrente, coi fratelli, i genitori, gli zii, i cugini e nonni. Mia nonna rincasava tardi dal lavoro di domestica ed era una festa se riusciva a cucinare un po' di pasta sulla brace, mentre gli altri zii erano un pochino più ricchi e si cucivano cose più gustose, ma non le condividevano mai coi loro nipoti, soltanto coi figli. Quindi mio papà a cinque anni è cresciuto sognando prelibatezze che gli erano negate dai suoi stessi parenti. E la guerra era bella che finita, ma non le brutture e gli egoismi, quelli ci sono sempre, anche oggi, solo che facciamo finta di non vedere.
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Shito »

Sono l'unico ad aver pensato che la zia, oltre a dare un tetto e 'una famiglia' a Seita (gli lava i piatti, eh!) gli stesse anche dando un po' di educazione realista?

Alla fine Seita è un borhesino viziato che vuol mangiare (scomposto), cantare, giocare a adagiarsi nel dolce far niente. E' totalmente irresponsabile. La sua responsabilizzazione non è che una pantomima della responsabilizzazione. Non so quanto di me io stia proiettando su di lui, con questi giudizi, ma davvero secondo me Seita mostra tutti i difetti dei nipoti della guerra, figli del benessere.
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Flegias »

No, in effetti l'ho pensato anche io. Quando dico "tratta male" era inteso come "gli dà qualche strigliata" per riportare Seita alla realtà.

Ripeto, l'unica scena in cui non ho empatizzato con la zia è quando li lascia andare, avrei voluto che gli dicesse: "tu vai pure a gironzolare dove vuoi, la bambina però la tengo io, non sei un suo degno tutore".
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Shi no Tenshi »

Shito ha scritto: Alla fine Seita è un borhesino viziato che vuol mangiare (scomposto), cantare, giocare a adagiarsi nel dolce far niente. E' totalmente irresponsabile. La sua responsabilizzazione non è che una pantomima della responsabilizzazione. Non so quanto di me io stia proiettando su di lui, con questi giudizi, ma davvero secondo me Seita mostra tutti i difetti dei nipoti della guerra, figli del benessere.
Però, trascendentalmente alle epoche, io non ci trovo niente di male in tutto ciò. Seita poteva anche mandarsi a morte, il danno l'ha fatto nel trascinare con sé la sorella. E comunque, anche vivendo come voleva lui, poteva, gestendo con intelligenza la situazione, riuscire a cavarsela. Alla fine è solo un povero stupido, un ingenuo quattordicenne vittima della sua stupidità.
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Shito »

Flegias: concordo. C'è da dire che la zia è proprio spiazzata dal fatto che Seita se ne vada, armi, bagagli e sorellina. Credo che nella normalità, specie in quei momenti, rimbrottare è la norma - ma non penseresti mai che un ragazzino sai metta in strada davvero. Sono abbaiate, no? Ecco. Infatti la zia chiede pure: ma DOVE andate? Seita chiude il discorso con la sua freddezza distaccata, come a dire: non ti riguarda. E poi c'è Setsuko che ride gioiosa. Che lascia la zia ancor più interdetta.
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Shito »

Shito ha scritto:Ieri, mentre rivedevo il copione con il mio principale consulente, abbiamo molto ragionato sulla questione "Seita nel libro" e "Seita nel film".

Il Seita del film, in buona sostanza, ci appare più sprovveduto, stupido, più allocco - nel bene e nel male.

Ovvero, il Seita del libro è meno un cretino di quello dell'anime, ma è anche un po' più stron*o, diciamo.

Ci sono svariati personaggi, nel film, che sono un po' addolciti. Il senso generale del libro è che la gente proprio non abbia tempo, interesse o voglia di pensare al fatto che Seita e Setsuko *esistono*. Al contrario, forse perché sono i protagonisti di un'opera visiva la cui narrazione procede per immagini, il mondo animato sembra comunque reagire alla loro presenza - nel bene o nel male. Il personaggio di Seita nel libro è molto più "socialmente invisibile".

Ci sono scene aggiunte, scene aumentate, così come passaggi elisi o minimizzati.

Le cose più significative sono per esempio la deliziosa scena del poliziotto, forse l'esigenza di un ottimistico Takahata per mostrare che la brava gente c'era (e quindi Seita è ancora più stupido ad isolarsi), che nel libro di fatto non c'è.

