Dunque, mi avvio a concludere la stesura di questo copione.
Ok, poi com'è tipico dei copioni di Takahata ci saranno ancora testi di canzoni su cui riflettere, ma poiché queste canzoni non saranno doppiate, ma sottotitolate, per quelle c'è un po' più di tempo, una criticità minore.
Dunque stavo pensando: ma alla fine, quali sono i testi più difficili su cui ho lavorato?
Se parliamo di Miyazaki Hayao, il più difficile è senz'altro
Mononoke Hime.
Se parliamo in assoluto... sicuramente tutti i film di Takahata su cui ho lavorato, eccettuato
Hotaru no Haka, sono più difficili di quello.
Non perché
Hotaru no Haka sia semplice, ha le sue buone difficoltà. Ma durà quasi la metà di
Mononoke Hime, intanto. E tolto il dialetto, che comunque è un abbordabile dialetto del Kansai, non è complessissimo. Ha le sue cose e cosine e cosette, certo. Del resto, è un film di Takahata. Ma si gestisce con più agilità rispetto a
Pioggia di Ricordi, Ponpoko, I vicini Yamada e
La Principessa Splendente. Questi sono proprio su un altro livello di complessità.
E' stato veramente un bene che il caso abbio voluto che mi sia dedicato al più dei film di Takahata in coda a tutta la mia esperienzia 'Ghibli'. In altro modo, probabilmente non ce l'avrei proprio fatta.
Per due ragioni.
La prima è, appunto, la complessità, la profondità dei testi di Takahata.
E' una complessità proprio qualitativamente diversa di quella dei testi di Miyazaki. I testi di Miyazaki sono complessi, o ricchi, nel modo in cui è complessa la narrazione di un otaku. Ovvero, ci sono dentro tante cose particolari. La complessità di
Nausicaä non è qualitativamente diversa dalla difficoltà di
Evangelion - come "tipo" di difficoltà. Devi seguire l'autore nelle sue passioni, e capire tutte le cose particolari che lui ha messo nel suo testo, perché è il suo testo e a lui piace così. Quindi se è Sci-Fi devi cogliere i riferimenti e renderli, ok, e devi seguire anche la fantasia dell'autore nelle sue invenzioni. Per esempio, anche se
Mononoke Hime nasce come un "jidai-geki" (sarebbe: 'dramma storico', ovvero 'film di samurai'), Miyazaki introduce infiniti elementi di fantasia tutti suoi, perché è Miyazaki Hayao, e allora bisogna seguirli. Spesso, la sua fantasia trae spunto da pezzi di storia rielaborata, e allora devi seguirlo studiano la storia del Giappone in epoca Jomon, la storia degli Emishi, la storia del periodo Muromachi, l'organizzazione politica di quel periodo (l'età del ferro giapponese, la penetrazione delle armi da fuoco dalla Cina), e quindi riesci a 'seguire' il filo di Miyazaki, fino alle sue invenzioni pressoché pure: la Gilda degli Ombrelli di Carta, i Calcaterra, eccetera. E tutto il dizionario annesso, che Miyazaki flette e usa a suo gusto, da 'shishi' con la scrittura di 'shika' che allora significa 'bestia' invece di 'cervo', all'uso di 'mononoke' in luogo degli equivalenti termini contemporanei, alla reinvenzione dei kodama, il deidarabocchi, eccetera.
Ok, si fa. E' una questione di tempo.
