La prostituzione dell'attore

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dolcemind
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da dolcemind »

Volendo allargare un pò il discorso e portare un piccolo contributo sulla questione della prostituzione dell’artista ed in particolare sul suo dare un po’ o tanto di se nelle sue espressioni artistiche, così scriveva Thomas Mann nel 1903 nel suo Tonio Kröger:
“Se ci si tiene troppo a quello che si vuole esprimere, se il cuore trabocca di emozioni, allora si può star tranquilli di andare incontro ad un sicuro insuccesso. Si diventa patetici e sentimentali, ci si ritrova fra le mani un qualcosa di pesante, tragicomico, un qualcosa di incontrollato, di serioso, senza vita, noioso e banale, ed infine non c’è nient’altro l’indifferenza degli altri e la delusionee l’affanno verso se stessi. . . Ed è proprio così Lisaweta, il sentimento, quello forte e spontaneo, è sempre scontato ed inutile; al contrario, artistiche sono soltanto le eccitazioni e le fredde estasi del nostro corrottoed artistico sistema nervoso. Occorrerebbe essere un che di sovrumano ed inumano al tempo stesso, essere capaci di porsi nei confronti di ciò che è umano in un rapporto del tutto distaccato e disinteressato, per essere in grado e, soprattutto, per essere tentati di poterlo manipolare e rappresentarlo alla fine nella maniera più efficace possibile e con il massimo del gusto.
[…]
E così è per l’artista: svanisce immediatamente non appena in lui compare l’uomo ed inizi a sentire.”


Ed allora dove trova ispirazione l’artista se non in se stesso?
“Perché se in qualche maniera può esistere un qualcosa in grado di trasformare un letterato in
un poeta, questo è il suo amore borghese verso le cose umane, viventi e mediocri.
Ogni calore, ogni bontà, ogni brio origina di qui […]
Io socchiudo gli occhi e scruto in un mondo informato e schematico che vuole essere ordinato e plasmato, e scorgo un brulichio d’ombre d’umane fattezze che mi fan cenno d’ammaliarle e redimerle: alcune
tragiche, altre ridicole, e alcune sono l’una e l’altra cosa allo stesso tempo, ed a queste sono molto affezionato. Ma il mio amore più profondo e nascosto se ne va comunque […] per coloro che trascorrono la vita serenamente, per i fortunati, per gli amabili, i mediocri.
Non trascuri quest’amore Lisaweta, è buono e fecondo: è un misto di struggimento, di invidia, di malinconia, di un pochino di disprezzo, e d’una immensa e casta beatitudine.”


Nell’osservare “di nascosto” la vita dei felici è la sorgente dell’artista dunque, che “vende” non se stesso ma gli altri.

Perché lo fa? Perché è costretto:
"La letteratura non è mai un mestiere, piuttosto una maledizione, lo sappia!
Quando inizia a farsi sentire questa maledizione? Presto, maledettamente presto, in
un tempo in cui dovrebbe essere ancora vivere in pace ed in armonia con Dio e
il mondo. S’inizia ad essere segnati a dito, a vivere in modo problematico il rapporto con
gli altri, quelli comuni ed ordinari, e la voragine dell’ironia, dell’incredulità, dell’opposizione, della conoscenza, del sentimento che ci distingue dagli uomini s’ingrandisce sempre più, si resta soli, e da quel momento si dilegua la comprensione. Che razza di destino!"
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da Shito »

Tuffgong ha scritto: Riformulo la domanda:

Come possiamo OGGI prendere in considerazione l'attore? Il recitare non appartiene, OGGI, unicamente ad una sfera intima/privata. Anzi. :roll:
Ripeto: lo prendo in considerazione come una persona che si prostituisce per danaro ed ego.
Ho una forma di pena per lui, e mi spaventa che la società civile sia drogata al punto che una simile 'vita maledetta' sia arrivata a essere mitizzata e sognata dalla base.

