Uff, avevo pensato di finire tutto quello che volevo scrivere e poi inviare tutto insieme, però, uno, non so quando finirò (potrebbe essere domani come fra un mese, dato che devo decidere se aggiungere altre cose o no XD) e due, temo finirebbe per essere un ammasso di caratteri magari pure tediosi da leggere, perciò, almeno questo che l'ho completato lo invio subito.
A dire il vero, questo è un messaggio che già ora arriva parecchio in ritardo, ma ho deciso di pubblicarlo lo stesso perché contiene comunque diverse mie considerazioni che ritengo possano essere interessanti o, nel peggiore dei casi, sono in ogni caso frutto delle mie riflessioni che mi fa piacere condividere.
Premetto pure che quanto scrivo qui non è inteso per bisticciare, e non tanto perché mi dispiacerebbe la cosa in sé (^^), ma proprio perché non è questo il caso. Scrivo quanto segue unicamente per amore della discussione.
Qui mi riferisco agli articoli ed ai video postati da te, Shito, alcuni giorni fa, che ho letto e visto con interesse, poiché, nonostante effettivamente alcuni punti fossero già stati trattati parecchie volte su questi lidi, ho comunque scoperto retroscena curiosi. Oltre a questo, però, ho letto anche un paio di cose su cui mi piacerebbe dire la mia.
Mi vorrei concentrare in particolare sull'ultima parte di questa intervista
http://www.comingsoon.it/news/?source=cinema&key=51730
Shito, alla domanda se i personaggi che hanno a che fare con Seita e Sestuko siano cattivi o meno, tu rispondi che in fondo per te l'unico personaggio considerabile tale è il protagonista, però concludi anche dicendo "Per me i buoni e i cattivi ci sono solo nei film Disney". Ora, questa sarebbe un'incruenza esagerata, perciò penso che la prima frase sia più che altro una sorta di "provocazione" (in senso buono, direi) sia verso l'intervistatore sia verso il lettore (nel senso che con quella frase sottolinei ancora di più che la tua visione del film, che vede Seita come decisamente colpevole, è totalmente invertita a quella che uno spettatore casuale potrebbe avere). Però, se intendiamo comunque che tu consideri Seita come una figura ben più negativa degli altri personaggi, allora mi sorgono un paio di quesiti. Ma andiamo con ordine. Tu affermi che i giapponesi non erano tenuti ad assumere un atteggiamento caritatevole o pietistico, come invece poteva accadere in Europa a causa della religione cristiana, poiché nella loro cultura "non c'è un aldilà né una promessa di ricompensa per le anime pie". Per quanto mi riguarda, non sono tanto convinto di ciò: innanzitutto, i comportamenti che potremmo definire "insensibili" ci potevano essere tranquillamente anche da noi, religione o non religione, mentre al contrario, qualcuno poteva avere "compassione" senza necessariamente essere di religione cattolica. Dall'altro lato invece, penso che neanche in giappone tutti fossero completamente incuranti delle sorti altrui, spietati (proprio nel senso di "senza pietà") o amorali (di nuovo, mi riferisco all'assenza della morale e non alla devianza). Ora, fare un'affermazione su ciò che uno "reputa" o "pensa" o "crede" di qualcosa di così distante nel tempo e nello spazio, è stupido e senza senso, lo so bene, tuttavia l'ho fatta perché penso che, in fin dei conti, effettivamente una prova di quanto dico ce l'abbia. Questa prova si trova nel personaggio del poliziotto. Ora, se seguissimo il tuo ragionamento, quel poliziotto non dovrebbe essere lì. O, meglio, non dovrebbe essere lì nella forma in cui viene mostrato. Un uomo con la mentalità e il tipo di logica che tu attribuisci ai giapponesi, non avrebbe MAI lasciato andare Seita (difatti il contadino non lo lascia nonostante le suppliche). Il ragazzo aveva commesso un furto, ovvero un'azione non solo "sbagliata" secondo una certa mentalità ma proprio illegale (in un periodo di crisi, poi, era un reato che veniva represso ancora più duramente di quanto si farebbe normalmente, cosa che viene anche detta), azione che un uomo come quelli che tu intendi avrebbe punito severamente in qualunque circostanza (sì, lo avrebbe dovuto fare nonostante Seita fosse stato già massacrato). Direi che l'ispettore Javert de "I miserabili" è un ottimo esempio del tipo di persona a cui mi riferisco. Invece, nel film questo non accade: il poliziotto NON adempie fino in fondo al suo dovere e lascia comunque andare il giovane senza conseguenze. Ciò si può spiegare soltanto dicendo che un essere umano ha provato compassione (personalmente penso che la compassione