Con Takahata è ancora più difficile, ma in un modo diverso. Perché in Takahata non c'è mai alcun compiacimento. Non c'è mai alcuna cosa che sia fine a sé stessa. Nei film di Takahata tutto ha senso perché tutto è significativo, e ogni cosa si lega a tutte le altre, e bisogna *capire davvero a fondo* ogni cosa, perché altrimenti si perde il senso del tutto. Certamente, spesso la ricchezza linguistica dei testi di Takahata è anche superiore a quella dei testi di Miyazaki. In 'Si alza il vento' giustamente Miyazaki usa millemila termini di ingegneria aeronautica storica, come in 'Pioggia di ricordi' Takahata usa millemila termini di agricoltura biologica, ma... poi Takahata ci mette il vero. La verità del Giappone negli anni '60. Pezzi televisivi di repertorio, show televisivi, canzoni popolari, e intreccia tutto con la narrazione in mille modi e rimandi. Le battute che i bambini fanno a scuola non sono a caso. Le musiche di sottofondo sono riprese di quelle che si sentiranno nello show dei dilettanti allo sbaraglio, e tutto con un senso preciso. E' una cosa che non finisce mai. In Ponpoko erano mille riferimenti letterari e alla cultura popolare, al folklore e alla storia contemporanea recente del Giappone. In "I vicini Yamada" è semplicemente tutta la normalità del Giappone dei primi Anni Novanta messa in un film. E' davvero come adattare un film neorealista, è come scavare in un pozzo senza fondo, e più scavi più scopri, più scopri e più scavi, e non finisce mai.
Quindi qualsiasi cosa io abbia fatto prima di lavorare sui film di Takahata ancora non mi avrà mai preparato abbastanza per lavorare sui film di Takahata. E' come dice Anno Hideaki: "Quando lavorai con Takahata ero vent'anni in anticipo per poterlo fare, perché il suo livello è il più alto in assoluto. Anzi, forse non sarei all'altezza neppure adesso". Sic.
La seconda ragione per cui è stato un bene lavorare sui film di Takahata per ultimi è che dopo i film di Takahata sarebbe stato difficile fare altro. Perché a paragone dei suoi film, tutti gli altri prodotti animati sembrano inevitabilmente delle bambinate, sempre e comunque. Ed è difficile prenderli sul serio.
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Ah, in questa sede varrà la pena ricordare quanto segue.
Come sappiamo, nel 1997 il film "Mononoke Hime" fece proprio il boom, in Giappone.
La cosa è peculiare: Miyazaki Hayao, conscio di aver fatto un film difficile e strano, un film animato con un target non infantile, era convinto che "non lo sarebbe andato a vedere nessuno". Era stremato ma soprattutto onestamente convinto che lo Studio Ghibli (e la Tokuma Shoten appresso) sarebbero falliti - quindi dichiarò preventivamente il suo ritiro. Tanto pensava "è finita comunque".
Sappiamo che il film divenne il fenomeno che fu, e invece aprì una 'nuova stagione' dello Studio Ghibli.
Ma anche solo rendersi conto di quanto "ermetico" fosse persino il titolo, ovvero la parla 'Mononoke', ecco qui una 'stiscia' dell'originale fumetto de "I vicini Yamada" (senza 'cinguettanti', quello l'ha aggiunto Takahata per il film animato), che è noto compariva su quotidiani nazionali.
Traduzione:
Shige: "Sono a casa! L'ho visto, eh! Forza, quel film anime...!"
Matsuko: "Ah, dici Monogoi Hime?"
[ ものごい姫 = la principessa mendicante ]
Noboru: "Ma è Momonoki Hime, no?"
[ ももの木姫 = La principessa del pesco ]
Nonoko: "È Mononoko Hime!"
[ ものの子姫 = la principessa nient'altro che bimba ]
Shige: "Esatto! E' la storia della Mononoko Hime che si perde nel bosco e in tre giorni finisce per mangiare una casa fatta di dolciumi!"
Shige: "Per davvero! C'era una fila incredibile e non sono riuscita a superarla, per Sokonoke Hime!"
[ そこのけ姫 = la principessa superiore ]
Matsuko: "Hai visto soltanto la fila..."
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Sì, come ci fanno capire i cinguettanti vicini Yamada, 'Mononoke' - già dal titolo, non era proprio una parola di uso quotidiano. ^^;
Facezie sarcastiche a parte, 'mononoke' è una parola antica. E' una parola arcaica. Nel suo suono, nella sua costruzione. Oggi quello stesso concetto, "spirito vendicativo, spetto che perseguita le persone e ne infesta la vita" (tipo), si dice in altri modi. E credo che il piccolo fumetto, che rappresenta una "famiglia tipo" giapponese, lo dimostri bene.