In sostanza, credo che siano tutti matti. Lo credo fortemente e mi dispiace.
In effetti, specie per i più giovani, provo spesso un senso di genuina sofferenza emotiva OLTRE CHE intellettuale.


dolcemind:
tu non puoi sapere quanto io detesti Mann.
Credo fosse una persona ipocrita che, come altri, come Nietzsche ad esempio, patendo la coscienza della sua 'lordura intellettuale' (non era 'puro' come un 'ingenuo') non è riuscito a fare altro che pseudo-arte egotica con cui cercava inconsciamente di contaminare proprio coloro che diceva di stimare (i 'semplici', i 'puri'), perché si sentiva solo col suo intelletto.

Un po' come Pasolini che parlava della perdita di ingenuità del proletariato ma intanto lui, che di ingenuità non ne aveva che il ricordo -forse-, andava con i femminielli (solo che i suoi erano romani, di borgata).

Quindi in quello che citi leggo:

-ovvietà
-giustificazione intellettuale di convenienza


Norma base:

"Se non hai l'ONESTA convinzione che quello che dirai non farà bene reale ad alcuno, taci."

Non l'ha scritta Gesù Cristo, eh! E' mia.
Non si può usare l'idea di 'pubblico' per la PROPRIA sopravvivenza mentale.
Per tollerare di esistere.
E' troppo meschino, suvvia.
E' cannibalismo dell'animo.
Ultima modifica di Shito il mar dic 21, 2010 6:49 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da Tuffgong »

Grandissimo contributo, Dolcemind. :prostrare:
Occorrerebbe essere un che di sovrumano ed inumano al tempo stesso, essere capaci di porsi nei confronti di ciò che è umano in un rapporto del tutto distaccato e disinteressato, per essere in grado e, soprattutto, per essere tentati di poterlo manipolare e rappresentarlo alla fine nella maniera più efficace possibile e con il massimo del gusto.
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"Ciò che ho realizzato è definita un'eresia da alcuni fan di Lupin, ma io penso che tutte le opere su Lupin, a parte quelle realizzate da noi, siano insignificanti!" H.M
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da Shito »

Sì, anche Machiavelli diceva che il principe (governante) ideale dovrebbe essere un sovra-umano.
Ovvio, no?

Un sistema non può spiegare né gestire né rappresentare sé stesso.
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da Tuffgong »

Si parlava dell'attore e del fatto che ciò che rappresenti di fronte ad una platea non sia la sua intimità, la sua persona.
Tu, Shito, quando svolgi il tuo lavoro con passione e dedizione, senti di prostituirti?
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da ghila »

In attesa di leggere completamente i post da quello di Dolcemind (letto a metà), mi sovviene proprio ora il consiglio che un mio amico (grande attore) mi ha dato durante l'ultimo musical: "Mauro, devi scopare il proscenio ok. Ma ricordati che se è Mauro che sta scopando al pubblico arriva "il nulla". Tu o sei Toni o sei "il nulla". Più resti te stesso, nei gesti, nelle movenze, nei comportamenti, più sei trasparente, anzi... inutile."

E ora continuo a leggere. :)
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da dolcemind »

Shito ha scritto:

dolcemind:
tu non puoi sapere quanto io detesti Mann.
Credo fosse una persona ipocrita che, come altri, come NIetzsche ad sempio, patendo la coscienza della sua 'lordura intellettuale' (non era 'puro' come un 'ingenuo') non è riuscito a fare altro che pseudo-arte egotica con cui cercava inconsciamente di contaminare proprio coloro che diceva di stimare (i 'semplici', i 'puri'), perché si sentiva solo col suo intelletto.

Un po' come Pasolini che parlava della perdita di ingenuità del proletariato ma intanto lui, che di ingenuità non ne aveva che il ricordo -forse-, andava con i femminielli (solo che i suoi erano romani, di borgata).