possa venire anche dalla logica, e non unicamente dal sentimento) per un suo simile che versava in condizioni disastrose. Sì, anche in Giappone e sì, anche durante la guerra. Ora, ciò in sé non prova necessariamente qualcosa, certo, tuttavia (mi) instilla qualche dubbio. Se davvero l'unica cosa che fa provare compassione, che evita di far diventare gli uomini delle macchine insensibili è la religione cristiana, allora perché, mi domando nuovamente, quel poliziotto è lì? Questo personaggio è stato inserito dallo stesso regista giapponese che ha vissuto in prima persona gli anni di cui si parla, che dedica un'enorme cura a tutti i dettagli tra cui quelli caratteriali e spicologici dei suoi personaggi e che insegue sempre un certo realismo, e non è stato fatto di certo da un europeo buonista nato nella società del benessere, eh. Sono piuttosto tentato di pensare, perciò, che anche per Takahata un certo tipo di comportamento non fosse "logico", non fosse "giusto"; che non bastasse dire "siamo in guerra" per giustificare qualsiasi azione, magari anche immorale (chiaramente, mi sto riferendo solo agli eccessi, in particolare a quelli del contadino che picchia ferocemente Seita, e non all'inevitabile necessità di accettare le difficoltà per poter continuare a vivere) e che quindi ha inserito un personaggio "virtuoso" nonostante il clima di allora come per affermare che, in fondo, in qualunque situazione l'essere umano si trovi può riuscire a, come dire, non perdere i tratti distintivi della sua razza (^^) ed a rimanere quantomeno un uomo "retto" (che non significa necessariamente "buono"). Da qui, vorrei tornare al concetto che Seita dovrebbe essere secondo te la figura più negativa del film (come minimo). Se accettiamo la mia visione, allora la presenza del poliziotto fa apparire la zia, alcune comparse (che so, le donne che mi sembra biasimino in modo piuttosto pettecolo la stessa zia di Seita per aver accettato i due protagonisti in casa sua) e il contadino che picchia Seita, come personaggi in fondo meschini, miserabili, mediocri e nulla di più (però non certamente "cattivi", chiaro). Mentre Seita, guardando sempre con in mente il poliziotto, appare soltato come un povero idiota, che ha fatto delle scelte di cui però non ha saputo sopportare il peso e che a causa di esse finisce inizialmente col darsi al furto per poter sopravvivere e poi col bisogno della pietà di un altro uomo per poter ritardare di solo un po' il peggio (almeno per la sorellina). Insomma, in quest'ottica molti dei personaggi che compaiono risultano non solo induriti dalla guerra ma proprio abbrutiti, come cani in gabbia che per la repressione diventano rabbiosi, mentre, al contrario, Seita appare talvolta, come già detto infinite volte, come "un bambino viziato" (anche perché si permette il "lusso" di avere una sorta di orgoglio talmente spiccato che risulta inconciliabile con quella realtà), e che a causa dei suoi errori di valutazione perisce e, cosa ancora più grave, porta alla morte anche la propria sorella. Osservandolo così, io non riesco a reputare Seita né una vittima, né proprio l'unico e solo colpevole, e questo vale anche per tutti gli altri. Mi sembra semplicemente che ognuno sia in balìa dei propri istinti e delle loro ottuse convinzioni. Perciò, se vi sono dei colpevoli (e ci sono), lo sono tutti (tranne Sestuko, direi), anche se ognuno per motivi diversi.
Se invece mi dirai che ho preso semplicemente un abbaglio, che il poliziotto non ha il significato che io ho inteso e che quindi quei personaggi che ai miei occhi appaiono nonostante tutto negativi sono per te giustificati, allora io sono incline a pensare che comunque questo è un ragionamento esageratamente relativistico (nemmeno troppo lontano dal solipsismo, aggiungerei) poiché quantomeno il dannato contadino ("dannato" solo perché mi sono accorto che lo sto tirando in ballo ogni due righe XD) risulta essere una persona mediocre non solo secondo una mentalità ma proprio secondo la legge giapponese dell'epoca (e anche secondo quella attuale, direi). Inoltre, volendo accettare quest'ottica, per assurdo persino la morte dei protagonisti non sarebbe più definibile negativa di per sé, poiché non vi è base per statuire alcunché, quindi, sempre per assurdo, non si potrebbe comunque considerare Seita più "cattivo" degli altri personaggi. ^^
Vorrei ora fare un'ultima mia riflessione su un altro punto da te sollevato (però qui non sono certo se in fondo non intendiamo comunque la stessa cosa.)