Quella che mi appare come la più grossa lacuna del film è che non è ben reso chiaro perché Seita, che soldi in banca ancora ne ha, non procacci da subito il cibo per la sorella ma attenda che questa sia sul limitare della vita. Nel libro la cosa è chiara: la *vendita* di alimentari non funziona se non al mercato nero, che Seita non sa frequentare. C'è molto questo senso di precarietà della distribuzione dei beni di prima necessità da cui Seita si è tagliato fuori. Ma nel film la cosa è poco chiara, poco ripetuta: è stata aggiunta UNA scena, quando Seita parla con il contadino che non può vendergli cibo perché non ne ha abbastanza, ma UNA scena non basta -secondo me- a bilanciare il deperimento di Setsuko che è costante e centrale nel film. Specie quando poi, alla fine, Seita bel bello ritira soldi dalla banca e compra "cose buone". E' ben probabile che fosse perché ormai la guerra era finita, c'era stata la resa da un pezzetto (anche se Seita non lo sapeva), però la cosa non è detta, non è chiara, e resta il senso di "brutto cretino, e allora perché non ti sei dato da fare prima invece che fare il ladruncolo?". Anche le ruberie di Seita nel film sembrano bravate perlopiù condotte a mal partito, mentre nel libro si fa chiaro che così lui ci campava.

La scena dell'attrazione sensuale del fratello per la sorella è invece secondo me stata resa in modo magistrale.

In sostanza, però, questo film mi fa passare la voglia di mangiare. No, non per la sudorina di Setsuko, per i suoi eczemi, per le piattole e neppure per le costole a fil di pelle. Mi fa passare la voglia di mangiare perché tutte le volte che in questo film qualcuno mangia sembra la cosa più schifosa del mondo, sembrano bestie che soddisfano un istinto primordiale di cui mi viene il disgusto.

Davvero questo film mi fa venire una gran voglia di Luna, per chi ha visto Kaguya-Hime. Come a vedere certe scene, a pensare che sì, l'umanità è proprio così, vivere è proprio così, e allora verrebbe da gridare "NON VOGLIO PIU' STARE QUI!", per potersi infine mondare da tutte le sporcizie e le brutture accluse a quella scoria che si chiama corpo, o spoglie, mortali.
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Sayonara no Natsu
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Sayonara no Natsu »

Mmm, sbaglierò, però mi sembra che un po' stiate enfatizzando alcuni aspetti e tralasciando altri. Mi sembra che Seita lo vogliate far passare a tutti i costi come - quasi - IL mostro, mentre la zia come una persona che alla luce della situazione ha agito come si dovrebbe. Intendiamoci, non è mio interesse difendere il protagonista, ho già detto il mio pensiero al riguardo ma non esludo che possiate avere ragione voi a dipingirlo in una maniera più negativa. Invece, non riesco, nonostante tutte le possibili giustificazioni, a considerare la zia nel giusto.

Ma temo che il motivo principale delle nostre divergenze sia che per me sanità è verità, mentre per voi (credo), almeno in questo caso, sanità è statistica.
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Flegias
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Re: Hotaru no Haka - precisamente in italiano

Messaggio da Flegias »

Shito ha scritto:Flegias: concordo. C'è da dire che la zia è proprio spiazzata dal fatto che Seita se ne vada, armi, bagagli e sorellina. Credo che nella normalità, specie in quei momenti, rimbrottare è la norma - ma non penseresti mai che un ragazzino sai metta in strada davvero. Sono abbaiate, no? Ecco. Infatti la zia chiede pure: ma DOVE andate? Seita chiude il discorso con la sua freddezza distaccata, come a dire: non ti riguarda. E poi c'è Setsuko che ride gioiosa. Che lascia la zia ancor più interdetta.
Sì lo capisco, è una di quelle situazioni in cui si rimane spiazzati, non si sa cosa dire, e si lascia che le cose facciano il loro corso. Per poi pentirsene, anche amaramente.

Comunque il discorso non è su chi ha ragione o chi ha torto, su chi è nel giusto e chi è nell'errore. Si tratta di capire le cause e gli effetti e, a posteriori, valutare. Che poi è quello che forse fa l'ombra di Seita stesso. Non dice nulla ma basta guardare la sua faccia.