Quindi in quello che citi leggo:

-ovvietà
-giustificazione intellettuale di convenienza


Norma base:

"Se non hai l'ONESTA convinzione che quello che dirai non farà bene reale ad alcuno, taci."
Beh, direi che questi sono parametri puramente personali.
Io ho intravisto onestà nella descrizione dell'artista come di un uomo diviso a metà. Attratto dal mondo
ma incapace di viverci. Borghese per i popolani e popolano per i borghesi. Parla di maledizione dell'artista
e lui artista lo è stato. E' quindi un punto di vista direttamente dentro alle cose nell'anno del signore 1903.
Lui stesso dice che non c'è da fidarsi degli artisti. Si sta pulendo la coscienza? Può darsi ma non mi sento di
condannare chi ha vissuto e sofferto per la propria arte.
L'ovvietà sarebbe dirlo oggi ed anche in questo caso osserverei con rispetto un'esperienza personale.
D'altra parte non credo di essere così onesto da giudicare con disprezzo la mancanza di onestà altrui.
Non sono Socrate, Nè il Cristo.

Relativamente a Pasolini invece, non è che devi essere ingenuo per parlare di ingenuità, nè essere "santo"
per parlare di "santità". C'è chi osserva e riporta e magari traduce quello che vede in previsioni per il futuro.
Si sono avverate? Direi di si, in molti casi. Apprezzo l'intelletto di chi è giunto più avanti di altri.

Non credo che l'onestà sia il parametro con cui giudicare la società (non tutta almeno) nè gli artisti, almeno parlo dal punto di vista personale (e qui si torna alla prima frase).
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da ghila »

dolcemind ha scritto:Non credo che l'onestà sia il parametro con cui giudicare la società (non tutta almeno) nè gli artisti, almeno parlo dal punto di vista personale (e qui si torna alla prima frase).
In realtà io credo piuttosto non sia possibile giudicare l'arte da un punto di vista morale. Non certo perché l'ha detto anche Tommaso D'Aquino - non è poco, ma è anche nulla - , ma perché credo che sia fondamenta dell'arte la sua intrinseca possibilità di andare contro la morale corrente nella costruzione formale.
Se da un lato infatti il messaggio lanciato può essere moralista, cioè attraverso l'arte può comunicare una data morale soggettiva, la forma dell'opera può anche non esserlo; magari il messaggio passa proprio per contrasto fra flusso e forma.

Dico tutto questo perché riflettendo e analizzando la posizione di Shito, mi pare si giunga ad una base morale, la quale - per ovvie ragioni - è soggettiva e soggetta al proprio tempo. Ed è qui che sta l'inghippo a mio avviso.
E arrivo a questa conclusione, scusandomi se errata, perché mi sembra d'aver capito che se uno scultore mette tutto sé stesso in una scultura, magari ritraendosi perfettamente, errori fisici compresi, in un atto estremamente intimo, per comunicare qualsiasi cosa vi venga in mente, non si prostituisca. Mentre un attore che, in barba a Brecht, faccia di tutto per nascondersi dietro al personaggio, non mettendo nulla di sé, resta "fregato" per il fatto stesso di mostrare il suo corpo "vivo".
Questa è moralità, a mio dire. Moralità nella visione della forma artistica.
Legittima eh, intendiamoci. Ma sinceramente non mi ci ritrovo proprio per quanto proposto prima.

O non ci si prostituisce, proprio perché giustificati dall'arte (dal produrre cioè artigianato per sublimare emozioni proprie; non giustificati dal pubblico che ne fruisce!), oppure ci si prostituisce sempre.
In tal caso, non vorrei deludere nessuno, ma questa cosa non mi offende affatto. La carità non può passare anche da qui?
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da Shito »