E [Takahata] lo ha fatto [il film] per far vedere alle generazioni figlie del benessere, nell'88, e dimostrare a tutti questi Seita cosa avrebbe comportato essere come sono, in un momento di crisi reale.
Non so, non riesco a pensare che davvero lo scopo del film fosse quello di fare semplicemente una sorta di "predica" (per quanto intellettuale, certo). Vedi, io reputo che in fondo sia "normale" che ognuno utilizzi le risorse di cui dispone, perciò chi ha 1 userà 1, chi 5 userà 5 e chi 10 userà 10. Solo un notevole sforzo intellettuale permette agli uomini di "staccarsi" dalla realtà in cui vivono e riconsiderare ogni cosa - persino sé stessi - da zero e nel caso alterare le proprie abitudini, perciò, risulta evidente che sarà assai difficile vedere qualcuno che potrebbe permettersi un certo stile di vita ma che per propria scelta opti per uno decisamente più modesto poiché non ritiene d'avere bisogno d'altro. Tuttavia, in sé non è detto che chi si sia abituato ad un certo tenore di vita non sarebbe capace di adattarsi ad un altro ben diverso in caso di necessità, poiché, almeno in teoria, l'uso di qualcosa non necessariamente coincide con la convizione in colui che l'adopera che quel determinato oggetto sia per lui insostituibile. Per fare un esempio banale, si potrebbe dire che, sebbene in inverno ugnuno utilizzi vestiti più pesanti, al cambio di stagione nessuno continua più ad utilizzarli poiché semplicemente la situazione, l'ambiente circostante è cambiato. Perciò, ritornando al film, dire semplicemente che i ragazzi dell'88 avrebbero fatto la fine di Seita a causa del loro *stile di vita*, penso che sia inesatto, poiché, appunto, se si guarda soltando *l'azione*, allora non si potrebbe davvero sapere se anche tutti loro avrebbero cambiato abitudini non appena si sarebbero trovati in "un momento di crisi reale". Ciò che a me sembra essere uno dei punti fondamentali del film e che per me è davvero, davvero interessante, non è tanto il mutamento dei comportamenti, delle azioni, bensì quello della *mentalità*, della *spicologia* delle persone. Nel senso che ciò che a me interessa (ed è anche ciò che io penso che il film in fondo voglia mettere in evidenza) non è tanto il fatto che nell'88 vi fosse uno stile di vita che in un'altra epoca semplicemente non era materialmente possibile, ma proprio che quello stile anni addietro era considerato "sbagliato", "folle", "da bambino viziato", mentre pochi anni dopo *quello stesso identico stile di vita* veniva considerato "normale", "giusto", e auspicato da tutti e per tutti! Ovverosia, non solo un cambiamento di atteggiamenti, ma proprio un profondo mutamento nella percezione delle cose. Inutile dire che queste cose mi fanno sbrilluccicare gli occhi. Detto questo, ritorniamo al punto di partenza: sì, molto probabilmente parecchi dei giovani dell'88 e di quelli a seguire avrebbero agito come Seita e avrebbero fatto la stessa fine, tuttavia, ciò che a me preme sottilineare è che questo non avvenga semplicemente perché vi è stato un cambiamento nella ricchezza e perciò nelle abitudini delle persone, ma bensì perché il cambiamento più grande vi fu nella mente. Il dubbio che intendessi anche tu questo, mi rimane, ma poiché mi è anche sembrato che tu volessi sottolineare di più il fatto che dei determinati comportamenti avrebbero comportato la morte (in fondo, che questo sia realmente giusto o sbagliato, è un altro discorso. Per dire, nei secoli vi son state condanne a morte e torture per comportamenti che oggi apparirebbero normalissimi, ma davvero potremmo guardare quei periodi con nostalgia? In quei casi come in questo, però, rimane sempre interessante osservare i cambiamenti della spiche degli uomini), allora ho scritto lo stesso per togliermi ogni dubbio. Nel caso mi fossi sbagliato, mi scuso già ora. ^^
Benjamin was the only animal who did not side with either faction. He refused to believe [...] that the windmill would save work. Windmill or no windmill, he said, life would go on as it had always gone on– that is, badly.
Animal Farm