Tuffgong ha scritto:Si parlava dell'attore e del fatto che ciò che rappresenti di fronte ad una platea non sia la sua intimità, la sua persona.
Tu, Shito, quando svolgi il tuo lavoro con passione e dedizione, senti di prostituirti?
Leggi il mio secondo (credo) post.
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da dolcemind »

ghila ha scritto: Se da un lato infatti il messaggio lanciato può essere moralista, cioè attraverso l'arte può comunicare una data morale soggettiva, la forma dell'opera può anche non esserlo; magari il messaggio passa proprio per contrasto fra flusso e forma.
dipende, a mio avviso, dal messaggio. Se come dici tu, il messaggio è moralista e l'intento dell'opera è comunicare
questo messaggio, e quindi se ha un intento pedagogico, allora è implicito che serve una base morale dell'artista.
Non si può insegnare virtù senza essere virtuosi. Altrimenti si fa l'errore del Protagora descritto da Platone che si
diceva maestro di "virtù" senza sapere cosa fosse la "virtù".
Quindi l'arte si può giudicare anche da un punto di vista morale in questi termini.
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da Shito »

BUMP

Ri-sottoscrivo ogni mio post in questo thread.
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da ghila »

Shito ha scritto:"Se non hai l'ONESTA convinzione che quello che dirai non farà bene reale ad alcuno, taci."
Cosa intendi per "onesto"? E un'onesta convinzione non è un dato soggettivo?
Che valore ha il "te stesso" allora per te stesso? Te lo chiedo perché da una simile frase pare non si contempli il bene che fa a sé stesso chi compie questa azione.
Io non sono "alcuno".
Giornalista a Von Trier: "Mr. Von Trier, perché ha deciso di realizzare questo film? Può giustificare questa sua scelta?"
Von Trier: "Non penso di dovermi giustificare per aver fatto un film. Qui siete tutti miei ospiti. E' quello che sento. Io lavoro principalmente per me stesso e ho fatto questo piccolo film perché lo volevo fare, non per un pubblico perciò non sento di dovere spiegazioni a nessuno"
So che queste parole ti porteranno a ribadire i tuoi concetti, perché è palese il malessere del regista, il suo egoismo e dato che per te l'arte deve avere giustificazioni (vista la moralità della quale la rivesti) probabilmente troverai la domanda del giornalista assolutamente normale.

Da qui un'ultima domanda, semplice o forse no: ma tu Shito, sei un artista? E chi lo è per te?

Grazie per le eventuali risposte :)
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da Shito »

ghila ha scritto:
Shito ha scritto:"Se non hai l'ONESTA convinzione che quello che dirai non farà bene reale ad alcuno, taci."
Cosa intendi per "onesto"? E un'onesta convinzione non è un dato soggettivo?
Intendo l'onestà di cui parla il corano, in primo luogo. :)

E a quello, aggiungo la volontà di potenza assoluta e al tempo stesso nichilistica di essere il tutto nel nulla.

Che valore ha il "te stesso" allora per te stesso? Te lo chiedo perché da una simile frase pare non si contempli il bene che fa a sé stesso chi compie questa azione.
Non sono un fine di me stesso. Sono solo un mezzo, della mia volontà di potenza e del bene che posso riuscire a fare a chi amo. Di mio, non valgo nulla. Come credo ogni uomo maschio.

Giornalista a Von Trier: "Mr. Von Trier, perché ha deciso di realizzare questo film? Può giustificare questa sua scelta?"
Von Trier: "Non penso di dovermi giustificare per aver fatto un film. Qui siete tutti miei ospiti. E' quello che sento. Io lavoro principalmente per me stesso e ho fatto questo piccolo film perché lo volevo fare, non per un pubblico perciò non sento di dovere spiegazioni a nessuno"
So che queste parole ti porteranno a ribadire i tuoi concetti, perché è palese il malessere del regista, il suo egoismo e dato che per te l'arte deve avere giustificazioni (vista la moralità della quale la rivesti) probabilmente troverai la domanda del giornalista assolutamente normale.
Sì, come per Oshii Mamoru. Sono probabilmente persone sole di cui potrei avere molta pena.

Al signor Von Trier avrei risposto:

"E allora perché ha fatto un FILM? Perché lo MOSTRA al prossimo? Se è tanto referenziato, perché non va in bagno a masturbarsi pensando ad occhi chiusi a quel che vuole, piuttosto che coinvolgere terzi nelle sue estroiezioni? Ma ci crede davvero alle idiozie che dice, oppure si rende conto di quanto è triste come essere umano? Perché vede, la sia azione contraddice la sua idea, che è al cosa più triste per un uomo dopo il riscoprire di essere stato troppo giovane per aver saputo amare una donna."
Da qui un'ultima domanda, semplice o forse no: ma tu Shito, sei un artista? E chi lo è per te?
1) Certamente no.

2) Tutti coloro che sono riusciti a esprimere qualcosa di significativo ai posteri in una forma esteticamente bella e che dopo un secolo almeno non sono stati dimenticati.

Ovviamente poi si apre la disanima tra i 'buoni artisti', tipo che so -il Cristo- e i 'cattivi artisti', ma qui l'elenco sarebbe troppo lungo.
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da ghila »

Grazie Shito delle risposte. Solo una cosa:
Shito ha scritto:"E allora perché ha fatto un FILM?
"non credo di dovermi giustificare"
Perché lo MOSTRA al prossimo?
"siete tutti miei ospiti" (come dire voi venite a rompermi le balle per vederlo)
Se è tanto referenziato, perché non va in bagno a masturbarsi pensando ad occhi chiusi a quel che vuole, piuttosto che coinvolgere terzi nelle sue estroiezioni?
Perché la masturbazione non salva, la sofferenza di mettersi all'interno di un'opera forse si (o forse è illusione, ma l'unica cosa certa di questa vita è la sua fine...).
Questo mi fa ricordare la scena sempre di Antichrist dove la protagonista masturba Dafoe il quale eiacula sangue!
Scusami, ma più onestà di questa...
La domanda quindi potrebbe ribaltarsi a "scusa ghila, ma perché guardi certe cose allora?!" e la mia risposta è che essendo uomo sono affascinato soprattutto dall'uomo che credo (sento?) si mostri in modo nudo.
Nudo senza remore. Nudo d'ovunque, sia dal punto di vista mentale che meramente fisico.
Ma ci crede davvero alle idiozie che dice
Lo spero per lui; era in piena post depressione in quel momento e la risposta è aggresssiva e non assertiva, forse proprio per questo motivo. Ma ti assicuro che una domanda di questo genere ad uno che si considera artista dimostra a questi una volta di più la distanza INSANABILE fra chi FA arte e chi la consuma (materialmente e cognitivamente).
Uno è artista anche su un isola deserta! Anzi, o lo è lì o non lo è mai.
Se mai si è sentita l'esigenza INTERIORE di comunicare qualcosa a sé stessi, attraverso un codice linguistico qualsiasi, come si potrà capire perché una domanda simile è nulla? E' come chiedere "giustifica perché il tuo cervello riceve gli impulsi del vento sulla pelle!". :?
Davvero tu pensi che sotto sotto, ad esempio, io scrivo musica per un pubblico? E quindi io mi inganni pensando di scrivere per me?
Perché tu pensi che io abbia pubblicato tutto quello che il mio hd si tiene stretto per ora?
E pensi che io canti per avere l'applauso alla fine?! No, io devo sanguinare, sporcare altari e crocefissi con le mie budella. E spesso lo faccio molto meglio quando non recito (puro concerto, non mi prostituisco quindi), ma perché so essere un MIO LIMITE quello della recitazione non ancora perfettamente "naturale" nell'artifizio. Canto solo cose che mi permettono di sentirmi vivo. In questo ti do ragione: è chiaro che tutto è per sentirmi vivo in quel momento, perché vedo il mio sangue scorrere e innondarmi. Quindi concepisco benissimo tutto il tuo discorso su maschio inutile, femmina creatrice; comprendo il tuo dire "è solo inganno, l'uomo deve cercarsi nell'amor esterno verso una pulzella", ma tu SENTI questo per logica e tua coranica onesta visione personale. Io sento QUEST'ALTRA COSA, sento l'esigenza di sentirmi vivo ANCHE COSI'! Tu potresti dirmi che è perché non so AMARE e io potrei dirti che l'amore non è umano ed è tutto un ricorrere l'impossibile e tu a sorridere del mio autoinganno.
Ma non c'è rimedio: tu hai le tue ragioni sentite, io le mie.
Tu senti di dover esprimere te stesso a te stesso tramite apoftegmi, io tramite somma di frequenze acustiche.
Ma niente applausi, non lo si fa per gli applausi. Se li ficchino dove fa più male gli applausi!
"Sono stanco di suonare di fronte a persone che applaudono per il motivo sbagliato!" Zappa
Tu puoi dire: "e perché continuare a farlo allora se non per disonestà?". Beh, infatti Zappa si è fatto sempre più studio-man.
Vuoi l'esempio di Moltheni che dopo 10 anni di crescita e dolore e lacrime e sangue donato a noi pubblico ludibrio se ne va dalla scena perché "non ha più niente da dire, tutto questo non ha più senso"?! Non è forse questa onestà? Non è forse questa esigenza ed egoismo e volontà di camminare?
Sai, che tu ci creda o no, una volta spolpato davvero me stesso nell'arena, sento che l'applauso è una delle forme più becere di riconoscimento eventuale per il sangue donato.
Uno sale, vomita e se ne va nel silenzio ebete di chi non potrà mai capire perché.
Fine.
2) Tutti coloro che sono riusciti a esprimere qualcosa di significativo ai posteri in una forma esteticamente bella e che dopo un secolo almeno non sono stati dimenticati.
"Arte" come "storia" antropologica dell'arte. Ho inteso.

Grazie delle risposte shito. :)
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Re: La prostituzione dell'attore

Messaggio da Raghnar »

Straordinario discorso, specialmente da parte di Ghila con cui, lo sa, mi trovo d'accordo al 95%...

Quando mi ritrovio io, solo, con la macchina fotografica/foglio bianco/pianoforte (parlo per me) in mano e tanto casino e quiete in testa sento, è una mia personale esigenza, che puoi chiarirTI quello che sta succendo attraverso le parole, le immagini, la musica.
E allora lo fai, perchè per te, in quel momento, in quella condizione, con quello sturmento, diventa naturale e necessario come respirare.
E poi riguardi ciò che hai fatto, e ti chiarisci.
E poi, se ti avanza un po' di quello spirito caritatevole di cui, forse, parlavi tu Shito, decidi di condividere ciò che hai fatto al fine che le altre persone possano cannibalizzarlo e trarci fuori quello che sentono e chiarirSi da sole e iniziare un loro dialogo... o forse no, ma a quel punto sono ca**i loro, tu hai lanciato un sasso, lo hai lanciato a tutti, poi chi lo vuole cogliere lo coglie, gli altri che si attacchino, che applaudano per il motivo sbagliato, sono miei ospiti e a volte esistono ospiti maleducati e a volte no, ma di quello che gli altri fanno nell'intimo delle loro coscienze non mi interessa finchè non decidono di condivermelo così come io ho fatto con loro.
In tutto questo il fatto che ci sia raffigurata una persona o un burattino non fa la bencheminima differenza (a meno che non sia funzionale a ciò che tu ti sentivi di voler dire e all'arte che ti senti di voler fare) perchè in entrambi i casi in realtà ci sono raffigurato Io.
In tutto questo il fatto di essere pagato o meno fa ancor meno differenza: in entrambi i casi riguarda un aspetto che non è parte del mio messaggio (a meno ce non lo sia) ma è parte della mia necessità di avere o no del pane, del condividere o meno a tante persone, e del tipo di arte che mi sento di fare (un film difficilmente può essere finanziato pro-bono).

La mia modestissima opinione...
Somewhere, along the edge of the bell curve.
Ph.Me